Ultimi Video

Una voce nel silenzio

Teatro Tordinona 2 Novembre 2025







3.11.25
 

IDILLIO

Teatro Tordinona 25 Ottobre 2025

IDILLIO, LEOPARDI E LA LUNA
da Giacomo Leopardi

 

La figura che può dirsi, senza alcun dubbio, componente essenziale dell’immaginario leopardiano è la luna. La luna e, naturalmente, il paesaggio che la circonda.

Italo Calvino nelle sue Lezioni americane ci ricorda che Giacomo Leopardi a quindici anni scrive una storia dell'astronomia di straordinaria erudizione. La contemplazione del cielo notturno che ispirerà a Leopardi i suoi versi più belli non era solo un motivo lirico; quando parlava della luna Leopardi sapeva esattamente di cosa parlava.

La contemplazione del cielo stellato, degli spazi cosmici, il colloquio con la luna, sua muta e solinga interlocutrice, rappresentano un motivo che attraversa la sua opera.

 

La luna, appena s'affaccia nei versi dei poeti, ha avuto sempre il potere di comunicare una sensazione di levità, di sospensione, di silenzioso e calmo incantesimo. Calvino in un primo momento avrebbe voluto dedicare la lezione sulla leggerezza tutta alla luna: seguire le apparizioni della luna nelle letterature d'ogni tempo e paese. Poi decide che la luna andava lasciata tutta a Leopardi. Perché il miracolo di Leopardi è stato di togliere al linguaggio ogni peso fino a farlo assomigliare alla luce lunare. Le numerose apparizioni della luna nelle sue poesie occupano pochi versi ma bastano a illuminare tutto il componimento di quella luce o a proiettarvi l'ombra della sua assenza.

Provate ad osservarla e ascoltarla non solo come parola, certo componente fondamentale della poesia, ma come un magico emblema, una figura mitica, un’interlocutrice simbolica. Come vetta più elevata della poesia che attraverso la sua potenza, si impone nella vita dell’uomo. Nostra e del Poeta. Un’immagine quella della luna, malinconica e dolce. E come dice Leopardi, la malinconia è dolce perché immerge l’anima in pensieri indefiniti, senza contorni. La luna è misteriosa, sconosciuta. L’anima si immagina quello che non vede e non conosce.

di e con Luigi Moretti
musiche in scena Mario Salvi
scena Guerrino Andreani
costumi Stefania Cempini
disegno luci Ettore Bianco
assistente alla regia Stella Addario
foto Paolo Monina

immagini lunari Cristian Fattinnanzi
gra­fica Enzo Berardi

foto di scena Officina Foto

grafica Rosa Cisternino


si ringrazia Fiammetta Carena per la collaborazione

  
26.10.25
 

Missione Rosevelt

Luogo segreto 4 Ottobre 2025

AVAMPOSTO BONELLI

programma prima settimana

4 ottobre ore 11 e ore 16,30 (2 spettacoli)

MISSIONE ROOSEVELT

Tony Clifton Circus (Italia/Francia)

appuntamento in UN LUOGO SEGRETO

ingresso gratuito - PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA

Un’esperienza urbana, una performance partecipata in cui il pubblico,accomodato su una sedia a rotelle, si trasforma in un piccolo plotone, una gioiosa macchina da guerra messa insieme da una delle compagnie più folli d’Europa

 




16.10.25
 

We shall not be moved

We shall  not be moved

Serata imperdibile il 7 ottobre alle ore 21 a Roma, dedicata alla grandissima musicista, ricercatrice e attivista politica nordamericana BARBARE DANE, la cui incredibile carriera ha esplorato i temi della resistenza e della lotta per i diritti civili, avvicinando anche le più note ballate narrative, il blues e la musica afroamericana.

In occasione del passaggio a Roma del musicista cubano PABLO MENDEZ, figlio e allievo di Barbara Dane, ci ritroveremo con lui per una serata di musica proveniente dal repertorio di Barbara, dalle sue ricerche e dalla creatività di Pablo, anche fondatore e leader del gruppo di musica afrocubana Mezcla.

Parteciperanno musicisti romani che nel corso del tempo si sono ispirati all'attivismo e alla ricerca di Barbara, eseguendo brani dal suo repertorio e condividendo laboratori vocali e cori anch'essi presenti alla serata.

Appuntamento martedi 7 ottobre 2025 alle ore 21, AUDITORIUM SPIN TIME

14.10.25
 

Il mantello di Loden

Spintime  28 settembre 2025

Il mantello di Loden

di Thomas Bernhard

a cura del collettivo Tavolo Cultura di Spin Time

un progetto di Francesco Villano

con Marco Cavalcoli, Altea Narici, Francesco Villano

sonorizzazione live Altea Narici

consulenza alla drammaturgia Sergio Lo Gatto

illustrazione e grafica Mariagiulia Colace

L’incasso della serata verrà devoluto interamente al sostegno alla popolazione civile di Gaza, che riceverà una donazione tramite l’associazione Gazzella OdV.

In un costante sostegno alle cause e alle urgenze di Spin Time, mel 2019 Francesco Villano invitava Lino Musella e il musicista Marco Vidono nella lettura scenica di Emigranti di Slawomir Mrozek; nel 2024 lo affiancavano Mariangela Granelli e Dario Felli in una versione a leggio musicata di Orgia di Pier Paolo Pasolini. Oggi Spin Time ospita una terza lettura-concerto attorno al racconto Il mantello di Loden di Thomas Bernhard, accanto a Marco Cavalcoli e al violoncello di Altea Narici.

Note di regia

Francesco Villano

Seduto a un tavolo, un avvocato della Saggengasse ascolta un altro uomo della Saggengasse parlare. Lo ascolta, ma ancor più lo guarda, lo indaga, lo scava, trascrivendo su carta tutti i suoi pensieri: tutto quello che serve per fare “un buon lavoro”. Per venti interi anni i due si sono incrociati per strada, scrutandosi a vicenda, immaginando le rispettive vite, notandosi senza mai riconoscersi. Questo è il primo e l’unico momento per guardarsi in faccia.

