Regia di @kaiya_sr
Musiche @laellemusic
Arrangiamento
musicale @jonisbascir
Coreografia @rodecastris
Il 13 e 16 novembre
al @teatrotordinona
Grazie a @pierre_emmanuel_tamarelle per la locandina.
Teatro Tordinona 25
Ottobre 2025
IDILLIO, LEOPARDI E LA
LUNA
da Giacomo Leopardi
La figura
che può dirsi, senza alcun dubbio, componente essenziale dell’immaginario
leopardiano è la luna.
La luna e, naturalmente, il paesaggio che la circonda.
Italo Calvino nelle sue Lezioni
americane ci ricorda che Giacomo
Leopardi a quindici anni scrive una storia
dell'astronomia di straordinaria erudizione. La contemplazione del cielo
notturno che ispirerà a Leopardi i suoi versi più belli non era solo un motivo
lirico; quando parlava della luna Leopardi sapeva esattamente di cosa parlava.
La contemplazione del cielo
stellato, degli spazi cosmici, il colloquio con la luna, sua muta e solinga
interlocutrice, rappresentano un motivo che attraversa la sua opera.
La luna, appena s'affaccia nei
versi dei poeti, ha avuto sempre il potere di comunicare una sensazione di
levità, di sospensione, di silenzioso e calmo incantesimo. Calvino in un primo
momento avrebbe voluto dedicare la lezione sulla leggerezza tutta alla luna:
seguire le apparizioni della luna nelle letterature d'ogni tempo e paese. Poi
decide che la luna andava lasciata tutta a Leopardi. Perché il miracolo di
Leopardi è stato di togliere al linguaggio ogni peso fino a farlo assomigliare
alla luce lunare. Le numerose apparizioni della luna nelle sue poesie occupano
pochi versi ma bastano a illuminare tutto il componimento di quella luce o a
proiettarvi l'ombra della sua assenza.
Provate ad osservarla e
ascoltarla non solo come parola, certo componente fondamentale della poesia, ma
come un magico emblema, una figura mitica, un’interlocutrice simbolica. Come
vetta più elevata della poesia che attraverso la sua potenza, si impone nella
vita dell’uomo. Nostra e del Poeta. Un’immagine quella della luna, malinconica
e dolce. E come dice Leopardi, la malinconia è dolce perché
immerge l’anima in pensieri indefiniti, senza contorni.
La luna è misteriosa, sconosciuta. L’anima si immagina quello che non vede e
non conosce.
di e con Luigi Moretti
musiche
in scena Mario Salvi
scena Guerrino Andreani
costumi Stefania Cempini
disegno
luci Ettore Bianco
assistente
alla regia Stella Addario
foto Paolo Monina
immagini lunari Cristian
Fattinnanzi
grafica Enzo Berardi
foto di scena Officina Foto
grafica Rosa Cisternino
si
ringrazia Fiammetta Carena per la collaborazione
AVAMPOSTO
BONELLI
programma
prima settimana
4 ottobre ore
11 e ore 16,30 (2 spettacoli)
MISSIONE
ROOSEVELT
Tony Clifton
Circus (Italia/Francia)
appuntamento
in UN LUOGO SEGRETO
ingresso
gratuito - PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA
Un’esperienza
urbana, una performance partecipata in cui il pubblico,accomodato su una sedia
a rotelle, si trasforma in un piccolo plotone, una gioiosa macchina da guerra
messa insieme da una delle compagnie più folli d’Europa
Serata imperdibile il 7
ottobre alle ore 21 a Roma, dedicata alla grandissima musicista, ricercatrice e
attivista politica nordamericana BARBARE DANE, la cui incredibile carriera ha
esplorato i temi della resistenza e della lotta per i diritti civili, avvicinando
anche le più note ballate narrative, il blues e la musica afroamericana.
In occasione del passaggio a Roma del musicista
cubano PABLO MENDEZ, figlio e allievo di Barbara Dane, ci ritroveremo con lui
per una serata di musica proveniente dal repertorio di Barbara, dalle sue
ricerche e dalla creatività di Pablo, anche fondatore e leader del gruppo di
musica afrocubana Mezcla.
Parteciperanno musicisti romani che nel corso
del tempo si sono ispirati all'attivismo e alla ricerca di Barbara, eseguendo
brani dal suo repertorio e condividendo laboratori vocali e cori anch'essi
presenti alla serata.
