Teatro Tordinona 25
Ottobre 2025
IDILLIO, LEOPARDI E LA
LUNA
da Giacomo Leopardi
La figura
che può dirsi, senza alcun dubbio, componente essenziale dell’immaginario
leopardiano è la luna.
La luna e, naturalmente, il paesaggio che la circonda.
Italo Calvino nelle sue Lezioni
americane ci ricorda che Giacomo
Leopardi a quindici anni scrive una storia
dell'astronomia di straordinaria erudizione. La contemplazione del cielo
notturno che ispirerà a Leopardi i suoi versi più belli non era solo un motivo
lirico; quando parlava della luna Leopardi sapeva esattamente di cosa parlava.
La contemplazione del cielo
stellato, degli spazi cosmici, il colloquio con la luna, sua muta e solinga
interlocutrice, rappresentano un motivo che attraversa la sua opera.
La luna, appena s'affaccia nei
versi dei poeti, ha avuto sempre il potere di comunicare una sensazione di
levità, di sospensione, di silenzioso e calmo incantesimo. Calvino in un primo
momento avrebbe voluto dedicare la lezione sulla leggerezza tutta alla luna:
seguire le apparizioni della luna nelle letterature d'ogni tempo e paese. Poi
decide che la luna andava lasciata tutta a Leopardi. Perché il miracolo di
Leopardi è stato di togliere al linguaggio ogni peso fino a farlo assomigliare
alla luce lunare. Le numerose apparizioni della luna nelle sue poesie occupano
pochi versi ma bastano a illuminare tutto il componimento di quella luce o a
proiettarvi l'ombra della sua assenza.
Provate ad osservarla e
ascoltarla non solo come parola, certo componente fondamentale della poesia, ma
come un magico emblema, una figura mitica, un’interlocutrice simbolica. Come
vetta più elevata della poesia che attraverso la sua potenza, si impone nella
vita dell’uomo. Nostra e del Poeta. Un’immagine quella della luna, malinconica
e dolce. E come dice Leopardi, la malinconia è dolce perché
immerge l’anima in pensieri indefiniti, senza contorni.
La luna è misteriosa, sconosciuta. L’anima si immagina quello che non vede e
non conosce.
di e con Luigi Moretti
musiche
in scena Mario Salvi
scena Guerrino Andreani
costumi Stefania Cempini
disegno
luci Ettore Bianco
assistente
alla regia Stella Addario
foto Paolo Monina
immagini lunari Cristian
Fattinnanzi
grafica Enzo Berardi
foto di scena Officina Foto
grafica Rosa Cisternino
si
ringrazia Fiammetta Carena per la collaborazione
AVAMPOSTO
BONELLI
programma
prima settimana
4 ottobre ore
11 e ore 16,30 (2 spettacoli)
MISSIONE
ROOSEVELT
Tony Clifton
Circus (Italia/Francia)
appuntamento
in UN LUOGO SEGRETO
ingresso
gratuito - PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA
Un’esperienza
urbana, una performance partecipata in cui il pubblico,accomodato su una sedia
a rotelle, si trasforma in un piccolo plotone, una gioiosa macchina da guerra
messa insieme da una delle compagnie più folli d’Europa
Serata imperdibile il 7
ottobre alle ore 21 a Roma, dedicata alla grandissima musicista, ricercatrice e
attivista politica nordamericana BARBARE DANE, la cui incredibile carriera ha
esplorato i temi della resistenza e della lotta per i diritti civili, avvicinando
anche le più note ballate narrative, il blues e la musica afroamericana.
In occasione del passaggio a Roma del musicista
cubano PABLO MENDEZ, figlio e allievo di Barbara Dane, ci ritroveremo con lui
per una serata di musica proveniente dal repertorio di Barbara, dalle sue
ricerche e dalla creatività di Pablo, anche fondatore e leader del gruppo di
musica afrocubana Mezcla.
Parteciperanno musicisti romani che nel corso
del tempo si sono ispirati all'attivismo e alla ricerca di Barbara, eseguendo
brani dal suo repertorio e condividendo laboratori vocali e cori anch'essi
presenti alla serata.
Appuntamento martedi 7 ottobre 2025 alle ore 21,
AUDITORIUM SPIN TIME
Il mantello di Loden
di Thomas Bernhard
a cura del collettivo Tavolo Cultura di Spin Time
un progetto di Francesco Villano
con Marco Cavalcoli, Altea Narici, Francesco Villano
sonorizzazione live Altea Narici
consulenza alla drammaturgia Sergio Lo Gatto
illustrazione e grafica Mariagiulia Colace
L’incasso della serata verrà devoluto interamente al
sostegno alla popolazione civile di Gaza, che riceverà una donazione tramite
l’associazione Gazzella OdV.
In un costante sostegno alle cause e alle urgenze di Spin Time,
mel 2019 Francesco Villano invitava Lino Musella e il musicista Marco Vidono
nella lettura scenica di Emigranti di Slawomir Mrozek;
nel 2024 lo affiancavano Mariangela Granelli e Dario Felli in una versione a
leggio musicata di Orgia di Pier Paolo Pasolini. Oggi Spin
Time ospita una terza lettura-concerto attorno al racconto Il mantello
di Loden di Thomas Bernhard, accanto a Marco Cavalcoli e al
violoncello di Altea Narici.
