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Caffè Trilussa

Teatro Tordinona 6 ottobre 2016
CAFFE’ TRILUSSA
Pierfrancesco Ambrogio – voce e clarinetto
Salvatore Zambataro – fisarmonica e clarinetto
Spettacolo musicale con testi del grande poeta romanesco e musiche per clarinetto, voce e fisarmonica.

“Caffè Trilussa” vuole essere un luogo di ritrovo evocato da tende rosse al sapore di tabacco e di colonia francese delle ballerine pronte a entrare in scena… Dove una canzonetta licenziosa fa da sfondo a l’ultimo pettegolezzo del momento, si beve un bicchierino e si va via…
Il nostro spettacolo lo pensiamo li, in quei locali fumosi dove all’inizio del ‘900 si esibivano artisti e starlette di calibro internazionale, nel migliore dei casi, ma anche compagnie a volte scalcinate con i loro personaggi improbabili e sopra le righe. Ce l’ha suggerito lo stesso Trilussa sollevando un lembo di sipario del Caffè concerto e mostrandoci il retro palco animato da sciantose disilluse e pagliacci dal sorriso triste.
Il nostro autore lo immaginiamo insieme a noi, seduto ad un tavolino che tutto scruta e ascolta, con la luce che piove bassa sui fogli sparsi, a rigirare una rima intorno a un pensiero divertito, immaginando un mondo di favole animato da voci diverse e versi di voci. È partita proprio da quelle voci, da quei versi l’ispirazione a creare un lavoro musicale intorno alle sue favole. Oltre a Caffè concerto che apre la serata, il resto dello spettacolo prevede, infatti, la teatralizzazione delle sue poesie dedicate agli animali: L’elezione del presidente, Il cane moralista, Er sorcio de città e er sorcio de campagna, L’uguaglianza, La viola e la farfalla e tante altre. Perché sono tantissimi i personaggi animaleschi in esse rappresentati e tanta la varietà timbrica da trovare a quelle voci per esaltarne al meglio i caratteri. Allegorie di un’umanità che ammicca e poltrisce nelle sue abitudini morali, quelle voci rappresentano una giostra umana di tipi a volte divertenti, a volte patetici. Uno specchio che riflette ancora limpido i nostri vizi e le nostre poche virtù.
Abbiamo selezionato i brani musicali, li abbiamo provati, ne abbiamo accompagnati i versi e trovato i migliori che potessero enfatizzare il senso di ogni poesia. Per questo abbiamo pescato sia dalla tradizione musicale italiana che dalle composizioni di un bravissimo autore contemporaneo, Marco Turriziani.
Pezzo per pezzo abbiamo realizzato così questo montaggio teatrale e il risultato è stato sorprendente. Abbiamo messo in campo tutto quello che avevamo a disposizione: una fisarmonica, due clarinetti, una voce, la nostra presenza sul palcoscenico e, ovviamente, Trilussa.
11.10.16
 

