
JANE AUSTEN
Di Enrico Bernard con Paola Rinaldi
In video Antonella Voce
Voce solista e musiche Priya Parrotta
Evviva il “fattore donna”. Tutto è cominciato con Jane
Austen e Mary Shelley…
JANE AUSTEN
Di Enrico Bernard con Paola Rinaldi
In video Antonella Voce
Voce solista e musiche Priya Parrotta
Evviva il “fattore donna”. Tutto è cominciato con Jane
Austen e Mary Shelley…
ROLLATO
di e con Paolo Giovannucci
collaborazione ai testi Sarah Sammartino
musica elettronica dal vivo Stefano de Angelis
un ringraziamento particolare Marco Angelilli
produzione Officina delle Culture
“.. e vorrei vivere da maledetto
ma mi manca il coraggio
ne basterebbe un etto
Vorrei perdermi lontano
nei boschi
seguendo le orme di Bukowski.”
Superati i cinquant’anni un uomo, incapace di vivere il
presente, cerca di capire le ragioni che lo hanno portato ad isolarsi da un
mondo in cui fa sempre più fatica a riconoscersi. E’ stata una scelta
consapevole o indotta?
Prova così a ripercorrere la sua vita. Ne uscirà un percorso
a tappe. Ogni tappa un capitolo, ogni capitolo una storia che avrà come
protagonista una donna sempre diversa. Cosa avrà capito alla fine di questo
percorso? Avrà’ fatto i conti con la sua inquietudine?
Avrà’- soprattutto - imparato a respirare?
Lo spettacolo è, o vorrebbe essere, un memoir, un flusso di
coscienza “pop”- in rima-condito da un pizzico di ironia. Si passa dallo spoken
word al teatro canzone, attraversando-forse-anche la musica indie italiana. Il
tutto raccontato davanti a un microfono e ad un leggio, accompagnato da musica
elettronica suonata dal vivo.
L’AMICO RITROVATO
di e con Emilio Barone
regia Emilio Barone, Massimiliano Ferrari
Realizzato con il sostegno del Rialto Sant’Ambrogio
Ispirato all’omonima novella di Fred Uhlman
Teatro ragazzi di Teatro
Macondo
L’amico
ritrovato, ispirato all’omonima novella di Fred Uhlman è una storia di
amicizia al tempo dell’Olocausto. Un’amicizia romantica, così lontana nei tempi
e nei modi del suo svolgersi: perché l’esperienza teatrale possa essere per le
nuove generazioni come uno specchio deformante, in cui, dietro le differenze,
ci si possa riconoscere. Le tematiche dell’ascesa del nazismo e del genocidio
degli ebrei sono l’altro protagonista della novella di Uhlman. Rispetto ad
altre testimonianze i toni sono tenui, l’orrore dello sterminio non è mai
descritto in tutta la sua cruenza. Eppure, tra le righe, si avverte tutta la
disperazione dei sopravvissuti, come se il pudore e lo sforzo di rimozione ci
rendessero ancora più vicini al protagonista. Un modo poetico e umano di
raccontare una tragedia immensa.
___________________
Teatro Macondo nasce nel 2002. Fonda la sua ricerca, in particolare, sul
rapporto tra teatro e letteratura e sul coinvolgimento di nuove fasce di
pubblico. Il campo d’azione privilegiato dall’Associazione è quello scolastico,
attraverso un’offerta di spettacoli dalla drammaturgia originale che
inseriscono l’intento didattico in una cornice creativa ed emozionale. Dal 2014
la compagnia allarga le sue produzioni anche ad un pubblico adulto. Il gruppo è
attualmente formato da: Emilio Barone, Alessandra Chieli, Anton Giulio De
Guglielmo, Roberto Nisivoccia, Francesco Petti, Alessia Sorvillo.
E’ SOLO UN BUCO NELL’ACQUA
Con Antonio Monsellato e Nicolas Zappa
Drammaturgia e regia
Simone Corbisiero
"Un non vedente e
il suo accompagnatore parlano di massimi sistemi passeggiando, ai margini della
civiltà, in quella che sembrerebbe essere una discarica.
