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Donna non rieducabile

Teatro Argot Studio 14 Maggio 2016
TEATRO DELLE DONNE
DONNA NON RIEDUCABILE
MEMORANDUM TEATRALE DI ANNA POLITKOVSKAJA 
di Stefano Massini
un progetto di e con Elena Arvigo
Lo spettacolo aderisce alla campagna di Amnesty International “Verita’ per Giulio Regeni” e al crowdfunding per la 22esima edizione di “Scena Sensibile” .
In occasione dei 10 anni dalla morte della giornalista russa Anna Politkovskaja, Elena Arvigo torna all’ Argot Studio con Donna non rieducabile, memorandum teatrale su Anna Politkovskaja. Lo spettacolo è prodotto dal Teatro delle Donne – centro nazionale di Drammaturgia  che mise in scena per la prima volta nel 2007, a solo sette mesi dalla morte della giornalista,  il testo “Donna non rieducabile dell’ autore e regista allora residente al teatro delle Donne, Stefano Massini.
Donna non rieducabile è un memorandum immaginario ispirato ai reportage di Anna Politkovskaja, nota per il suo impegno sul fronte dei diritti umani, per i suoi reportage dalla Cecenia e per la sue critiche al Presidente della Federazione Russa Vladimir Putin, assassinata Il 7 ottobre 2006, nell’ascensore del suo palazzo, mentre stava rincasando. Il testo è composto da una serie di istantanee, “quadri”, che propongono esperienze, situazioni, atmosfere e stati d’animo e accompagnano il pubblico in un viaggio nelle terre russe e cecene. Un percorso tra i racconti della giornalista russa che l’attrice ripropone con grande intensità e immedesimazione. Un monologo di forte impatto e attualità in grado di stimolare il pubblico e  far riflettere sul tema della libertà di stampa e la responsabilità del sapere.  Questo spettacolo fa parte del progetto Le imperdonabili, una serie di studi iniziato nel 2013 su figure di donne, mitiche e reali, legate dal filo rosso della guerra, donne imperdonabili perché testimoni scomode della realtà che le circonda. Donne che scelgono di non tacere e resistere – resistere ed agire. L’atto giornalistico e l’atto poetico diventano così simbolo e testimonianza di una resistenza del pensiero.
29.5.16
 

Allegro ma non troppo

Teatro dell’Orologio 22 Maggio 2016
Flaminia Chizzola di Roma 
Allegro ma non troppo 
di Flaminia Chizzola - idea di Ylenya Cammisa
regia Flaminia Chizzola, Diletta Masetti
con Diletta Masetti
Che avete da guardare?
Per una volta è l’opera d’arte a osservare chi la osserva… E che opera d’arte: la donna più famosa del mondo, la Monna Lisa. 
Il quadro di una donna diventa il quadro di tante donne, costantemente esposte allo sgurado degli altri, uno sguardo che impone di sorridere, sempre e comunque, di non mostrare mai debolezze, di non svelare a nessuno quello che c’è dietro un sorriso. 
Dietro la sua cornice, Monna Lisa dialoga con i visitatori-spettatori che la guardano senza comprenderla, che si meravigliano perché è meno grande, meno bella, meno… di come se l’aspettavano. Per una volta Monna Lisa risponde a tante critiche e ci mostra il suo volto di donna, ma non troppo.
29.5.16
 

