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Baby Doe

FONDAZIONE VOLUME! 14 novembre 2015 Festival Teatri di Vetro 9°
BABY DOE
gruppo nanou
danza
Baby Doe è una stanza sospesa. La scena è sollevata da terra per permette al corpo di scoprire anfratti in cui sottrarsi. Dell'Infanzia si assume l’esercizio fisico, sempre difficilissimo, che determina l’inciampo: un avvenimento inaspettato che sospende l'azione, la sposta altrove, disorganizza la consequenzialità degli eventi. Baby Doe è il procedimento attraverso il rigore di una strategia creativa giocata sulla formalizzazione della figura e del recinto che la perimetra: spazio interno come misura specifica del quadro e dell'esistenza rappresentata. La forma antropomorfica è inevitabilmente in conflitto con il recinto geometrico. La geometria di tale recinto assume l'esperimento retorico della perfezione, in quanto funzionale allo scatenamento prodotto sulla figura interna spaesata in un centro impossibile.
di Marco Valerio Amico, Rhuena Bracci con Sissj Bassani, Anna Basti, Alessia Berardi, Marco Maretti, Anna Marocco suono: Roberto Rettura
scene e light design: Giovanni Marocco
video: Claudio Martinez
prodotto da E / gruppo nanou co-prodotto da Teatri di Vetro con il sostegno di Cantieri, Rete Anticorpi, Fondazione Volume!, galleria Ninapì con il contributo di MIBACT, Regione Emilia-Romagna Assessorato alla cultura, Comune di Ravenna Assessorato alla cultura
29.11.15
 

Da consumarsi preferibilmente entro

CARROZZERIE N.O.T. 15 novembre 2015 Festival Teatri di Vetro 9°
DA CONSUMARSI PREFERIBILMENTO ENTRO
best before...
danza
La scadenza è materiale ma anche biologica, affettiva, umana. Tutto può essere fragile, fuggevole, transitorio. Un indagine sul momentaneo, sul labile, sulla precarietà del possedere e dell’essere, un passaggio inevitabile dentro se stessi, fino ad arrivare ad interrogare la danza stessa, luogo dell’effimero per antonomasia che si consuma nel momento in cui si manifesta. Un’arte a breve scadenza la cui fragilità sta nella non ripetibilità, nella quasi impossibilità di codifica. L’unicità del gesto diventa la lente d’ingrandimento per questa indagine. Le peculiarità fisiche e dinamiche accentuano l’effimerità del movimento, da qui la volontà di lavorare con fisicità differenti ed energie contrastanti. regia e coreografie
Valeria Loprieno
di e con
Valeria Loprieno
Giovanna Rovedo
Lucrezia Micheli
Video e suono
Giacomo Citro
produzione
Cie Twain/Nuovi Autori
con il Sostegno del
MiBACT-Ministero per i Beni
e le Attività Culturali e del Turismo,
OFFicinaTwaIN14/16_Regione Lazio
in residenza presso
Sala Bausch - Centro Arte e Cultura,
Città di Ladispoli
La scatola dell'arte, Roma
29.11.15
 

Zero

Teatro Centrale Preneste 11 novembre 2015,Festival Teatri di Vetro 9
ZERO
Ideazione, testi, coreografia Paola Bianchi
consulenza artistica Silvia Parlagreco
in scena Paola Bianchi e Giuseppe Tondi
elaborazione suono Paola Bianchi, Fabio Barovero
disegno luci Paolo Pollo Rodighiero
si ringrazia Ivan Fantini, Valerio Valoriani, Roberta Failla, Movimento Centrale
produzione FC@PIN.D’OC
in collaborazione con Cricoteka-Centro di documentazione dell’artebdi T.Kantor-Cracovia, Consolato Generale della Repubblica di Polonia in Milano, Teatro Verdi-Milano, Versilidanza, Teatro Cantiere Florida di Firenze nell’ambito del Progetto a sostegno delle Residenze Artistiche in Toscana, Santarcangelo Festival Internazionale del Teatro in Piazza, CAB008, AGAR
con il contributo di Mibact e Regione Sicilia
Paola Bianchi, nuovamente ospite di Teatri di Vetro presenta Zero presso la Centrale Preneste di Roma. Zero è un lavoro di ricerca sulla gestualità dei corpi portati in teatro da Tadeusz Kantor a cento anni dalla sua nascita.
La scena scarna si apre con due persone, Paola Bianchi e Giuseppe Tondi. I due corpi si svelano pian piano, attraverso abiti semplici, color pastello nel caso di Tondi, che lo accompagneranno nei lunghi cammini e nelle attese, nei dialoghi lontani con il corpo dell’altra che nel frattempo esplora lo spazio con gesti cupi, chiusi, inquietanti e con un viso che si rivolge poco al pubblico.
Le luci sostengono e sottolineano l’esile fisicità della Bianchi che si mostra nella muscolatura, nell’ossatura e svelano un corpo che lavora posatamente sulla gestualità dei personaggi della drammaturgia del regista polacco.La scena è sguarnita, insieme ai due corpi sono presenti solamente due casse che riverberano nella sala i silenzi e i piccoli suoni che lo stesso Kantor produceva negli intervalli delle sue parole, suoni avuti grazie alla collaborazione con la Cricoteka di Cracovia.Il lavoro si sviluppa con la descrizione di un’assenza. I due corpi, fermi, ascoltano insieme al pubblico una voce femminile che ci descrive una scena immaginata: l’azione di un gruppo di bambini e una donna. Lentamente la danzatrice delinea lo spazio seguendo le indicazioni della voce registrata, riempiendolo con gli oggetti della scena. Viene seguita e supportata da un delicato disegno luci mentre appoggia con cura al pavimento un cilindro nero, un paio di scarpe rosse ed un libro.
L’azione si conclude con il suo stesso corpo, divenuto quello della donna immaginata, che si stende in prossimità del pubblico.Il lavoro sulla gestualità kantoriana si chiude come si era aperto, con le lunghe passeggiate di Tondi, in attesa e in ascolto e l’esplorazione gestuale, decisamente più dinamica, della Bianchi.
Concludiamo ponendo attenzione a ciò a cui il pubblico ha assistito prima di entrare nella sala del teatro Centrale Preneste: la lettura di un documento da parte di un collaboratore di Paola Bianchi, una lettura che ci informa del mancato ingresso in graduatoria per i fondi della Regione Lazio del Festival Teatri di Vetro per la sua prossima edizione. Ancora una volta un’invocazione dei teatranti per questo ambiente che sta, non più così lentamente e sommessamente, annegando in un mare di lacrime.
20.11.15
 

