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TWITTERING MACHINE

spinoff.spintimelabs 22 maggio 2025

spettacolo/performance

TWITTERING MACHINE
di AdA collettivo informale per la scena 
regia e installazioni video Loredana Antonelli
regia drammaturgia e interpretazione Pasquale Passaretti
music composer LadyMaru
assistente regia Elena Zagaglia
 
È venerdì. Un dipendente di una multinazionale, a causa di un tragico imprevisto, è costretto a trattenersi oltre l’orario di chiusura dell’ufficio. Questo evento inaspettato spinge il protagonista a riflettere sul senso delle proprie azioni quotidiane: prendere il treno per andare al lavoro, bere un caffè al bar della stazione, scorrere distrattamente un post di qualche social. La perpetua replicazione di queste azioni banali si rivelano inaspettati incubatori di crudeltà. L’individuo contemporaneo applica e subisce la pratica del male in situazioni ritenute normali – tutto sembra lecito perché tutto è normale. Twittering Machine replica l’assurdità della società contemporanea inscenando una giornata-tipo di un dipendente-tipo, laddove il tempo è uno spietato ingranaggio di una macchina inutile. Il progetto si ispira al quadro di Paul Klee, 

Die Zwitscher-Machine, l'opera ritrae  quattro uccelli stilizzati posati su un’esile struttura che cantano grazie all’azione meccanica di una manovella. Da questa suggestione nasce Twittering Machine, una performance multimediale tra musica, video  e prosa.

Premio PimOff ’ per il Teatro Contemporaneo 
Premio LMDP - Festival Internazionale di Teatro Arte e Nuove Tecnologie di Kyber Teatro ‘22 
con il sostegno di Lunarte

17.6.25
 

Matrice- da Ana Mendieta

Angelo Mai 28 Maggio 2025

Trilogia_La questione del linguaggio corporeo e l’arte di A.Mendieta, C.Cahun, S.Moon

Alessandra Cristiani

ANCORA | Angelo Mai | Teatro 2024_2025

Progetto e performance  Alessandra Cristiani | musiche originali  Ivan Macera | musiche aggiuntive  Alessandro Cortini | luce  Gianni Staropoli | produzione  pindoc | coproduzione  Teatro Akropolis | con il sostegno di  Orbita Spellbound Centro Nazionale di Produzione della Danza, dell’associazione Culturale Le Decadi | con il contributo di  Mic, Regione Siciliana | un ringraziamento speciale alla compagnia DEHORS/AUDELA, allo spazio Gemma-scuola del corpo 

ALESSANDRA CRISTIANI porta in scena un percorso performativo in tre tappe, ispirato all’arte di Ana Mendieta, Claude Cahun, Suehiro Moon.

Dopo la Trilogia dedicata a Schiele, Bacon e Rodin, nasce una nuova indagine: uno sguardo al femminile sul corpo, l’identità e la rappresentazione.

🔻 Tappa I | 28 maggio | h 21 – Matrice da Mendieta

🔻 Tappa II | 29 maggio | h 21 – Lingua da Cahun

🔻 Tappa III | 30 maggio | h 21 – caduta la neve da Moon

L’ultima TRILOGIA di Alessandra Cristiani è ispirata alla questione del linguaggio corporeo e l’arte di A. Mendieta, C. Cahun, S.Moon. La passata Trilogia_La questione del corpo e l’arte di E. Schiele, F. Bacon, A. Rodin può considerarsi la madre, il campo magnetico dal quale dedurre un ulteriore orizzonte, una rinnovata tensione al performativo. La questione del linguaggio corporeo nell’arte di A. Mendieta, C. Cahun, S. Moon, è l’elemento figlio, lo sguardo declinato al femminile gettato sul contemporaneo. 

La corporeità indaga criticamente il linguaggio d’arte come mezzo espressivo, sottopone a interrogazione l’artificio, il congegno, la rete, il recinto. Quale è la condizione, il passo familiare e l’inciampo, che meglio può convocare la propria natura viva, identitaria? In che modo il misterioso radicamento carnale legittima l’efficacia della rappresentazione? È possibile intercettare zone di collasso e di confine nel transito percettivo tra la performance e la modalità installativa? Quale è il luogo in cui stare? Quale è il corpo da stanare? L’Ankoku Butō nell’immenso materiale di pensiero, pratiche e poetiche da lui germinate, è a fondamento del percorso creativo per la capacità che ha di rendere urgente e necessario dissentire dal codice.

ALESSANDRA CRISTIANI

Performer e danzatrice, lavora come solista e stabilmente nella compagnia Habillé d’eau che vince il Premio Ubu 2018 come miglior spettacolo di danza con Euforia. Dello stesso anno la
Nomination Premio Ubu 2018 come migliore attrice o performer per gli spettacoli Clorofilla e Euforia. Dal teatro di marca odiniana (Teatro Potlach, Toni Cots, Jean Paul Denizon, Teatro de Los Andes, Nino Racco, Naira Gonzales) approda alla danza attraverso una personale esplorazione del training fisico dell’attore. Studia danza contemporanea con Moses Pendleton, Giovanna Summo, Domenique Dupuy, Hervè Diasnas; Tecniche del mimo trasparente con Hal Yamanouchi; Respiro e movimento con il trainer Giuseppe Ravì; Qi gong con Solene Fiumani; Ideokinesis: Placement e Riposo Costruttivo con Ursula Stricker,Yoga con Maddalena Gana. Nel 1997 riceve il Premio Excelsior come migliore attrice per il corto La foto, per la regia di Sara Masi, concludendo un primo ciclo di formazione nel teatro di ricerca.
Dal 1996 indaga il pensiero e la pratica dell’ankoku Butō (Masaki Iwana, Akira Kasai, Akaji Maro, Tadashi Endo, Ko Murobushi, Yoko Muronoi, Hisako Horikawa, Toru Iwashita, Daisuke Yoshimoto, Atsushi Takenouchi, Kohshou Nanami, Yuko Kaseki, Yumiko Yoshioka), laureandosi in Metodologia e Critica dello Spettacolo con la tesi sperimentale: Masaki Iwana e la tradizione del “Buto Bianco”. “The Intensity of nothingness”: una metodologia della danza.


28 maggio | h 21 | Matrice- da Ana Mendieta

Trilogia_la questione del linguaggio corporeo e l’arte di A. Mendieta, C. Cahun, S.Moon

Progetto e performance  Alessandra Cristiani | suono Ivan Macera | Luce Gianni Staropoli | Immagine e video  Alberto Canu, | Cuore, opera dell’artista Mirna Manni |un ringraziamento  speciale a Lorenzo Letizia | Produzione pindoc | Coproduzione Teatro Akropolis, Triangolo Scaleno Teatro | Con il sostegno Associazione Culturale Le Decadi, Associazione Vera Stasi / Progetti per la Scena | Con il contributo di Mic, Regione Siciliana

Matrice, ossia alla foce di se stessi. Il corpo come Mater, condizione generativa e trasformativa. Luogo attraversato e attraversabile, infinite le sue nature, indecifrabili i suoi sigilli. Con pudore cerco la via per retrocedere alla sorgente, nella visione di un corpo originario e salvifico, colmo e cavo, nell’utopia di una terra lentissima e propizia. Cerco nella performance una strategia esistenziale, la ritualità di un viaggio che possa ricongiungermi a un innato sapere percettivo, all’innesco delle forze primarie, alle loro pulsioni vitali. La corporeità radica. È qualcosa che battezza, che intrappola, che libera. Desidero la concretezza della sua lingua.

 

17.6.25
 
 
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