Dalle ceneri

Teatro Vascello 1 ottobre 2016 - Le Vie dei Festival
DALLE CENERI 
di Tahar Ben Jelloun
elaborazione drammaturgica, regia e scena Massimo Luconi
con Ibrahima Diouf, Mamadou Seye, Ndiawr Diagne
Marie Madeleine Mendy, Jean Guillaume Tekagne
costumi Aurora Damanti, musiche Mirio Cosottini, Salif Keità
un progetto di Massimo Luconi
con la collaborazione di
Centro Culturale francese di St. Louis (Senegal)
Comunità senegalese di Prato, Associazione APPI
Teatro Metastasio Stabile della Toscana
prodotto da Terzopiano Teatro
spettacolo in francese, wolof e italiano
con sovratitoli in italiano
durata 70’
“… Una volta che si è stesa una coperta di sabbia e di cenere su migliaia di corpi anonimi, si coltiva l’oblio. E’ allora che la poesia si solleva. Per necessità. Diventa parola urgente nel disordine in cui la dignità dell’essere viene calpestata.”
Tahar Ben Jelloun affronta tramite la scrittura un nodo dolorosissimo, un atto d’accusa contro l’ottusa stupidità della guerra (di ogni guerra) dove la poesia e estremo baluardo, ultima speranza per il genere umano. La guerra non lascia solo rovine, ma anche migliaia di corpi insepolti che errano senza dimora, e Ben Jelloun decide di dare parola a quei fantasmi, ai tanti dispersi sepolti dalla sabbia o dalla neve o sommersi dall’acqua, che vagano fra cielo e terra e che attraverso la poesia possono diventare la voce di tutti i morti e di tutti i dispersi di tutte le guerre, vicine a noi, lontane ed esotiche, arcaiche o ipertecnologiche, ma non certo diverse fra loro nella loro scia di morte e distruzione. Autore marcatamente simbolico e allo stesso tempo realista, in questo poemetto poetico scritto dopo la guerra del golfo del 1990, Ben Jelloun riesce a fondere questi due diversi aspetti con una perfetta armonia, in cui il ritmo narrativo dal piano reale slitta in una dimensione onirica e poetica.
La scelta di lavorare con un gruppo di attori senegalesi è il proseguo di un percorso di ricerca, realizzato nel corso di tre anni in Senegal sul mito di Antigone che ha portato alla realizzazione di Antigone una storia africana andato in scena in Senegal e poi in tournée in Italia nel 2014 e 2015.
La sensibilità e la forte spiritualità dei senegalesi, il loro naturale misticismo e la capacità di essere direttamente in contatto con i rituali della tradizione, sono elementi che permettono una comunicazione poetica e onirica, delicata e forte, e possono dare corpo alle voci di tanti uomini che in nome del progresso e delle guerre giuste, sono ancor sospesi nel limbo fra cielo e terra e che, hanno almeno diritto alla poesia. Massimo Luconi
8.10.16
 

Ritornanti

Teatro Vascello 2 ottobre 2016 – Le Vie dei Festival
RITORNANTI
recital da Spiritilli, Rondò, Cartesiana
di e con Enzo Moscato
e con Giuseppe Affinito
produzione Compagnia Teatrale di Enzo Moscato
Casa del Contemporaneo
durata 60’
Ri-tornare, ri-percorrere, ri-sentire, ri-montare sono modalità ricorrenti nel lavoro di Enzo Moscato, affermato autore e interprete del nostro teatro. Anche i testi che vanno a comporre Ritornanti sono stati parte di altri suoi spettacoli qui accostati in maniera diversa. Ciò non significa certo riproporli così come sono o come sono stati ma, al contrario, farli agire, respirare, dibattersi, accanto o dentro uno spirito cambiato, nuovo; accanto o dentro un differente modo di capirli o percepirli. Quindi permearli di “altri” sentimenti, che li nutrono, danno loro una nuova vita, una nuove forma, che li fa percepire come diversi anche al pubblico. Dice l’autore: “…..nessuna parola già detta andrebbe abbandonata mai, in teatro. Nessun movimento, nessun gesto, nessun respiro, già vissuti, dovrebbero venir considerati finiti, de-finiti, esautorati. Morti. Il nomadismo della ricerca, lo spostamento continuo del limite attraverso i suoi territori, non dovrebbe esser disgiunto mai dal rassicurante, naturale, portarsi appresso sempre le proprie cose, il proprio passato, le proprie masserizie, ideologiche o grammaticali.”
8.10.16
 

Tutto scorre

Teatro Tordinona 5 Ottobre 2016
TUTTO SCORRE
La favola nera
di Massimo Sgorbani
con Rosanna Gentili e Gilberto Colla
regia di Gianfranco Pedullà e Massimo Sgorbani
scene Claudio Pini - musiche Jonathan Faralli
costumi Rosanna Gentili
Tra i nomi più apprezzati della nuova drammaturgia italiana, Massimo Sgorbani firma, con la regia di Gianfranco Pedullà, lo spettacolo “Tutto scorre”, da lunedi 3 a domenica 9 ottobre al Teatro Tordinona. Il “tutto scorre” del titolo è quello de bagni degli autogrill, di cui la protagonista/narratrice è la guardiana: una favola nera in cui, a suon di cantilene, si narra il dolore, la vendetta e, infine, la morte. Con Rosanna Gentili e Gilberto Colla.
Al centro della scena una donna che fin da bambina ha avuto problemi di linguaggio e che - bollata da un padre ottuso e autoritario come “mezza muta e mezza scema” - vince la sua afasia “pisciando fuori le parole”. Lasciarsi scorrere la pipì tra le gambe è l’unico modo che la donna conosce per rifiutare un mondo ostile e crearne un altro, accogliente e intriso del ricordo di una madre scomparsa lasciando di sé l’eco delle favole sussurrate all’orecchio della figlia. I personaggi diventano creature di una favola “nera” che getta una luce grottesca su una certa provincia del Nord Italia; una provincia dove i rapporti umani appaiono falsati dai luoghi comuni, dalle frasi fatte, dalla disperazione di una sottocultura fondata sui soldi, sull'idea ossessiva del lavoro, su un maschilismo banale e violento. E così in scena si confondono continuamente la vita della guardiana con il riattraversamento dei fatti salienti della sua vita passata.
8.10.16
 

