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LUNARIO TOTEMICO


TEATRO DI PORTA PORTESE 10 maggio 2019
LUNARIO TOTEMICO
10 colpi di (e)pistola in versi di Mario Lunetta e Gianni Toti
lettura scenica a cura di Marco Palladini
Con: Franco Mazzi e Marco Palladini
Con interventi al sax tenore di Claudio Mapelli
Con il patrocinio dell’associazione culturale La Casa Totiana
Un duello-duetto “sui massiminimi sistemi, attraver so la crisi epocale della lingua”. Una sparatoria e pistolo-poetica consumata tra l’estate del 1979 e la primavera del 1980 che oggi risuona come un Ufo linguistico-concettuale che arriva da un altro spaziotempo novecentesco, da un’avanguardia letteraria irriducibile e mai accademizzata, oggi pressoché travolta dall’onda della smemoria. Una riproposta per dovere etico-poetico e noetico, per far risentire la potenza di multi-linguaggio e di intelligenza antagonista di due autori poligrafi diversi e complementari, che sono stati la punta di lancia della più coerente ricerca letteraria indipendente, fuori dai gruppi, dai giochi di potere e dalle rendite di posizione. Mario Lunetta (1934-2017) e Gianni Toti (1924-2007) sono stati per me anche amici e maestri, certo non emulabili, ma fonte sicura di orientamento nel caotico e confuso paesaggio cultural-politico del presente. Questo testo bifronte va affrontato come una superba e sofisticata partitura di musica verbale da eseguire con rigore e con ironia, bilanciando la dimensione anche ludica del testo con una visione “ in cui la funzione poetica del linguaggio è la critica del pensiero”. Mi affianca in tale impresa Franco Mazzi , uno dei migliori attori del teatro sperimentale italiano degli ultimi 40 anni, e il sassofonista Claudio Mapelli, musicista della Titubanda, con cui ho più volte collaborato. Logos e Melos per una concert/azione possibilmente ‘allunettoticinante’.(m.p.)
22.5.19
 

Migrazioni

Teatro Tordinona 8 Maggio 2019
MIGRAZIONI
Senza confini Antigone non muore
scritto, diretto, interpretato da Ilaria Drago
musiche originali di Stefano Scatozza
Un progetto TEATRALE per riflettere sul valore dell’integrazione sociale, dell’accoglienza, della relazione attraverso l'attualizzazione del messaggio rivoluzionario contenuto nel mito di ANTIGONE.
Se aveste il coraggio di dire che la mia non è stata disobbedienza, ma il gesto preciso e degno e netto dell’Amore, della pietà, della compassione. Se non vi convenisse l’omertà barbara, il grido più acuto e superbo dell’ipocrisia, se non aveste paura di perdere le cose sciatte che avete intorno, il lusso lurido dell’indifferenza, se aveste il coraggio dell’accoglienza, se aveste il coraggio di dire che da oggi l’obbedienza non è più una virtù, alzereste con me avamposti d’amore! [Antigone] Cosa succede nel chiuso della grotta dove Antigone è stata sepolta viva da Creonte, punita per avere disobbedito all’editto che le vietava di onorare il corpo del defunto fratello Polinice e in attesa di una morte orribile? Quali fantasmi, paure, visioni si alternano nel buio inesorabile e umido di una caverna-carcere, in questo limbo fatale fra la vita e la morte? È all’interno di questo spazio virtuale, in questo spiraglio di non-racconto (l’Antigone di Sofocle verrà infatti incarcerata e la ritroveremo morta alla fine della tragedia) che si inserisce il lavoro della Compagnia Ilaria Drago: nella cupa terra di mezzo fra esistenza e trapasso, un’Antigone visionaria e potente parlerà di dignità umane negate, di tutti quegli infelici (di cui Polinice si fa emblema) che il potere di una politica indifferente, ostinata e cieca riduce a meri numeri di una statistica, tenuti in scacco da un’economia che consuma e svilisce la vita ammantandola di paura. Il potere non radicato nella sapienza diventa così ignorante e fine a se stesso: un asino, un essere grottesco e mostruoso, «il brutto che appesta ogni angolo di casa!».
Italia, Francia, Repubblica Ceca: cinque artisti dell’Unione Europea si uniscono per dare voce a chi non ce l’ha. Uno spettacolo che parla di diritti umani in senso ampio, quelli che oggi sentiamo sempre più a rischio: di chi sta ai margini della società, di chi muore in mare o viene rimpatriato, di chi vive per strada, dei torturati, dei carcerati, delle donne abusate, di chi non riceve degna sepoltura... Antigone solleva una domanda: è davvero così che deve andare la Storia? È realmente l’unica mappa possibile quella che ci prospettano, per cui la sola risposta che abbiamo è l’odio? O potremmo coltivare uno sguardo differente, avere una parola e un gesto diversi che come humus abbiano l’accoglienza, l’interazione, la relazione e provare a rompere i confini? Antigone non accetta questo unico mondo possibile in nome del sentimento più alto che si possa provare: l’Amore.