L’incontro, però, è un non incontro. L’odissea di uno passa con indifferenza accanto a quella dell’altro, in una desolante implosione di senso. Nessuna storia si crea da questo incontro, non interviene alcun colpo di scena. Nell’inseguire un climax che, come una apocalisse, programmaticamente viene sottratto, i due si rubano sistematicamente il tempo, la parola e l’identità. In questa anomala storia di fantasmi, il punto sembra proprio essere non arrivare mai al punto.

Rispettando l’andamento linguistico e sintattattico e la morfologia della lingua di Bernhard, abbiamo creato un diagramma dove far risuonare la messa in voce di queste parole: una struttura piatta, convenzionale, un respiro apparentemente appoggiato alla cronaca. «Si dice la verità, ma non la verità». In una foresta di segni e rimandi, nessuno capirà perché sia servita una così debordante narrazione. Se non perché noi siamo fatti di logos.

Offriamo una “lettura-fiume” dove il ritmo e il suono delle parole creano il senso del discorso e dove questa relazione di potere non può invertirsi. Sperimentiamo un gioco fonetico che – al suono di un’indefinita entità esterna dettata dal metronomo – si ripeterà solo due volte. Minime variazioni, storture improvvisate che – tra verbo e parola – porteranno chi assiste alla libertà di relazionarsi con una sorta di macchina parlante.

Nessun obbligo di fruizione integrale; immaginiamo piuttosto l’attraversamento di una pinacoteca decadente e poco illuminata, un museo che non rispetta una cronologia narrativa e che, anzi, propone di invertarne di nuove, assecondando il ritmo e le sonorità, lasciando emergere e scomparire immagini istantanee, entrando e uscendo liberamente dalla sala.

Doppio, affezione, perdizione

Sergio Lo Gatto

 

14.10.25
 

Meo Patacca



Al Teatro Tordinona è andato in scena Meo Patacca, una commedia molto gradevole, scritta e diretta da Renato Giordano, che ne è stato anche protagonista accanto a Gegia. In realtà, abbiamo assistito a qualcosa di più di una “semplice commedia”: lo spettacolo infatti era quasi un “acquerello”  (alla Roesler Franz!!!!). Infatti, non solo la storia ci ha riportato al 1683 (anno cui si riferiscono i fatti), ma l’Autore che – detto per inciso – ama i soggetti e i personaggi della storia, ha usato anche un linguaggio popolare, ricorrendo a termini certamente oggi in disuso o addirittura dimenticati, ma che, appunto, ci hanno aiutato a spiccare questo volo della fantasia.

Ma vediamo meglio come stanno le cose.

Meo Patacca è un classico della tradizione dialettale romana: si tratta di un poema in versi scritto da Giuseppe Berneri alla fine del 600: da allora questo personaggio è diventato un po’ la maschera della commedia dell’Arte romana, cui si sono ispirati gli artisti negli anni a seguire: Rugantino, Gaetanaccio, sono l’archetipo del bullo romano, un po’ spaccone e un po’ fifone, tanta chiacchiera e pure... tanta furbizia! Un classico di  quel genere di spettacolo.

L’antagonista di Meo Patacca era un certo Marco Pepe, che nell’800 diventò anche più conosciuto di Meo Patacca, grazie all’interpretazione che ne diede un attore dell’epoca, tale Tacconi.

Renato Giordano si è ispirato a questi due personaggi, ambientando la storia nel 1683, quanto Vienna era assediata dai turchi: essendo l’ultimo baluardo della cristianità, Papa Innocenzo XI decise di inviare truppe e volontari a combattere con i viennesi e contribuire alla difesa della città per bloccare l’avanzata dei musulmani.

Tra i volontari ecco Meo Patacca, che raduna un gruppo di ragazzotti suoi amici Spaccamonti, Cencio, Favaccia etc.), tutti pronti e decisi a partire.

Purtroppo ci sono di mezzo le donne e gli amori. Meo è fidanzato con Nuccia, che si oppone alla partenza temendo per la sua vita e il loro futuro. Chi ha perso la testa per Nuccia, invece, è Marco Pepe, fanfarone e fifone, che però farebbe carte false per impalmare la bella romanina.

In suo aiuto accorre Mamma Carfogna, la quale con una serie di menzogne convince Nuccia e lasciare Meo in favore di Marco Pepe. Ovviamente, la verità viene a galla e Meo sfida Marco a duello. Ovviamente la cosa finisce a tarallucci e vino, anche perché nel frattempo giunge la notizia che i turchi sono stati sconfitti sul campo!

Questa è la storia che ci racconta Giordano, impreziosendola con una serie di citazioni musicali (da Luciano Rossi ad Achille Lauro, che hanno ulteriormente arricchito il colorito quadretto teatrale.

Renato Giordano dà vita a un divertente Marco Pepe, mentre Gegia interpreta con verve la figura di Carfogna.

Meo Patacca è Alessandro Lotrionte, Nuccia è Letizia Frezza, mentre Cencio è Ettore De Luca. Sul palco anche Francesco De Silvestris, Emanuela Fantozzi, Francesca Foglia, Roberto Gagliardi, Pirjetta Iannone e Nunzia Plastino.

