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Notturni

CONVERGENZE URBANE 2014 - PARCO DEL TORRIONE PRENESTINO
 Roma 21 Agosto 2014
NOTTURNI ‐ INQUIETUDINI ALLA MANIERA DI HOFFMANN
"Qualcosa di tremendo ha sconvolto la mia vita. Oscuri presagi di una sorte orribile che mi minaccia incombono su di me come le ombre di nere nubi.."
L'uomo della sabbia - E.T.A. Hoffmann
di e con
Emilio Barone
Alessandra Chieli
Francesco Petti
in collaborazione con L'orma editore
9.9.14
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Iperrealismi

CSC Garage Nardini Bassano del Grappa 28 Agosto 2014
 IPERREALISMI
idea e regia Helen Cerina
performance Francesca Gironi Orlando Izzo Elisa Mucchi Annalì Rainoldi
costumi Valentina Ragni Helen Cerina
suoni Aliendee
musiche P.Tchaikovsky Joan as Police Woman
luci Chiara Zecchi Helen Cerina
grazie a: Claudia Giordano, Alessandro Sciarroni
realizzato con il sostegno di Amat, Inteatro, Kilowatt Festival
“Iperrealismi” parte dall’idea di riprendere con la videocamera persone anonime in situazioni pubbliche e riprodurre i loro movimenti in teatro. Chissà se ora ci sono due persone che stanno compiendo esattamente lo stesso gesto nello stesso momento? Magari uno dei due sta aspettando l’autobus sotto la neve e l’altro sta parlando al telefono nel suo salotto, il loro gesto è identico ma il significato è diverso. Ci vuole un’alto livello di prodezza e virtuosismo tecnico per simulare la realtà. “Iperrealismi” parte dall’idea di riprendere con la videocamera persone anonime in situazioni pubbliche e riprodurre i loro movimenti in teatro. Si filma nel dettaglio una situazione reale, viene videoregistrata la riproduzione, si riproduce questa seconda registrazione, si ri-filma e ririproduce quest’ultima registrazione e di nuovo si ri-filma e ririproduce… infine viene mostrato al pubblico il punto d’arrivo, svelando poi da dove si era partiti. Il risultato è un’intensa ricerca sulla poesia del gesto. Chissà se ora ci sono due persone che stanno compiendo esattamente lo stesso gesto nello stesso momento? Magari uno dei due sta aspettando l’autobus sotto la neve e l’altro sta parlando al telefono nel suo salotto, il loro gesto è identico ma il significato è diverso. Ecco il risultato: il movimento. Attraverso l’esaltazione dei dettagli il soggetto viene messo a fuoco; il gesto e l’uomo non sono mai stati così vivi come nei preziosi istanti che si manifesteranno sul palco.
Helen Cerina consegue la laurea in Dance Theatre al Trinity Laban Londra. Partecipa a Dancewebeurope a Vienna e alla Vetrina Anticorpi del GDA a Ravenna. Entra nel progetto di formazione e residenza di Operaestate: Choreoroam. Nel 2010 vince il premio Nuove Sensibilità con “Dulcis in pomerio”. Con lo studio “Iperrealismi” partecipa ai concorsi Game 2012 e Nextwork 2013. Dal 2008 porta avanti una ricerca sulla percezione sensoriale a partire dal danzare senza vedere, intitolata “How”. Studia alla Biennale College Danza 2013 nel progetto Trasmissioni di Virgilio Sieni. Helen fa parte della piattaforma Matilde, un progetto della regione Marche e Amat.
9.9.14
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Storie di donna

