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LA LOCANDIERA o l'Arte per Vincere


Teatro Vascello 23 Dicembre 2017
LA LOCANDIERA o l'Arte per Vincere
una produzione LOTO Libero Opificio Teatrale Occidentale di TEATRIMOLISANI soc.coop.
distribuita da BAGS ENTERTAINMENT
di Carlo Goldoni
adattamento e regia Stefano Sabelli
con
Silvia Gallerano Mirandolina
Claudio Botosso Cavaliere di Riparata
e
Giorgio Careccia Conte di Albafiorita
Gianantonio Martinoni Marchese di Forlipopoli
Chiara Cavalieri Ortensia
Eva Sabelli Dejanira
Diego Florio Fabrizio
Giulio Maroncelli il Servitore
Angelo Miele il Fisarmonicista muto
scene Lara Carissimi Michelangelo Tomaro costumi Martina Eschini disegno luci Daniele Passeri aiuto regia Giulio Maroncelli Eva Sabelli direttore di scena Fabrizio Russo fonico e elettricista Gianmaria Spina foto di scena Paolo Cardone disegni di locandina Ruggio

Silvia Gallerano, negli ultimi anni, l'attrice italiana più premiata e seguita a livello internazionale, è protagonista di questo allestimento del capolavoro di Goldoni che ha debuttato nel 2016 ad Asti Teatro 38, col sottotitolo L'Arte per Vincere. La regia di Stefano Sabelli traghetta l'azione dalla Firenze del '700 al Delta del Po, negli anni '50, in un'atmosfera acquitrinosa ispirata a capolavori del Cinema neorealista come Riso Amaro di De Sanctis e Ossessione di Visconti, come pure a commedie come Ieri Oggi e Domani di De Sica. Una terra umida ed esotica dove vizi e giochi dei protagonisti sembrano stagnare in attesa che un'improvvisa corrente smuova acque e anime melmose. Immersa tra giunchiglie e arboree di fiume, la Locanda "Vecchio Po" è una palafitta girevole che assume le sembianze ora di una nave corsara, che aspetta stancamente il vento in poppa, ora di una casa di frontiera sospesa sull'acqua, con forse, dietro, il precipizio. Il clima da bassa Padania, esotico e fluviale traina una fantasia visionaria, dove la notte scura è illuminata da lucciole e lanterne che scompongono, sul manto del fiume, un continuo e forsennato caleidoscopio di luci, speranze e sospiri. Silvia Gallerano è Mirandolina una Locandiera combattuta fra tradizione e femminilità emancipata, moderna e sensuale, abile ma priva delle leziosità connaturate in genere al ruolo. Intorno a lei, mentre la radio trasmette mambo d'epoca e standard di Gleen Miller, un'umanità border-line, composta da incalliti giocatori d'azzardo, debosciati melomani, balordi dandy e subrettine da ultimo spettacolo che intonano arie operistiche o evergreen del Trio Lescano e Rabbagliati. Millantando e spacciando il poco che hanno come il tesoro segreto e ritrovato nello scrigno riesumato di un pirata dei Balcani, guappi, prostitute e zanzare danzano sul pontile in cerca di clienti da ultima frontiera. Un clima di varietà e avanspettacolo invade l'atmosfera umida e languida della Locanda, che, come un carillon spinto da sospiri e passioni, prende a girare a ritmo di swing o con il languore di un liscio, intonato senza tempo e ritmo dal fisarmonicista che, muto e saggio, osserva ridente e silente lo scorrere del fiume e di quel che porta e trascina via.
29.11.18
 

I Feel 2


Teatro India, 8 novembre 2018
iFeel2
direzione artistica e ideazione Marco Berrettini interpreti Marco Berrettini, Caroline Breton, Samuel Pajand musica Summer Music set design e luci Victor Roy Marco Berrettini /* MELK PROD distribuzione Tutu Production produzione *MELK PROD. co-produzione adc Genève residenze produttive adc Genève, Mottatom col sostegno di Ville de Genève, Pro Helvetia Fondation Suisse pour la Culture Loterie romande, DRAC Île-de-France, Ernst Göhner Stiftung
iFeel2, performance del coreografo Marco Berrettini, è una sorta di warm-up esistenziale. O piuttosto una disputa fIlosofica in forma di battaglia danzata, infinita e priva di alcun drammatico finale. Marie-Caroline Hominal è Raymonda*, Marco Berrettini è Taylor**. Una danza incomincia... I due si muovono in un pas de deux molto speciale, un sonnambulismo interiore. Fronteggiandosi, si esauriscono e si rianimano reciprocamente. C'è un tocco di antropologia critica nei loro ritornelli. Dopo iFeel (2009) dove regnava la collera della società moderna, e Sì,Viaggiare (2010) dove era tentata una comunione tra agli esseri, iFeel2 mostra le mutazioni, le evoluzioni e le metamorfosi dell'individuo nella società. Influenzato dalle tesi del filosofo Peter Sloterdijk, questa volta Berrettini è partito dal suo testo Devi cambiare la tua vita. Marco Berrettini, in scena con Marie-Caroline Hominal, mostra una virtuosità danzereccia quasi acrobatica, dalla quale emergono pensieri spirituali che flirtano con la psicanalisi, le religioni, la ricerca interiore, l'ombra jungiana. Spettacolo multitraccia, iFeel2 è una coreografia che parte dalla musica poppish composta dallo stesso Berrettini assieme a Samuel Pajand. (*Raymonda è la protagonista di un balletto in 3 atti, 4 scene con apoteosi, creato nel 1898 da Marius Petipa per i Teatri Imperiali di San Pietroburgo. **Paul Taylor, pioniere della danza moderna americana, si è occupato di guerra, pietà, spiritualità, sessualità, moralità e mortalità. Ha creato danze con famiglie disfunzionali, idealisti delusi, imperfetti leader religiosi, angeli e insetti).
21.11.18
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Un mondo perfetto