Lo spettacolo è stato realizzato in collaborazione con la F.U.I.S. che ha sostenuto un progetto sulla romanità.
13.10.25
 

TRACCE

Teatro Tordinona 3 Ottobre 2025

TRACCE

Regia di Davide Indagati 

di Davide Indagati 

con Giorgia Osimati e Riccardo Cecere 

 

Una tela bianca. Una ragazza. Un ricordo che cerca forma.
"TRACCE" è un viaggio teatrale intimo e visionario, dove la pittura, la parola e il gesto si intrecciano per dare voce a ciò che resta quando qualcuno se ne va.
Una giovane donna entra in scena per dipingere i propri ricordi, ma scopre che non è sola: un passante curioso la osserva, le parla, e finisce per diventare parte di quel disegno. Insieme, tra dialoghi brillanti, memorie scolorite e silenzi pieni di tutto, tentano di afferrare qualcosa di invisibile: la traccia di chi non c'è più, ma che ha lasciato un segno.
Lo spettacolo affronta, con delicatezza e ironia, il tema del suicidio e della perdita, trasformando il dolore in gesto creativo e presenza simbolica.
Non ci sono risposte facili, ma c'è spazio per la luce, anche nell’angolo più scuro della tela.
"Tracce" è un omaggio poetico a chi se n’è andato troppo presto, e un invito per chi resta: continuare a disegnare, anche quando le mani tremano.

5.10.25
 

Seduta

Teatro Tordinona

21 settembre 2025 ore 18.30

SEDUTA

 di Laura De Marchi
regia di Giorgia Filanti
con la collaborazione di Camillo Ventola  

Laura De Marchi torna in scena in un nuovo capitolo intorno al tema che ha caratterizzato tutta la sua produzione artistica: la ricerca della felicità.
Non andando più di moda i personaggi, però, ora bisogna fare lo stand-up, ci si deve raccontare senza maschere, in prima persona, con un microfono in mano e rigorosamente in piedi.
“Però per me è difficile fare la stand up, perché non sono molto brava a tenere un microfono in mano… ho poca esperienza!
Malpensanti… È che ho sempre usato il microfono ad archetto.
Per me è difficile fare la stand up, perché non so fare i doppi sensi… neanche con il microfono…
E, soprattutto, per me è difficile fare la stand, perché non riesco a stare in piedi per più di un’ora. Dopo un po’ mi fanno male i piedi!
Allora ho deciso di fare una seduta, con il pubblico!!”. (Laura De Marchi)
La riflessione tragicomica di una donna normale, con le sue inibizioni, i suoi fallimenti, le sue storie, le sue follie, i suoi non-sense… Il tutto raccontato in… seduta!

24.9.25
 

La casa

Teatro Tordinona

21 settembre 2025 ore 17.30

LA CASA 

da Natalia Ginzburg
con Luca Di Capua
regia Enoch Marrella

La casa di Natalia Ginzburg è un racconto che nasconde sotto la sua superficie narrativa un’intera geografia emotiva: desideri, nostalgie, conflitti quotidiani e intimità familiari. Diretto da Enoch Marrella, il monologo prende vita attraverso l’intensità e la delicatezza dell’interpretazione di Luca di Capua, che si fa corpo e voce di una donna – la narratrice – trascinando lo spettatore dentro un flusso di ricordi, frustrazioni e sogni domestici. Una casa cercata, desiderata, respinta, forse mai davvero trovata. Una tana. O forse un’illusione. Luca di Capua plasma ogni personaggio con sensibilità trasformista: la protagonista e suo marito, il cognato sapientone, la suocera ossessionata dai pavimenti, l’irresistibile Commendator Piave, venditore entusiasta di bagni con colonne d’alabastro nero. Tutti passano nel suo corpo, nella sua voce, in un gioco di maschere leggero e struggente. La regia di Enoch Marrella si muove sul filo della memoria, con un impianto scenico essenziale e poetico: pochi oggetti, un quotidiano accartocciato, e una sedia che diventa giardino, terrazzo, salotto o cortile. Il suono della città – Roma – accompagna il viaggio, insieme a tracce sonore originali che restituiscono la nostalgia di una generazione in bilico tra guerra e liberazione. “La casa” non è solo la ricerca di un’abitazione: è il racconto di cosa significa appartenere a un luogo, a una storia, a un amore difficile. È una riflessione ironica e profonda sul tempo che passa, sulle scelte che si rincorrono e su quelle che non si fanno mai.

“Ci viviamo come in una tana. Ci viviamo come una calza vecchia.”

Luca Di Capua Diplomato alla scuola di “teatroazione”, inizia le sue prime esperienze d’attore nel collettivo  The Pills e poi prenderà parte come protagonista ad una sit-com su Rai Due dal titolo “Zio Gianni”; ha lavorato in teatro con Filippo Gili, Giancarlo Nicoletti, Luca Ariano, Marco Ceccotti ed altri registi. Da diversi anni alterna l’attività di attore con l’attività d’insegnamento teatrale presso le scuole Giuseppe Lombardo Radice e Giuseppe Mazzini di Roma. Paolo calabresi dice di lui: “imprevedibile, caotico e carismatico”.

24.9.25
 

Vertebre

Spazio Rossellini 14 Settembre 2025

VERTEBRE

di Alessandra Cristiani e Silvia Lanzalone
ideazione, coreografia e danza Alessandra Cristiani
ideazione, musica e live electronics Silvia Lanzalone
disegno luci Livia Caputo
progetto scenico Emanuela Mentuccia
musica: nuova produzione CRM per il Festival ArteScienza 2025
danza: nuova produzione PinDoc per il Festival ArteScienza 2025 con il contributo del MIC e della Regione Siciliana

Vertebre come fulcro invisibile e mobile, origine di molteplici ramificazioni di un corpo che trova percorsi nello spazio fisico e interiore. Il corpo nasce, si scopre e si rivela, esprimendo verità soggettive, esperienze immaginarie, estensioni dell’anima. La naturale attitudine all’esplorare è guidata da un “anelito”, una “tensione verso…”, necessari alla vita. Musica e movimento si ascoltano, si inseguono, si intrecciano e si trasformano, dissolvendo il confine tra corpo e spazio e lasciando affiorare forme plastiche e sonore, in continua mutazione. Un’installazione interattiva segna la scena, l’azione coreutica e la forma musicale, mettendo in evidenza il percorso delle trasformazioni e il gesto sonoro espressivo che le distingue. La collaborazione artistica, tutta al femminile, è indirizzata alla produzione di uno spettacolo in cui danza, musica, luce e spazio trovano piena integrazione e coerenza.