Ecco, in realtà a
parlare è perlopiù il non vedente, un “poeta” dai modi burberi (o, se si
preferisce, “un coglione con un che di geniale”) il quale in maniera scanzonata
e pazzoide mette duramente alla prova la pazienza dell’accompagnatore, un uomo
all’apparenza schivo e impenetrabile. Quella che sembra una quotidiana seppur
buffa e stravagante “ora d’aria” si trasformerà in un viaggio introspettivo in
cui i ruoli si confondono e cambiano di significato fino ad arrivare al
nocciolo, al segreto che lega i due in maniera indissolubile."
ORLANDO IN BLUES
Riduzione di Marco
Belocchi
Regia Marco
Belocchi
Con Maria Teresa
Pintus e Marco Belocchi
Musiche originali dal
vivo: Fabio Bianchini
Elementi scenici e costumi: Maria Letizia Avato
Il progetto Orlando in
Blues nasce da un’attenta rilettura del poema per ritrovare i racconti sublimi
della favola ariostesca, in una chiave che, senza ovviamente snaturare il
verso, lo riconduce a una forma scenico-narrativa, piacevolmente viaggiando
così dall’incontro con Atlante e con la fata Alcina, agli amori di Angelica,
dalla pazzia di Orlando, per finire con la fuga di Astolfo sulla luna, in un
fantastico alternarsi di evocazioni e avventure che mai finiranno di
affascinare il lettore/spettatore. Due attori si alternano comunque nella
lettura e interpretazione degli episodi e dei personaggi dando vita a tutto
l’immaginario ariostesco, naturalmente selezionando gli episodi più salienti e
con una linea narrativa facilmente individuabile. Ma al recital-spettacolo il
vero sapore lo infonde certamente la musica originale, ed eseguita dal vivo, di
Fabio Bianchini che con le sue sonorità elettroniche, con colori attinti dal
jazz dal blues o dalla musica contemporanea, dialoga e contrappunta le ottave
ariostesche in una sorta di jam session, in cui antico e moderno si fondono con
echi nuovi, riscoprendo e riassaporando uno degli immortali classici della
letteratura italiana.
PAPE SATAN Kabarett
inaudito show dei
"Pape Satan", un divertissement in cui brani musicali vengono
incastonati in un micidiale congegno surreale che li deforma secondo un gusto
del gioco e del tradimento.
Le
"situazioni" che si vengono a creare sono ispirate e si muovono dall'
Avanspettacolo al Kabarett berlinese fino al Burlesque e all'Operetta.
Camilla Ran: Voce,
Soubrette
Danny Hercules:
Contrabbasso, Bombardino, Fisarmonica, Voce
Diego Speaking:
Pianoforte, Clarinetto, Voce
Alexander Golds: Voce,
Chitarra
Guest Star: Caterina
Frizzi
DONNE IN AMORE
Tre monologhi
scritto e diretto da
Marco Bellocchi
L'autrice Maria Teresa
Pintus (scritto in collaborazione con Bianca Pesce)
La santa Valentina
Maselli
La puttana Tania
Lettieri
Musiche originali
Fabio Bianchini
Costumi Maria Letizia
Avuto
Luci e fonica Giorgio
Rossi
"Edipo, ultimi
atti"
con Vincenzo
Bocciarelli e Mario Mattia Giorgetti
Edipo si fa teatro di
verità e denunce.
di Yannis Hott,
rappresentato dalla Compagnia Sociale “La Contemporanea” diretta da Mario Mattia
Giorgetti, che vede nel ruolo principale, quello di Edipo (nella prima parte)
Vincenzo Bocciarelli e, sempre nel ruolo di Edipo (nella seconda parte) lo
stesso Giorgetti.
Musiche a cura di
Antonio Fortunato, scene e costumi di Tiziana Gagliardi.
Lo spettacolo è
realizzato in collaborazione con la Fondazione Teatro Carlo Terron Onlus, con
la Compagnia Teatro Helios di Bordighera e col sostegno promozionale dei
mezzi della prestigiosa rivista teatrale Sipario.