Appuntamento martedi 7 ottobre 2025 alle ore 21,
AUDITORIUM SPIN TIME
Il mantello di Loden
di Thomas Bernhard
a cura del collettivo Tavolo Cultura di Spin Time
un progetto di Francesco Villano
con Marco Cavalcoli, Altea Narici, Francesco Villano
sonorizzazione live Altea Narici
consulenza alla drammaturgia Sergio Lo Gatto
illustrazione e grafica Mariagiulia Colace
L’incasso della serata verrà devoluto interamente al
sostegno alla popolazione civile di Gaza, che riceverà una donazione tramite
l’associazione Gazzella OdV.
In un costante sostegno alle cause e alle urgenze di Spin Time,
mel 2019 Francesco Villano invitava Lino Musella e il musicista Marco Vidono
nella lettura scenica di Emigranti di Slawomir Mrozek;
nel 2024 lo affiancavano Mariangela Granelli e Dario Felli in una versione a
leggio musicata di Orgia di Pier Paolo Pasolini. Oggi Spin
Time ospita una terza lettura-concerto attorno al racconto Il mantello
di Loden di Thomas Bernhard, accanto a Marco Cavalcoli e al
violoncello di Altea Narici.
Note di regia
Francesco Villano
Seduto a un tavolo, un avvocato della Saggengasse ascolta un
altro uomo della Saggengasse parlare. Lo ascolta, ma ancor più lo guarda,
lo indaga, lo scava, trascrivendo su carta tutti i suoi pensieri: tutto quello
che serve per fare “un buon lavoro”. Per venti interi anni i due si sono
incrociati per strada, scrutandosi a vicenda, immaginando le rispettive vite,
notandosi senza mai riconoscersi. Questo è il primo e l’unico momento per
guardarsi in faccia.
L’incontro, però, è un non incontro. L’odissea di uno passa con
indifferenza accanto a quella dell’altro, in una desolante implosione di senso.
Nessuna storia si crea da questo incontro, non interviene alcun colpo di scena.
Nell’inseguire un climax che, come una apocalisse,
programmaticamente viene sottratto, i due si rubano sistematicamente il tempo,
la parola e l’identità. In questa anomala storia di fantasmi, il punto sembra
proprio essere non arrivare mai al punto.
Rispettando l’andamento linguistico e sintattattico e
la morfologia della lingua di Bernhard, abbiamo creato un diagramma dove far
risuonare la messa in voce di queste parole: una struttura piatta,
convenzionale, un respiro apparentemente appoggiato alla cronaca. «Si dice la
verità, ma non la verità». In una foresta di segni e rimandi, nessuno capirà
perché sia servita una così debordante narrazione. Se non perché noi siamo
fatti di logos.
Offriamo una “lettura-fiume” dove il ritmo e il suono
delle parole creano il senso del discorso e dove questa relazione di potere non
può invertirsi. Sperimentiamo un gioco fonetico che – al suono di un’indefinita
entità esterna dettata dal metronomo – si ripeterà solo due volte. Minime
variazioni, storture improvvisate che – tra verbo e parola – porteranno chi
assiste alla libertà di relazionarsi con una sorta di macchina parlante.
Nessun obbligo di fruizione integrale; immaginiamo
piuttosto l’attraversamento di una pinacoteca decadente e poco illuminata, un
museo che non rispetta una cronologia narrativa e che, anzi, propone di
invertarne di nuove, assecondando il ritmo e le sonorità, lasciando emergere e
scomparire immagini istantanee, entrando e uscendo liberamente dalla sala.
Doppio, affezione, perdizione
Sergio Lo Gatto
TRACCE
Regia di Davide Indagati
di Davide Indagati
con Giorgia Osimati e Riccardo Cecere
Una tela bianca. Una ragazza. Un ricordo che cerca forma.
"TRACCE" è un viaggio teatrale intimo e visionario, dove la pittura,
la parola e il gesto si intrecciano per dare voce a ciò che resta quando
qualcuno se ne va.
Una giovane donna entra in scena per dipingere i propri ricordi, ma scopre che
non è sola: un passante curioso la osserva, le parla, e finisce per diventare
parte di quel disegno. Insieme, tra dialoghi brillanti, memorie scolorite e
silenzi pieni di tutto, tentano di afferrare qualcosa di invisibile: la traccia
di chi non c'è più, ma che ha lasciato un segno.
Lo spettacolo affronta, con delicatezza e ironia, il tema del suicidio e della
perdita, trasformando il dolore in gesto creativo e presenza simbolica.
Non ci sono risposte facili, ma c'è spazio per la luce, anche nell’angolo più
scuro della tela.
"Tracce" è un omaggio poetico a chi se n’è andato troppo presto, e un
invito per chi resta: continuare a disegnare, anche quando le mani tremano.