Teatro Vascello 29 Luglio 2014
 STORIE DI DONNA
Coreografia: Walter Matteini e Davide di Pretoro
Musica: autori vari
Interpreti: Ina Broeckx, Stéphanie Cyr, Kayla May Corbin, Maria Focaraccio, Ermo Dako, Valerio Iurato, Julio Cesar Quintanilla Garcia, Armando Rossi e con Davide Di Pretoro e Rachael Mossom
Lo spettacolo è dedicato sia alle donne che hanno superato un “destino avverso” ed hanno dimostrato con le loro azioni fiducia nella vita, nel futuro, nelle possibilità umane, sia a quelle che con la loro persona, coi loro modi e la loro arte hanno influenzato i più diversi ambiti della cultura e della vita sociale.
La serata è firmata da un coreografo di spessore come Walter Matteini e da un giovane talentuoso e promettente come Davide Di Pretoro, attualmente militante presso la Random Dance.
Apre il progetto la creazione in prima assoluta “La Centesima Notte” di Davide Di Pretoro dedicata alla poetessa giapponese Ono no Komachi vissuta tra l’800 e il 900 d.c., che con la sua arte e la sua storia personale ha molto influenzato la cultura e la società nipponica. Famosa anche per la sua bellezza, il suo nome Komachi per antonomasia viene usato per indicare donne di particolare avvenenza. La linea di treni ad alta velocità che giungono ad Akita (sua presunta città natale) è stata chiamata come lei. Persino un riso tipico della zona si chiama Komachi. La sua poesia appassionata influenzò diverse opere letterarie ed ispirò molti autori drammatici del Teatro Noh. Conclude la prima parte la performaces “Cara Kitty” dedicata ad Anna Frank, firmata da Walter Matteini che ci propone un esempio smagliante della positività delle donne. Anna, malgrado le persecuzioni razziali che la obbligarono a due anni di segregazione in una soffitta rimase una ragazza ironica e animata da un’allegra voglia di vivere. Sempre, fino al tragico epilogo, continuerà a considerare la vita un evento meraviglioso, scrive infatti “…è un gran miracolo che io non abbia rinunciato a tutte le mie speranze, perché sembrano assurde e inattuabili. Le conservo ancora, nonostante tutto, perché continuo a credere nell’intima bontà dell’uomo ….”
Chiude la serata la perfomance di Matteini in prima assoluta e in esclusiva, dal titolo “Oltre il Destino”, dedicata aFrida Kalho, personaggio d’arte, cultura e politica, che ha segnato la storia del ‘900. Coraggio, volontà, spregiudicatezza, indipendenza e un grande talento: tutto questo era Frida Kalho. A seguito di un gravissimo incidente stradale, ebbe a 17 anni la vita stravolta e segnata per sempre, subì 32 interventi chirurgici e per anni fu costretta a letto col busto ingessato. Frida tuttavia reagì e si costruì una nuova vita che le permise di superare un destino crudele.
9.9.14
 

Virgilio brucia - Anagor

Teatro Remondini , Bassano del Grappa 26 Agosto 2014
 VIRGILIO BRUCIA - Anagoor
con Marco Menegoni, Gayanée Movsisyan, Massimiliano Briarava, Moreno Callegari, Marta Kolega, Gloria Lindeman, Paola Dallan, Monica Tonietto, Artemio Tosello, Emanuela Guizzon
con la partecipazione di Marco Cavalcoli
video concept Simone Derai, Moreno Callegari, Giulio Favotto
direzione della fotografia Giulio Favotto / OTIUM
editing Moreno Callegari, Giulio Favotto
sound design Mauro Martinuz
regia Simone Derai
costumi Serena Bussolaro, Simone Derai
accessori Silvia Bragagnolo
maschera di Ottaviano Augusto Felice Calchi
scene Simone Derai, Luisa Fabris, Guerrino Perosin
musiche Mauro Martinuz
arrangiamenti musiche tradizionali, composizioni
vocali originali e conduzione corale Paola Dallan, Gloria Lindeman, Marta
Kolega, Gayanée Movsisyan byzantine chant e Kliros tratti da ‘Funeral Canticle’ di John Tavener
beats Gino Pillon
traduzione e consulenza linguistica Patrizia Vercesi
drammaturgia Simone Derai, Patrizia Vercesi
testi ispirati dalle opere di Publio Virgilio Marone, Hermann Broch, Emmanuel Carrère, Danilo Kiš, Alessandro Barchiesi, Alessandro Fo, Joyce Carol Oates.
Nella sua “Vita” Elio Donato disegna con rapidi tratti un Virgilio schivo, di carattere mite e modesto, dalla parlata timida e lenta, tanto da apparire ignorante. Una figura in netto contrasto con il mito del poeta che non esitava a cantare i potenti e non esitava ad usare il registro epico e il ruolo di poeta laureato al servizio di Ottaviano. La nostra epoca antitotalitaria coltiva giusti e legittimi sospetti nei confronti dei poeti e della poesia al servizio di un’ideologia ufficiale. Tuttavia ribolle sotterranea una tensione latente tra il Virgilio introspettivo, che colora i suoi versi di melodia tipicamente malinconica, e il Virgilio propagandista ufficiale che deve proclamare il trionfo delle armi romane e la storia della dinastia al potere. C’è una composta, disciplinata serenità nell’opera di Virgilio, ma sotto la superficie indisturbata si agita un dissidio interiore. Virgilio è Enea, un eroe che porta nel nome un dolore insostenibile, riluttante eppure capace di accettare di assumersi l’onere di una missione immensa, sproporzionata per un solo uomo. Questo lavoro di Anagoor non è un’opera sulle Bucoliche, sulle Georgiche o sull’Eneide. È piuttosto uno sguardo spaventato alla frattura che fende e ferisce la base di un’esistenza da cui scaturisce, come un fiume che lava, la creazione poetica. Su insistenza di Augusto, nel 22 a.C. Virgilio lesse parte del grande poema promesso, allora ancora in via di costruzione, e al quale lavorò per 11 anni fino alla morte. In 3 distinte serate il poeta recitò i versi di 3 dei 12 libri della futura Eneide. Non 3 libri a caso: il Secondo, ovvero il rogo di Ilio e il crollo del regno troiano, racconto di inaudita violenza che funge da propulsore alla vicenda del popolo in fuga verso l’Italia; il Quarto, ossia l’abbandono di Cartagine e di Didone, esemplare rinuncia alle proprie passioni, all’amore e alla felicità, sacrificate in nome di una missione più alta; il Sesto, in cui si narra la discesa di Enea nel regno dei morti per ritrovare il padre Anchise, libro quest’ultimo posto esattamente al centro del poema, significante spartiacque tra passato e futuro, tra incendio e futura fondazione. Il nuovo lavoro di Anagoor può essere osservato attraverso il filtro di questi tre libri. Virgilio come Enea si carica sulle spalle un bagaglio enorme e con tale enorme fardello attraversa il bruciante processo della creazione, consumando la propria vita, inseguendo vie di fuga dalle fiamme divoranti del proprio sentire, delle proprie urgenze. Laddove fuggire dall’incendio è mettere in salvo se stessi, e mettere in salvo una tradizione a brandelli levando un canto funebre per ciò che non sarà più, perché la propria creazione darà l’addio definitivo ai padri di cui conserviamo il dna dando il via ad una nuova lingua. Dice il poeta irlandese, Seamus Heaney (1939 – 2013): “Virgilio pone la domanda che turba tutti i poeti, a che serve il canto se tutto è sofferenza? A che serve cantare in tempi di violenza?” Per questo ad affiancare Anagoor ci sarà un coro di voci europee ed extraeuropee che disegnaranno una geografia e una cronologia del canto, come un impero dagli ampi confini in cui confluiscono musicalità colte e popolari, influenze orientali e occidentali, armene e bizantine, ma anche la tradizione balcanica e quella macedone che conservano il germe misterioso dell’arte aedica e del coro pretragico, fino alle composizioni minimaliste del più lirico tra i contemporanei, l’inglese John Tavener (1944 – 2013), e del suo toccante “Funeral Canticle”, scritto in occasione della scomparsa del padre.
9.9.14
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@Polis