Edipo, toccherà anche altri teatri nel Lazio,
Lombardia, EmiliaRomagna, Calabria, Puglia e Sicilia.
Il progetto intorno al
personaggio di Edipo fa parte della rassegna “Sipario Free Reading”. L’Autore
Yannis Hott si è focalizzato sulla figura di Edipo, come emblema dell’Uomo
posseduto dal Fato che gli fa attraversare tutta la gamma dei temi che
appartengono alla vita dell’essere umano: tragedia, dramma, potere, morte,
amore, procreazione, guerra fratricida, lotta per il possesso, sono tutti gli
ingredienti che vivono in Edipo, per cui la sua figura si innalza a simbolo,
emblema della Umanità. Ma l’Autore cavalca le vicissitudini di Edipo per
inserirci messaggi contemporanei tesi a salvaguardarci. Una drammaturgia che
vede in campo la narrazione, affidata ad una recitazione epica, monologo dialogico
centrato su una recitazione interiore che rende tutto l’insieme delle emozioni
vissute da Edipo.
Lo spettacolo:
composto da due tempi,
vede all’inizio Edipo, (Vincenzo Bocciarelli) di fronte al cadavere di Giocasta
che si è suicidata impiccandosi, in cui ripercorre la sua vita dominata da un
Destino avverso; nella seconda parte Edipo (Mario Mattia Giorgetti), che da Re
si è fatto mendicante e si è accecato per trovare nel buio una nuova luce di
vita, è sorretto dalla figlioletta Antigone che lo accompagna nel suo esilio.
Egli invoca la libertà di vivere, prima di consegnarsi alle Divinità delle
Eumenidi. In entrambi i due tempi Edipo oscilla tra la sua storia e il dialogo
con il pubblico in sala, conferendo così allo spettacolo il gioco del teatro
attraverso la finzione, per lanciare messaggi importanti, esistenziali.
Operazione che merita di essere seguita perché ricca di alti significati.
Lo spettacolo si compie nel dualismo arte e vita di una
delle artiste più visionarie del panorama italiano, ReginaQueen, paladina del
womenpower con all’attivo oltre sedicimila ritratti di donne dall’impronta
fortemente pop, ispirate dall’arte prepotente vissuta in famiglia sin
dall’infanzia e contaminate da esperienze pregnanti nell’ambito creativo come
le collaborazioni con Elio Fiorucci.
Opere le sue però, che dietro l’apparente sfera di caleidoscopici giochi di
colori sgargianti e muse psichedeliche maschera il dramma da lei vissuto in
tutti questi anni e che l’hanno costretta a vivere una condizione di profonda
invalidità.
Reginaqueen/artista decide così di mostrare la parte di lei più segreta e
soprattutto più fraintesa del suo essere mostrandosi per la prima volta sul
palcoscenico con la sua verità nelle vesti di Giulia Ranzanici/donna, per
raccontare il suo calvario attraverso un autoritratto, il primo in assoluto mai
realizzato e specchio di quelle migliaia di guerriere che lei tanto sente di
rappresentare.
Giulia decide così, pur non essendo un’attrice, di “metterci la faccia”
raccontando la sua storia personale di dolore e fraintendimenti , conseguenze
scomode di una malattia che genera spesso incomprensioni per tutti coloro che
non accettano la diversità’, soprattutto se nascosta dietro ad un estetica
sofisticata e un’ ingannevole aurea di ironica spensieratezza che l’artista
preserva come uno scudo.
La rappresentazione vibra nella galleria delle immagini e d’abiti scultura da
lei creati e come un pianto libero che danza sul soffitto si fa viva
installazione dentro al cimitero dei sentimenti.
Nel diretto contatto con il pubblico la mise en scene diviene anche confronto
con ospiti a sorpresa e non come Vania Mento, fondatrice e presidente
dell’associazione “lavocediunaelavocedituttedv”.