21 settembre 2025 ore 18.30
SEDUTA
di Laura De
Marchi
regia di Giorgia Filanti
con la collaborazione di Camillo Ventola
Laura De Marchi torna
in scena in un nuovo capitolo intorno al tema che ha caratterizzato tutta la
sua produzione artistica: la ricerca della felicità.
Non andando più di moda i personaggi, però, ora bisogna fare lo stand-up, ci si
deve raccontare senza maschere, in prima persona, con un microfono in mano e
rigorosamente in piedi.
“Però per me è difficile fare la stand up, perché non sono molto brava a tenere
un microfono in mano… ho poca esperienza!
Malpensanti… È che ho sempre usato il microfono ad archetto.
Per me è difficile fare la stand up, perché non so fare i doppi sensi… neanche
con il microfono…
E, soprattutto, per me è difficile fare la stand, perché non riesco a stare in
piedi per più di un’ora. Dopo un po’ mi fanno male i piedi!
Allora ho deciso di fare una seduta, con il pubblico!!”. (Laura De Marchi)
La riflessione tragicomica di una donna normale, con le sue inibizioni, i suoi
fallimenti, le sue storie, le sue follie, i suoi non-sense… Il tutto raccontato
in… seduta!
21 settembre 2025 ore 17.30
LA CASA
da Natalia
Ginzburg
con Luca Di Capua
regia Enoch Marrella
La casa di
Natalia Ginzburg è un racconto che nasconde sotto la sua superficie narrativa
un’intera geografia emotiva: desideri, nostalgie, conflitti quotidiani e
intimità familiari. Diretto da Enoch Marrella, il monologo prende vita
attraverso l’intensità e la delicatezza dell’interpretazione di Luca di
Capua, che si fa corpo e voce di una donna – la narratrice – trascinando lo
spettatore dentro un flusso di ricordi, frustrazioni e sogni domestici. Una
casa cercata, desiderata, respinta, forse mai davvero trovata. Una tana. O
forse un’illusione. Luca di Capua plasma ogni personaggio con
sensibilità trasformista: la protagonista e suo marito, il cognato sapientone,
la suocera ossessionata dai pavimenti, l’irresistibile Commendator Piave,
venditore entusiasta di bagni con colonne d’alabastro nero. Tutti passano nel
suo corpo, nella sua voce, in un gioco di maschere leggero e struggente. La
regia di Enoch Marrella si muove sul filo della memoria, con un
impianto scenico essenziale e poetico: pochi oggetti, un quotidiano
accartocciato, e una sedia che diventa giardino, terrazzo, salotto o cortile.
Il suono della città – Roma – accompagna il viaggio, insieme a tracce sonore
originali che restituiscono la nostalgia di una generazione in bilico tra
guerra e liberazione. “La casa” non è solo la ricerca di un’abitazione: è
il racconto di cosa significa appartenere a un luogo, a una storia, a un amore
difficile. È una riflessione ironica e profonda sul tempo che passa, sulle
scelte che si rincorrono e su quelle che non si fanno mai.
“Ci viviamo come in
una tana. Ci viviamo come una calza vecchia.”
Luca Di Capua Diplomato
alla scuola di “teatroazione”, inizia le sue prime esperienze d’attore nel
collettivo The Pills e poi prenderà parte come protagonista ad una
sit-com su Rai Due dal titolo “Zio Gianni”; ha lavorato in teatro con Filippo
Gili, Giancarlo Nicoletti, Luca Ariano, Marco Ceccotti ed altri registi. Da
diversi anni alterna l’attività di attore con l’attività d’insegnamento
teatrale presso le scuole Giuseppe Lombardo Radice e Giuseppe Mazzini di Roma.
Paolo calabresi dice di lui: “imprevedibile, caotico e carismatico”.
VERTEBRE
di Alessandra
Cristiani e Silvia Lanzalone
ideazione, coreografia e danza Alessandra Cristiani
ideazione, musica e live electronics Silvia Lanzalone
disegno luci Livia Caputo
progetto scenico Emanuela Mentuccia
musica: nuova produzione CRM per il Festival ArteScienza 2025
danza: nuova produzione PinDoc per il Festival ArteScienza 2025 con
il contributo del MIC e della Regione Siciliana
Vertebre come fulcro
invisibile e mobile, origine di molteplici ramificazioni di un corpo che trova
percorsi nello spazio fisico e interiore. Il corpo nasce, si scopre e si
rivela, esprimendo verità soggettive, esperienze immaginarie, estensioni
dell’anima. La naturale attitudine all’esplorare è guidata da un “anelito”, una
“tensione verso…”, necessari alla vita. Musica e movimento si ascoltano, si
inseguono, si intrecciano e si trasformano, dissolvendo il confine tra corpo e
spazio e lasciando affiorare forme plastiche e sonore, in continua mutazione.
