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Chi ha paura della solitudine

TEATRO TORDINONA 9 Novembre 2017
CHI HA PAURA DELLA SOLITUDINE?
di Orlando Placato
Regia di Anna Maria Loliva
Con Cristina Aubry e Oreste D’Ippolito.
Costumi di Piergiorgio Forgione
Assistente Benedetta Cassio
Non si è soli unicamente quando si è da soli. La solitudine si manifesta più marcatamente quando la gente ti circonda, ma tu parli a te stesso. Questi dieci personaggi sono ritratti grotteschi dell’isolamento di uomini e donne in una realtà fatta di emozioni e vissuti dopati dalla virtualità internettiana e falsi miti. Un sottile filo conduttore si dipana attraverso queste singole vicende semiserie con finale inaspettato. Uno spettacolo per sorridere e riflettere.
14.11.17
 

Pugni di Zolfo

Piccolo Eliseo 11 Novembre 2017
Pugni di Zolfo
scritto, diretto e interpretato da Maurizio Lombardi, coproduzione Zocotoco Srl
"Pugni di Zolfo" è la storia di due bambini che immaginano il mare e le acciughe, tirano i pugni, sognano l'amore che non hanno mai vissuto: una fiaba che porta dentro di sé la rabbia di un'infanzia negata.
Ispirato da una poesia di Ignazio Buttitta poeta di Bagheria,Pugni di zolfo scritto, diretto e recitato in un siciliano comprensibilissimo da Maurizio Lombardi, è la storia di Vincenzo Barrisi, un pugile che ha appena finito un match durissimo contro l’americano. Nel silenzio del suo spogliatoio fischietta una canzone, la ninna nanna di sua madre e ricorda, ritorna a quando era bambino nella sua Sicilia, un pugno di terra strappato al sole. La nonna, seduta sotto la veranda con lo sguardo lontano, fisso, verso le miniere di zolfo; la sua fuga da Picciriddu aiutato dalla mamma per sottrarsi alla discesa nell’inferno della zolfara dove i “carusi”, bambini di sette-otto anni, si spezzavano la schiena per portare in superficie lo zolfo, la nuova “ricchezza” della Sicilia di fine 800.
Pugni di Zolfo è semplicemente una storia che porta dentro di séla rabbia di un’infanzia negata e diventa una fiaba quando racconta di due bambini che immaginano il mare, le acciughe, tirano i pugni e sognano l’amore che non hanno mai vissuto. Nello spettacolo il corpo viene usato come come strumento narrativo e la parola si fa vera, sanguigna, viscerale. La scena, scarna, viene riempita dall’attore, il quale interpreta più personaggi che trascinano lo spettatore in un viaggio all’interno di un budello di terra fatto di sangue e fatica.
14.11.17
 
 
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