Giacominazza

Teatro Biblioteca Quarticciolo 27 settembre 2016

GIACOMINAZZA

di Luana Rondinelli
con Giovanna Mangiùe e Luana Rondinelli
regia Luana Rondinelli
musiche originali Silvia Bello
aiuto regia Adriano Dragotta
AccurA Teatro

Lo sguardo stolto della gente che ti guarda di traverso, lo sguardo “schifiato”, molesto, indagatore e punitivo nei confronti di “Giacominazza” di fronte all’omosessualità dichiarata, lo sguardo del “lontani da me” di chi come Mariannina ha tante cose da nascondere, ma le ha nascoste bene e alla gente piace cosi. Un dialogo fra due donne, due generazioni, due modi opposti di affrontare la vita, le lega la stessa passione lo stesso modo di voler esserci a tutti i costi contro i pregiudizi inutili della gente, contro il chiacchiericcio maligno che spesso ci perseguita senza nessun motivo preciso solo perché “la gente” ha voglia di s-parlare.
Vincitore al concorso “Teatri Riflessi Festival Nazionale di Corti Teatrali” di Catania,come miglior drammaturgia (LuanaRondinelli).
Selezionato nella rassegna “Ma che cos’è questa drammaturgia contemporanea?” presso il Teatro Tor Bella Monaca di Roma.
3.10.16
 

Che se mangiò la zia

Teatro Vascello 29 settembre 2016 – Le vie dei Festival

CHE SE MANGIÓ LA ZITA 

un progetto di
Ambrogio Sparagna e Carmelo Chiaramonte
realizzato per Le vie dei Festival
con Ambrogio Sparagna, Carmelo Chiaramonte
e con i Solisti dell’Orchestra Popolare Italiana:
Eleonora Bordonaro (voce)
Raffaello Simeoni (voce)
Arnaldo Vacca (tamburelli e percussioni)
Erasmo Treglia (violino, ghironda e ciaramella)
Cristiano Califano (chitarra)
produzione Finisterre in collaborazione con Le vie dei Festival
prima nazionale
durata 90’

La musica raffinata e popolare di Ambrogio Sparagna e della sua Orchestra Popolare Italiana “condisce” e conduce la rivisitazione della tradizione culinaria dell’Italia meridionale e siciliana del “cuciniere errante” Carmelo Chiaramonte, eclettico chef, tra i protagonisti di alcune delle più originali iniziative di cucina creativa che dimostrano il rinnovato interesse per la cultura e la ricerca della qualità del cibo.
In scena entrambi gli artisti offrono una parata di odori, suoni, canti e racconti dedicati all’antica tradizione dei rituali dei matrimoni contadini, caratterizzati dalla presenza di un repertorio musicale specifico dove spiccano canti numerativi dedicati al cibo speciale della sposa, filastrocche, indovinelli, serenate e danze tradizionali fra le quali l’immancabile quadriglia.
Insieme ad Ambrogio Sparagna e Carmelo Chiaromonte, cerimonieri di questa serata tutta da gustare, appositamente commissionata da Le vie dei Festival, ci saranno anche alcuni straordinari solisti dell’Orchestra Popolare Italiana. In particolare la cantante siciliana Eleonora Bordonaro, Raffaello Simeoni, voce, Arnaldo Vacca ai tamburelli e alle percussioni, Erasmo Treglia, al violino, ghironda e ciaramella, e Cristiano Califano alla chitarra.
3.10.16
 

