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Serata Ingeborg Bachmann

5 Febbraio 2024

Serata Ingeborg Bachmann

Lunedì da Raffaella Battaglini con la professoressa di letteratura tedesca alla ‘Sapienza’ e accademica all'Accademia Dei Lincei Camilla Miglio e con l'attrice Federica Fracassi.

Ingeborg Bachmann, nota anche come Ruth Keller (Klagenfurt25 giugno 1926 – Roma17 ottobre 1973), è stata una poetessascrittrice e giornalista austriaca.

Figlia di Olga Haas e Mathias Bachmann, Ingeborg nacque nel 1926 in Carinzia, nel cui capoluogo, Klagenfurt, trascorse l'infanzia e l'adolescenza. Dopo i primi studi, negli anni del dopoguerra frequentò le università di InnsbruckGraz e Vienna dedicandosi agli studi di giurisprudenza e successivamente in germanistica, che concluse discutendo una tesi su (o meglio, contro) Martin Heidegger, dal titolo La ricezione critica della filosofia esistenziale di Martin Heidegger.

Suo maestro fu il filosofo e teoretico della scienza Victor Kraft (1890-1975), ultimo superstite del Circolo di Vienna, da cui i membri, in conseguenza dell'assassinio di uno di loro (Moritz Schlick) da parte di un fanatico nazista e dell'ostilità in seguito dimostrata dal regime politico post Anschluss, erano dovuti fuggire. Nell'epoca dello studio ebbe modo di intrattenere contatti diretti con Paul CelanIlse Aichinger e Klaus Demus.

Presto Bachmann divenne redattrice radiofonica presso l'emittente viennese Rot-Weiss-Rot (Rosso-Bianco-Rosso), per la quale compose nel 1952 la sua prima opera radiofonicaUn negozio di sogni. Il suo debutto letterario avvenne in occasione di una lettura presso il Gruppo 47. Da allora divenne una stella luminosa della letteratura in lingua tedesca. Nel 1953, all'età di 27 anni, ricevette il premio letterario del Gruppo 47 per la raccolta di poesie Il tempo dilazionato.

In collaborazione con il compositore Hans Werner Henze produsse il radiodramma Le cicale e il libretto per la pantomima danzata L'idiota nel 1955 e il libretto per l'opera Il Principe di Homburg nel 1960. Nel 1956 pubblicò la raccolta di poesie Invocazione all'Orsa maggiore, conseguendo il Premio Letterario della Città di Brema (Bremer Literaturpreis) e iniziando un percorso di drammaturgia per la televisione bavarese.

Dal 1958 al 1963 Ingeborg Bachmann intrattenne una relazione con l'autore Max Frisch. Nel 1958 apparve il radiodramma Il buon Dio di Manhattan, insignito l'anno successivo del Premio Audio dei Ciechi di Guerra. Del 1961 è la raccolta di racconti Il trentesimo anno, a sua volta insignito dal Premio per la Critica della Città di Berlino. Nel 1964 le viene consegnato il Premio Georg Büchner e nel 1968 il Premio nazionale austriaco per la Letteratura.

La produzione di Ingeborg Bachmann prosegue con la pubblicazione nel 1971 del romanzo Malina, diventato un film di Werner Schroeter del 1991, interpretato da Isabelle HuppertMathieu Carrière e Can Togay. Il romanzo è stato concepito come la prima parte di una trilogia chiamata "Cause di morte" (Todesarten) rimasta incompiuta e di cui rimangono dei frammenti: Il libro Franza e Il libro Goldmann. Dal primo dei due frammenti, Xaver Schwarzenberger ha ricavato il film Franza (1986). Nel 1972 fu invece data alle stampe l'ultima opera prima della morte di Bachmann: la raccolta di racconti Tre sentieri per il lago, a cui venne attribuito il Premio Anton Wildgans.

La sera del 26 settembre 1973, nella sua casa romana di via Giulia, Ingeborg Bachmann incendiò accidentalmente la sua vestaglia di nylon con la brace della propria sigaretta durante un attacco di torpore, verosimilmente indotto dai barbiturici che stava assumendo come tranquillanti per superare un periodo di stress da superlavoro. Benché vigile al momento del trasporto all'ospedale Sant'Eugenio, struttura specializzata nel trattamento delle ustioni, subì danni renali cui fece seguito un'intossicazione ematica che la portarono alla morte il 17 ottobre. Ingeborg Bachmann fu sepolta il 25 ottobre 1973 nel cimitero di Klagenfurt-Annabichl. A lei è dedicato il concorso letterario che annualmente si tiene nella città natale, in coincidenza della sua nascita, e l'istituto d'istruzione superiore di Tarvisio in Friuli Venezia Giulia.