Note di regia
Francesco Villano
Seduto a un tavolo, un avvocato della Saggengasse ascolta un
altro uomo della Saggengasse parlare. Lo ascolta, ma ancor più lo guarda,
lo indaga, lo scava, trascrivendo su carta tutti i suoi pensieri: tutto quello
che serve per fare “un buon lavoro”. Per venti interi anni i due si sono
incrociati per strada, scrutandosi a vicenda, immaginando le rispettive vite,
notandosi senza mai riconoscersi. Questo è il primo e l’unico momento per
guardarsi in faccia.
L’incontro, però, è un non incontro. L’odissea di uno passa con
indifferenza accanto a quella dell’altro, in una desolante implosione di senso.
Nessuna storia si crea da questo incontro, non interviene alcun colpo di scena.
Nell’inseguire un climax che, come una apocalisse,
programmaticamente viene sottratto, i due si rubano sistematicamente il tempo,
la parola e l’identità. In questa anomala storia di fantasmi, il punto sembra
proprio essere non arrivare mai al punto.
Rispettando l’andamento linguistico e sintattattico e
la morfologia della lingua di Bernhard, abbiamo creato un diagramma dove far
risuonare la messa in voce di queste parole: una struttura piatta,
convenzionale, un respiro apparentemente appoggiato alla cronaca. «Si dice la
verità, ma non la verità». In una foresta di segni e rimandi, nessuno capirà
perché sia servita una così debordante narrazione. Se non perché noi siamo
fatti di logos.
Offriamo una “lettura-fiume” dove il ritmo e il suono
delle parole creano il senso del discorso e dove questa relazione di potere non
può invertirsi. Sperimentiamo un gioco fonetico che – al suono di un’indefinita
entità esterna dettata dal metronomo – si ripeterà solo due volte. Minime
variazioni, storture improvvisate che – tra verbo e parola – porteranno chi
assiste alla libertà di relazionarsi con una sorta di macchina parlante.
Nessun obbligo di fruizione integrale; immaginiamo
piuttosto l’attraversamento di una pinacoteca decadente e poco illuminata, un
museo che non rispetta una cronologia narrativa e che, anzi, propone di
invertarne di nuove, assecondando il ritmo e le sonorità, lasciando emergere e
scomparire immagini istantanee, entrando e uscendo liberamente dalla sala.
Doppio, affezione, perdizione
Sergio Lo Gatto
TRACCE
Regia di Davide Indagati
di Davide Indagati
con Giorgia Osimati e Riccardo Cecere
Una tela bianca. Una ragazza. Un ricordo che cerca forma.
"TRACCE" è un viaggio teatrale intimo e visionario, dove la pittura,
la parola e il gesto si intrecciano per dare voce a ciò che resta quando
qualcuno se ne va.
Una giovane donna entra in scena per dipingere i propri ricordi, ma scopre che
non è sola: un passante curioso la osserva, le parla, e finisce per diventare
parte di quel disegno. Insieme, tra dialoghi brillanti, memorie scolorite e
silenzi pieni di tutto, tentano di afferrare qualcosa di invisibile: la traccia
di chi non c'è più, ma che ha lasciato un segno.
Lo spettacolo affronta, con delicatezza e ironia, il tema del suicidio e della
perdita, trasformando il dolore in gesto creativo e presenza simbolica.
Non ci sono risposte facili, ma c'è spazio per la luce, anche nell’angolo più
scuro della tela.
"Tracce" è un omaggio poetico a chi se n’è andato troppo presto, e un
invito per chi resta: continuare a disegnare, anche quando le mani tremano.
21 settembre 2025 ore 18.30
SEDUTA
di Laura De
Marchi
regia di Giorgia Filanti
con la collaborazione di Camillo Ventola
Laura De Marchi torna
in scena in un nuovo capitolo intorno al tema che ha caratterizzato tutta la
sua produzione artistica: la ricerca della felicità.
Non andando più di moda i personaggi, però, ora bisogna fare lo stand-up, ci si
deve raccontare senza maschere, in prima persona, con un microfono in mano e
rigorosamente in piedi.
“Però per me è difficile fare la stand up, perché non sono molto brava a tenere
un microfono in mano… ho poca esperienza!
Malpensanti… È che ho sempre usato il microfono ad archetto.
Per me è difficile fare la stand up, perché non so fare i doppi sensi… neanche
con il microfono…
E, soprattutto, per me è difficile fare la stand, perché non riesco a stare in
piedi per più di un’ora. Dopo un po’ mi fanno male i piedi!
Allora ho deciso di fare una seduta, con il pubblico!!”. (Laura De Marchi)
La riflessione tragicomica di una donna normale, con le sue inibizioni, i suoi
fallimenti, le sue storie, le sue follie, i suoi non-sense… Il tutto raccontato
in… seduta!