L'amore nun'è amore


Teatro Vascello 23 settembre 2016 – Le Vie dei Festival

L’AMMORE NUN’E’ AMMORE

30 sonetti di Shakespeare
traditi e tradotti da Dario Jacobelli
con Lino Musella
e Marco Vidino (cordofoni e percussioni)
produzione Le vie dei Festival
in collaborazione con Festa di Teatro Eco Logico a Stromboli
durata 55’

www.festaditeatroecologico.com

Dario Jacobelli, poeta napoletano scomparso prematuramente nel 2013, si dedicò negli ultimi anni della sua vita alla traduzione in napoletano e al tradimento, come amava definirlo, di 30 Sonetti di Shakespeare. Non aveva scadenze, non doveva rispettare le indicazioni o correzioni di nessun editore. Per committenti aveva i suoi amici più cari ai quali dedicava ogni sua nuova traduzione. Un legame sottile, autentico e senza alcuna pretesa speculativa lo portava di volta in volta a reinterpretare un altro numero del Bardo. E così nascevano il 55, il 116, il 150… Lo faceva per sé, per riuscire ad ascoltare fino in fondo quello che Shakespeare aveva da dirgli. Come un esercizio spirituale, come un gioco puro. I sonetti sono battute senza personaggio e nella traduzione di Jacobelli il paradosso sta proprio nel restituire una teatralità ai versi del più grande drammaturgo al mondo. Il suo napoletano attinge da una parte a una lingua teatrale e letteraria dall’altra a contaminazioni contemporanee che vanno dallo slang al linguaggio di strada. I Sonetti in napoletano suonano bene. Battono di un proprio cuore. Indossano una maschera che li costringe a sollevarsi dal foglio per prendere il volo, tenendo i piedi per terra. Lino Musella
3.10.16
 

Ci scusiamo del disagio

Teatro Vascello 23 settembre 2016 - Le Vie dei Festival

CI SCUSIAMO PER IL DISAGIO

di e con Francesco Rotelli, Francesca Sarteanesi
Giulia Zacchini, Luca Zacchini
luci Emiliano Pona
uno spettacolo teatrale de Gli Omini
prodotto da Associazione Teatrale Pistoiese
Centro di Produzione Teatrale
nell’ambito del Progetto T
con il sostegno del Mibact Regione Toscana

www.teatridipistoia.it
www.gliomini.it

Torna a Le vie dei Festival, forte dei tanti riconoscimenti nel frattempo ottenuti, tra cui, nel 2015, il Premio Rete Critica, il “teatro antropologico” de Gli Omini, gruppo attivo dal 2006, con il primo obiettivo di avvicinare le persone al teatro e di far nascere il teatro dalle persone. Anche Ci scusiamo per il disagio – parte del progetto triennale T, realizzato dall’Associazione Teatrale Pistoiese – si basa su un’ indagine territoriale condotta a partire dalla stazione di Pistoia allo scopo di valorizzare, conoscere e spettacolarizzare la Porrettana, la strada ferrata costruita nell’Ottocento per collegare la città a Bologna, una delle linee ferroviarie più antiche e suggestive d’Italia.
Con la consueta ironia, Gli Omini ci portano la loro personale sintesi di un mese di incontri, conversazioni, osservazioni con la varia umanità che popola la stazione: pendolari, persone che aspettano un treno, persone che guardano i treni passare, persone che alla stazione ci vivono, anziani, giovani, bambini. Gente che si nasconde, gente da guardare con la coda dell’occhio e che deve stare lontano dalla linea gialla.
La stazione di una periferia non è solo un luogo di passaggio. Non è un momento di transito, non è solo un non luogo. La stazione di una città piccola ha una sua identità, i suoi abitanti, le sue voci, le sue regole.
Gli Omini sono stati un mese alla Stazione di Pistoia, sui binari, nel bar a consumazione obbligatoria ogni due passaggi, verso i bagni, sulle panchine. Hanno capito le regole e le hanno viste infrangere. Hanno incontrato la gente. Alcuni pendolari, molti ex carcerati, altrettanti in libertà vigilata, piccioni, studenti confusi, marchettari, gente che si sposta in treno perché non ha più la macchina, coppie di ogni tipo, amore in ogni forma, piccioni, tossici, barboni suonatori di mandolino, donne che alla stazione leggono e poi parlano come un libro stampato, piccioni.
Ci scusiamo per il disagio ha debuttato a luglio 2015 nel Deposito dei Rotabili Storici di Pistoia, un luogo carico di memoria, un angolo protetto e sconosciuto della città che è stato aperto al pubblico diventando la scenografia con i suoi binari morti e i suoi vagoni d’epoca.
3.10.16
 