How long is NOW#Roma

Teatro Vascello 8 novembre 2015 Festival Teatri di vetro 9
HOW LONG IS NOW#Roma
ideazione e coreografia Michela Lucenti
musica originale eseguita dal vivo Julia Kent
script Maurizio Camilli
liriche Sara Ippolito
disegno luci Pasquale Mari
fonica Tiziano Scali
danzato e creato da Andreapietro Anselmi, Fabio Bergaglio, Maurizio Camilli, Andrea Capaldi, Ambra Chiarello, Francesco Gabrielli, Sara Ippolito, Maurizio Lucenti, Michela Lucenti, Alessandro Pallecchi, Gianluca Pezzino, Emanuela Serra, Giulia Spattini, Chiara Taviani.
e con la partecipazione degli anziani dello Spazio Incontro della COTRAD Onlus e della Casa di Riposo Bruno Buozzi produzione Balletto Civile Festival Bolzano Danza – Tanz Bozen Fondazione Teatro Comunale di Ferrara Fondazione Teatro Due con il sostegno di Centro Giovanile Dialma Ruggiero
La storia di un vecchio professore, la sua poltrona bianca e un prato verde pieno di una vita intera. Eccoli lì uno dietro l'altro come in un album di vecchie fotografie, si ripresentano senza bussare i ricordi di una vita, la sua storia che diventa un po' anche la nostra. Puntuali, tutti in fila, un po' più belli nei loro cappotti brillanti, splendono pettinati e sorridenti, vicini e tremendamente lontani. La storia ricomincia una volta ancora, ed è straordinaria, uguale e sempre diversa. What is a perfect day? La figlia erede di un tempo presente ancora da capire perché troppo vicino, corre tra il passato e futuro senza dare tempo al respiro di arrivare fino in fondo, qual'è il suo momento? Sotto un cappello troppo largo e un paio di occhiali troppo grandi si presenta un nipote inadatto. Si fa largo nel vecchio sentiero per tracciarne uno nuovo. Senza saperlo ridefinisce i confini di quel che era per andare verso quel che sarà. Raccoglie un'eredità che inevitabilmente si trasforma nell'attimo in cui il testimone passa da un corridore all'altro. Quanto dura quell'attimo?
18.11.15
 

Inganni

Teatro Tordinona 7 Novembre 2015
INGANNI
Adattato e liberamente ispirato da "Deceptions" di Paul Wheeler
Regia Christian Maria Parisi
Con Silvana Luppino e Stefano Cutrupi
Disegno Luci Guillermo Laurin Salazar
Scene Osvaldo La Motta
Suono Antonino Neri
produzione Associazione Culturale Teatro Primo
Quello che sembra essere una semplice seduta di terapia tra un ragazzo, dalla spiccata tendenza verso la menzogna, e la sua psichiatra, si trasforma in un gioco mentale dai risvolti psicologici.
Col passare del tempo si scoprirà che il giovane viene mosso da motivazioni che vanno ben oltre l’apparente richiesta di aiuto…
L’insolito Dramma si sviluppa attraverso un gioco fresco e contemporaneo ed un trama complessa ed al contempo perversa che ricalca la struttura tipica del dramma giacobino.
“Inganni è veramente riuscitissimo e coinvolge completamente lo spettatore dall’inizio alla fine. Gli unici due interpreti sono costantemente in scena insieme e l’intero spettacolo ruota esclusivamente attorno ai loro dialoghi. Questi sono veloci e densi di riferimenti e significati nascosti e il botta e risposta va avanti a lungo senza annoiare mai. È facile farsi trasportare dal continuo divenire del loro rapporto, anche se si tratta di un’evoluzione complicata e ricca di mille sfaccettature. Entrambi i personaggi sono molto intelligenti e cercano di scavare nell’altro con argomentazioni argute. La storia è ricca di incognite, i colpi di scena sono innumerevoli e il finale è del tutto inaspettato.
13.11.15
 

