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LA GUERRA SVELATA DI CASSANDRA

SPAZIO DIAMANTE 29 Novembre 2025

LA GUERRA SVELATA DI CASSANDRA
di 
Salvatore Ventura Con GAIA APREA

musiche Dario Arcidiacono | contributi video Andrea Montagnani

voce Enea TOMMASO GARRÈ | corpo di Enea GIOVANNI BONI
assistente alla regia Adriana Mangano
regia ALESSIO PIZZECH
produzione Nutrimenti Terrestri e Giardino Chiuso/Orizzonti Verticali
in collaborazione con Mithos Troina Festival
La Guerra svelata di Cassandra ovvero come descrivere la guerra e i suoi orrori, attraverso gli occhi di una donna e raccontarne così le motivazioni tutte maschili, nonché le menzogne e le falsità che intorno ad essa si costruiscono come giustificazioni, ieri come oggi. Il Mito di Cassandra continua a essere uno strumento di rilettura delle contraddizioni della storia che attraversiamo come uomini, ed ha rappresentato una lente d'ingrandimento per cercare un senso, una luce per i tempi bui. Dopo tanti omaggi letterari a questo straordinario personaggio, Salvatore Ventura si cimenta nella composizione di un pezzo di teatro estremamente denso di emozioni. Il giovane drammaturgo palermitano dà una lettura di Cassandra che mutua aspetti dalle tante versioni letterarie del personaggio classico, in primis Christa Wolf, ma ne costruisce una visione autonoma e tratteggia una figura di donna, perfettamente calata nelle contraddizioni di questo nostro tempo. La Cassandra, a cui darà voce e corpo Gaia Aprea, è creatura dell'oggi ed articola un monologo teatrale originale nella forma della scrittura e straordinariamente carico di rimandi alla cronaca quotidiana.Le parole di Ventura, contrappuntate dallo spazio sonoro di Dario Arcidiacono, costruiscono un flusso di coscienza che riscrive la vicenda conosciuta della profetessa di Apollo, figlia di Priamo. Cassandra si pone in dialogo con il pubblico del presente, lo vuole scuotere dal silenzio colpevole e affermare la necessità delle parole, del racconto, del disvelare una verità, del muovere una coscienza che possa opporsi al pensiero dominante. La Cassandra di Ventura torna sulla scena ormai spogliata violentemente della sua verginità, alla ricerca di un perdono di sé stessa per non essere stata capace di fermare quella guerra, per non essere riuscita a farsi ascoltare nella sua azione profetica. Cassandra del 2025, vuole farsi esempio per noi, monito per i nostri assordanti silenzi e mi piace così immaginarla tra le strade bombardate di Kiev o tra le macerie di Gaza o tra le fila di uomini e donne massacrati in qualche parte della terra. Questa Cassandra è alla ricerca di un senso del proprio stare nel mondo e si ricongiungerà a quella sé stessa bambina, persa nei rumori di un conflitto familiare, nel disperato tentativo di compiere un atto catartico che tagli definitivamente con il perpetuarsi del sangue e della morte come unico orizzonte possibile. Cassandra, tornata nel mondo dei vivi, alle prese con i ricordi, con oggetti testimoni della propria esistenza traumatica, è affamata di vita, sedotta dal ricordo di Enea che si è salvato dalla fine della Città di Troia. Ricordando il corpo ed il volto di Enea, Cassandra prova così ad ergersi al di sopra del racconto di morte e distruzione; il legame erotico, di profonda amicizia, che la unisce a Enea, rappresenta una forza indelebile, che nella sua memoria, resiste agli orrori di una terra distrutta, di un cimitero di familiari massacrati dal nemico, a un destino di violenza che lega vincitori e vinti. La Cassandra di Ventura invoca così il teatro, lo evoca come fonte di resistenza, di speranza, come atto finale di testimonianza che vuole disvelare a noi l'ipocrisia della famiglia umana, l'irresponsabilità di chi decreta l'inizio del conflitto e ne determina il perpetrarsi. Cassandra  quindi, diviene voce che si oppone all'indifferenza, usa la parola come arma, con quell'incedere poetico di chi porta con sé una verità per troppo tempo sopita e ci dice quanto mai sia importante oggi, il rito del teatro.
 
