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shitz



Castello Aragonese, Castrovillari, 29 Maggio 2013 compagnia IDIOT SAVANT in “SHITZ Pane amore e…salame” Tragi-commedia musicale, da Hanock Levin, con Mauro Lamantia, Matthieu Pastore, Valentina Picello, Mattia Sartoni, Simone Tangolo, musiche originali Filippo Renda, Simone Tangolo, regia Filippo Renda. La storia di una famiglia ebrea di epoca contemporanea. Una famiglia dall’irriverente cinismo e dai tratti fumettistici e irreali. Shitz, il padre, e Setcha, la madre, non desiderano altro che far sposare la figlia Shpratzi. Finalmente, ad una festa, Shpratzi incontra Tcharkés, un giovane arrivista dalle velleità imprenditoriali. I due subiscono uno strano e poco credibile colpo di fulmine e decidono, la sera stessa, di sposarsi. Dopo i festeggiamenti, folli ed estenuanti, del matrimonio, inizierà il turbine di avvenimenti che trascinerà la famiglia da un’illusoria “meritata” felicità, agli abissi dello sconforto. Dal testo di Hanock Levin, uno spettacolo che tenta di cogliere i lati più grotteschi ed estremi della vicenda volendo esaltare, da una parte, le intuizioni comiche geniali proprie della cultura Yiddish e, dall’altra, la profondità della riflessione sociale che esce dalla realtà narrata circoscritta, per divenire preoccupantemente universale.

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11.6.13
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Lo stupro di Lucrezia



Teatro Sybaris, Castrovillari 28 Maggio 2013 “LO STUPRO DI LUCREZIA” compagnia TEATRO DI DIONISO. Testo di William Shakespeare versione italiana e adattamento teatrale di Valter Malosti dalla traduzione di Gilberto Sacerdoti uno spettacolo di Valter Malosti, suono G.u.p. Alcaro, costumi Federica Genovesi, cura del movimento Alessio Maria Romano, assistente alla regia Elena Serra, interpreti Valter Malosti, Alice Spisa, Jacopo Squizzato, foto di scena Giulia Caira, col sostegno del Sistema Teatro Torino. Il racconto dello stupro di Tarquinio ai danni di Lucrezia e di come il suicidio della vittima spinga il popolo romano a ribellarsi e a liberarsi dal giogo della tirannia monarchica. La storia succintamente narrata da Tito Livio e Ovidio e poi da Chaucer, in Shakespeare diventa uno dei più alti esempi di meditazione sulle conseguenze dello stupro visto dalla parte di una donna. La sua potentissima lingua e la capacità geniale di mescolare l’orrore all’anti-tragica parodia, crea una specie di equilibrio incantatore che ci inghiotte nella musica delle parole senza concederci nessuna sospensione liberatoria. A dare corpo e voce alla vicenda due giovani attori cui è richiesto un lavoro fisico e verbale violento ed estenuante, dentro una partitura sonora inquieta e multiforme. I corpi presentati nella loro crudezza ed evidenza appaiono come imprigionati in una sorta di ring/tribunale, un universo circondato da microfoni, spiati da un ambiguo narratore-voyeur. Un’illuminante analisi dei meccanismi che generano le violenze e le sopraffazioni nei confronti delle donne.

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11.6.13
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Frances Follies



Colosseo Nuovo Teatro 2 Giugno 2013 “Frances'Follies” in Concerto con: Francesca Biagi, vocals, Attilio Marzoli, sax tenore, Adriano Urso pianoforte, Guido Giacomini contrabbasso, Roberto Pistolesi batteria.

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11.6.13
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In fondo agli occhi



Recensione dello spettacolo su TeatroeCritica

Teatro Sybaris, Castrovillari, 29 Maggio 2013 COMPAGNIA BERARDI/CASOLARI in “IN FONDO AGLI OCCHI” di e con Gianfranco Berardi Gabriella Casolari, regia César Brie, luci e audio Andrea Bracconi, elementi scenici Franco Casini Roberto Spinaci, collaborazione musicale Giancarlo Pagliara, organizzazione Carlotta Ghizzoni, con il sostegno di Teatro Stabile di Calabria. Per paesi e città da San Remo a Reggio Calabria un viaggio per vari “bar Italia” ad ascoltare, con una particolare attenzione agli ultimi, storie in cui la realtà supera di gran lunga la fantasia e in cui tragico e comico si mescolano in un intreccio straordinario. Come viviamo noi il nostro tempo nel nostro paese? Dove siamo noi in questa confusione che ci attanaglia e ci impedisce di proseguire? Cosa di queste storie ci rappresenta e cosa di noi appartiene a queste storie? Un affresco del contemporaneo in quello che è uno degli ultimi luoghi d’incontro, il bar di provincia, palcoscenico ideale attraverso cui raccontare il proprio tempo, i propri sogni e le proprie malattie. Un percorso che mescola fantasie, frammenti autobiografici, poesia e comicità ma che fondamentalmente parla della malattia: la cecità. La nostra da cui siamo concretamente e quotidianamente condizionati, quella del tempo in cui viviamo, metafora dello “stato” in cui siamo.

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11.6.13
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