ALESSANDRA CRISTIANI
Premio della critica come miglior attrice per il corto Un appartamento vuoto, regia Sara Masi e Francesco M. Mortati, al Film Festival di Stoccolma, 2024; Nomination Premio Ubu 2018 come migliore attrice o performer per gli spettacoli Clorofilla e Euforia; Premio Excelsoir come migliore attrice per il corto La foto, regia di Sara Masi,1997. Dal 1996 indaga il pensiero e la pratica del Butō. Crea e dirige con la compagnia Lios la Rassegna Internazionale di Danza Butō Trasform’azioni (2001-2011). Il progetto La fisica dell’anima. Francesca Stern Woodman vince il sostegno Scenari Indipendenti 2008. Lavora come solista e nella compagnia Habillé d’eau, Premio Ubu 2018 per lo spettacolo di danza Euforia.

SILVIA LANZALONE
Compositrice (Salerno 1970). Opere acusmatiche, elettroacustiche e audiovisuali, web-opere, strumenti aumentati, sculture sonore, installazioni musicali interattive e adattive. Ricercatrice presso il Centro Ricerche Musicali CRM di Roma dal 1998. Opere eseguite in festival internazionali, edite da Ars Publica, Taukay e Suvini Zerboni. Pubblicazioni con Utet Università, Computer Music Journal, Organized Sound e altre edizioni specialistiche. Ha tenuto seminari, masterclass e convegni presso Conservatori e altre istituzioni in Italia e all’estero. Docente di Composizione Musicale Elettroacustica presso il Conservatorio “Santa Cecilia” di Roma. Sito web: www.silvialanzalone.it

EMANUELA MENTUCCIA
Colleferro, 1969. Architetto e designer, è laureata “Cum Laude” all’Università “La Sapienza” di Roma – relatori C. Terzi e M. Lupone – con una tesi innovativa sull’architettura materiale e virtuale in cui luce, suono e materia ne sono i protagonisti. È da sempre alla ricerca di un “segno totale” che possa coniugare arte, architettura, cultura e tecnologia. Si occupa di allestimenti d’arte e della luce in ambito museale, in sedi istituzionali e culturali, in siti archeologici e monumentali di interesse straordinario. Lavora come progettista nel campo dell’architettura, della rigenerazione urbana e della valorizzazione dell’architettura del Novecento. Da anni affianca il CRM-Centro Ricerche Musicali di Roma. Collabora con compositori e artisti visivi.

 

20.9.25
 

Fringe Festival Premiazione


Il Fringe Festival è il più grande e prestigioso evento di arti performative al mondo, nato a Edimburgo nel 1947. Oggi, il movimento Fringe conta oltre 250 festival annuali, che si svolgono in tutto il mondo, da Australia e Stati Uniti a Asia ed Europa, celebrando la creatività e la libertà artistica senza confini. Il Fringe è famoso per la sua natura inclusiva e aperta, che offre a tutti gli artisti, emergenti o affermati, la possibilità di esibirsi senza complicati processi di selezione. Questo approccio permette di dare spazio a idee innovative e alla diversità culturale, creando esperienze uniche sia per gli artisti che per il pubblico. Ogni anno, il Fringe Roma Festival si unisce a questa tradizione, portando il teatro indipendente a Roma e dando voce a performance audaci e originali. Con una varietà di spettacoli che spaziano tra generi e stili, il festival si conferma come un punto di riferimento fondamentale per la scena culturale internazionale. Unisciti a noi e vivi l'emozione del teatro che sfida le convenzioni!
 
ROMA FRINGE STAFF
Direttore Artistico Fabio Galadini
Direttore Tecnico Marco Zordan
Fotografo Piero Tauro e Simona Albani
Communicazione Alibi Creativo
Ufficio Stampa Maya Amenduni

29.8.25
 

Venire meno

Teatro Vascello 28 luglio 2025

Venire Meno

Di e con Eleonora Bracci, Giulia Celletti, Marta Della Lucia, Camilla Ferrara
Consulenza artistica Andrea Cosentino Sarah Sammartino

Proveniente da Roma

con il sostegno di
Vestiti della vostra pelle 2024
Associazione Calpurnia
Spin Time Labs

“Voi avete mai finto l’orgasmo?”
Da questa domanda nasce “Venire Meno”, una scrittura ribelle e ironica sul tema della finzione dell’orgasmo femminile. E’ un fenomeno di cui spesso si parla tra amiche, in un paradossale meccanismo per cui può sembrare impossibile ribellarsi alla condizione di accondiscendenza e compiacimento, una “cultura del sacrificio” a cui siamo educate. In scena, quattro ragazze e un divano. Camilla non sa come affrontare le difficoltà con cui si scontra nei rapporti sessuali. Chiede, allora, alle sue amiche, di insegnarle l’infallibile arte del fingere. Tra posizioni assurde e studi basati su bravissime performer del sesso, le ragazze preparano Camilla all’incontro con il suo Luca. Nella cornice del gioco della finzione dell’orgasmo, si inserisce anche il gioco della finzione teatrale: le scene tra le quattro amiche vengono interrotte dalle quattro attrici in prova, che si interrogano sul tema, su tutto quello che nasconde e su come raccontarlo.
Fingere sarà la soluzione?