21 settembre 2025 ore 17.30
LA CASA
da Natalia
Ginzburg
con Luca Di Capua
regia Enoch Marrella
La casa di
Natalia Ginzburg è un racconto che nasconde sotto la sua superficie narrativa
un’intera geografia emotiva: desideri, nostalgie, conflitti quotidiani e
intimità familiari. Diretto da Enoch Marrella, il monologo prende vita
attraverso l’intensità e la delicatezza dell’interpretazione di Luca di
Capua, che si fa corpo e voce di una donna – la narratrice – trascinando lo
spettatore dentro un flusso di ricordi, frustrazioni e sogni domestici. Una
casa cercata, desiderata, respinta, forse mai davvero trovata. Una tana. O
forse un’illusione. Luca di Capua plasma ogni personaggio con
sensibilità trasformista: la protagonista e suo marito, il cognato sapientone,
la suocera ossessionata dai pavimenti, l’irresistibile Commendator Piave,
venditore entusiasta di bagni con colonne d’alabastro nero. Tutti passano nel
suo corpo, nella sua voce, in un gioco di maschere leggero e struggente. La
regia di Enoch Marrella si muove sul filo della memoria, con un
impianto scenico essenziale e poetico: pochi oggetti, un quotidiano
accartocciato, e una sedia che diventa giardino, terrazzo, salotto o cortile.
Il suono della città – Roma – accompagna il viaggio, insieme a tracce sonore
originali che restituiscono la nostalgia di una generazione in bilico tra
guerra e liberazione. “La casa” non è solo la ricerca di un’abitazione: è
il racconto di cosa significa appartenere a un luogo, a una storia, a un amore
difficile. È una riflessione ironica e profonda sul tempo che passa, sulle
scelte che si rincorrono e su quelle che non si fanno mai.
“Ci viviamo come in
una tana. Ci viviamo come una calza vecchia.”
Luca Di Capua Diplomato
alla scuola di “teatroazione”, inizia le sue prime esperienze d’attore nel
collettivo The Pills e poi prenderà parte come protagonista ad una
sit-com su Rai Due dal titolo “Zio Gianni”; ha lavorato in teatro con Filippo
Gili, Giancarlo Nicoletti, Luca Ariano, Marco Ceccotti ed altri registi. Da
diversi anni alterna l’attività di attore con l’attività d’insegnamento
teatrale presso le scuole Giuseppe Lombardo Radice e Giuseppe Mazzini di Roma.
Paolo calabresi dice di lui: “imprevedibile, caotico e carismatico”.
VERTEBRE
di Alessandra
Cristiani e Silvia Lanzalone
ideazione, coreografia e danza Alessandra Cristiani
ideazione, musica e live electronics Silvia Lanzalone
disegno luci Livia Caputo
progetto scenico Emanuela Mentuccia
musica: nuova produzione CRM per il Festival ArteScienza 2025
danza: nuova produzione PinDoc per il Festival ArteScienza 2025 con
il contributo del MIC e della Regione Siciliana
Vertebre come fulcro
invisibile e mobile, origine di molteplici ramificazioni di un corpo che trova
percorsi nello spazio fisico e interiore. Il corpo nasce, si scopre e si
rivela, esprimendo verità soggettive, esperienze immaginarie, estensioni
dell’anima. La naturale attitudine all’esplorare è guidata da un “anelito”, una
“tensione verso…”, necessari alla vita. Musica e movimento si ascoltano, si
inseguono, si intrecciano e si trasformano, dissolvendo il confine tra corpo e
spazio e lasciando affiorare forme plastiche e sonore, in continua mutazione.
Un’installazione interattiva segna la scena, l’azione coreutica e la forma
musicale, mettendo in evidenza il percorso delle trasformazioni e il gesto
sonoro espressivo che le distingue. La collaborazione artistica, tutta al
femminile, è indirizzata alla produzione di uno spettacolo in cui danza,
musica, luce e spazio trovano piena integrazione e coerenza.
ALESSANDRA CRISTIANI
Premio della critica come miglior attrice per il corto Un appartamento vuoto,
regia Sara Masi e Francesco M. Mortati, al Film Festival di Stoccolma, 2024;
Nomination Premio Ubu 2018 come migliore attrice o performer per gli spettacoli
Clorofilla e Euforia; Premio Excelsoir come migliore attrice per il corto La
foto, regia di Sara Masi,1997. Dal 1996 indaga il pensiero e la pratica del
Butō. Crea e dirige con la compagnia Lios la Rassegna Internazionale di Danza
Butō Trasform’azioni (2001-2011). Il progetto La fisica dell’anima. Francesca
Stern Woodman vince il sostegno Scenari Indipendenti 2008. Lavora come solista
e nella compagnia Habillé d’eau, Premio Ubu 2018 per lo spettacolo di danza
Euforia.