11.5.19
 

Beatrice risponde a Dante


Teatro Tordinona 9 Maggio 2019
BEATRICE RISPONDE A DANTE
scritto e diretto da Enrico Bernard
con Melania Fiore
con la partecipazione (in voce) di Aldo E. Castellani nel ruolo di Dante direzione tecnica e organizzativa Riccardo Santini
Una ballata. Una dichiarazione d'amore e di guerra. Una poesia che diventa prosa, un classico senza tempo che rifulge di modernità. Beatrice risponde a Dante, la donna parla all'uomo prima che al poeta. Un divertente, dissacrante e totalmente inedito confronto tra ragione e sentimento. PER LE RIME. Beatrice è davvero uno spirito purissimo ed eccelso tra i bagliori di luce superna? Macchè! Beatrice reclama la sua fisicità terrena, imputando al Sommo Poeta di averla trasferita in Paradiso per compiere una maestosa opera lirica che nasce dal sacrificio della femminilità. Beatrice si sente un poco stretta nel ruolo di donna-idolo della poesia stilnovista: le mancano le passioni e i desideri della sua natura umana e accusa la poesia di sublimare molto spiritualmente e realizzar poco fisicamente. Trasportata di peso e diciamolo! - un po' con violenza sul piano mistico e metafisico come la "donna del Paradiso", la lauda medievale da cui la Commedia trae qualche spunto, Beatrice costringe Dante a tornare coi piedi per terra, a guardare in faccia la realtà come del resto il Poeta stesso dice di voler fare nella sua "missione del vero". La Beatrice che Dante stesso ha imboccato con qualche rimprovero (Tanto gentile e tanto onesta pare... Come pare?!!) ora è un fiume in piena: non più trattenuta dal suo ruolo etereo, ma ritornata donna, affronta il suo uomo con le armi tipicamente femminili. Ed è scesa talmente in terra l'attualissima Beatrice di Bernard, che ora è una donna consumata dalla vita, più simile a quelle fragili e umanissime creature dell’universo di Tennesse Williams, con la bottiglia in mano, la battuta facile e svuotata di ogni idealizzazione stilnovistica, ci mostra l'aspetto umano e spogliato di ogni agiografia del poeta, la sua solitudine, il suo desiderio di vivere una passione forte mai ricambiata e quel senso di eterna attesa dell’uomo, che la rendono certamente una moderna Penelope impegnata a tessere rime e sbornie in un originalissimo divertissment che mescola sacro e profano nel linguaggio e nella struttura drammaturgica. Diretta da Enrico Bernard, la talentuosa Melania Fiore, attrice, drammaturga, danzatrice, pianista che vanta importanti riconoscimenti teatrali nazionali e collaborazioni con registi e autori di fama internazionale, vestirà i panni dell'appassionata Beatrice, in una sticomitía ritmata dalla poesia e dalla musica che accompagnerà il suo dialogo con il Poeta, la cui presenza sarà incarnata dalla voce di Aldo E. Castellani, in un viaggio mistico, filosofico e al contempo incandescente nel delicato universo del rapporto uomo-donna. Enrico Bernard
10.5.19
 