 

29.8.25
  ,

Rainbow

Teatro Vascello 28 luglio 2025

Rainbow

Finalista Roma Fringe Festival 2025 Un ricordo si apre. E dentro, la guerra. Rainbow è un viaggio intimo e potente tra memoria e perdita, sogni inghiottiti dal mare, e uomini trasformati dalla paura. Un monologo tratto da una storia vera che scava, sussurra e infine colpisce. Perché anche nel buio più fitto, la voce della memoria può farsi luce. di e con Francesco Rivieccio

28.8.25
  ,

Tanto Ormai

Teatro Vascello 28 Luglio 2025

Finale Roma Fringe Festival 2025

TANTO ORMAI

 Finalista Roma Fringe Festival 2025 Tre giovani amici. Una casa. La guerra fuori e dentro. In Tanto Ormai, le parole scivolano tra suoni lontani, paure non dette e slanci trattenuti. Un rifugio mentale e fisico dove l’ignavia diventa una scelta, e il possibile si scontra con l’impossibile. Un’opera cruda, poetica, necessaria. Perché a volte non si ha il coraggio di cambiare il mondo, ma si può ancora raccontarlo. di Damiano Lepri e Adriano Gardumi con Damiano Lepri, Luca Di Sessa è Jacopo Dragonetti regia Adriano Gardumi aiuto regia Mery Calamita Acqua Salata Produzioni collettivo dell’aspirapolvere 

28.8.25
  ,

Ecuba

ECUBA – L’insostenibile sofferenza della consapevolezza

Domenica 6 luglio ore 21:00
Mausoleo di Cecilia Metella – Chiesa di San Nicola
#teatro
Centro Teatrale Artigiano
Da Euripide, versione di Marina Pizzi
Regia di Silvio Giordani
Musiche Francesco Verdinelli
Con Angiola BAGGI, Maria Cristina GIONTA, Luca NEGRONI, Emiliano OTTAVIANI



28.7.25
  ,

Vivere di versi

VIVERE diVERSI – La bellezza non può morire

Giovedì 3 luglio ore 21:00
Mausoleo di Cecilia Metella – Chiesa di San Nicola
#teatro vocalist 
CDL- Spazio Madera
Da Omero, Joyce e Katherine Mansfield
Di e con Miriam PALMA
Musica e chitarra Nino GIANNOTTA



28.7.25
  ,

Per la poesia infinita del creato

Per la poesia infinita del creato - Anima Mundi | ATTRAVERSAMENTI, la via Appia tra Pietra e Visione 2025

 martedì 1 luglio 2025
 ore 18,30
Area mausoleo Cecilia Metella / Chiesa di San Nicola (Castrum Caetani)


 #incontro #talk    “per la poesia infinita del creato”
 in dialogo con Guidalberto BORMOLINI (monaco) e Gabriele GUZZI (economista)

Mai l'economia è stata così centrale nella vita sociale, familiare, individuale come nell'attuale fase della civiltà. Parafrasando Karl Polanyi, è l'intera società ad essere incorporata nel meccanismo della sua stessa economia, trasformandosi in società di mercato. L'Economia quindi è divenuta una sfera autonoma che tende ad inglobare la stessa società che diviene “economica”, essendo le sue istituzioni essenziali il mercato ed il capitale.
Di contro assistiamo nella nostra società ad un ritorno di interesse e ad un forte desiderio di spiritualità. A questo riguardo l’antropologo Luis-Vincent Thomas afferma che: «Il fallimento di un mondo ipertecnicizzato genera un bisogno immenso di spiritualità». Ma questa ricerca non sempre è in continuità con le forme tradizionali. L’atteggiamento prevalente sembra fatto di maggiore individualismo e minore impatto comunitario: misticismo, ascesi, meditazione vissuti esclusivamente come opzione personale.
Allora può la spiritualità dialogare con l’economia con l’obiettivo di comprendere quale sarà il “pensiero economico” del futuro?
Laddove vi è disponibilità a entrare nell’economia del dono, dell’amore e della cura, uscendo da dogmatismi e ideologie per cercare quell’afflato universale e antropologico, lì vi sarà possibilità di luoghi e spazi dove le persone troveranno ristoro, benessere e vita.

# performance  “Anima Mundi”
concerto per fisarmonica di e con Marcello FIORINI (musica)

Marcello Fiorini, fisarmonicista e compositore, vincitore di numerosi concorsi musicali nazionali e prestigiosi premi internazionali, ha sviluppato negli anni un originale ed emozionante linguaggio musicale che lo hanno portato a comporre ed interpretare musiche per il teatro, la danza e il cinema, unitamente a un’attività concertistica sia come solista che in formazione. Ha collaborato con artisti come Vladimir Derevianko, Laura Escalada Piazzolla, Pino Strabioli, Aurelio Gatti e la compagnia MDA Produzioni Danza, Cosimo Cinieri, Luis Bacalov, Gianni de Feo, Claudia Zaccari e Dominique Portier, Moni Ovadia, Michel Godard, Gianluca Maria Tavarelli, Simone Massi, Dario Ballantini. Il suo disco da solista dal titolo “Y” (MAP Editions) è stato premiato con l’Orpheus Award 2017 (Premio della critica) come miglior album e produzione per fisarmonica classica.
“ANIMA MUNDI”
La vita è continua e incessante creazione che nasce da un principio semplice, una forza compatta e unitaria da cui prendono forma le piante, gli animali, gli esseri umani e l’universo tutto. È da questo principio universale che è possibile comprendere la natura e accostarsi alla spiritualità più pura, semplice e vera.

Nascono così le composizioni di ANIMA MUNDI sui temi universali dell’armonia e della vitalità della natura e della sua totalità: ogni realtà, anche apparentemente inanimata, contiene una presenza spirituale collegata all'anima del tutto. La molteplicità di anime presenti nel mondo è l'Anima del mondo e all’uomo spetta coglierne l’intelligenza assopita e lo spirito divino.