SILVIA LANZALONE
Compositrice (Salerno 1970). Opere acusmatiche, elettroacustiche e
audiovisuali, web-opere, strumenti aumentati, sculture sonore, installazioni
musicali interattive e adattive. Ricercatrice presso il Centro Ricerche
Musicali CRM di Roma dal 1998. Opere eseguite in festival internazionali, edite
da Ars Publica, Taukay e Suvini Zerboni. Pubblicazioni con Utet Università,
Computer Music Journal, Organized Sound e altre edizioni specialistiche. Ha
tenuto seminari, masterclass e convegni presso Conservatori e altre istituzioni
in Italia e all’estero. Docente di Composizione Musicale Elettroacustica presso
il Conservatorio “Santa Cecilia” di Roma. Sito web: www.silvialanzalone.it
EMANUELA MENTUCCIA
Colleferro, 1969. Architetto e designer, è laureata “Cum Laude” all’Università
“La Sapienza” di Roma – relatori C. Terzi e M. Lupone – con una tesi innovativa
sull’architettura materiale e virtuale in cui luce, suono e materia ne sono i
protagonisti. È da sempre alla ricerca di un “segno totale” che possa coniugare
arte, architettura, cultura e tecnologia. Si occupa di allestimenti d’arte e
della luce in ambito museale, in sedi istituzionali e culturali, in siti
archeologici e monumentali di interesse straordinario. Lavora come progettista
nel campo dell’architettura, della rigenerazione urbana e della valorizzazione
dell’architettura del Novecento. Da anni affianca il CRM-Centro Ricerche
Musicali di Roma. Collabora con compositori e artisti visivi.
Venire Meno
Di e con Eleonora Bracci, Giulia Celletti, Marta Della
Lucia, Camilla Ferrara
Consulenza artistica Andrea Cosentino Sarah Sammartino
Proveniente da Roma
con il sostegno di
Vestiti della vostra pelle 2024
Associazione Calpurnia
Spin Time Labs
“Voi avete mai finto l’orgasmo?”
Da questa domanda nasce “Venire Meno”, una scrittura ribelle e ironica sul tema
della finzione dell’orgasmo femminile. E’ un fenomeno di cui spesso si parla
tra amiche, in un paradossale meccanismo per cui può sembrare impossibile
ribellarsi alla condizione di accondiscendenza e compiacimento, una “cultura
del sacrificio” a cui siamo educate. In scena, quattro ragazze e un divano.
Camilla non sa come affrontare le difficoltà con cui si scontra nei rapporti
sessuali. Chiede, allora, alle sue amiche, di insegnarle l’infallibile arte del
fingere. Tra posizioni assurde e studi basati su bravissime performer del
sesso, le ragazze preparano Camilla all’incontro con il suo Luca. Nella cornice
del gioco della finzione dell’orgasmo, si inserisce anche il gioco della
finzione teatrale: le scene tra le quattro amiche vengono interrotte dalle
quattro attrici in prova, che si interrogano sul tema, su tutto quello che
nasconde e su come raccontarlo.
Fingere sarà la soluzione?
Rainbow
Finalista Roma Fringe Festival 2025 Un ricordo si apre. E
dentro, la guerra. Rainbow è un viaggio intimo e potente tra memoria e perdita,
sogni inghiottiti dal mare, e uomini trasformati dalla paura. Un monologo
tratto da una storia vera che scava, sussurra e infine colpisce. Perché anche
nel buio più fitto, la voce della memoria può farsi luce. di e con Francesco
Rivieccio
Finale Roma Fringe
Festival 2025
TANTO ORMAI
Finalista Roma
Fringe Festival 2025 Tre giovani amici. Una casa. La guerra fuori e dentro. In
Tanto Ormai, le parole scivolano tra suoni lontani, paure non dette e slanci
trattenuti. Un rifugio mentale e fisico dove l’ignavia diventa una scelta, e il
possibile si scontra con l’impossibile. Un’opera cruda, poetica, necessaria.
Perché a volte non si ha il coraggio di cambiare il mondo, ma si può ancora
raccontarlo. di Damiano Lepri e Adriano Gardumi con Damiano Lepri, Luca Di
Sessa è Jacopo Dragonetti regia Adriano Gardumi aiuto regia Mery Calamita Acqua
Salata Produzioni collettivo dell’aspirapolvere
Domenica 6 luglio ore 21:00
Mausoleo di Cecilia Metella – Chiesa di San Nicola
#teatro
Centro Teatrale Artigiano
Da Euripide, versione di Marina Pizzi
Regia di Silvio Giordani
Musiche Francesco Verdinelli
Con Angiola BAGGI, Maria Cristina GIONTA, Luca NEGRONI, Emiliano OTTAVIANI
Giovedì 3
luglio ore 21:00
Mausoleo di Cecilia Metella – Chiesa di San Nicola
#teatro vocalist
CDL- Spazio Madera
Da Omero, Joyce e Katherine Mansfield
Di e con Miriam PALMA
Musica e chitarra Nino GIANNOTTA
martedì 1 luglio
2025
ore 18,30
Area mausoleo Cecilia Metella / Chiesa di San Nicola (Castrum Caetani)
#incontro #talk “per la poesia infinita del
creato”
in dialogo con Guidalberto BORMOLINI (monaco) e Gabriele
GUZZI (economista)
Mai l'economia è stata
così centrale nella vita sociale, familiare, individuale come nell'attuale fase
della civiltà. Parafrasando Karl Polanyi, è l'intera società ad essere
incorporata nel meccanismo della sua stessa economia, trasformandosi in società
di mercato. L'Economia quindi è divenuta una sfera autonoma che tende ad
inglobare la stessa società che diviene “economica”, essendo le sue istituzioni
essenziali il mercato ed il capitale.