Vite parallele

TEATRO TORDINONA 23 Settembre 2016
"VITE PARALLELE"
Scritto e diretto da: Antonio Nobili
con Marco Giustini – Simone Guarany – Lucia Rossi – Cristina Frioni – Francesca Antonucci – Raffaella Camarda
Con la partecipazione straordinaria di Alessio Chiodini nel ruolo del Valerio
"Tutti facciamo un viaggio, comincia il giorno della nostra nascita e prosegue per la durata della nostra vita, comunque la mettiate è un viaggio fantastico e sorprendente. Una scatola magica che contiene di tutto: i rimpianti, i rimorsi, le decisioni prese, quelle rimandate, le delusioni, gli amori, la fatica, in una piccola enorme parola è la VITA. Poi alla fine il DOLORE. Ecco, il dolore, il capitolo finale è sempre quello, è diverso per ognuno di noi, ma dall'esito sempre uguale: la scatola si chiude, il viaggio finisce: è INEVITABILE.
Quello che si può evitare, invece, è perdere la dignità dell'essere umano ed è questo il tema che affronteremo in questa conferenza.
Analizzeremo il caso di chi sceglie come e quando chiudere la sua scatola, quando finire il viaggio, quando andarsene, mentre ha ancora un senso la parola: ESSERE UMANO. Le scatole di cui parliamo, oggi, non saranno solo cifre, o matricole, ecco, ma nomi e cognomi. Le loro vite, di giovani, di ragazzi, come molti di voi che vedo, seppure a distanza, seppure ignorandosi l'un l'altra, procedevano parallele, spinte dallo stesso vento, quello che spinge le giovani anime ambiziose, che si incontrano... parallele, di nuovo, ma stavolta distese, orizzontali nel letto di un ospedale. (Tratto da Vite Parallele)
Il destino mette alla prova i protagonisti di questa storia intensa e sofferta, quella di una esistenza segnata dalla malattia degenerativa, la SLA. Il destino incrocia la vita di due giovani che lottano con la vita e la morte, stringendo patti con l'una e con l'altra. Quale sarà l'istinto più forte, quello del viaggio qualsiasi cosa accada o la sua fine prematura? Un testo emozionante, un tema delicato. Un cast ed una regia che non hanno paura di affrontare il dolore che purtroppo, segna tante realtà.
1.10.16
 

Lingua Madre

LA PELANDA 13 settembre 2016 Short Theatre - teatro
Lingua Madre Mameloschn
nell’ambito di Fabulamundi. Playwriting Europe
prima assoluta
di Sasha Marianna Salzmann
traduzione di Alessandra Griffoni
regia di Paola Rota
con Elena Callegari, Francesca Cutolo, Maria Roveran
costumi Ursula Patzak
scene Sandra Viktoria Müller
luci Camilla Piccioni
produzione PAV nell’ambito di Fabulamundi. Playwriting Europe

Solo una madre è capace di ucciderti in ogni momento con una mezza frase.
Tre donne, tre generazioni: una madre, una figlia, una nonna si confrontano, si parlano, si svelano segreti, dominate da quel non detto, o detto altrove, che segna e decide un rapporto madre-figlia. La dimensione è insieme quotidiana e virtuale, quella in cui avviene questa rappresentazione di una famiglia tutta femminile, come qualcosa che ci si porta dietro, come una tartaruga col suo carapace, che ci segue ovunque, quasi ci perseguita e da cui non si sfugge, nemmeno a migliaia di chilometri di distanza. Un dialogo intimo e politico, una ricerca della verità, delle origini, dell’identità.


