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SHORT THEATRE 7 / WEST END - An Afternoon Love


SHORT THEATRE 7 / WEST END Pathosformel An afternoon love di Daniel Blanga Gubbay, Paola Villani con Joseph Kusendila e con la collaborazione di Andrea Corsi produzione Pathosformel coproduzione Centrale Fies, Workspace Brussels in collaborazione con Contemporanea Festival / Teatro Metastasio della Toscana Residenze artistiche Workspace Brussels@Kaaitheater, Workspace Brussels@Les Brittines, Tanzfabrik (Berlin) Con il supporto di APAP network - Culture Programme of the European Union Si ringrazia CANGO Cantieri Goldonetta Firenze Pathosformel fa parte del progetto Fies Factory Nell'ambito di IYMT www.pathosformel.org La PELANDA 11 settembre 2012 Roma
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LA TESTA TREMA - Giovanna Marmo: La Testa capovolta


Teatro Tordinona 5 dicembre 2012 "LA TESTA TREMA" Escargot 2012-13 secondo appuntamento. Tommaso Ottonieri, Gilda Policastro presentano Giovanna Marmo autrice de La Testa capovolta.
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MELAINA KOLE - 3 parte


Colosseo Nuovo Teatro 19 dicembre 2011 “Mélaina Kolé – Evento d’arte malinconica” ideato e diretto da Francesca Merli ed Ehsan Mehrbakhsh. Durante la serata, gli spettatori saranno guidati in un viaggio tra varie discipline artistiche per riflettere sulla melanconia e sulle emozioni più cupe (tristezza, infelicità, nostalgia…) come parte di ogni essere umano e come spinta alla creazione artistica. Sopra e sotto il palco si alterneranno performance teatrali e musicali, esposizioni artistiche (fotografie, illustrazioni e dipinti), letture e videoproiezioni: lo spettatore sarà accolto da un aperitivo melanconico di benvenuto per poi essere fatto accomodare in sala, dove saranno attori e musicisti a condurlo fino all’uscita, alla fine del viaggio, di cui potrà conservare un piccolo ricordo, regalato dagli attori. Il nome dell’evento, Mélaina Kolé trae origine dal greco mélaina (bile) e kolé (nera), quindi bile nera era infatti uno dei quattro umori che, secondo la fisiologia ippocratica, regolavano il corpo umano ed era responsabile di melanconia e ipocondria. Secondo la medicina greco-romana la bile nera caratterizza gli stati d’animo delle persone. Ed è a partire dall’etimologia di questa parola che abbiamo immaginato un evento d’arte contemporanea che è diversamente concepito come un percorso negli interstizi dell’arte, un viaggio itinerante lungo atmosfere malinconiche del pensiero. Una mostra collettiva e in parallelo interventi teatrali, performance, reading, come cornice e collante della serata la musica avvolgente nostalgica ungherese dell’armonicista Endrè Vazul Mandli.Gli artisti che realizzeranno lo spettacolo, tutti molto giovani, hanno alle già alle spalle diverse e importanti collaborazioni sia nel mondo artistico romano che a livello nazionale e internazionale. Questi i nomi dei protagonisti: Francesca Merli (ideazione, direzione, regia); Ehsan Mehrbakhsh (ideazione, direzione, pittura e illustrazione); Ludovica Avetrani (attrice, ballerina); Endrè Vazul Mandli (musicista); Babak Mehrbakhsh (fotografo); Giuseppe Mortelliti (attore); Alessio Trerotoli (fotografo); Cristiano Petrucci (arti visive); Riccardo Badalà (pittore). Costumi Madcut di Silvia Arduino e Cinzia Dell’Omo. PROGRAMMA: Ore 21.00 mostra collettiva con accompagnamento musicale e allestimento a tema (la malinconia). Illustrazioni/pittura di Ehsan Mehrbakhsh, Riccardo Badalà, Cristiano Petrucci. fotografie di Alessio Trerotoli e Babak Mehrbakhsh.Ore 21.30 primo intervento teatrale nello spazio mostra: la malinconia vissuta nella nostra quotidianità, l’abitudinarietà spesso ci rende malinconici e forse un po’ cinici anche con l’amore. In chiusura brindisi d’inaugurazione. Reading di Giuseppe Mortelliti con Ludovica Avetrani, regia di Francesca Merli. Ore 22.00 primo intervento musicale all’armonica Endrè Vazul Mandli. Durante il concerto contributi di testi inediti e editi a cura della compagnia. Ore 22.15 seconda performance teatrale con Giuseppe Mortelliti e Ludovica Avetrani, drammaturgia e regia di Francesca Merli, illustrazioni dal vivo di Ehsan Mehrbakhsh. Teatro e illustrazioni dal vivo narrano le avventure di un trentenne e della sua infinita pedalata per inseguire le memorie del suo passato. Musiche di Endrè Vazul Mandli.Costumi Madcut di Silvia Arduino e Cinzia Dell’Omo.Ore 22.45 inizio proiezioni video: cortometraggi di animazione a tema. Ore 23.15-23.30 terzo intervento in chiusura, performance e musica dal vivo. La serata sarà replicata, sempre al Colosseo Nuovo Teatro, il 9 gennaio 2012.
8.5.14
 

