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IDILLIO

Teatro Tordinona 25 Ottobre 2025

IDILLIO, LEOPARDI E LA LUNA
da Giacomo Leopardi

 

La figura che può dirsi, senza alcun dubbio, componente essenziale dell’immaginario leopardiano è la luna. La luna e, naturalmente, il paesaggio che la circonda.

Italo Calvino nelle sue Lezioni americane ci ricorda che Giacomo Leopardi a quindici anni scrive una storia dell'astronomia di straordinaria erudizione. La contemplazione del cielo notturno che ispirerà a Leopardi i suoi versi più belli non era solo un motivo lirico; quando parlava della luna Leopardi sapeva esattamente di cosa parlava.

La contemplazione del cielo stellato, degli spazi cosmici, il colloquio con la luna, sua muta e solinga interlocutrice, rappresentano un motivo che attraversa la sua opera.

 

La luna, appena s'affaccia nei versi dei poeti, ha avuto sempre il potere di comunicare una sensazione di levità, di sospensione, di silenzioso e calmo incantesimo. Calvino in un primo momento avrebbe voluto dedicare la lezione sulla leggerezza tutta alla luna: seguire le apparizioni della luna nelle letterature d'ogni tempo e paese. Poi decide che la luna andava lasciata tutta a Leopardi. Perché il miracolo di Leopardi è stato di togliere al linguaggio ogni peso fino a farlo assomigliare alla luce lunare. Le numerose apparizioni della luna nelle sue poesie occupano pochi versi ma bastano a illuminare tutto il componimento di quella luce o a proiettarvi l'ombra della sua assenza.

Provate ad osservarla e ascoltarla non solo come parola, certo componente fondamentale della poesia, ma come un magico emblema, una figura mitica, un’interlocutrice simbolica. Come vetta più elevata della poesia che attraverso la sua potenza, si impone nella vita dell’uomo. Nostra e del Poeta. Un’immagine quella della luna, malinconica e dolce. E come dice Leopardi, la malinconia è dolce perché immerge l’anima in pensieri indefiniti, senza contorni. La luna è misteriosa, sconosciuta. L’anima si immagina quello che non vede e non conosce.

di e con Luigi Moretti
musiche in scena Mario Salvi
scena Guerrino Andreani
costumi Stefania Cempini
disegno luci Ettore Bianco
assistente alla regia Stella Addario
foto Paolo Monina

immagini lunari Cristian Fattinnanzi
gra­fica Enzo Berardi

foto di scena Officina Foto

grafica Rosa Cisternino


si ringrazia Fiammetta Carena per la collaborazione

  
26.10.25
 

Missione Rosevelt

Luogo segreto 4 Ottobre 2025

AVAMPOSTO BONELLI

programma prima settimana

4 ottobre ore 11 e ore 16,30 (2 spettacoli)

MISSIONE ROOSEVELT

Tony Clifton Circus (Italia/Francia)

appuntamento in UN LUOGO SEGRETO

ingresso gratuito - PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA

Un’esperienza urbana, una performance partecipata in cui il pubblico,accomodato su una sedia a rotelle, si trasforma in un piccolo plotone, una gioiosa macchina da guerra messa insieme da una delle compagnie più folli d’Europa

 




16.10.25
 

We shall not be moved

We shall  not be moved

Serata imperdibile il 7 ottobre alle ore 21 a Roma, dedicata alla grandissima musicista, ricercatrice e attivista politica nordamericana BARBARE DANE, la cui incredibile carriera ha esplorato i temi della resistenza e della lotta per i diritti civili, avvicinando anche le più note ballate narrative, il blues e la musica afroamericana.

In occasione del passaggio a Roma del musicista cubano PABLO MENDEZ, figlio e allievo di Barbara Dane, ci ritroveremo con lui per una serata di musica proveniente dal repertorio di Barbara, dalle sue ricerche e dalla creatività di Pablo, anche fondatore e leader del gruppo di musica afrocubana Mezcla.

Parteciperanno musicisti romani che nel corso del tempo si sono ispirati all'attivismo e alla ricerca di Barbara, eseguendo brani dal suo repertorio e condividendo laboratori vocali e cori anch'essi presenti alla serata.