 

14.2.24
 

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14.2.24
 

Omaggio a Yemanjà

Spintime Labs 2 Febbraio 2024

Galleria Yemanjà presenta “Omaggio a Yemanjà – La Regina del Mare”

Spettacolo folclorico brasiliano nato per festeggiare la Regina del mare Yemanjà. La sua festa è il 2 febbraio, una delle più celebrate in Brasile. Tanta musica che farà da sfondo alle danze tradizionali, ai canti e alla poesia dedicati a Yemanjà . Un gruppo di artisti brasiliani vi faranno entrare in contatto con le più profonde radici ed origini della musica e cultura afrobrasiliana.

Regia : Edilson Araujo
Assistente regia : Monica Gori
Danza : Marcia Regina
Canto : Mariangela A Morais
Poesia : Edilson Araujo
Percussioni : Jutair Bispo dos Santos
Pisquila & Neney
Berimbao : Prof. Baiano
Grupo di Capoeira : Cadencia de Bimba
Foto : Solange Souza

Siamo noi Gruppo di Teatro RomaNegra

omaggio a Yemanja 2024 candombless

Yemanja by Marcia Regina

Loona Tirabassi

Paola Franceschelli

Monica Gori

Nadia Laura Gisele Garcia

I fantastici 14

Alberto Adan

Beatriz Ballerin

Edilson Araujo

Jutai Bispo

Kauan Alves

Loona Tirabassi

Luigi Ferracci

Marcia Regina

Mariangela A Morais Pitelli

Monica Gori

Nadia Laura Gisele Garcia

Nino Racco Cantastorie

Paola Franceschelli

Pit Brasil

14.2.24
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Uomini che parlano di endometriosi



13.2.24
 

Il quarto dito di Clara

Teatro Tordinona 4 febbraio 2024


“Il quarto dito di Clara”

 Scritto e diretto da Luca Archibugi, protagonisti Pippo Di Marca e Veronica Zucchi

L’evento teatrale “Il quarto dito di Clara” è ispirato alla vita e all’opera di Robert e Clara Schumann e al progressivo scivolamento del grande musicista – che alcuni ritengono “il più grande di tutti i tempi” – nella follia, a causa di disturbi nervosi provocati forse dalla sifilide, dall’alcolismo, o da un grave disturbo bipolare, il tutto unito a una melanconia senza rimedio. Robert si fascia l’anulare della mano destra per un lungo periodo, nell’intento di rafforzarlo, ma il quarto dito rimane semiparalizzato.

Non gli resta – come ripiego paradossale – che la composizione. Nel titolo, il quarto dito è quello di Clara: l’autore e regista, infatti, crea un’identificazione fra Robert e Clara Schumann. Nell’opera, accanto a Robert Schumann, emerge una gigantesca figura di donna, Clara Wieck: grande pianista – la più celebre dell’Ottocento – divenuta moglie di Robert, dopo un tormentato amore osteggiato dal padre di lei. Dopo le vessazioni del padre, una volta divenuta moglie, non terminano per lei frustrazioni e dolori. Le viene impedito di suonare il pianoforte quando Schumann compone, di andare in tournée, di dare concerti – ha otto figli – e quando riesce ugualmente ad allontanarsi, il marito si fa prendere dalla malinconia e si dà al bere.

Robert viene internato in manicomio e due anni dopo, senza che Clara, che intanto vive sotto lo stesso tetto di Johannes Brahms, sia mai andata a trovarlo, si lascia morire di inedia. Per gli storiografi, a tutt’oggi, è assai improbabile che la relazione fra Clara Schumann e Johannes Brahms fosse altro che platonica. In questa rappresentazione l’unione di Robert e Clara appare come una sorta di unione mistica. “Il mio personaggio” – spiega una dei due protagonisti, Veronica Zucchi (Clara/Robert), in una recente intervista – è quello di una anonima paziente psichiatrica che ritiene di essere Robert e Clara insieme: vive come ingabbiata in una sorta di amore cristallizzato, esclusivo, che però non è solo una prigione, ma è soprattutto una salvezza, un’illusione salvifica.

Ad un certo punto, lo psichiatra che l’ha in cura, Secondo Filetti (Pippo Di Marca), sprofonderà anch’egli in un’illusione di bellezza eterna: “Quel grande amore che lei si è addossata sfida il deperimento, la caducità, e lei, insieme, porta i due amanti in salvo, liberati dal fardello di una vita troppo breve. Io non riesco a guardarla e a rimanere passibile. Lei ha ragione, vorrei sprofondare anch’io in questa illusione (…) E che tutti diventino Clara e Robert, l’amore, l’amicizia, il conforto”. Ecco, da un lato l’autore e regista Luca Archibugi ha voluto restituire l’eccezionalità di questo amore; dall’altro, tutto il testo è almeno doppio, raddoppiato o, addirittura, triplicato: Clara è anche Robert e l’anonima paziente; lo psichiatra Secondo Filetti è anche – per Clara/Robert – Franz Richarz, lo psichiatra che ebbe in cura Robert Schumann nel manicomio di Endenich.

7.2.24
 
 
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