NOTE DELL'AUTORE
La scrittura è l'unico modo che ho per tradire la realtà che mi circonda. O almeno ne è il punto di partenza. Il teatro è il luogo dove metto questa pratica in atto. Faccio teatro per recuperare dalla memoria la natura umana, con i suoi gesti. Sia quelli possibili che quelli impossibili, ed il teatro, attraverso i suoi simboli, segna un linguaggio universale dove scopro, valicando quel confine, dei valori che l'umanità non ha ancora trovato. La potenza della parola, quando è detta, mi trasmette sempre quello stupore necessario ad apprendere qualcosa di nuovo, ribaltarlo verso un'altra prospettiva.
La guerra svelata di Cassandra è il racconto di uno svelamento, quello svelamento che tende il filo della verità al punto tale da trasfigurare la realtà che mi circonda. Per cui ho scelto di avvicinarmi a questo racconto attraverso gli occhi di un personaggio come quello di Cassandra per rievocare quel respiro del classico che svela il presente. Interrogandomi sui temi della guerra, delle diversità, del rapporto tra genitori e figli, del viaggio, della libertà e mettendo assieme questi ingredienti ho cercato di aggiungere alla voce del personaggio un tono di modernità epica seguendo lo stile della slam poetry, alternandolo a quello della narrazione classica.
 La scelta che mi ha spinto a rispettare questa strada mi è stata suggerita dalla stessa storia che avevo intenzione di raccontare: il personaggio vive in due tempi differenti, ben definiti, il momento esatto in cui sta per morire e quello in scena con noi, spingendomi ad utilizzare questa dualità di linguaggi, come due facce della stessa medaglia, due fazioni nemiche con ognuna le proprie ragioni, il noi e il loro. Riuscendo a riassumerne l'arco narrativo in un ritmo cadenzato ed in crescendo. La materia che propongo quindi non è la riscrittura di un mito come quello della guerra di Troia bensì un pretesto per interrogarci sulla contemporaneità, cercando di scoprire insieme se il futuro ha un cuore antico.

10.12.25
 

Cantastorie - Griot



FESTIVAL CANTASTORIE 2025
Sabato 22 novembre
alle ore 18.30 Griot con MADYA DIEBATE ALIEU SAKHO/KORA HERO DANIEL DAMASCELLI
KORAHERO nel primo video e nel secondo MADYA DIEBATE(video di Fabrizio Orsola)
I griot sono famiglie di cantastorie dell’Africa Occidentale, custodi del sapere dei mandinka, una cultura a trasmissione orale di cui sono i portavoce. Un tempo ambasciatori dell’Impero Mande, sono famiglie di artigiani che fabbricano i propri strumenti e attraverso la musica veicolano le loro conoscenze. Sono messaggeri di pace la cui voce è tuttora presa molto in considerazione, accompagnano la vita delle comunità dai matrimoni ai funerali tramandandosi le tecniche e le storie di generazione in generazione.
All'interno del festival CANTASTORIE 2025 curato da Tavolo cultura Spin Time e Circolo Gianni Bosio conosceremo alcuni di questi jeli (Maestri), virtuosi della kora e biblioteche viventi nella nostra città.
Griot significa “maestro della parola”, e noi staremo ad ascoltare cosa hanno da dirci.
Madya Diebate - griot della Casamance, Senegal
Alieu Sakho/Kora Hero - griot del Gambia
Daniel Damascelli - musicista e ricercatore, Roma
AUDITORIUM Jojo Spin Time Via di S. Croce in
Gerusalemme 55, Roma

10.12.25
 
 
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