28.9.16
 

Caffettiera blu

LA PELANDA 14 settembre 2016 Short Theatre - teatro
Caffettiera blu
di Caryl Churchill
traduzione di Laura Caretti e Margaret Rose
con Sylvia De Fanti, Gianmarco Di Lecce, Mauro Milone, Aglaia Mora, Laura Pizzirani,
Alessandra Roca
voce fuori campo Marco Cavalcoli
regia Giorgina Pi
costumi Gianluca Falaschi
dimensione sonora Valerio Vigliar
una produzione BLUEMOTION/ANGELO MAI con il sostegno di SARDEGNA TEATRO
Caffetteria Blu fa parte del progetto NON NORMALE, NON RASSICURANTE a cura di Paola Bono
www.angelomai.org/bluemotion
L’inganno come nucleo sentimentale della famiglia, come trappola inevitabile: questo è il blu che colora il cuore del testo, fino a che la stessa densità della tinta prende il posto di ogni parola necessaria a spiegarsi. Non c’è modo di sottrarsi all’equivoco, all’incomunicabilità che cresce con, e più, dell’affetto. Caffettiera Blu è un insieme di piccole storie, che una consumata manipolazione del linguaggio teatrale trasforma in parabole complesse: sulla futilità dell’esistenza, sulle aporie della comunicazione, sulla natura costruita e fragile di un soggetto non più concepibile come unificato e coerente. Le identità dei personaggi si disintegrano insieme alle convenzioni e alle aspettative spettatoriali, lasciando tutti in balia di una nuova ricerca.


28.9.16
 

Hey

LA PELANDA 16 settembre 2016 Short Theatre - danza
Hey
di mk e Sigourney Weaver
con Philippe Barbut, Biagio Caravano, Daniela Cattivelli, Michele Di Stefano, Laura Scarpini
musica Springbreakers, Wire, Madcon
disegno luci Roberto Cafaggini
coreografia Michele Di Stefano
chioccolatore Camillo Prosdocimo
organizzazione Carlotta Garlanda con Francesca Pingitore
una produzione mk 2015 in collaborazione con MilanOltre progetto FRONTERIZO
con il sostegno di Live Arts Week
con il contributo di MIBACT
www.mkonline.it 
Un paesaggio di pura serenità discorsiva, attraversato dalle posture di corpi messi davanti ad un microfono, corpi nell’attimo della presa di parola, nel momento dell’attacco del movimento. L’accesso all’incontro come discorso. E canto. Tutto ciò che è nello spazio è intersecato e sovrapposto, detto ed esposto. I luoghi sono creati dalla relazione e dall’abbondanza, da un senso di arrotondamento della conversazione che sembra riferirsi stranamente alla curvatura della terra. Abitiamo su un globo, ma non dentro di esso. E’ necessario spostarsi in continuazione e prendere parola ovunque. 


28.9.16
 

3600

LA PELANDA 11 settembre 2016 Short Theatre – danza
3600
nell’ambito di IYMA – International Young Makers in Action
prima nazionale
ideazione e coreografia Radouan Mriziga
realizzata e interpretata da Maria Ferreira Silva, Maïté Jeannolin, Radouan Mriziga
produzione Moussem Nomadic Arts Centre
coproduzione Kaaitheater (Bruxelles), Vooruit (Gent) nell’ambito di DNA (Departures and Arrivals) cofinanziato dal programma Creative Europe dell’Unione Europea, C-mine (Genk), Tanzquartier Wien (Vienna), Villa Manin / CSS (Udine)
in collaborazione con Marrakech Biennale 6 (Marrakech), Alkantara (Lisbona), Short Theatre (Rome) Kunstenwerkplaats Pianofabriek (Bruxelles), WP Zimmer (Anversa), Charleroi Danses, Centre chorégraphique de la Fédération Wallonie-Bruxelles (Charleroi)
Nella sua nuova performance, 3600, una coreografia per quattro danzatori, Radouan Mriziga si approccia alla danza da una prospettiva architettonica, facendo dei corpi lo strumento centrale della performance. 3600 è un’indagine per una coreografia strutturata su linee e geometrie trasparenti. Una costruzione in cui il movimento e il racconto si deducono dall’atto del costruire visivamente un oggetto.
3600 secondi di nessuna separazione tra il corpo, lo spirito e l’intelletto. Uno spazio dove i danzatori e i performer diventano artigiani e architetti. Ispirato all’architettura moderna e all’arte islamica, dove gli oggetti sono un perfetto incontro tra estetica e funzione, dove l’arte è precisione matematica, piacere estetico e simbolico.