Di contro assistiamo nella nostra società ad un ritorno di interesse e ad un
forte desiderio di spiritualità. A questo riguardo l’antropologo Luis-Vincent
Thomas afferma che: «Il fallimento di un mondo ipertecnicizzato genera un
bisogno immenso di spiritualità». Ma questa ricerca non sempre è in continuità
con le forme tradizionali. L’atteggiamento prevalente sembra fatto di maggiore
individualismo e minore impatto comunitario: misticismo, ascesi, meditazione
vissuti esclusivamente come opzione personale.
Allora può la spiritualità dialogare con l’economia con l’obiettivo di
comprendere quale sarà il “pensiero economico” del futuro?
Laddove vi è disponibilità a entrare nell’economia del dono, dell’amore e della
cura, uscendo da dogmatismi e ideologie per cercare quell’afflato universale e
antropologico, lì vi sarà possibilità di luoghi e spazi dove le persone
troveranno ristoro, benessere e vita.
# performance “Anima
Mundi”
concerto per fisarmonica di e con Marcello FIORINI (musica)
Marcello Fiorini,
fisarmonicista e compositore, vincitore di numerosi concorsi musicali nazionali
e prestigiosi premi internazionali, ha sviluppato negli anni un originale ed
emozionante linguaggio musicale che lo hanno portato a comporre ed interpretare
musiche per il teatro, la danza e il cinema, unitamente a un’attività
concertistica sia come solista che in formazione. Ha collaborato con artisti
come Vladimir Derevianko, Laura Escalada Piazzolla, Pino Strabioli, Aurelio
Gatti e la compagnia MDA Produzioni Danza, Cosimo Cinieri, Luis Bacalov, Gianni
de Feo, Claudia Zaccari e Dominique Portier, Moni Ovadia, Michel Godard,
Gianluca Maria Tavarelli, Simone Massi, Dario Ballantini. Il suo disco da
solista dal titolo “Y” (MAP Editions) è stato premiato con l’Orpheus Award 2017
(Premio della critica) come miglior album e produzione per fisarmonica
classica.
“ANIMA MUNDI”
La vita è continua e incessante creazione che nasce da un principio semplice,
una forza compatta e unitaria da cui prendono forma le piante, gli animali, gli
esseri umani e l’universo tutto. È da questo principio universale che è
possibile comprendere la natura e accostarsi alla spiritualità più pura,
semplice e vera.
Nascono così le composizioni di ANIMA MUNDI sui temi universali dell’armonia e
della vitalità della natura e della sua totalità: ogni realtà, anche
apparentemente inanimata, contiene una presenza spirituale collegata all'anima
del tutto. La molteplicità di anime presenti nel mondo è l'Anima del mondo e
all’uomo spetta coglierne l’intelligenza assopita e lo spirito divino.
dom 29 giu 25
ore 21,00
Area mausoleo Cecilia Metella / Chiesa di San Nicola (Castrum Caetani)
# musica
Ecovanavoce
CONTROCORE
canzoni originali su versi di Mauro Marè e Vittorio Bodini
musiche originali di Paolo FONTANA e Fabio LORENZI
con Chiara Meschini voce |Paolo Fontana chitarra
Carlo Travierso sax soprano |Elèna Iliev viola da gamba contralto
Fabio Lorenzi viola da gamba basso | Luigi Giuliani voce
narrante
Ecovanavoce è una
compagnia musicale con una prospettiva ampia che tende ad esaltare i legami che
uniscono repertori diversi e lontani, spaziando tra musica antica, tradizione
popolare e musica contemporanea originale.
Fondata da Paolo Fontana e Fabio Lorenzi ha iniziato la sua attività nel 2004,
i suoi progetti hanno partecipato ad eventi nazionali ed internazionali.
Il percorso artistico compiuto da Ecovanavoce in venti anni di attività è stato
sempre ispirato, nonostante le diverse declinazioni di ogni progetto, dalla
musica antica. Dalle rielaborazioni di canzoni del primo seicento italiano e
francese, passando per la tradizione italiana del Sud, arrivando fino alla
canzone d’autore originale o liberamente tratta dalla poesia contemporanea.
Controcore prende il titolo dall’ultima raccolta di versi di Mauro Marè e
propone canzoni originali sui versi di un poeta che ha spinto progressivamente
la sua scrittura in dialetto verso una nuova lingua romanesca, capace di
restituire alla parola le radici sensibili e profonde recise dalle convenzioni
stilistiche, linguistiche e tematiche del “romanesco”.