Il lavoro è affiancato dal significativo contributo di Niko Marinelli , maestro
rituale dell’arte erotica sul corpo, unico performer italiano selezionato per
il grande palco del Torture Garden di Londra, figura di risonanza della scena
underground sperimentale contemporanea e dall’eclettismo visionario di Anthony
Rosa, che interpreterà con la sua arte le figure più allucinogene della mente
dell’artista.
Produzione Spectre/ Marco Montalti
Con il patrocinio morale di “Lavocediunalavoceditutte” e la partecipazione
speciale di Vania Mento
FEMMINILE
SINGLE(ARE)
di Carlotta Rondana
regia di
Francesca Nunzi
Uno spettacolo che per
essere corretto con tutti è politicamente scorretto con chiunque
Passando dalla commedia agli essi del cabaret, per arrivare all’ironia cruda
della stand up comedy, racconta la tragicomica ed impopolare condizione
dell’essere donna single(are), oggi, e del provare desiderio, anche sessuale,
nei confronti di uno strano genere sconosciuto e discutibile, gli uomini.
VUROA
Associazione ARAMIS
presenta
Di Antonio
Amoruso.
Regia di Luca
Milesi.
Con Maria Concetta
Liotta, Francesca Frascà, Lucia
Bianchi e Antonio Digirolamo.
Voci fuori campo di
Luca Milesi, Paolino Blandano, Fabrizio Bordignon e Paolo Ricci.
Un vulcanologo di nome
Jan Pavlik, il suo lungimirante progetto di evacuazione della città di Parnos
con anni di anticipo sulla prossima eruzione del Vuroa, la cecità e la
depravazione della classe politica locale, più incline alla speculazione che
alla vigilanza necessaria a salvare le vite di quattro milioni di abitanti.
Sono questi gli ingredienti del thriller di Antonio Amoruso ambientato in un
futuro prossimo, diretto da Luca Milesi con i contributi video di Francesco
Sotgiu, la scenografia ideata da Angela Consalvo ed il disegno luci di Ettore
Bianco. Ad essere motore della storia che andrà in scena sullo storico
palcoscenico della Sala Pirandello sarà la figura di Azumi Nakata (Maria
Concetta Liotta), vedova del già citato Pavlik, esempio di donna serena e
determinata a portare a compimento almeno una parte del progetto del
vulcanologo ormai defunto, quella necessaria a mettere in salvo preventivamente
la vita degli abitanti di Parnos. La sua strada si incrocerà con quella di
Sandra Rogers (Francesca Frascà) - giovane e già celebre giornalista d’assalto
– e con quella di Antonio Ahmed (Antonio Digirolamo), assistente di Sandra per
conto di un importante canale televisivo mondiale. Sarà il conflitto fra la
coerenza dell’anziana donna giapponese – che in un flashback apparirà in età
giovane grazie all’interpretazione di Lucia Bianchi) - ed il pragmatismo della
Rogers a generare la soluzione che almeno metterà al sicuro l’esistenza di
milioni di cittadini dalla furia distruttiva del Vuroa, dopo secoli di calma
apparente.
BARBIE TIME
di Guido Del Vento e Alessandro di Marco
con
Giorgia Berti
Dario Guidi
Martina Montini
Sarah Nicolucci
Armando Quaranta
Nel camerino di
uno strip bar, una sera come le altre, Stella e Gloria si preparano per il
loro solito show, incalzate da Tantarobba, che lavora nel locale ma non balla
più sul cubo. Azioni consuete, di sempre. Uno strato di cipria, glitter come se
non ci fosse un domani, un rossetto spavaldo e aggressivo. Ballano ridono e
litigano, Gloria e Stella, amiche di una vita, amiche da sempre. Amiche da
quando Stella si chiamava ancora Gerardo e combatteva con la sua famiglia per
farsi accettare. Una lettera inaspettata dalla famiglia di Stella, porta la
ragazza a ripercorrere con la memoria i momenti salienti della sua vita, che
vediamo prendere corpo sulla scena dietro un velo di ricordo e di rabbia, di
commozione, nostalgia e ferocia. Assistiamo così al passato della famiglia di
Stella, ai suoi disperati tentativi di farsi accettare dai suoi
genitori. Lo spettacolo affronta il tema del rapporto genitori figli
quando il figlio sta vivendo una transizione. Qui è un ragazzo che diventa
una ragazza, e la cosa interessante dello spettacolo è il percorso che la
famiglia fa per accettare e condividere questa nuova condizione. Ci sono
diversi punti di vista, c’è quello del papà, che non era questo il figlio che
voleva. La mamma per amore accetterebbe ma è nella posizione di mediare. Poi
c’è questa zia che è un personaggio bello perché ci mostra che attraverso
l’amore si possono abbattere diverse difese”.