28.9.16
 

Hu(r)mano

LA PELANDA 9 settembre 2016 Short Theatre – danza
Hu(r)mano
nell’ambito di IYMA – International Young Makers in Action
prima nazionale
regia e coreografia Marco da Silva Ferreira
assistente alla regia Mara Andrade
con Anaísa Lopes, Duarte Valadares, Marco da Silva Ferreira, Vítor Fontes
direzione tecnica e disegno luci Wilma Moutinho
luci Luís Ribeiro
musica Rui Lima e Sérgio Martins
produzione esecutiva Marco da Silva Ferreira e Célia Machado
produzione Pensamento Avulso, associação de artes performativas
coproduzione Teatro Municipal do Porto, Materiais Diversos
partner Jazzy Dance Studio, Feira Viva, O Espaço do Tempo, Teatro Virgínia e Quinta do Rio
finanziato da Governo de Portugal/Secretaria de Estado da Cultura/Direção Geral das Artes
con il supporto di Aerowaves Priority Companies 2015
foto Piotr Jaruga
In Hu(r)mano si danza in un’atmosfera parallela a quella reale, ma non così lontano da qui. Il movimento urbano riacquista senso nella collettività, mentre gli uomini ritrovano la loro vitalità vivendo la città in mezzo al traffico del movimento collettivo. Quattro corpi alla costante ricerca del senso della danza, in un dialogo contemporaneo in cui dare voce ad una ricerca condivisa, e inesauribile. Gli umani mossi dall’ imminente pressione delle proprie azioni diventano trans-umani. Eppure non si esaurisce la tensione a tenere insieme stati d’animo molteplici, rilanciare un discorso attraverso la danza: discorsi e stati d’animo che sono in fondo le caratteristiche dell’umano.


28.9.16
 

Peppa™ prende coscienza di essere un suino

LA PELANDA 13 settembre 2016 Short Theatre – mise en espace
Peppa™ prende coscienza di essere un suino
Educazione transiberiana #1
nell’ambito di Fabulamundi. Playwriting Europe
testo e regia Davide Carnevali
con Fabrizio Martorelli
produzione PianoinBilico
con il supporto di IT Festival, Granara Festival, Short Theatre, Festival Quartieri dell’Arte
grazie a Silvia Giulia Mendola, Alberto Onofrietti
Prima tappa di un progetto sul rapporto tra pedagogia e spettacolo, e in particolare sull’influenza che la televisione esercita sull’immaginario comune, infantile ma non solo. Qual è il ruolo della programmazione di cartoni animati e di altre trasmissioni dedicate, nel campo nelle politiche di educazione e anche della produzione artistica degli adulti contemporanei. Tempi di prova mai emergenziali e la maturazione lenta delle idee sono condizioni del percorso creativo, e della sua intenzione profonda di condivisione artistica e culturale.


27.9.16
 

La possibilidad

LA PELANDA 10 settembre 2016 Short Theatre - danza
La posibilidad que desaparece frente al paisaje
nell’ambito di Fabulamundi. Playwriting Europe
spettacolo in italiano
regia e drammaturgia Tanya Beyeler e Pablo Gisbert
testo Pablo Gisbert
con David Mallols, Albert Pérez Hidalgo, Nicolas Carbajal, Tirso Orive
voce Tanya Beyeler
disegno luci Octavio Mas
scenografia Jorge Salcedo
suono Adolfo García
assistente coreografico Amaranta Velarde
traduzione in italiano Ettore Colombo
immagini Ainara Pardal
coprodotto da El lugar sin límites (Centro Dramático Nacional, Madrid / Teatro Pradillo), Festival TNT, Terrassa, Graner, Espai de Creació Barcelona con il sostegno di Programa Iberescena, ICEC-Generalitat de Catalunya, INAEM-Ministerio de Cultura, Antic Teatre – Barcelona, La Fundición – Bilbao, Istituto Cervantes – Roma, Accademia di Spagna – Roma

www.elcondedetorrefiel.com

La posibilidad que desaparece frente al paisaje è una performance da leggere e da guardare. La scena vuota diventa lascia uno spazio dove immaginare e modellare la realtà, dove parole costruiscono città e fotografano viaggi. E poi i corpi dei performer che attraversano un paesaggio in cui appaiono feticci e personalità culturali – Michel Houellebecq, Pol B. Preciado, Spencer Tunick o Zygmunt Bauman – e popolato da tutti coloro che condividono lo stesso tempo presente. Pablo Gisbert e Tanya Beyeler evocano così un’idea di pessimismo organizzato, partendo dalla visione di Benjamin che già negli anni ’30 metteva in guardia contro l’eclissi del reale, della possibilità di narrare, della possibilità di una salvezza.


27.9.16
 
 
Support : MarXoB
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