Come per la la ricerca di una terra su cui con infinito ed eroico sforzo
mettere radici, le canzoni su versi di Mauro Marè si intrecciano con la pratica
di improvvisare o comporre melodie sopra un ground , un motivo di basso
ripetuto, minimalista, ma di origine antica che prende il nome da danze
popolari come la folia , il ruggiero , la bergamasca , il passamezzo antico e
quello moderno , la passacaglia , la romanesca.
sab 28 giu 25
ore 21,00
Area mausoleo Cecilia Metella / Chiesa di San Nicola (Castrum Caetani)
# teatro
Agricantus
PIRANDELLO. QUESTO, CODESTO E QUELLO
di Salvatore Ferlita e Sergio Vespertino
musiche Virginia Maiorana
scenografia di Mariano Brusca e Salvatore Scherma
con Sergio VESPERTINO
Luigi Pirandello
era solito dare udienza ai fantasmi, a quelle presenze larvali che di tanto in
tanto lo imploravano per ottenere cittadinanza letteraria, nella speranza di
essere accolti nel canale di scorrimento della “presunta” vita vera. Erano i
signori personaggi delle sue future novelle, ciascuno dei quali con una
particolare miseria o lacerante aberrazione da far conoscere. Ma se un
giorno, a recarsi dal grande scrittore, fossero invece i personaggi noti delle
sue novelle, delle commedie o dei romanzi? Quelli ormai di dominio pubblico,
perché bene o male incontrati a scuola o nei teatri: se
fossero, dunque, loro
i questuanti? Venuti fuori dalle pagine, inopinatamente sbucati dalle
tavole di un palcoscenico, sospinti insomma dal motore dell’insoddisfazione,
stanchi della maschera finora indossata, adesso sono loro a chiedere all’autore
conto e ragione, rinfacciandogli l’ignominia alla quale sono stati inchiodati,
volendo a tutti i costi restituirgli la loro “croce”. E mentre il clima si fa
arroventato e la vertigine si impossessa di tutti quanti, personaggi e autore
compreso, i ruoli si ribaltano: è Pirandello stavolta a non poterne più, a
volersi liberare dei legacci d’inchiostro e mentali che lo avvinghiano alle sue
opere per mostrare, finalmente, il vero volto che gli appartiene, inusitato e
sorprendente. Provando a immaginare, tracotanza delle tracotanze, una vita
alternativa, uno spazio diverso, un altrove possibile non soltanto per le sue
povere cavie, ma per se stesso, per tutti noi.
dom 22 giu 25
ore 21,00
Area mausoleo Cecilia Metella / Chiesa di San Nicola (Castrum Caetani)
# teatro musicale
TTR Il Teatro di
Tato Russo - V.A.N. Verso Altre Narrazioni
ODISSEO SUPERSTAR
regia Collettivo V.A.N.
con Andrea DI FALCO, Gabriele MANFREDI, Andrea PACELLI
Gabriele RAMETTA, Pierantonio SAVO VALENTE
Dopo il successo
di “2021: Odissea nello spiazzo”, il Collettivo V.A.N. ricomincia la sua
indagine sul mito di Omero seguendo la vita di Ulisse. L’eroe omerico diventerà
il punto di
vista privilegiato per raccontare, in modo ironico, scanzonato e pure poetico,
diverse storie della mitologia che lo vedono protagonista. Dalla sua nascita,
la guerra di Troia, il suo viaggio e il continuo della sua storia
raccontata nell’inferno dantesco.
La storia di Ulisse diventa la base per una commedia musicale che unisce le
tecniche del Tableau Vivant, della Commedia dell’Arte e del travestimento per
viaggiare nella vita dell’eroe omerico, stimolando l’immaginazione dello
spettatore.
Gli attori si
travestono per divenire di volta in volta i diversi personaggi della
narrazione o per restituire le ambientazioni della vicenda. I loro corpi, le
loro voci, pochi semplici oggetti e delle persone disposte ad ascoltarli sono
tutto ciò che occorre per accompagnare lo spettatore in un viaggio magico e
irriverente al tempo stesso.
Grazie a riferimenti quali il Quartetto Cetra, i Monty Phyton, la Commedia
dell’Arte, alcuni film classici italiani e la tradizione musicale della Disney
questo progetto ha trovato la sua modalità espressiva in un contenitore
straniante in cui pochi interpreti possono dar corpo a tutti i personaggi.