13.7.25
  ,

CONTROCORE

CONTROCORE | dom 29 giugno | ATTRAVERSAMENTI, la via Appia tra Pietra e Visione 2025


dom 29 giu 25
ore 21,00
Area mausoleo Cecilia Metella / Chiesa di San Nicola (Castrum Caetani)
# musica
 

Ecovanavoce
CONTROCORE
canzoni originali su versi di Mauro Marè e Vittorio Bodini
 musiche originali di Paolo FONTANA e Fabio LORENZI
 con Chiara Meschini voce |Paolo Fontana chitarra
Carlo Travierso sax soprano |Elèna Iliev viola da gamba contralto
Fabio Lorenzi viola da gamba basso  | Luigi Giuliani voce narrante

Ecovanavoce è una compagnia musicale con una prospettiva ampia che tende ad esaltare i legami che uniscono repertori diversi e lontani, spaziando tra musica antica, tradizione popolare e musica contemporanea originale.
Fondata da Paolo Fontana e Fabio Lorenzi ha iniziato la sua attività nel 2004, i suoi progetti hanno partecipato ad eventi nazionali ed internazionali.
Il percorso artistico compiuto da Ecovanavoce in venti anni di attività è stato sempre ispirato, nonostante le diverse declinazioni di ogni progetto, dalla musica antica. Dalle rielaborazioni di canzoni del primo seicento italiano e francese, passando per la tradizione italiana del Sud, arrivando fino alla canzone d’autore originale o liberamente tratta dalla poesia contemporanea.
Controcore prende il titolo dall’ultima raccolta di versi di Mauro Marè e propone canzoni originali sui versi di un poeta che ha spinto progressivamente la sua scrittura in dialetto verso una nuova lingua romanesca, capace di restituire alla parola le radici sensibili e profonde recise dalle convenzioni stilistiche, linguistiche e tematiche del “romanesco”.
Come per la la ricerca di una terra su cui con infinito ed eroico sforzo mettere radici, le canzoni su versi di Mauro Marè si intrecciano con la pratica di improvvisare o comporre melodie sopra un ground , un motivo di basso ripetuto, minimalista, ma di origine antica che prende il nome da danze popolari come la folia , il ruggiero , la bergamasca , il passamezzo antico e quello moderno , la passacaglia , la romanesca.

 

11.7.25
  ,

PIRANDELLO. QUESTO, CODESTO E QUELLO

PIRANDELLO. QUESTO, CODESTO E QUELLO | sab 28 giugno | ATTRAVERSAMENTI, la via Appia tra Pietra e Visione 2025

sab 28 giu 25
ore 21,00
 Area mausoleo Cecilia Metella / Chiesa di San Nicola (Castrum Caetani)
# teatro
 

Agricantus
PIRANDELLO. QUESTO, CODESTO E QUELLO
 di Salvatore Ferlita e Sergio Vespertino
 musiche Virginia Maiorana
 scenografia di Mariano Brusca e Salvatore Scherma
con Sergio VESPERTINO 

 Luigi Pirandello era solito dare udienza ai fantasmi, a quelle presenze larvali che di tanto in tanto lo imploravano per ottenere cittadinanza letteraria, nella speranza di essere accolti nel canale di scorrimento della “presunta” vita vera. Erano i signori personaggi delle sue future novelle, ciascuno dei quali con una particolare miseria o lacerante aberrazione da far conoscere.  Ma se un giorno, a recarsi dal grande scrittore, fossero invece i personaggi noti delle sue novelle, delle commedie o dei romanzi? Quelli ormai di dominio pubblico, perché bene o male incontrati a scuola o nei teatri: se

fossero, dunque, loro i questuanti?  Venuti fuori dalle pagine, inopinatamente sbucati dalle tavole di un palcoscenico, sospinti insomma dal motore dell’insoddisfazione, stanchi della maschera finora indossata, adesso sono loro a chiedere all’autore conto e ragione, rinfacciandogli l’ignominia alla quale sono stati inchiodati, volendo a tutti i costi restituirgli la loro “croce”. E mentre il clima si fa arroventato e la vertigine si impossessa di tutti quanti, personaggi e autore compreso, i ruoli si ribaltano: è Pirandello stavolta a non poterne più, a volersi liberare dei legacci d’inchiostro e mentali che lo avvinghiano alle sue opere per mostrare, finalmente, il vero volto che gli appartiene, inusitato e sorprendente. Provando a immaginare, tracotanza delle tracotanze, una vita alternativa, uno spazio diverso, un altrove possibile non soltanto per le sue povere cavie, ma per se stesso, per tutti noi.

 

10.7.25
  ,

ODISSEO SUPERSTAR

ODISSEO SUPERSTAR | dom 22 giugno | ATTRAVERSAMENTI, la via Appia tra Pietra e Visione 2025

dom 22 giu 25
 ore 21,00
 Area mausoleo Cecilia Metella / Chiesa di San Nicola (Castrum Caetani)
# teatro musicale

 TTR Il Teatro di Tato Russo - V.A.N. Verso Altre Narrazioni
 ODISSEO SUPERSTAR
 regia Collettivo V.A.N.
 con Andrea DI FALCO, Gabriele MANFREDI, Andrea PACELLI
 Gabriele RAMETTA, Pierantonio SAVO VALENTE

 Dopo il successo di “2021: Odissea nello spiazzo”, il Collettivo V.A.N. ricomincia la sua indagine sul mito di Omero seguendo la vita di Ulisse. L’eroe omerico diventerà il punto di
vista privilegiato per raccontare, in modo ironico, scanzonato e pure poetico, diverse storie della mitologia che lo vedono protagonista. Dalla sua nascita, la guerra di Troia, il suo  viaggio e il continuo della sua storia raccontata nell’inferno dantesco.
La storia di Ulisse diventa la base per una commedia musicale che unisce le tecniche del Tableau Vivant, della Commedia dell’Arte e del travestimento per viaggiare nella vita dell’eroe omerico, stimolando l’immaginazione dello spettatore.

Gli attori si travestono per divenire di volta in volta i diversi personaggi della narrazione o per restituire le ambientazioni della vicenda. I loro corpi, le loro voci, pochi semplici oggetti e delle persone disposte ad ascoltarli sono tutto ciò che occorre per accompagnare lo spettatore in un viaggio magico e irriverente al tempo stesso.
Grazie a riferimenti quali il Quartetto Cetra, i Monty Phyton, la Commedia dell’Arte, alcuni film classici italiani e la tradizione musicale della Disney questo progetto ha trovato la sua modalità espressiva in un contenitore straniante in cui pochi interpreti possono dar corpo a tutti i personaggi.