Referente INCESTO


9 aprile 2011 “Referente incesto”compagnia Europa duemila di Daniel Fermani con Alessandro Sena e  Laura Sales Regia di Daniel Fermani. Tecnico di scena: Danilo Sabelli. In attesa della notte, fratello e sorella conversano non per spiegare i perché del loro rapporto incestuoso, ma forse  per ferirsi il piú possibile, aspettando il buio,  momento in cui meccanicamente e  inevitabilmente, si perpetrerà l'incubo. Nessuno dei due puo’ e  né vuole scappare da questo labirinto di umana corporale passione. Nel loro rapporto non ci sono né vittime né carnefici e le parole tagliano come coltelli avvelenati cercando il profondo di ognuno, impietosamente, senza sosta, finché essi saranno costretti a svelare la loro parte piú vulnerabile, quella in cui accanirsi per chiudere ogni spiraglio e spazzare via definitivamente la speranza. L'amore? Un' illusione che é necessario cancellare dalla memoria, anche quando fra loro si aggiungerà una terza persona. "Referente Incesto" é un testo sperimentale, non soltanto nella sua forma, che porta ad un teatro dell' immobilitá dove pause e punteggiatura sovvertono il rapporto tra significante e significato, ma sopratutto nella tessitura del testo, capace di aprire nuove porte all'interpretazione, arricchendo nella mente tutte le sfumature che un suono articolato puo’ creare. Bellissimo e intenso, il suo contenuto affronta il tabú dell'incesto non come colpa che provoca rimorso e merita una punizione, ma quale destino di certi esseri umani. Un uomo e una donna che non credono, o che non sono capaci di portare alla vita quello in cui credono. Che siano fratello e sorella puó essere un fatto geografico piú che sanguineo o spirituale.
8.5.14
 

Premio Razzano 2011: la mostra


Premio Razzano 2011: la mostra delle opere
8.5.14
 

Serenata Napoletana


Castelverde 2/8/2008 "Serenata Napoletana" di Nuccio Siano con Salvatore Zambataro fisarmonica e clarinetto. Riprese video Ulisse Benedetti per l'archivio storico dell'Ass. Cult. Beat 72.
8.5.14
 