domenica 15 giugno
20 ore 21,00
Mausoleo Cecilia Metella - Chiesa di San Nicola
# teatrodanza
Obliquo - MDA Produzioni Danza
LA FABBRICA DEGLI ANGELI SENZA TEMPO
drammaturgia Brancaccio, Gatti
coreografia e regia Aurelio Gatti
con Lucia CINQUEGRANA, Elisa Carta CAROSI, Paola SARIBAS
e Mario BRANCACCIO
Nel ‘600 Napoli era la
città più grande e popolata d’Europa e “faceva” musica, tanta musica. Tra
il Seicento e Settecento la gerarchia sociale poneva i musicisti al
livello dei servi, costretti a lavorare per un tozzo di pane. A Napoli e in
Italia, la maggior parte della gente viveva in stato di semi-schiavitù,
assoggettata a gente straniera. Gli apprendisti delle botteghe musicali, come
per l'arte figurativa, erano spesso gli autori reali delle musiche, mentre i
compositori di successo, incaricati dai potenti di turno, supervisionavano il
lavoro e questo spiega come un compositore riuscisse a comporre in poche
settimane una mole immensa di musica. I copisti professionisti mettevano
assieme opere con pezzi diversi, traendo temi e brani da materiale
preesistente. Questa
situazione era diffusa in tutta Europa e come non c'erano geni in
Italia, così non c'erano geni neppure in Europa… C'erano solo bravi artigiani e
validi Maestri di bottega. L'idea del genio è tutta romantica. Nel Settecento è
del tutto fuori luogo, mentre nell'Ottocento è frutto di fantasia.
Questo il contesto da cui si è partiti per la messa in scena di “La fabbrica
degli ANGELI SENZA TEMPO”. Ci si è concentrati sul Barocco come tempo storico,
come condizione esistenziale di un’ epoca che pone alla base una asimmetria fra
tempo del mondo e tempo vissuto, tra il vuoto di prospettiva e l’attesa
dell’occasione per il riscatto. Un tempo in cui l’idea di autonomia e di
libertà è mortificata e in cui l’imperativo è trovare le forme, i
modi, la lingua, per convivere con un potere che rende gli spazi di
azione sempre più esigui e dove dunque è cruciale dotarsi di un codice
espressivo e di comportamento che consenta di «salvarsi». Un momento storico
attraversato da inquietudini e contraddizioni potenti con eccessi in tutti i
campi, da quello artistico a quello scientifico, come nella vita sociale e
quotidiana, determinando un diffuso senso di relativismo, di precarietà , di
caducità, di morte.
Così Il fenomeno degli
“evirati cantori” e tutto il mondo della castratio euphonica, aspetto singolare
della scuola operistica napoletana, non può prescindere dalla sua epoca, in cui
sacro e profano sconfinano
nell’immaginario e
curiosità, seduzione, sperimentazione diventano la miscela di una ricerca
“vorace” di riscatto.
Il riscatto è il tema
di questo danza teatro, attraverso la musica e le visioni dell’ormai vecchio
maestro di musica Nicola Antonio Porpora, ennesimo protagonista dei fasti e
dell’oblio di un’epoca tanto straordinaria quanto indifferente ai suoi numerosi
artefici.
spettacolo/performance
TWITTERING MACHINE
di AdA collettivo informale per la scena
regia e installazioni video Loredana Antonelli
regia drammaturgia e interpretazione Pasquale Passaretti
music composer LadyMaru
assistente regia Elena Zagaglia
È venerdì. Un dipendente di una multinazionale, a causa di un tragico
imprevisto, è costretto a trattenersi oltre l’orario di chiusura dell’ufficio.
Questo evento inaspettato spinge il protagonista a riflettere sul senso delle
proprie azioni quotidiane: prendere il treno per andare al lavoro, bere un
caffè al bar della stazione, scorrere distrattamente un post di qualche social.
La perpetua replicazione di queste azioni banali si rivelano inaspettati
incubatori di crudeltà. L’individuo contemporaneo applica e subisce la
pratica del male in situazioni ritenute normali – tutto sembra lecito
perché tutto è normale. Twittering Machine replica l’assurdità della società
contemporanea inscenando una giornata-tipo di un dipendente-tipo, laddove il
tempo è uno spietato ingranaggio di una macchina inutile. Il progetto si
ispira al quadro di Paul Klee,
Die Zwitscher-Machine, l'opera ritrae quattro uccelli
stilizzati posati su un’esile struttura che cantano grazie all’azione
meccanica di una manovella. Da questa suggestione nasce Twittering
Machine, una performance multimediale tra musica, video e prosa.
Premio PimOff ’ per il Teatro Contemporaneo
Premio LMDP - Festival Internazionale di Teatro Arte e Nuove Tecnologie di
Kyber Teatro ‘22
con il sostegno di Lunarte
Trilogia_La questione
del linguaggio corporeo e l’arte di A.Mendieta, C.Cahun, S.Moon
Alessandra Cristiani
ANCORA | Angelo Mai | Teatro 2024_2025
Progetto e performance Alessandra
Cristiani | musiche originali Ivan Macera | musiche aggiuntive Alessandro
Cortini | luce Gianni Staropoli | produzione pindoc |
coproduzione Teatro Akropolis | con il sostegno di Orbita
Spellbound Centro Nazionale di Produzione della Danza, dell’associazione Culturale
Le Decadi | con il contributo di Mic, Regione Siciliana | un
ringraziamento speciale alla compagnia DEHORS/AUDELA, allo spazio Gemma-scuola
del corpo
ALESSANDRA CRISTIANI
porta in scena un percorso performativo in tre tappe, ispirato all’arte di Ana
Mendieta, Claude Cahun, Suehiro Moon.