Appuntamento martedi 7 ottobre 2025 alle ore 21, AUDITORIUM SPIN TIME

14.10.25
 

Il mantello di Loden

Spintime  28 settembre 2025

Il mantello di Loden

di Thomas Bernhard

a cura del collettivo Tavolo Cultura di Spin Time

un progetto di Francesco Villano

con Marco Cavalcoli, Altea Narici, Francesco Villano

sonorizzazione live Altea Narici

consulenza alla drammaturgia Sergio Lo Gatto

illustrazione e grafica Mariagiulia Colace

L’incasso della serata verrà devoluto interamente al sostegno alla popolazione civile di Gaza, che riceverà una donazione tramite l’associazione Gazzella OdV.

In un costante sostegno alle cause e alle urgenze di Spin Time, mel 2019 Francesco Villano invitava Lino Musella e il musicista Marco Vidono nella lettura scenica di Emigranti di Slawomir Mrozek; nel 2024 lo affiancavano Mariangela Granelli e Dario Felli in una versione a leggio musicata di Orgia di Pier Paolo Pasolini. Oggi Spin Time ospita una terza lettura-concerto attorno al racconto Il mantello di Loden di Thomas Bernhard, accanto a Marco Cavalcoli e al violoncello di Altea Narici.

Note di regia

Francesco Villano

Seduto a un tavolo, un avvocato della Saggengasse ascolta un altro uomo della Saggengasse parlare. Lo ascolta, ma ancor più lo guarda, lo indaga, lo scava, trascrivendo su carta tutti i suoi pensieri: tutto quello che serve per fare “un buon lavoro”. Per venti interi anni i due si sono incrociati per strada, scrutandosi a vicenda, immaginando le rispettive vite, notandosi senza mai riconoscersi. Questo è il primo e l’unico momento per guardarsi in faccia.

L’incontro, però, è un non incontro. L’odissea di uno passa con indifferenza accanto a quella dell’altro, in una desolante implosione di senso. Nessuna storia si crea da questo incontro, non interviene alcun colpo di scena. Nell’inseguire un climax che, come una apocalisse, programmaticamente viene sottratto, i due si rubano sistematicamente il tempo, la parola e l’identità. In questa anomala storia di fantasmi, il punto sembra proprio essere non arrivare mai al punto.

Rispettando l’andamento linguistico e sintattattico e la morfologia della lingua di Bernhard, abbiamo creato un diagramma dove far risuonare la messa in voce di queste parole: una struttura piatta, convenzionale, un respiro apparentemente appoggiato alla cronaca. «Si dice la verità, ma non la verità». In una foresta di segni e rimandi, nessuno capirà perché sia servita una così debordante narrazione. Se non perché noi siamo fatti di logos.

Offriamo una “lettura-fiume” dove il ritmo e il suono delle parole creano il senso del discorso e dove questa relazione di potere non può invertirsi. Sperimentiamo un gioco fonetico che – al suono di un’indefinita entità esterna dettata dal metronomo – si ripeterà solo due volte. Minime variazioni, storture improvvisate che – tra verbo e parola – porteranno chi assiste alla libertà di relazionarsi con una sorta di macchina parlante.

Nessun obbligo di fruizione integrale; immaginiamo piuttosto l’attraversamento di una pinacoteca decadente e poco illuminata, un museo che non rispetta una cronologia narrativa e che, anzi, propone di invertarne di nuove, assecondando il ritmo e le sonorità, lasciando emergere e scomparire immagini istantanee, entrando e uscendo liberamente dalla sala.

Doppio, affezione, perdizione

Sergio Lo Gatto

 

14.10.25
 

Meo Patacca



Al Teatro Tordinona è andato in scena Meo Patacca, una commedia molto gradevole, scritta e diretta da Renato Giordano, che ne è stato anche protagonista accanto a Gegia. In realtà, abbiamo assistito a qualcosa di più di una “semplice commedia”: lo spettacolo infatti era quasi un “acquerello”  (alla Roesler Franz!!!!). Infatti, non solo la storia ci ha riportato al 1683 (anno cui si riferiscono i fatti), ma l’Autore che – detto per inciso – ama i soggetti e i personaggi della storia, ha usato anche un linguaggio popolare, ricorrendo a termini certamente oggi in disuso o addirittura dimenticati, ma che, appunto, ci hanno aiutato a spiccare questo volo della fantasia.