FOVEA
PORTA
COELI
di Fabio Campagna
Una produzione CORPO 6
In collaborazione con Filmstudio
Performers: Mariaelena Masetti Zannini, Giuditta Sin, Jessica Harris,
Stefano Pierpaoli, Daphne Fauna Maria Campagna, Federico Dioniso Campagna,
Abiti di Jessica
Harris
Musiche di La Muerte Roja scritte, arrangiate e dirette da Fabio Campagna
La Muerte Roja
ensemble
Emanuela Lioy: violino elettrico, voce
Danilo Caposeno: pianoforte, elettronica
Jordan De Maio: flauto
Adolfo Spezzaferro: batteria, percussioni
Fabio Campagna: chitarra semiacustica, percussioni
Libretto: adattamento
dal VI libro dell’Eneide di Virgilio, Fabio Campagna
“Io sono la Porta”
San Giovanni 10,1 – 10
“Se penseremo in base all’escatologia dell’essere, dovremo un giorno aspettare
l’estremo del mattino nell’estremo della sera, e dovremo imparare oggi a
meditare così su ciò che è all’estremo”
Martin Heidegger
“If the machine is a duopoly, you need a third pole”
Giorgio Agambern, interview, 2013
FOVEA PORTA COELI è
un opera poetica in musica che si ripropone di individuare un “symbolon” esteso
: il corpo, la materialità come porta d’accesso al cielo, all’invisibile.
Il fosso, la porta e il seme oggettivizzano una drammaturgia unitaria dove il
piano verticale, in frastica ciò che è detto (Tommaso D’Aquino), il Dasein di
Heidegger, coincide con quello orizzontale, il piano oggettivo e il senso
ultimo della storia.
Si dispiega, in tal modo, un’affresco ieraticamente calibrato sull’equilibrio
lucido della simmetria. Dove, la civiltà dell’anima, la civiltà antica che in
Roma ha visto la sua forma più compiuta, si rispecchia in quella moderna,
cristica – l’amore della Madre e del Padre per il Figlio – che di quella antica
rappresenta la piena realizzazione (Sant’Agostino).
Emerge un archetipo di salvezza. L’unità del corpo e dell’anima: Soma
Pneumatikon (San Paolo).
F.C. Roma 2022.
VI.PA.RO. Storie di Santi e Veleni.... un ponte tra passato e presente
Un viaggio al Sud (Puglia) tra lavoro, fatica e sfruttamento, dolore e malattia, amore, devozione e religiosità attraverso danze simboliche, stilizzate e intense che ci riportano a rituali antichi ...sotto gli occhi di tre Santi: "San Vito dove si danza nell’acqua, San Paolo che per primo scacciò la serpe, dove i piedi battono un tempo sempre uguale, San Rocco e la sua danza dei coltelli per scacciare i malanni “. Dal passato al presente. Questa l’anima dello spettacolo, intenso e vero. Un progetto coreografico della Compagnia Carlucci/ Cananiello (Mattia Carlucci e Riccardo Cananiello): due i danzatori in scena che rendono vivo il racconto di una intera Comunità.
