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Alla ricerca del tempo perduto



Off/Off Theatre, 12 aprile 2019
Alla ricerca del tempo perduto
Di Marcel Proust, testo e interpretazione Duccio Camerini, regia Pino Di Buduo Spazio scenico, disegno luci e video Stefano Di Buduo. Teatro Potlach – La Casa dei Racconti
Duccio Camerini presenta per la prima volta l’adattamento teatrale dell’intera opera di Marcel Proust, Alla ricerca del tempo perduto (À la recherche du temps perdu), vestendo gli abiti dell’autore e dei personaggi che gli ruotano intorno, immerso in scenografie digitali firmate dal video designer Stefano Di Buduo e diretto da Pino Di Buduo. Duccio Camerini e Pino di Buduo prendono il più lungo libro mai scritto (composto da 7 libri: La strada di Swann, All’ombra delle fanciulle in fiore, I Guermantes, Sodoma e Gomorra, La prigioniera, La fuggitiva, Il tempo ritrovato) e ne traggono un racconto fulminante, un viaggio dell’io, una storia che è anche un’enciclopedia di storie, un punto di vista su com’è fatto – e come dovrebbe essere fatto - il mondo. L’educazione esistenziale, sentimentale e sessuale di un ragazzo che si scoprirà scrittore, resa in un racconto sugli uomini e sul tempo, che poi è la malattia che li perseguita. Uno dei più grandi esperimenti letterari di sempre viene così messo in scena non come un bozzetto della “belle epoque”, lussi ed eccessi, bensì come il percorso di un’anima, la cui ironia, violenza, tenerezza, ci riguardano profondamente. Perché la “Recherche” è un grande romanzo-provocazione di fine millennio, che affonda in un’epoca di transizione, sfuggente e inafferrabile proprio come la nostra, adesso.
Nota di regia
La ricerca del Teatro Potlach sulla “memoria”, partito con "Le città invisibili" di Italo Calvino, va avanti da tanti anni. Quando Duccio Camerini mi ha chiesto di lavorare insieme su “Alla ricerca del tempo perduto”, ho detto subito istintivamente sì. Perché si? Con Proust si affronta un lavoro pieno di stimoli profondi, che spinge oltre i propri limiti e fa abbattere margini che il tempo aveva scrupolosamente edificati. A me interessa quando un autore, un'opera letteraria, un pensiero ci entra così dentro, ci trascina nella tempesta, distruggendo e costringendo a ricostruire, facendoci scoprire nuovi approdi. Di conseguenza ho scelto un setup digitale per creare un ambiente visivo con il quale Proust può dialogare, un partner virtuale che crea resistenze, associazioni, equivalenze, contrazioni e dilatazioni, spazi temporali, e che permetta allo spettatore di immergersi nella situazione dove ogni quadro è spazio e ricordo che riemerge. Marcel/Proust entra ed esce dalla sua stanza, non trova pace, vive in una specie di dormiveglia esistenziale, sente la fine avvicinarsi e vuole scrivere, scrivere, scrivere. Un viaggio nella memoria e nell’immaginazione, nel tempo e nello spazio e nel nostro futuro.
16.4.19
 
 
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