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SONO PARTITA DI SERA


Off/Off Theatre 4 Marzo 2020
SONO PARTITA DI SERA
OMAGGIO A GABRIELLA FERRI
di Betta Cianchini con Valentina De Giovanni regia Camilla Piccioni chitarra Gabriele Elliott Parrini
“Pasolini mangiava qui sotto. Com’era? Il grugno più bello del mondo. Mi guardava e non mi diceva niente. Io passavo, lo guardavo e tiravo dritta. La Magnani sempre il cappottello e una pacca sulla spalla. Gli occhi scintillavano. Fellini mi voleva al Circo. Mina mi passava a prendere sulla Tuscolana”. “Sono partita di sera” è una storia “lieve, lieve”, come l’anima della donna che la racconta. Una storia su una Roma che non c’è più. Non c’è più come la voce della più grande artista romana di tutti i tempi: Gabriella Ferri. Un tributo a colei che con la sua storia ha reso immortali le storie di tanti. La voce dei romani è un riconosciuto ed indiscutibile valore per la città e per la sua tradizione, che travalica i confini capitolini e si rinnova, ogni qualvolta che un’artista decide di omaggiarne la memoria. Gabriella Ferri rivive così grazie alla talentuosa interpretazione di Valentina De Giovanni che, in un duetto chitarra e voce, consuma i ricordi una vita non facile ma restituita al pubblico con la leggerezza di un sorriso. La storia della donna e dell’artista viene sussurrata sullo sfondo di una Roma verace, a cui manca la sua anima più bella: Gabriella!
12.3.20
 

Monologo della buona madre


Teatro Torlonia 28 Febbraio 2020
Monologo della buona madre
di e con Lea Barletti, una produzione e regia Barletti/Waas, sulle musiche originali e sound design di Luca Canciello, e con la partecipazione in scena di Werner Waas.
Monologo della buona madre è una confessione, una confessione in pubblico. Una confessione e un’ammissione di incapacità. Incapacità di vivere tout court, forse, o comunque incapacità di vivere al di fuori dello sguardo dell’altro. Ed è l’ammissione di quanto proprio la ricerca, nello sguardo altrui, di una sorta di permesso d’esistere, possa essere il motivo per cui si va in scena. Roma -Dunque, non si tratta solo di una donna, di una madre, che ha sempre voluto essere amata, ma anche di un’attrice, e del motivo profondo del suo agire in scena. Monologo della buona madre è la storia di un corpo a corpo: un corpo a corpo di una donna con se stessa ed il proprio corpo, con la propria coscienza, con il proprio ruolo di madre, con i figli, con l’immagine di sé, con i propri modelli, con le proprie aspettative, con la propria inadeguatezza, con la propria fallibilità, con la propria creatività, con il tempo, con la vita, con la lingua, con l’amore. Una donna, da sola in scena. Seduta in mezzo alla gente, al pubblico. Inizia il suo discorso dichiarando la propria intenzione di andarsene. Non se ne andrà, perché non c’è vita, per lei, come persona e come attrice, al di fuori dello sguardo altrui. Perché non c’è mondo se non quello che si crea nel discorso tra simili, e il teatro è questo discorso, come bene avevano capito i greci. Il mondo, la vita, è quello che succede tra le persone mentre si parlano: quello che succede tra l’attore e lo spettatore. Il mondo è qui, è adesso, è il teatro.
12.3.20
 
 
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