Suggestivo e potente,
senza spettacolarizzazioni superflue, la performance di Mattia Carlucci
e Riccardo Cananiello ha intrecciato la danza tradizionale legata ad
antichi rituali con la danza contemporanea proponendo ai pubblici quadri
intensi che riportano ai simboli del tarantismo, i nastri, l'acqua, i colori,
il ragno, il serpente, i coltelli, il ritmo del tamburello. Da Galatina a
San Vito dei Normanni a Torrepaduli - ma come viene spiegato, si tratta di
un viaggio “che parte dalla Puglia e guarda a tutto il
Mediterraneo". E', infatti, un viaggio universale che tocca malattia
e sofferenza, lavoro e sfruttamento, ma anche l'amore. Ed è la danza che,
come una preghiera è fonte di riscatto. Uno spettacolo che nasce da
dentro, dal cuore dei protagonisti, entrambi salentini, legati alla tradizione
per legami familiari, e che possono ancora giovarsi di ricordi veri,
esperienze, racconti ascoltati dagli anziani come testimonia del resto la
colonna sonora fatta di registrazioni di canti antichi e testimonianze
delle anziane sul ruolo della pizzica, la danza che guariva. Ed è questa verità
la fonte dei ricordi dei due giovani espressi nella parte teatrale dello
spettacolo.
L'intersecarsi
di danze popolari, danza contemporanea e teatro è la miscela che conduce
lo spettatore a passare da un passato mitico al nostro presente. Un progetto
coreografico interessante che si è concretizzato anche grazie a un felice
incontro.
"Io e Riccardo- racconta Mattia
Carlucci- ci siamo conosciuti lo scorso gennaio qui a Roma, alla Casa della
Pace, spazio dove lui cura la direzione artistica e dove io ho avviato il mio
laboratorio stabile di teatro danza connesso alle danze popolari del sud Italia.
Siamo entrambi salentini, fortemente legati alla nostra terra e al nostro
patrimonio culturale orale fatto di danze antiche, cunti e canti. Il nostro
amore per il teatro ci permette di difendere la memoria di chi prima di noi ha
danzato e cantato, tramandandoci tutto questo. L'arte del teatro e della danza
diventa un grande canale espressivo per raccontare tutto questo. Un passato
antico fatto di sofferenza e miseria, ma anche di tanto amore e devozione. Per
dare voce a chi non l'ha mai avuta. Ecco perché le registrazioni dei canti di
Nonna Rosina, di Rita Lelli (musicoterapeuta di San Vito dei Normanni). Tutto
diventa ponte tra passato e presente, per raccontare come il rito e il mito
antico hanno senso di esistere ancora oggi e la danza e il teatro - ancora una
volta - si offrono a servizio di tutto questo. Da tutto questo nasce la volontà
mia e di Riccardo di raccontare ciò: uno spettacolo devozionale coreutico per
San Vito, San Paolo e San Rocco e alle danze connesse alle loro figure".
"Lo spirito- le
parole di Mattia e Riccardo- non è quello di una fedele
riproposizione della filologia della danza tradizionale, ma quello di cercare
nuovi linguaggi, mantenendo allo stesso tempo il sentimento di un tempo
per raccontare l'antico dal punto di vista della nuova generazione che oggi ha
la responsabilità di conservare e continuare a tramandare questo grande
patrimonio orale e ringraziare in qualche modo tutte quelle persone che hanno
danzato e suonato prima di noi, che hanno permesso che Vi.Pa.Ro - Storie di
Santi e Veleni vedesse la luce".
Spiel/recitazione: Lea Barletti
und Werner Waas;
sound design Chor: Luca Canciello
Übersetzung/traduzione: Friedrich
Hölderlin (deutsch), Fabrizio Sinisi (italienisch)
Sullo spettacolo:
Libertà personale e ragion di
sato sembrano attualmente in conflitto. Le categorie di cosa è necessario e
giusto vengono ridefinite giorno per giorno da ognuno di noi. Convinti, come
siamo, che il teatro resti necessario e che necessiti di contatto con il pubblico
dal vivo, e non possa ridursi ad eventi in streaming e sulle varie piattaforme
online, durante il periodo del Lockdown, seguendo una nostra personale
strategia di resistenza alla digitalizzazione della vita culturale, sociale,
affettiva, insomma della vita tout-court, abbiamo lavorato ad una versione
bilingue di “Antigone” di Sofocle, da proporre su invito negli appartamenti
delle persone interessate.