GENTILI RISORSE


Teatro Tordinona 5 Maggio 2019
Apulia a.t.c. presenta
“GENTILI RISORSE”
di Gabriella Olivieri
con Stefania Benincaso e Gabriele Vincenzo Casale
Regia di Gabriella Olivieri
Voce Off Monica De Romita
Scenografia, luci e grafica Giulia Vitulli Comunicazione e promozione Up2Lab Ufficio stampa Rocchina Ceglia
Il testo è stato vincitore, nel 2013, del Premio Fersen alla Drammaturgia e del Premio speciale Francesco De Lemene del concorso Lago Gerundo della città di Paullo. L’input del progetto arriva all’autrice da una mail di risposta automatica, ricevuta dopo invio di un curriculum per una posizione lavorativa. La mail iniziava proprio con “Gentile risorsa”. Ne è scaturita, così, una profonda riflessione su cosa voglia dire realmente scrivere un curriculum, sul valore delle informazioni che esso contiene, su quanto un essere umano possa riuscire a mantenere una tridimensionalità o quanto rischi di appiattirsi lentamente diventando una “risorsa” che sfoggia numeri. Scrivere un curriculum significa entrare in un meccanismo che potrebbe non restituirgli mai il suo spessore, perduto in quei dati che lo rappresentano solo in minuscola parte. Lo spettacolo si snoda in un non-spazio e in un non-luogo dove si avvicendano personaggi e maschere diverse, le cui storie ruotano attorno a un unico grande tema: il proprio curriculum vitae, ossia la propria collocazione tra le persone, prima ancora che nel mondo del lavoro. In un’atmosfera perennemente borderline, tra l’onirico e il realistico, si ritrovano situazioni che hanno come perno fondamentale la ricerca da parte di un’intera generazione del proprio posto nel mondo, che sembra, sempre e comunque, inafferrabile. Lo spettacolo è costituito non da una storia, ma da highlights, non da veri e propri personaggi, ma da maschere bidimensionali, che non raccontano una vicenda strutturata, ma danno impulsi elettrici, emozioni e rovesciano sensazioni. È una torre di Babele, un caos di situazioni simili a quelle che quasi tutte le persone tra i 25 e 35 anni, oggi in Italia, si sono trovate almeno una volta ad affrontare. Situazioni deformate, rese grottesche, surreali, ma tanto vicine alla diffusa sofferenza di questa generazione.
Note di regia
Stefania Benincaso e Gabriele Casale si alternano nell’indossare, metaforicamente, le varie maschere presenti nel testo. All’inizio dello spettacolo veniamo catapultati di fronte ad un surreale colloquio di lavoro che avviene per errore, tra due persone sbagliate, che non si sono scelte e che non sanno comunicare tra loro. In scena una giovane donna impacciata e socialmente disadattata e un uomo d’azienda, l’una stralunata, allegra, curiosa, l’altro serioso, cupo, saccente: lei liquida, lui solido. Tutta l’energia è basata sulla forza del dialogo grottesco e sardonico. Il tempo viene scandito da una voce off che incalza continuamente i protagonisti, li condiziona, li giudica. Andando avanti, i personaggi si mescolano l’uno con l’altro, i passaggi sono più veloci, più fluidi e vogliono rappresentare una stagione della vita diversa, i trent’anni, quelli dei tentativi di relazione, quelli della prima stanchezza, quelli in cui la liquidità inizia a diventare un peso sempre più difficile da sopportare. Quando la dissoluzione diventa assoluta, i due interpreti si ricompongono per l’ultimo quadro che, in una struttura circolare, riprende quello iniziale: il figlio dell’elegante selezionatore della prima scena fa un colloquio di lavoro con la stessa strampalata e buffa ragazza dell’incipit, ormai cresciuta, e diventata consapevole, professionista, perfida… solida. Ben più cinica di chi l’ha preceduta, nella logica per cui un aguzzino che è stato vittima per lungo tempo è doppiamente più spietato.
7.5.19
 

NON C'È POSTO PER TRE

Teatro Tordinona 28 Febbraio 2019
NON C'È POSTO PER TRE
di Vito De Girolamo e Carlo Loiudice
con Vito De Girolamo, Claudia Lerro e Carlo Loiudice
Compagnia DeLoi
Gianni, uno scrittore in cerca di un editore che voglia pubblicare il suo ultimo romanzo, maniaco della pulizia e dell’ordine, divide, a Roma, un appartamento in affitto con Alfredo, aspirante cantante lirico, costretto a vestirsi da papero per animare feste di bambini per potersi pagare gli studi di canto.
Il consolidato menage domestico dei due viene stravolto dall’arrivo di Sara, un’affascinante backpacker, una viaggiatrice con zaino in spalla e sacco a pelo, arrivata a Roma per incontrare, per la prima volta, l’amore della sua vita conosciuto su Tinder! A causa di un equivoco, Sara si piazza per tre giorni in casa di Gianni e Alfredo occupando dapprima il divano e poi spodestandoli della loro camera da letto.
Se tra Alfredo e Sara è subito intensa, tra Gianni e l’ospite non gradita è subito odio. Incomprensioni, situazioni comiche e grottesche, esilaranti colpi di scena fanno di “Non c’è posto per tre” uno spettacolo che garantirà agli spettatori un pieno di risate.
5.5.19
 