Piazza Libertà Bassano del Grappa 29 Agosto 2014
@POLIS
regia Barbara Riebolge
ricerca drammaturgica Nicola Cecconi Mattia Pontarollo Barbara Riebolge
video Nicola Cecconi Mattia Pontarollo
creazione e produzione Color teatri
progetto The Different Me realizzato col sostegno dell’Unione Europea vincitore del bando: “Youth in Action”
A partire dell’esperienza di stranieri residenti in Italia, nasce una performance urbana che indaga i processi di partecipazione e i metodi decisionali in diverse culture. PRIMA NAZIONALE
La democrazia è il compromesso necessario: forma di governo irrinunciabile, ora manifesta le sue criticità più detestabili. Proprio dalla necessità di destrutturare consuetudini, di accrescere una maggiore consapevolezza civile e una reciproca comprensione delle diverse culture, nasce il nuovo progetto performativo di Color Teatri. Il gruppo indaga il tema della democrazia e della cittadinanza attiva nelle sue varie declinazioni, avviando un percorso di confronto con le nuove generazioni, la cui esperienza civile non è ancora consolidata, e con gli immigrati, testimoni di strutture politiche e culturali spesso differenti dalle nostre. A partire dal racconto dell’esperienza di stranieri, nasce una fotografia, una restituzione di come si attuano i processi di partecipazione e decisionali in diverse culture, con i loro punti di forza e le loro incoerenze. Sia durante la preparazione che durante le performance, i giovani tra i 14 e i 20 anni coinvolti nel progetto saranno invitati ad utilizzare metodi e approcci partecipativi, simulando le dinamiche di una comunità democratica. Tale metodo, oltre ad accrescere e sviluppare competenze, permetterà loro
di sperimentarsi attivamente in prima persona e di confrontarsi con la comunità locale, assumendo un ruolo attivo nella performance. I ragazzi impegnati in scena coinvolgeranno gli spettatori, creando nuovi “fori” e i luoghi di incontro della polis contemporanea attraverso media e collegamenti live che divengono le nuove piazze in cui dibattere. Il centro storico di Bassano si animerà quindi con cabine elettorali e altri strumenti di espressione della propria volontà, messi a disposizioni dei cittadini come strumenti per esercitare la democrazia. Un gioco che si prende sul serio e ci prende seriamente in causa, per sottolineare l’importanza della partecipazione di ogni singolo membro di una comunità, soprattutto in un momento in cui la disaffezione per la politica si traduce in scarso esercizio di un diritto fondamentale come quello di voto.
9.9.14
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