Un’installazione interattiva segna la scena, l’azione coreutica e la forma
musicale, mettendo in evidenza il percorso delle trasformazioni e il gesto
sonoro espressivo che le distingue. La collaborazione artistica, tutta al
femminile, è indirizzata alla produzione di uno spettacolo in cui danza,
musica, luce e spazio trovano piena integrazione e coerenza.
ALESSANDRA CRISTIANI
Premio della critica come miglior attrice per il corto Un appartamento vuoto,
regia Sara Masi e Francesco M. Mortati, al Film Festival di Stoccolma, 2024;
Nomination Premio Ubu 2018 come migliore attrice o performer per gli spettacoli
Clorofilla e Euforia; Premio Excelsoir come migliore attrice per il corto La
foto, regia di Sara Masi,1997. Dal 1996 indaga il pensiero e la pratica del
Butō. Crea e dirige con la compagnia Lios la Rassegna Internazionale di Danza
Butō Trasform’azioni (2001-2011). Il progetto La fisica dell’anima. Francesca
Stern Woodman vince il sostegno Scenari Indipendenti 2008. Lavora come solista
e nella compagnia Habillé d’eau, Premio Ubu 2018 per lo spettacolo di danza
Euforia.
SILVIA LANZALONE
Compositrice (Salerno 1970). Opere acusmatiche, elettroacustiche e
audiovisuali, web-opere, strumenti aumentati, sculture sonore, installazioni
musicali interattive e adattive. Ricercatrice presso il Centro Ricerche
Musicali CRM di Roma dal 1998. Opere eseguite in festival internazionali, edite
da Ars Publica, Taukay e Suvini Zerboni. Pubblicazioni con Utet Università,
Computer Music Journal, Organized Sound e altre edizioni specialistiche. Ha
tenuto seminari, masterclass e convegni presso Conservatori e altre istituzioni
in Italia e all’estero. Docente di Composizione Musicale Elettroacustica presso
il Conservatorio “Santa Cecilia” di Roma. Sito web: www.silvialanzalone.it
EMANUELA MENTUCCIA
Colleferro, 1969. Architetto e designer, è laureata “Cum Laude” all’Università
“La Sapienza” di Roma – relatori C. Terzi e M. Lupone – con una tesi innovativa
sull’architettura materiale e virtuale in cui luce, suono e materia ne sono i
protagonisti. È da sempre alla ricerca di un “segno totale” che possa coniugare
arte, architettura, cultura e tecnologia. Si occupa di allestimenti d’arte e
della luce in ambito museale, in sedi istituzionali e culturali, in siti
archeologici e monumentali di interesse straordinario. Lavora come progettista
nel campo dell’architettura, della rigenerazione urbana e della valorizzazione
dell’architettura del Novecento. Da anni affianca il CRM-Centro Ricerche
Musicali di Roma. Collabora con compositori e artisti visivi.
Venire Meno
Di e con Eleonora Bracci, Giulia Celletti, Marta Della
Lucia, Camilla Ferrara
Consulenza artistica Andrea Cosentino Sarah Sammartino
Proveniente da Roma
con il sostegno di
Vestiti della vostra pelle 2024
Associazione Calpurnia
Spin Time Labs
“Voi avete mai finto l’orgasmo?”
Da questa domanda nasce “Venire Meno”, una scrittura ribelle e ironica sul tema
della finzione dell’orgasmo femminile. E’ un fenomeno di cui spesso si parla
tra amiche, in un paradossale meccanismo per cui può sembrare impossibile
ribellarsi alla condizione di accondiscendenza e compiacimento, una “cultura
del sacrificio” a cui siamo educate. In scena, quattro ragazze e un divano.
Camilla non sa come affrontare le difficoltà con cui si scontra nei rapporti
sessuali. Chiede, allora, alle sue amiche, di insegnarle l’infallibile arte del
fingere. Tra posizioni assurde e studi basati su bravissime performer del
sesso, le ragazze preparano Camilla all’incontro con il suo Luca. Nella cornice
del gioco della finzione dell’orgasmo, si inserisce anche il gioco della
finzione teatrale: le scene tra le quattro amiche vengono interrotte dalle
quattro attrici in prova, che si interrogano sul tema, su tutto quello che
nasconde e su come raccontarlo.
Fingere sarà la soluzione?