Io muoio tu mangi

CARROZZERIE N.O.T. 5 novembre 2015 Festival Teatri di Vetro 9
IO MUOIO E TU MANGI
di e con Roberto Scappin, Paola Vannoni
produzione quotidiana.com e Armunia
con il contributo della Regione Emilia Romagna e Provincia di Rimini
con la collaborazione di Istituzione Musica Teatro Eventi Comune di Rimini SPAM! Rete per le arti contemporanee.
Io muoio e tu mangi! è il rimprovero rivolto al figlio dal padre morente. Una riflessione affilata e malinconica sulla necessità di sollecitare una pietas collettiva che rinunci alla ferita dell’agonia, assecondando la richiesta di una dolce morte. Ma è anche un’improbabile viaggio dall’Empireo alla Diaccia, attraverso le gerarchie che posizionano prediletti e reietti, nonostante si predichi che il perdono è assicurato per tutti. Le quotidiane visite di una figlia al padre morente. Al ritorno lei trova ad attenderla il compagno che cattura con la videocamera il resoconto di un’altra giornata in geriatria. Le infermiere, le caposala, i pazienti assumono volti e modi grotteschi; il delirio di quelle stanze ha contagiato il personale o è forse accaduto il contrario? Se la fine non è degna di essere raccontata allora anche la vita perde di senso.
13.11.15
 

L'insonne

TEATRO VASCELLO 4 novembre 2015 Festival Teatri di Vetro 9
L’INSONNE
Liberamente tratto da Ieri di Agota Kristof
Lab121
regia Claudio Autelli
drammaturgia Raffaele Rezzonico e Claudio Autelli
con Alice Conti e Francesco Villano
assistente alla regia Piera Mungiguerra e Andrea Sangalli
voce registrata Paola Tintinelli
scene e costumi Maria Paola Di Francesco disegno
luci Simone De Angelis
suono Fabio Cinicola
responsabile tecnico Giuliano Bottacin
coproduzione CRT Milano e LAB121
Spettacolo vincitore In-Box 2015 Selezione Visonari Kilowatt Festival 2015
Una coppia di fratelli/amanti. La figura archetipica dell'autrice. Figura ricorrente, microscopico nucleo di famiglia da conservare o recuperare, o ancora almeno da immaginare. Sono loro a visitare la stanza dell'autrice, accompagnandone i pensieri e guidando la sua immaginazione nel comporre questa “storia d'amore impossibile. Sandor aspetta l'arrivo di una donna, Line, che appartiene al suo passato. Un giorno lei arriva e la sua vita non sarà più la stessa. Quello che avviene in questa composizione è un dialogo tra queste figure di fratelli e la loro autrice, loro prestano il loro corpo e la loro voce all'evocazione delle figure emerse dalla memoria dell'autrice, in un continuo salto tra rappresentazione e pensiero dell'anima che sta concependo questo mondo.
13.11.15
 

Diari dal diluvio

Teatro Vascello 4 novembre 2015 Festival Teatri di vetro 9
DIARI DAL DILUVIO
Uscire dalla Vasca
di e con Simone Amendola e Valerio Malorni
Sonorizzazione live Paolo Rocca
una produzione Blue Desk
Tra il 2013 ed il 2014 abbiamo portato in scena lo spettacolo L’UOMO NEL DILUVIO, un ‘emigrant show’ nato da un’urgenza. La nostra, di artisti, come quella di un paese intero. Un anno dopo L’uomo nel diluvio a Teatri di Vetro 2014, torniamo ad incontrare il pubblico. Portando le immagini di un anno di vita nostra e un anno di vita del paese, un diario di bordo dalle piazze che hanno ospitato lo spettacolo. E il nostro sguardo nelle piazze. Alla ricerca di un paese possibile in cui respirare. Stiamo costruendo un racconto, un film, girato con una Go-Pro montata su un remo di legno. Che si va in tournée da sempre, ma la Go-Pro esiste da poco tempo. Per non dover rivedere 100 ore di girato in solitudine, portiamo la sala montaggio a Teatri di Vetro 2015.
13.11.15
 
 
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