Perché Antigone?
“Antigone” si occupa di questioni
cui è difficile dare una risposta chiara e univoca. Tocca e tratta valori
personali, interni, e valori comuni, doveri irrimandabili e irrinunciabili.
“Antigone” ci interroga da millenni. E soprattutto in tempi di crisi, sembra
quasi obbligato ritornare al conflitto tra Creonte e Antigone, tra Antigone e
Ismene, tra Creonte ed Emone. Il conflitto tra potere e responsabilità, tra
resistenza e colpa, tra compassione e hybris. Antigone ci parla di una visione
del mondo che non si esaurisce nel presente. Ci parla di donne e uomini, di
guerra e riconciliazione, di passato e futuro, di comunicazione e
incomprensione, di lingua e traduzione, di corpo e mente, di vita e morte. Ci
parla del bisogno del teatro. Antigone ci parla di tutto questo e di molto
altro e tutto questo è di assoluta rilevanza per la nostra situazione presente.
Il progetto è inoltre un
tentativo di trovare un modo per continuare ad esplorare I temi suddetti con il
nostro mezzo specifico, che è il teatro DAL VIVO di fronte ad un pubblico VIVO.
C’è davvero bisogno di quello che facciamo? Ci sono persone disposte a
supportare ciò che facciamo? È una domanda che ci poniamo ogni giorno, e non
solo da ieri. Allora: è possibile portare questo questo dialogo, questo
discorso, in quanto discorso pubblico, nelle case private delle persone e
provare a interrogarci insieme?
Il nostro obiettivo è organizzare
il maggior numero possibile di repliche nel maggior numero possibile di
appartamenti, a Berlino e altrove, in Italia e in Europa. Ci rivolgiamo a tutti
coloro, amici, sostenitori, spettatori, che possono avere voglia, necessità o
anche solo curiosità, di entrare in contatto con questo modo di pensare e fare
teatro.
Questo progetto è per noi una
possibilità di continuare nel nostro lavoro che consiste, alla fine
naturalmente di un precedente lavoro di ricerca e di prove, proprio nell’
incontro e scambio con il pubblico. Ci offre insomma una prospettiva, che è ciò
che in questo momento principalmente manca.
Was wir hier zeigen ist eine aufs
Minimum reduzierte „Antigone“ mit nur zwei Interpreten, die sich alle Rollen
teilen und mit den Rollen auch deren Verantwortung, Schuld und Schicksal. Eine
Art „Kammertragödie“, konzipiert für Wohnungen und nicht theatrale Räume und
für eine begrenzte Anzahl von Zuschauern. Eine sehr intime Version der Tragödie
des Sophokles, wo die Konflikte zwischen den Figuren zu inneren Konflikten
werden und die Zuschauer eingeladen sind, in den Köpfen der Protagonisten Platz
zu nehmen und den Zerreißprozessen im Bewusstsein der Protagonisten von ganz
nah, wie durch ein Vergrößerungsglas, beizuwohnen. In unserer „Antigone“ gibt
es keine Figuren außer im Sinn von „Personae“ und es gibt auch keine Bösen und
Guten, denn der Konflikt ist immer der des Menschen mit sich selbst, mit dem
anderen Teil von sich und mit dem eigenen „Schatten“.
Gefördert vom Fonds Darstellende
Künste aus Mitteln der Beauftragten der Bundesregierung für Kultur und Medien
im Rahmen von NEUSTART KULTUR und kofinanziert durch ein Crowdfunding über die
Plattform Startnext
L’ATTENTATO
di Ed Tyler
con: Emma Accardi, Maria Chiara Buttiglione, Annalisa
Consolo, Maria Consolo, Nicolò Consolo, Luna Deferrari, Alessandro Falasca,
Laura Pinzani, Raffaella Ria, Giulia Rossini, Paolo Tommasi, Teresa Vallebona.
Regia Paolo Tommasi