Il mantello di Loden - (14 ott 2025)


CANALE:
Spintime  28 settembre 2025

Il mantello di Loden

di Thomas Bernhard

a cura del collettivo Tavolo Cultura di Spin Time

un progetto di Francesco Villano

con Marco Cavalcoli, Altea Narici, Francesco Villano

sonorizzazione live Altea Narici

consulenza alla drammaturgia Sergio Lo Gatto

illustrazione e grafica Mariagiulia Colace

L’incasso della serata verrà devoluto interamente al sostegno alla popolazione civile di Gaza, che riceverà una donazione tramite l’associazione Gazzella OdV.

In un costante sostegno alle cause e alle urgenze di Spin Time, mel 2019 Francesco Villano invitava Lino Musella e il musicista Marco Vidono nella lettura scenica di Emigranti di Slawomir Mrozek; nel 2024 lo affiancavano Mariangela Granelli e Dario Felli in una versione a leggio musicata di Orgia di Pier Paolo Pasolini. Oggi Spin Time ospita una terza lettura-concerto attorno al racconto Il mantello di Loden di Thomas Bernhard, accanto a Marco Cavalcoli e al violoncello di Altea Narici.

Note di regia

Francesco Villano

Seduto a un tavolo, un avvocato della Saggengasse ascolta un altro uomo della Saggengasse parlare. Lo ascolta, ma ancor più lo guarda, lo indaga, lo scava, trascrivendo su carta tutti i suoi pensieri: tutto quello che serve per fare “un buon lavoro”. Per venti interi anni i due si sono incrociati per strada, scrutandosi a vicenda, immaginando le rispettive vite, notandosi senza mai riconoscersi. Questo è il primo e l’unico momento per guardarsi in faccia.

L’incontro, però, è un non incontro. L’odissea di uno passa con indifferenza accanto a quella dell’altro, in una desolante implosione di senso. Nessuna storia si crea da questo incontro, non interviene alcun colpo di scena. Nell’inseguire un climax che, come una apocalisse, programmaticamente viene sottratto, i due si rubano sistematicamente il tempo, la parola e l’identità. In questa anomala storia di fantasmi, il punto sembra proprio essere non arrivare mai al punto.

Rispettando l’andamento linguistico e sintattattico e la morfologia della lingua di Bernhard, abbiamo creato un diagramma dove far risuonare la messa in voce di queste parole: una struttura piatta, convenzionale, un respiro apparentemente appoggiato alla cronaca. «Si dice la verità, ma non la verità». In una foresta di segni e rimandi, nessuno capirà perché sia servita una così debordante narrazione. Se non perché noi siamo fatti di logos.

Offriamo una “lettura-fiume” dove il ritmo e il suono delle parole creano il senso del discorso e dove questa relazione di potere non può invertirsi. Sperimentiamo un gioco fonetico che – al suono di un’indefinita entità esterna dettata dal metronomo – si ripeterà solo due volte. Minime variazioni, storture improvvisate che – tra verbo e parola – porteranno chi assiste alla libertà di relazionarsi con una sorta di macchina parlante.

Nessun obbligo di fruizione integrale; immaginiamo piuttosto l’attraversamento di una pinacoteca decadente e poco illuminata, un museo che non rispetta una cronologia narrativa e che, anzi, propone di invertarne di nuove, assecondando il ritmo e le sonorità, lasciando emergere e scomparire immagini istantanee, entrando e uscendo liberamente dalla sala.

Doppio, affezione, perdizione

Sergio Lo Gatto

 

Spintime  28 settembre 2025

Il mantello di Loden

di Thomas Bernhard

a cura del collettivo Tavolo Cultura di Spin Time

un progetto di Francesco Villano

con Marco Cavalcoli, Altea Narici, Francesco Villano

sonorizzazione live Altea Narici

consulenza alla drammaturgia Sergio Lo Gatto

illustrazione e grafica Mariagiulia Colace

L’incasso della serata verrà devoluto interamente al sostegno alla popolazione civile di Gaza, che riceverà una donazione tramite l’associazione Gazzella OdV.

In un costante sostegno alle cause e alle urgenze di Spin Time, mel 2019 Francesco Villano invitava Lino Musella e il musicista Marco Vidono nella lettura scenica di Emigranti di Slawomir Mrozek; nel 2024 lo affiancavano Mariangela Granelli e Dario Felli in una versione a leggio musicata di Orgia di Pier Paolo Pasolini. Oggi Spin Time ospita una terza lettura-concerto attorno al racconto Il mantello di Loden di Thomas Bernhard, accanto a Marco Cavalcoli e al violoncello di Altea Narici.

Note di regia

Francesco Villano

Seduto a un tavolo, un avvocato della Saggengasse ascolta un altro uomo della Saggengasse parlare. Lo ascolta, ma ancor più lo guarda, lo indaga, lo scava, trascrivendo su carta tutti i suoi pensieri: tutto quello che serve per fare “un buon lavoro”. Per venti interi anni i due si sono incrociati per strada, scrutandosi a vicenda, immaginando le rispettive vite, notandosi senza mai riconoscersi. Questo è il primo e l’unico momento per guardarsi in faccia.

L’incontro, però, è un non incontro. L’odissea di uno passa con indifferenza accanto a quella dell’altro, in una desolante implosione di senso. Nessuna storia si crea da questo incontro, non interviene alcun colpo di scena. Nell’inseguire un climax che, come una apocalisse, programmaticamente viene sottratto, i due si rubano sistematicamente il tempo, la parola e l’identità. In questa anomala storia di fantasmi, il punto sembra proprio essere non arrivare mai al punto.

Rispettando l’andamento linguistico e sintattattico e la morfologia della lingua di Bernhard, abbiamo creato un diagramma dove far risuonare la messa in voce di queste parole: una struttura piatta, convenzionale, un respiro apparentemente appoggiato alla cronaca. «Si dice la verità, ma non la verità». In una foresta di segni e rimandi, nessuno capirà perché sia servita una così debordante narrazione. Se non perché noi siamo fatti di logos.

Offriamo una “lettura-fiume” dove il ritmo e il suono delle parole creano il senso del discorso e dove questa relazione di potere non può invertirsi. Sperimentiamo un gioco fonetico che – al suono di un’indefinita entità esterna dettata dal metronomo – si ripeterà solo due volte. Minime variazioni, storture improvvisate che – tra verbo e parola – porteranno chi assiste alla libertà di relazionarsi con una sorta di macchina parlante.

Nessun obbligo di fruizione integrale; immaginiamo piuttosto l’attraversamento di una pinacoteca decadente e poco illuminata, un museo che non rispetta una cronologia narrativa e che, anzi, propone di invertarne di nuove, assecondando il ritmo e le sonorità, lasciando emergere e scomparire immagini istantanee, entrando e uscendo liberamente dalla sala.

Doppio, affezione, perdizione

Sergio Lo Gatto

 

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