LA FABBRICA DEGLI ANGELI SENZA TEMPO - (10 lug 2025)


CANALE:
LA FABBRICA DEGLI ANGELI SENZA TEMPO | dom 15 giugno | ATTRAVERSAMENTI, la via Appia tra Pietra e Visione 2025

domenica 15 giugno 20 ore 21,00
Mausoleo Cecilia Metella - Chiesa di San Nicola 

# teatrodanza
Obliquo - MDA Produzioni Danza
LA FABBRICA DEGLI ANGELI SENZA TEMPO
drammaturgia Brancaccio, Gatti
coreografia e regia Aurelio Gatti
con Lucia CINQUEGRANA, Elisa Carta CAROSI, Paola SARIBAS
e Mario BRANCACCIO 

Nel ‘600 Napoli era la città più grande e popolata d’Europa e “faceva” musica, tanta musica. Tra il Seicento e Settecento la gerarchia sociale poneva i musicisti al livello dei servi, costretti a lavorare per un tozzo di pane. A Napoli e in Italia, la maggior parte della gente viveva in stato di semi-schiavitù, assoggettata a gente straniera. Gli apprendisti delle botteghe musicali, come per l'arte figurativa, erano spesso gli autori reali delle musiche, mentre i compositori di successo, incaricati dai potenti di turno, supervisionavano il lavoro e questo spiega come un compositore riuscisse a comporre in poche settimane una mole immensa di musica. I copisti professionisti mettevano assieme opere con pezzi diversi, traendo temi e brani da materiale preesistente. Questa situazione era diffusa  in tutta Europa e come non c'erano geni in Italia, così non c'erano geni neppure in Europa… C'erano solo bravi artigiani e validi Maestri di bottega. L'idea del genio è tutta romantica. Nel Settecento è del tutto fuori luogo, mentre nell'Ottocento è frutto di fantasia.


Questo il contesto da cui si è partiti per la messa in scena di “La fabbrica degli ANGELI SENZA TEMPO”. Ci si è concentrati sul Barocco come tempo storico, come condizione esistenziale di un’ epoca che pone alla base una asimmetria fra tempo del mondo e tempo vissuto, tra il vuoto di prospettiva e l’attesa dell’occasione per il riscatto. Un tempo in cui l’idea di autonomia e di libertà  è mortificata e in cui l’imperativo è trovare le forme, i modi, la lingua, per convivere  con un potere che rende gli spazi di azione sempre più esigui e dove dunque è cruciale dotarsi di un codice espressivo e di comportamento che consenta di «salvarsi». Un momento storico attraversato da inquietudini e contraddizioni potenti con eccessi in tutti i campi, da quello artistico a quello scientifico, come nella vita sociale e quotidiana, determinando un diffuso senso di relativismo, di precarietà , di caducità, di morte.

Così Il fenomeno degli “evirati cantori” e tutto il mondo della castratio euphonica, aspetto singolare della scuola operistica napoletana, non può prescindere dalla sua epoca, in cui sacro e profano sconfinano 

nell’immaginario e curiosità, seduzione, sperimentazione diventano la miscela di una ricerca “vorace” di riscatto.

Il riscatto è il tema di questo danza teatro, attraverso la musica e le visioni dell’ormai vecchio maestro di musica Nicola Antonio Porpora, ennesimo protagonista dei fasti e dell’oblio di un’epoca tanto straordinaria quanto indifferente ai suoi numerosi artefici.   

LA FABBRICA DEGLI ANGELI SENZA TEMPO | dom 15 giugno | ATTRAVERSAMENTI, la via Appia tra Pietra e Visione 2025

domenica 15 giugno 20 ore 21,00
Mausoleo Cecilia Metella - Chiesa di San Nicola 

# teatrodanza
Obliquo - MDA Produzioni Danza
LA FABBRICA DEGLI ANGELI SENZA TEMPO
drammaturgia Brancaccio, Gatti
coreografia e regia Aurelio Gatti
con Lucia CINQUEGRANA, Elisa Carta CAROSI, Paola SARIBAS
e Mario BRANCACCIO 

Nel ‘600 Napoli era la città più grande e popolata d’Europa e “faceva” musica, tanta musica. Tra il Seicento e Settecento la gerarchia sociale poneva i musicisti al livello dei servi, costretti a lavorare per un tozzo di pane. A Napoli e in Italia, la maggior parte della gente viveva in stato di semi-schiavitù, assoggettata a gente straniera. Gli apprendisti delle botteghe musicali, come per l'arte figurativa, erano spesso gli autori reali delle musiche, mentre i compositori di successo, incaricati dai potenti di turno, supervisionavano il lavoro e questo spiega come un compositore riuscisse a comporre in poche settimane una mole immensa di musica. I copisti professionisti mettevano assieme opere con pezzi diversi, traendo temi e brani da materiale preesistente. Questa situazione era diffusa  in tutta Europa e come non c'erano geni in Italia, così non c'erano geni neppure in Europa… C'erano solo bravi artigiani e validi Maestri di bottega. L'idea del genio è tutta romantica. Nel Settecento è del tutto fuori luogo, mentre nell'Ottocento è frutto di fantasia.


Questo il contesto da cui si è partiti per la messa in scena di “La fabbrica degli ANGELI SENZA TEMPO”. Ci si è concentrati sul Barocco come tempo storico, come condizione esistenziale di un’ epoca che pone alla base una asimmetria fra tempo del mondo e tempo vissuto, tra il vuoto di prospettiva e l’attesa dell’occasione per il riscatto. Un tempo in cui l’idea di autonomia e di libertà  è mortificata e in cui l’imperativo è trovare le forme, i modi, la lingua, per convivere  con un potere che rende gli spazi di azione sempre più esigui e dove dunque è cruciale dotarsi di un codice espressivo e di comportamento che consenta di «salvarsi». Un momento storico attraversato da inquietudini e contraddizioni potenti con eccessi in tutti i campi, da quello artistico a quello scientifico, come nella vita sociale e quotidiana, determinando un diffuso senso di relativismo, di precarietà , di caducità, di morte.

Così Il fenomeno degli “evirati cantori” e tutto il mondo della castratio euphonica, aspetto singolare della scuola operistica napoletana, non può prescindere dalla sua epoca, in cui sacro e profano sconfinano 

nell’immaginario e curiosità, seduzione, sperimentazione diventano la miscela di una ricerca “vorace” di riscatto.

Il riscatto è il tema di questo danza teatro, attraverso la musica e le visioni dell’ormai vecchio maestro di musica Nicola Antonio Porpora, ennesimo protagonista dei fasti e dell’oblio di un’epoca tanto straordinaria quanto indifferente ai suoi numerosi artefici.   

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