Teatro Argot 29 Ottobre 2018

ARGOT PRODUZIONI
UN MONDO PERFETTO

di Sergio Pierattini
con Manuela Mandracchia, Paolo Giovannucci e Sergio Pierattini
regia Sergio Pierattini
musiche Gwyneth Schaefer
scenografia e costumi Tommaso Bordone
assistente regia Eugenia Pulci

Testo vincitore nel 2008 del Premio Riccione con la seguente motivazione:

"Fedele alle sue indagini di piccole vite di famiglia, Sergio Pierattini affronta, con crudele eleganza, i problemi di una coppia che aspetta la felicità coniugale dall’adozione di un bambino straniero, battendosi con le imposizioni burocratiche ma ne idealizza la riuscita legandola alla perfezione del trenino elettrico con la stazione che hanno elaborato per lui, accolto come un giocattolo e destinato a una fuga verso l’ignoto che resterà senza uno sbocco, gonfia dell’angoscia delle storie vere”.
F. Quadri

Una coppia, non più giovanissima, sogna di adottare un figlio. Quando scopriamo in scena i due protagonisti il loro calvario di attese e delusioni sembra essere definitivamente concluso. L’arrivo del figlio è in realtà l’inizio di un percorso di difficoltà devastanti che fin dall’inizio del secondo quadro si rivelano insuperabili. I due protagonisti scoprono in rapida successione quanto sia “impossibile” amare l’oggetto dei loro sogni. Le difficoltà non stanno nella personalità pur complessa del ragazzo, ma nella stessa natura dei due protagonisti. Nell’essenza di quell’universo a due, grigio, ma anche autosufficiente e appagante, che contraddistingue la loro unione.
11.11.18
 

Carmen che vede l'ora

Teatro Biblioteca Quarticciolo 4 ottobre 2018

Bartolini/Baronio | 369gradi | Sycamore T Company
co-produzione-residenza Carrozzerie_n.o.t e Ass. Cantalavita

CARMEN CHE NON VEDE L'ORA

di e con, regia Tamara Bartolini / Michele Baronio
drammaturgia Tamara Bartolini
musiche originali, canzoni, sonorizzazioni Michele Baronio
canzoni originali Lucilla Galeazzi
disegno luci Davood Kheradmand e Diego Pirillo
suono Michele Boreggi (Mic Shleeper)

È la fine della seconda guerra mondiale e da Klenovica (ex Jugoslavia) si va in Africa ad Asmara per prendere la nave della croce rossa che porta in Italia. Una volta sbarcati il viaggio prosegue verso Napoli e magicamente gli anni ’40 diventano i favolosi anni ’60, e si viene trasportati dentro antiche leggi e tabù del profondo sud, in un piccolo paesino sperduto della Basilicata. Da qui si scappa per raggiungere la Roma degli anni ’70 infuocata dalle contestazioni, tra nonni slavi e ladri, mariti violenti, amanti, riunioni politiche, rivolte, la nascita inattesa di un figlio, e il sogno di un lavoro da maestra dentro quella scuola pubblica pensata come luogo deputato alla crescita e alla trasformazione della società. E infine, arrivati ai nostri giorni, si sbarca in un piccolo paesino della provincia di Roma, davanti al mare.
2.11.18
 