THE PRUDES



Teatro Off/Off 26 aprile 2019
THE PRUDES
di Anthony Neilson con Carlotta Proietti Gianluigi Fogacci regia Gianluigi Fogacci
scene e costumi Susanna Proietti aiuto regia Maria Stella Taccone musiche originali Giovanni Mancini
Chi sono i Prude? James si presenta al pubblico come James Prudes, ma subito viene corretto da Jessica che tiene a rettificare che loro non sono sposati e che quindi loro non sono i Prudes come recita il titolo, parola che in inglese significa puritani, moralisti, di morigerati costumi, che hanno in odio scandalizzare…
Tuttavia questa strana coppia si presenta sul palcoscenico di un teatro pieno di spettatori per inscenare o vivere, non ci è dato sapere, il loro dramma di coppia, come una seduta terapeutica collettiva. Al centro di questo dramma il calo di desiderio di James che non riesce più ad avere rapporti con la sua amata Jessica da molto tempo e che se fallirà anche questa ultima chance, cioè consumare un rapporto davanti ad una platea, nel più puro spirito esibizionistico, sarà abbandonato da Jessica che non intende passare il resto della sua vita senza sesso. Ecco che l’ironia del titolo si affaccia prepotentemente non appena al pubblico verrà spiegata la situazione, ma come si può facilmente prevedere l’espediente scelto non darà i frutti sperati. Ecco che inizia allora un gioco al massacro, dove emergono vecchie ruggini, cose non dette che feriscono, giochi di travestimenti e colpi di scena che fanno via via dubitare di chi siano veramente queste persone o personaggi. E se fossero due attori che cercano nuove ispirazioni attraverso un anomalo materiale drammaturgico, guidati da un’invisibile regia? E che ruolo ha il pubblico che viene continuamente coinvolto, come se i personaggi sul palco cercassero di tirare a sé le sue simpatie e un giudizio favorevole, come in una moderna e borghese agorà? IL gioco teatrale o meta teatrale che dir si voglia si fa sempre più sofisticato, esplora anche i meandri linguistici che caratterizzano le due differenti personalità, fino a farci pensare che sia proprio questo il motivo del calo del desiderio, e il finale invero farsesco non ci deve trarre in inganno sulla durezza dello scontro e sulla profondità della riflessione sulle problematiche di coppia.
2.5.19
 

STRINGIMI CHE FA FREUD



Teatro degli Audaci 28 Aprile 2019
STRINGIMI CHE FA FREUD
di Alessandra Merico
con Alessandra Merico, Alessandro Salvatori, Vanina Marini, Patrizio Cigliano Regia Vanessa Gasbarri
Oscar e Letizia, dopo qualche anno dal matrimonio, cercano di avere un figlio e, dopo svariati tentativi, decidono di rivolgersi a Gabriel, un sessuologo amico di famiglia che cerca di aiutare la coppia facendole esplorare le diverse sfaccettature della sessualità alla ricerca di una gravidanza tanto desiderata e della felicità coniugale. Oscar ha una mentalità un pò chiusa, viene dalla provincia ed è più restio ai cambiamenti, Letizia è più curiosa ed è disposta a sperimentare qualsiasi cosa pur di riuscire a rimanere incinta. Ma la loro vita coniugale sarà stravolta dall’arrivo di Ambra, una ragazza simpatica e molto spregiudicata, amica di infanzia di Oscar, che, dopo essersi lasciata con la sua compagna, chiederà ospitalità alla coppia. La convivenza tra i tre, difficilmente gestita dall’aiuto di Gabriel, sarà fonte di equivoci, malintesi, molte complicazioni e risate che porteranno però i protagonisti a capire meglio sé stessi e i loro rapporti. Uomini e donne alle prese con le loro fantasie sessuali: una commedia ironica in cui, con leggerezza, si affrontano paure e desideri di ognuno, mentre l’imbarazzo cade col sorriso e riesce facilmente ad essere superato proprio perché dichiarato.
1.5.19
 
 
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