 

10.7.25
  , ,

LA FABBRICA DEGLI ANGELI SENZA TEMPO

LA FABBRICA DEGLI ANGELI SENZA TEMPO | dom 15 giugno | ATTRAVERSAMENTI, la via Appia tra Pietra e Visione 2025

domenica 15 giugno 20 ore 21,00
Mausoleo Cecilia Metella - Chiesa di San Nicola 

# teatrodanza
Obliquo - MDA Produzioni Danza
LA FABBRICA DEGLI ANGELI SENZA TEMPO
drammaturgia Brancaccio, Gatti
coreografia e regia Aurelio Gatti
con Lucia CINQUEGRANA, Elisa Carta CAROSI, Paola SARIBAS
e Mario BRANCACCIO 

Nel ‘600 Napoli era la città più grande e popolata d’Europa e “faceva” musica, tanta musica. Tra il Seicento e Settecento la gerarchia sociale poneva i musicisti al livello dei servi, costretti a lavorare per un tozzo di pane. A Napoli e in Italia, la maggior parte della gente viveva in stato di semi-schiavitù, assoggettata a gente straniera. Gli apprendisti delle botteghe musicali, come per l'arte figurativa, erano spesso gli autori reali delle musiche, mentre i compositori di successo, incaricati dai potenti di turno, supervisionavano il lavoro e questo spiega come un compositore riuscisse a comporre in poche settimane una mole immensa di musica. I copisti professionisti mettevano assieme opere con pezzi diversi, traendo temi e brani da materiale preesistente. Questa situazione era diffusa  in tutta Europa e come non c'erano geni in Italia, così non c'erano geni neppure in Europa… C'erano solo bravi artigiani e validi Maestri di bottega. L'idea del genio è tutta romantica. Nel Settecento è del tutto fuori luogo, mentre nell'Ottocento è frutto di fantasia.


Questo il contesto da cui si è partiti per la messa in scena di “La fabbrica degli ANGELI SENZA TEMPO”. Ci si è concentrati sul Barocco come tempo storico, come condizione esistenziale di un’ epoca che pone alla base una asimmetria fra tempo del mondo e tempo vissuto, tra il vuoto di prospettiva e l’attesa dell’occasione per il riscatto. Un tempo in cui l’idea di autonomia e di libertà  è mortificata e in cui l’imperativo è trovare le forme, i modi, la lingua, per convivere  con un potere che rende gli spazi di azione sempre più esigui e dove dunque è cruciale dotarsi di un codice espressivo e di comportamento che consenta di «salvarsi». Un momento storico attraversato da inquietudini e contraddizioni potenti con eccessi in tutti i campi, da quello artistico a quello scientifico, come nella vita sociale e quotidiana, determinando un diffuso senso di relativismo, di precarietà , di caducità, di morte.

Così Il fenomeno degli “evirati cantori” e tutto il mondo della castratio euphonica, aspetto singolare della scuola operistica napoletana, non può prescindere dalla sua epoca, in cui sacro e profano sconfinano 

nell’immaginario e curiosità, seduzione, sperimentazione diventano la miscela di una ricerca “vorace” di riscatto.

Il riscatto è il tema di questo danza teatro, attraverso la musica e le visioni dell’ormai vecchio maestro di musica Nicola Antonio Porpora, ennesimo protagonista dei fasti e dell’oblio di un’epoca tanto straordinaria quanto indifferente ai suoi numerosi artefici.   

10.7.25
  , ,

Martin Luther King. Una storia americana

Spintimelabs venerdì 4 aprile 2025


Martin Luther King. Una storia americana 
lezione-concerto di e con 
Paolo Naso (Sapienza, Università di Roma) e 
Alberto Annarilli (Università di Roma Tor Vergata)
Musiche a cura di ControCoro e Voices of Grace
In occasione dell’anniversario dell’uccisione di Martin Luther King

23.6.25
  ,

TWITTERING MACHINE

spinoff.spintimelabs 22 maggio 2025

spettacolo/performance

TWITTERING MACHINE
di AdA collettivo informale per la scena 
regia e installazioni video Loredana Antonelli
regia drammaturgia e interpretazione Pasquale Passaretti
music composer LadyMaru
assistente regia Elena Zagaglia
 
È venerdì. Un dipendente di una multinazionale, a causa di un tragico imprevisto, è costretto a trattenersi oltre l’orario di chiusura dell’ufficio. Questo evento inaspettato spinge il protagonista a riflettere sul senso delle proprie azioni quotidiane: prendere il treno per andare al lavoro, bere un caffè al bar della stazione, scorrere distrattamente un post di qualche social. La perpetua replicazione di queste azioni banali si rivelano inaspettati incubatori di crudeltà. L’individuo contemporaneo applica e subisce la pratica del male in situazioni ritenute normali – tutto sembra lecito perché tutto è normale. Twittering Machine replica l’assurdità della società contemporanea inscenando una giornata-tipo di un dipendente-tipo, laddove il tempo è uno spietato ingranaggio di una macchina inutile. Il progetto si ispira al quadro di Paul Klee, 

Die Zwitscher-Machine, l'opera ritrae  quattro uccelli stilizzati posati su un’esile struttura che cantano grazie all’azione meccanica di una manovella. Da questa suggestione nasce Twittering Machine, una performance multimediale tra musica, video  e prosa.