Ma vediamo meglio come stanno le cose.

Meo Patacca è un classico della tradizione dialettale romana: si tratta di un poema in versi scritto da Giuseppe Berneri alla fine del 600: da allora questo personaggio è diventato un po’ la maschera della commedia dell’Arte romana, cui si sono ispirati gli artisti negli anni a seguire: Rugantino, Gaetanaccio, sono l’archetipo del bullo romano, un po’ spaccone e un po’ fifone, tanta chiacchiera e pure... tanta furbizia! Un classico di  quel genere di spettacolo.

L’antagonista di Meo Patacca era un certo Marco Pepe, che nell’800 diventò anche più conosciuto di Meo Patacca, grazie all’interpretazione che ne diede un attore dell’epoca, tale Tacconi.

Renato Giordano si è ispirato a questi due personaggi, ambientando la storia nel 1683, quanto Vienna era assediata dai turchi: essendo l’ultimo baluardo della cristianità, Papa Innocenzo XI decise di inviare truppe e volontari a combattere con i viennesi e contribuire alla difesa della città per bloccare l’avanzata dei musulmani.

Tra i volontari ecco Meo Patacca, che raduna un gruppo di ragazzotti suoi amici Spaccamonti, Cencio, Favaccia etc.), tutti pronti e decisi a partire.

Purtroppo ci sono di mezzo le donne e gli amori. Meo è fidanzato con Nuccia, che si oppone alla partenza temendo per la sua vita e il loro futuro. Chi ha perso la testa per Nuccia, invece, è Marco Pepe, fanfarone e fifone, che però farebbe carte false per impalmare la bella romanina.

In suo aiuto accorre Mamma Carfogna, la quale con una serie di menzogne convince Nuccia e lasciare Meo in favore di Marco Pepe. Ovviamente, la verità viene a galla e Meo sfida Marco a duello. Ovviamente la cosa finisce a tarallucci e vino, anche perché nel frattempo giunge la notizia che i turchi sono stati sconfitti sul campo!

Questa è la storia che ci racconta Giordano, impreziosendola con una serie di citazioni musicali (da Luciano Rossi ad Achille Lauro, che hanno ulteriormente arricchito il colorito quadretto teatrale.

Renato Giordano dà vita a un divertente Marco Pepe, mentre Gegia interpreta con verve la figura di Carfogna.

Meo Patacca è Alessandro Lotrionte, Nuccia è Letizia Frezza, mentre Cencio è Ettore De Luca. Sul palco anche Francesco De Silvestris, Emanuela Fantozzi, Francesca Foglia, Roberto Gagliardi, Pirjetta Iannone e Nunzia Plastino.

Lo spettacolo è stato realizzato in collaborazione con la F.U.I.S. che ha sostenuto un progetto sulla romanità.
13.10.25
 

TRACCE

Teatro Tordinona 3 Ottobre 2025

TRACCE

Regia di Davide Indagati 

di Davide Indagati 

con Giorgia Osimati e Riccardo Cecere 

 

Una tela bianca. Una ragazza. Un ricordo che cerca forma.
"TRACCE" è un viaggio teatrale intimo e visionario, dove la pittura, la parola e il gesto si intrecciano per dare voce a ciò che resta quando qualcuno se ne va.
Una giovane donna entra in scena per dipingere i propri ricordi, ma scopre che non è sola: un passante curioso la osserva, le parla, e finisce per diventare parte di quel disegno. Insieme, tra dialoghi brillanti, memorie scolorite e silenzi pieni di tutto, tentano di afferrare qualcosa di invisibile: la traccia di chi non c'è più, ma che ha lasciato un segno.
Lo spettacolo affronta, con delicatezza e ironia, il tema del suicidio e della perdita, trasformando il dolore in gesto creativo e presenza simbolica.
Non ci sono risposte facili, ma c'è spazio per la luce, anche nell’angolo più scuro della tela.
"Tracce" è un omaggio poetico a chi se n’è andato troppo presto, e un invito per chi resta: continuare a disegnare, anche quando le mani tremano.

5.10.25
 
 
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