Dopo la Trilogia
dedicata a Schiele, Bacon e Rodin, nasce una nuova indagine: uno sguardo al
femminile sul corpo, l’identità e la rappresentazione.
Tappa I | 28
maggio | h 21 – Matrice da Mendieta
Tappa II | 29
maggio | h 21 – Lingua da Cahun
Tappa III | 30
maggio | h 21 – caduta la neve da Moon
L’ultima TRILOGIA di Alessandra
Cristiani è ispirata alla questione del linguaggio corporeo e l’arte
di A. Mendieta, C. Cahun, S.Moon. La passata Trilogia_La
questione del corpo e l’arte di E. Schiele, F. Bacon, A. Rodin può
considerarsi la madre, il campo magnetico dal quale dedurre un ulteriore
orizzonte, una rinnovata tensione al performativo. La questione del
linguaggio corporeo nell’arte di A. Mendieta, C. Cahun, S. Moon, è l’elemento
figlio, lo sguardo declinato al femminile gettato sul contemporaneo.
La corporeità indaga
criticamente il linguaggio d’arte come mezzo espressivo, sottopone a
interrogazione l’artificio, il congegno, la rete, il recinto. Quale è la
condizione, il passo familiare e l’inciampo, che meglio può convocare la
propria natura viva, identitaria? In che modo il misterioso radicamento carnale
legittima l’efficacia della rappresentazione? È possibile intercettare zone di
collasso e di confine nel transito percettivo tra la performance e la modalità
installativa? Quale è il luogo in cui stare? Quale è il corpo da stanare?
L’Ankoku Butō nell’immenso materiale di pensiero, pratiche e poetiche da lui
germinate, è a fondamento del percorso creativo per la capacità che ha di
rendere urgente e necessario dissentire dal codice.
ALESSANDRA CRISTIANI
Performer e danzatrice,
lavora come solista e stabilmente nella compagnia Habillé d’eau che vince il
Premio Ubu 2018 come miglior spettacolo di danza con Euforia. Dello
stesso anno la
Nomination Premio Ubu 2018 come migliore attrice o performer per gli
spettacoli Clorofilla e Euforia. Dal teatro di marca odiniana
(Teatro Potlach, Toni Cots, Jean Paul Denizon, Teatro de Los Andes, Nino Racco,
Naira Gonzales) approda alla danza attraverso una personale esplorazione del
training fisico dell’attore. Studia danza contemporanea con Moses Pendleton,
Giovanna Summo, Domenique Dupuy, Hervè Diasnas; Tecniche del mimo trasparente
con Hal Yamanouchi; Respiro e movimento con il trainer Giuseppe Ravì; Qi gong
con Solene Fiumani; Ideokinesis: Placement e Riposo Costruttivo con Ursula
Stricker,Yoga con Maddalena Gana. Nel 1997 riceve il Premio Excelsior come
migliore attrice per il corto La foto, per la regia di Sara Masi,
concludendo un primo ciclo di formazione nel teatro di ricerca.
Dal 1996 indaga il pensiero e la pratica dell’ankoku Butō (Masaki Iwana,
Akira Kasai, Akaji Maro, Tadashi Endo, Ko Murobushi, Yoko Muronoi, Hisako
Horikawa, Toru Iwashita, Daisuke Yoshimoto, Atsushi Takenouchi, Kohshou Nanami,
Yuko Kaseki, Yumiko Yoshioka), laureandosi in Metodologia e Critica dello
Spettacolo con la tesi sperimentale: Masaki Iwana e la tradizione del
“Buto Bianco”. “The Intensity of nothingness”: una metodologia della danza.
28 maggio | h 21 |
Matrice- da Ana Mendieta
Trilogia_la questione
del linguaggio corporeo e l’arte di A. Mendieta, C. Cahun, S.Moon
Progetto e performance Alessandra
Cristiani | suono Ivan Macera | Luce Gianni Staropoli | Immagine e video Alberto
Canu, | Cuore, opera dell’artista Mirna Manni |un ringraziamento speciale
a Lorenzo Letizia | Produzione pindoc | Coproduzione Teatro Akropolis,
Triangolo Scaleno Teatro | Con il sostegno Associazione Culturale Le Decadi,
Associazione Vera Stasi / Progetti per la Scena | Con il contributo
di Mic, Regione Siciliana
Matrice, ossia alla
foce di se stessi. Il corpo come Mater, condizione generativa e trasformativa.
Luogo attraversato e attraversabile, infinite le sue nature, indecifrabili i
suoi sigilli. Con pudore cerco la via per retrocedere alla sorgente, nella visione
di un corpo originario e salvifico, colmo e cavo, nell’utopia di una terra
lentissima e propizia. Cerco nella performance una strategia esistenziale, la
ritualità di un viaggio che possa ricongiungermi a un innato sapere percettivo,
all’innesco delle forze primarie, alle loro pulsioni vitali. La corporeità
radica. È qualcosa che battezza, che intrappola, che libera. Desidero la
concretezza della sua lingua.