Gorga - Il collezionista

Teatro Tordinona 31 Ottobre 2018

GORGA-IL COLLEZIONISTA-DALLA BOHEME A PALAZZO ALTEMPS

un atto unico di Maria Letizia Compatangelo, con Gino Auriuso, scene e costumi di Alessandro Gilleri, luci di Marco Macrini, sartoria Slow Costume Roma, assistente scena e costumi Eleonora Scarponi.
Lo spettacolo gode del finanziamento del Mibact ed è stato inserito tra le manifestazioni dell’anno europeo della Cultura 2018 con riconoscimento del Mibact.
GORGA IL COLLEZIONISTA vuole dare nuova luce alla storia di Evan Gorga, all’anagrafe Gennaro Evangelista Gorga (Brocco, 6 febbraio 1865 – Roma, 5 dicembre 1957), tenore lirico italiano dimenticato. Conosciuto per la celebre prima rappresentazione assoluta (al Teatro Regio di Torino, 1º febbraio 1896) de La Bohème di Giacomo Puccini, in cui vestì i panni di Rodolfo. Ma Gorga fu anche un infaticabile collezionista, sia di strumenti musicali che di reperti archeologici. Nel corso della sua vita raccolse una miriade di oggetti moderni e antichi che avrebbero dovuto formare, secondo le sue intenzioni, “il museo di tutti i tempi”, o come scrisse ancora lui stesso: “il Museo Enciclopedico, che comprende tutto lo scibile, dall’Arcaico ai giorni nostri”. Alla ricerca di documenti originali si è affiancata l’investigazione della singolare figura di Gorga – attivo nel mercato antiquario romano tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento – testimoniando così un tipo di collezionismo molto diverso da quello delle grandi famiglie rinascimentali del Cinque-Seicento, raccontato dalle prestigiose collezioni di Palazzo Altemps. Il Museo gli ha dedicato recentemente una Mostra e poi vi è rimasta una sezione permanente. La mostra presentava una selezione di circa 1800 oggetti, solo una minima parte tra le centinaia di migliaia di pezzi conservati, ed è allestita nei due grandi saloni della nuova ala. Il nuovo studio scientifico sulla collezione Gorga, che ha richiesto due anni di ricerche, è compendiato nel volume edito da Electa “Museo Nazionale Romano. Evan Gorga la collezione di archeologia”.
Il gusto borghese dei primi del novecento per le raccolte di oggetti rari e spesso stravaganti, intatti o ridotti in frammenti, costituisce l’articolata ed eclettica raccolta di archeologia del tenore Gennaro Evangelista Gorga (1865-1957). Acquisita dallo Stato nel 1950, e da allora conservata presso il Museo Nazionale Romano, la collezione comprende una miriade di oggetti con ampio excursus cronologico, dalle antichità romane, alle magnogreche, alle etrusche, alle egizie, dai materiali più nobili fino all’umile terracotta. La selezione non disdegna oggetti minuti e frammentari, esemplari ripetitivi; concentrata più sulla quantità che sulla qualità la raccolta è alimentata da un’inesaudibile esigenza enciclopedica, quasi maniacale, che anima l’utopico progetto di realizzazione del “museo di tutti i tempi”, o come scrisse Gorga stesso: “il Museo Enciclopedico, che comprende tutto lo scibile, dall’Arcaico ai giorni nostri”.

2.11.18
 

Mangia

Teatro Tordinona 13 Ottobre 2018
MANGIA!
di e con Anna Piscopo

Vincitore del Premio Nazionale di Letteratura e Teatro Italiano “Nicola Martucci”, del primo premio come Miglior Spettacolo per “Corti in Pietralata” e del premio per la “Miglior Attrice del Teatro Lo Spazio”. Ventisei anni, barese trapiantata a Roma (dove ha studiato alla Silvio D’Amico e al Duse International) Anna Piscopo, autrice e unica interprete della pièce, costruisce intorno al detto della sua città “Mang’ ca da jess mangiat!” (Mangia se non vuoi essere mangiato!) una performance di parole che si rincorrono nella foga di vomitare fuori tutta la rabbia di una società feroce che, dalla famiglia alla strada, è regolata dalla legge del più forte, di chi sfrutta per non essere sfruttato.

“MANGIA!” è un flusso di coscienza in cui più personaggi s’intrecciano nel corpo e nella voce di una sola performer per raccontare la storia di una giovane donna che vorrebbe sbarazzarsi del ruolo da emarginata che vive nel mondo provinciale, gretto e bigotto in cui è nata. Partita per Roma alla ricerca confusa di un lavoro o di un uomo che possa sistemarla, e disposta a concedere il proprio corpo a uomini che considera superiori pur di raggiungere l'agognata promozione sociale, è travolta da un nuovo mondo feroce che finisce per divorarla. Trovandosi costretta a tornare nel suo paesino, tra le grinfie di una madre che la obbliga di continuo a mangiare. Senza nulla in tasca. I condizionamenti famigliari, quelli culturali e l’esperienza diretta della crisi economica del suo paese, la gonfiano di rabbia, aspettative disattese e ansie, tanto da non riuscire mai veramente a respirare, a vivere la sua vita da protagonista.
 Per liberarsi dalle voci che la infestano, dalla solitudine e dall’emarginazione, dovrà letteralmente divorare la sua famiglia - pietanza indigesta - ingurgitata nella furia della bulimia e del bisogno incontrollato di affetti, figure di riferimento e approvazione. “MANGIA!” usa il cibo come metafora di violenza e sfruttamento nella famiglia e nella società, e lo fa con ironia, mantenendo sempre un registro brillante.
2.11.18
 
 
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