CUORI STRAPPATI


Padiglione Borghese 1982 “CUORI STRAPPATI” spettacolo performance della compagnia “La Gaia Scienza” promotrice della postavanguardia  romana. Lo spettacolo evidenzia la necessità, derivante anche dall’analisi del linguaggio teatrale, di non riempire il palcoscenico, ma di svuotarlo completamente, non procedere per addizione ma per sottrazione fino al vuoto assoluto. Un estremismo che si riflette nell’atteggiamento rispetto alle istituzioni, al genere "teatro" ponendosi sempre ai limiti o addirittura fuori di esso, cercando sempre dei punti di non ritorno. Negando il teatro e la regia identificati come genere, non si utilizzano più gli spazi classici, ma si esce dai luoghi chiusi deputati allo spettacolo, identificati dalla cultura della generazione degli anni settanta come un assetto sociale inaccettabile. Questo anche se poi si mette l’accento sul punto di vista formale, e quindi il concetto di marginalità non passa mai attraverso i contenuti. Gli eventi svolti in piena piazza Cavour, coinvolgono  moltissima gente, ma non sono fatti per richiamare spettatori, ma perché ha senso fare queste esperienze in questo punto e in questo momento: il fine è quello di colpire la coscienza di chi passa nel preciso istante. L’azione si svolge in uno spazio scenico che non contiene nessun elemento autoritario, in cui non c’è nessun punto che richieda di essere guardato, l’occhio dello spettatore  circola e sceglie, come accade all’orecchio in certe esperienze musicali, si passa alla ricerca di centri d’attenzione, di segmenti, di linee. Da un movimento circolare, a segmenti molto definiti, predeterminati, che entrano sulla scena, e la tagliano. La scelta di determinare dei fuochi di attenzione dà vita al genere definito come " La nuova spettacolarità", con lavori in cui si imposta una geometria dello sguardo dello spettatore, una geometria costruita utilizzando come serbatoio tutto quello che si è analizzato in piccole sezioni durante gli anni precedenti. Visto retrospettivamente, è  come se ogni spettacolo contenesse un punto intorno a cui si fa terra bruciata. Un’identificazione di elementi minimi di significato teatrale: parole, radici, che possono essere articolate e messe a frutto in modi diversi. Questi elementi minimi sono nuclei che contengono in sé approcci verso altre forme artistiche, come il grande uso di materiali grezzi, primari, come la terra, il fuoco, i lapilli di brace, o strisce di stoffa colorata, vetro, lastre di metallo, colori liquidi o polveri colorate.   Materiali che non si inseriscono casualmente all’interno dello spettacolo ma con riferimento all’azione e al movimento. Essi si pongono come anelli tra il corpo e il significato dell’azione, come fossero un elemento metaforico. Ma non si saprà mai se questo elemento metaforico rappresenta il corpo dell’attore o se sia l’oggetto o se sia il suo significato; c’è un continuo travaso, per cui sono "metafore aperte". E non si saprà mai qual è l’oggetto della metafora.  Uno slittamento, una proiezione/identificazione tra il corpo dell’attore e l’oggetto agito, che si è sviluppa fino ai "costumi" di Cuori strappati, per esempio nella poltrona di roccia.  C’è la volontà di considerare il corpo solo come parte di un insieme; anche se comunque, con una importanza sostanziale una presenza fondamentale, un interesse per il corpo come parte di un paesaggio o di un insieme quindi continuamente interrotto, come in certi quadri futuristi dove c’è una spaccatura del movimento e del corpo. L’idea è che i materiali, e tutta la scena, sia il proseguimento del movimento dell’attore e, viceversa, che il movimento dell’attore sia il proseguimento della scena. In Cuori strappati il discorso sulla metropoli è fondamentale, ma si è consumato, c’è lo spazio urbano, ma non più la metropoli come sensazione forte. Lo sguardo è quello originario allo spazio urbano, quello di chi osserva un pò dall’esterno ma standoci dentro. Costruire uno spazio non reale ma mentale: quindi uno spazio interno, che si pone al di qua e non al di fuori, si tratta di pensare certi elementi non come dati in sé, non come esistenti nella realtà, ma come riflessi in una coscienza. E di conseguenza percepiti dallo spettatore come spazio interno, quindi immaginario. In Cuori strappati c’è un riferimento molto forte all’architettura: a un’architettura elementare, estremamente primaria, fatta di pareti mobili. E’ uno spettacolo sul rapporto tra interno ed esterno, un rapporto che è in continua mutazione. Benjamin, in un pezzo dedicato ad alcuni autori tedeschi, descrive come si possano considerare le strade, lo spazio urbano, come l’interno di una casa (per esempio, i caffè come balconi): è il passaggio da quello che era l’interno borghese ottocentesco a un’apertura sulla dinamica delle strade. Lo spettacolo inizia con un muro, una parete che chiude la scena. E poi pian piano questa prospettiva viene sfondata, aperta... Questo concetto può anche avere a che fare con uno stile dell’architettura romana, presenza molto forte: il barocco, in cui ci sono esterni che ricostruiscono interni e viceversa, soprattutto nel Borromini. Cuori strappati contiene e brucia in sé dieci spettacoli. C’è questa esuberanza, ma è voluta. L’esperienza di tutta una generazione che ha affrontato il teatro da questo punto di vista ha rigenerato una pratica teatrale. La Gaia Scienza compagnia teatrale di Roma della postavanguardia italiana fondata nel 1975, prende il nome dal celeberrimo testo di Friedrich Nietzsche composta nel suo nucleo artistico originario da Giorgio Barberio Corsetti, Marco Solari e Alessandra Vanzi. Debutta nel 1976 allo storico Beat '72 di Roma con La rivolta degli oggetti , ideato e diretto dagli stessi interpreti che dieci anni dopo si scioglieranno dando vita a due gruppi distinti: la compagnia G. B. Corsetti e la compagnia Solari - Vanzi. Contigua alla ricerca espressa in altri ambiti dalla neoavanguardia (pittura, musica, body-art, video arte) la produzione di G. S. si appropria anche di spazi extrateatrali coniugando l'attenzione per le contaminazioni linguistiche ed espressive nei diversi generi artistici con la rilettura della proto avanguardia del '900. Tra gli spettacoli più significativi del gruppo, ospite della Biennale - Venezia nel 1984: Luci della città (1976), Cronache marziane e Una notte sui tetti (1977), Blu oltremare, Sogni proibiti, L'uomo che sapeva troppo e Malabar Hotel (del 1978), Il ladro di Bagdad, La corrente del Golfo, Variations III di John Cage e Così va il mondo (allestiti tra il 1979 e il 1981), Gli insetti preferiscono le ortiche (1982), Cuori strappati e Animali sorpresi distratti (del 1983), Notturni diamanti e Il ladro di anime (del 1984).
8.5.14
 

Lido azzurro

Angelo Mai Altrove Occupato 19 Novembre 2013 “Lido azzurro”
(together in tarànto) è una performance che fa parte del progetto my personal tarànto, che consiste di uno spettacolo (debutto febbraio stagione Tatà -Teatri Abitati Taranto), e materiale foto-video visions in tarànto (produzione Cinema del Reale BigSur 2013).
di Isabella Mongelli
con Isabella Mongelli, Filippo Paolasini
suoni Alessandro Altavilla
8.5.14
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