Premio PimOff ’ per il Teatro Contemporaneo 
Premio LMDP - Festival Internazionale di Teatro Arte e Nuove Tecnologie di Kyber Teatro ‘22 
con il sostegno di Lunarte

17.6.25
 

Matrice- da Ana Mendieta

Angelo Mai 28 Maggio 2025

Trilogia_La questione del linguaggio corporeo e l’arte di A.Mendieta, C.Cahun, S.Moon

Alessandra Cristiani

ANCORA | Angelo Mai | Teatro 2024_2025

Progetto e performance  Alessandra Cristiani | musiche originali  Ivan Macera | musiche aggiuntive  Alessandro Cortini | luce  Gianni Staropoli | produzione  pindoc | coproduzione  Teatro Akropolis | con il sostegno di  Orbita Spellbound Centro Nazionale di Produzione della Danza, dell’associazione Culturale Le Decadi | con il contributo di  Mic, Regione Siciliana | un ringraziamento speciale alla compagnia DEHORS/AUDELA, allo spazio Gemma-scuola del corpo 

ALESSANDRA CRISTIANI porta in scena un percorso performativo in tre tappe, ispirato all’arte di Ana Mendieta, Claude Cahun, Suehiro Moon.

Dopo la Trilogia dedicata a Schiele, Bacon e Rodin, nasce una nuova indagine: uno sguardo al femminile sul corpo, l’identità e la rappresentazione.

🔻 Tappa I | 28 maggio | h 21 – Matrice da Mendieta

🔻 Tappa II | 29 maggio | h 21 – Lingua da Cahun

🔻 Tappa III | 30 maggio | h 21 – caduta la neve da Moon

L’ultima TRILOGIA di Alessandra Cristiani è ispirata alla questione del linguaggio corporeo e l’arte di A. Mendieta, C. Cahun, S.Moon. La passata Trilogia_La questione del corpo e l’arte di E. Schiele, F. Bacon, A. Rodin può considerarsi la madre, il campo magnetico dal quale dedurre un ulteriore orizzonte, una rinnovata tensione al performativo. La questione del linguaggio corporeo nell’arte di A. Mendieta, C. Cahun, S. Moon, è l’elemento figlio, lo sguardo declinato al femminile gettato sul contemporaneo. 

La corporeità indaga criticamente il linguaggio d’arte come mezzo espressivo, sottopone a interrogazione l’artificio, il congegno, la rete, il recinto. Quale è la condizione, il passo familiare e l’inciampo, che meglio può convocare la propria natura viva, identitaria? In che modo il misterioso radicamento carnale legittima l’efficacia della rappresentazione? È possibile intercettare zone di collasso e di confine nel transito percettivo tra la performance e la modalità installativa? Quale è il luogo in cui stare? Quale è il corpo da stanare? L’Ankoku Butō nell’immenso materiale di pensiero, pratiche e poetiche da lui germinate, è a fondamento del percorso creativo per la capacità che ha di rendere urgente e necessario dissentire dal codice.

ALESSANDRA CRISTIANI

Performer e danzatrice, lavora come solista e stabilmente nella compagnia Habillé d’eau che vince il Premio Ubu 2018 come miglior spettacolo di danza con Euforia. Dello stesso anno la
Nomination Premio Ubu 2018 come migliore attrice o performer per gli spettacoli Clorofilla e Euforia. Dal teatro di marca odiniana (Teatro Potlach, Toni Cots, Jean Paul Denizon, Teatro de Los Andes, Nino Racco, Naira Gonzales) approda alla danza attraverso una personale esplorazione del training fisico dell’attore. Studia danza contemporanea con Moses Pendleton, Giovanna Summo, Domenique Dupuy, Hervè Diasnas; Tecniche del mimo trasparente con Hal Yamanouchi; Respiro e movimento con il trainer Giuseppe Ravì; Qi gong con Solene Fiumani; Ideokinesis: Placement e Riposo Costruttivo con Ursula Stricker,Yoga con Maddalena Gana. Nel 1997 riceve il Premio Excelsior come migliore attrice per il corto La foto, per la regia di Sara Masi, concludendo un primo ciclo di formazione nel teatro di ricerca.
Dal 1996 indaga il pensiero e la pratica dell’ankoku Butō (Masaki Iwana, Akira Kasai, Akaji Maro, Tadashi Endo, Ko Murobushi, Yoko Muronoi, Hisako Horikawa, Toru Iwashita, Daisuke Yoshimoto, Atsushi Takenouchi, Kohshou Nanami, Yuko Kaseki, Yumiko Yoshioka), laureandosi in Metodologia e Critica dello Spettacolo con la tesi sperimentale: Masaki Iwana e la tradizione del “Buto Bianco”. “The Intensity of nothingness”: una metodologia della danza.


28 maggio | h 21 | Matrice- da Ana Mendieta

Trilogia_la questione del linguaggio corporeo e l’arte di A. Mendieta, C. Cahun, S.Moon

Progetto e performance  Alessandra Cristiani | suono Ivan Macera | Luce Gianni Staropoli | Immagine e video  Alberto Canu, | Cuore, opera dell’artista Mirna Manni |un ringraziamento  speciale a Lorenzo Letizia | Produzione pindoc | Coproduzione Teatro Akropolis, Triangolo Scaleno Teatro | Con il sostegno Associazione Culturale Le Decadi, Associazione Vera Stasi / Progetti per la Scena | Con il contributo di Mic, Regione Siciliana

Matrice, ossia alla foce di se stessi. Il corpo come Mater, condizione generativa e trasformativa. Luogo attraversato e attraversabile, infinite le sue nature, indecifrabili i suoi sigilli. Con pudore cerco la via per retrocedere alla sorgente, nella visione di un corpo originario e salvifico, colmo e cavo, nell’utopia di una terra lentissima e propizia. Cerco nella performance una strategia esistenziale, la ritualità di un viaggio che possa ricongiungermi a un innato sapere percettivo, all’innesco delle forze primarie, alle loro pulsioni vitali. La corporeità radica. È qualcosa che battezza, che intrappola, che libera. Desidero la concretezza della sua lingua.

 

17.6.25
 
 
Support : MarXoB
Copyright © 2011. e-performance.tv - All Rights Reserved
Template Created by MarXoB | Published by e-performance.tv
powered by Blogger