Dissolvenza

Teatro dell’Orologio 22 Maggio 2016
Fenice dei Rifiuti di Milano 
Dissolvenza 
scritto e diretto da Alessandro Veronese
con Laura Angelone e Michela Giudici
cast tecnico Alessandro Veronese
Una a te e una a me. Una a te e una a me. Che il gioco abbia inizio. Che tutto abbia fine
Sara. Claudia. Sorelle. Adolescenti. Poi un sabato sera tornate a casa e c'è vostra madre in bagno, che non respira più, la vita rapita da quel rasoio che le è scivolato dalla mano. E tutto quel sangue non l'hai più ripulito. Si è attaccato alle tue braccia e al tuo ventre, Sara, che ogni giorno riproduci sulla tua pelle il disegno di quella notte di qualche anno fa. Aprire varchi per far uscire il dolore.
Non c'è traccia di sangue sul tuo corpo florido e pieno, Claudia, ma a te il sangue è rimasto attaccato all'anima. Per mesi c'è stato solo il silenzio. Poi, quando hai ricominciato a parlare, di anni non ne avevi più sedici. Sei tornata in quell'istante della tua vita in cui tutto, per forza, deve andare bene. In cui tutto era intatto, e indistruttibile. Vi ammazzereste da quanto vi amate. Vi ammazzereste da quanto non riuscite a sopportarvi più. Le vostre pastiglie, davanti a voi. Belle, tante, colorate. E allora avanti, che il gioco abbia inizio. Che tutto abbia fine. Una a te e una a me. Una a te. E una a me. Una a te e una a me. Una a te....
Vincitore Festival Corto Circuito (premio Giuria e premio Pubblico), Roma, 2007 
Miglior corto, Miglior regia, Miglior attrice Festival Sipario Sapienza, Roma, 2007 
Vincitore Festival del Corto Teatrale, Castellarquato (PC), 2007 
Vincitore Teatro Edi - Barrio’s, Festa del Teatro , Milano, 2007 
Vincitore Festival Frammenti, Frascati (RM), 2007 
Miglior attrice Festival Schegge d'Autore, Roma, 2008 
Vincitore tappa di selezione, semifinale e finale concorso "Non più di venti", Torino, 2014 
Vincitore tappa di selezione concorso "Teatri Riflessi", San Lorenzo sul Mare (IM), 2015
29.5.16
 

Due

Teatro dell’Orologio 22 Maggio 2016
I Propedeutici di Bologna 
Due 
diretto e interpretato da Agnese Mercati e Tomàs Acosta
cast tecnico Alessandro Businaro
E' la storia più antica del mondo: due persone s’incontrano, si danno la mano e si tuffano nel vuoto DUE è una messinscena densa e vivace di una storia d’amore, raccontata solo col respiro del corpo dei due attori. Nessuna parola, nessuna soluzione. La scena è riempita da una scala e dalla musica di Tchaikovskj. Nello spazio creato da queste due presenze, si muovono loro: R e G, lui e lei, nero e bianco. 
Le due anime che oscillano come piume in questa altalena di gioco e paura, amore e morte, sono protagonisti di una storia che è scritta in tutti i libri del mondo, che ispira le canzoni che vi piacciono e vi parlano, che si scrive in un sussulto davanti ai vostri occhi, che continuerete a scrivere voi dopo aver visto questa pantomima luminosa, che è scritta da sempre: due persone s’incontrano, si danno la mano e si tuffano nel vuoto.
29.5.16
 

La collezione

Teatro dell’Orologio 22 Maggio 2016
Focus_2 di Roma 
La collezione 
di Ania Rizzi Bogdan, Eleonora Gusmano
regia Davide Sacco
con Ania Rizzi Bogdan, Eleonora Gusmano - e con Giuseppe Ragone (voce off)
scenografia Gaetano Verde
cast tecnico Edoardo Basile
Vera è una bambola, che porta l’amore sospira e si lagna ma sotto un lampione Prostituta tra le tante vittime della “tratta delle bianche”, nella notte precedente a un aborto, Vera resta intrappolata nei suoi incubi: è una bambola, tra le grinfie di una sadica e oscura presenza femminile. Verità e fantasia si confondono nell’esplorazione dei ricordi e delle aspirazioni di Vera, madre-bambina e donna desolata, faccia a faccia con un’alterità che può assumere le sembianze della governante, della maitresse, o di un cliente tra i tanti. 
La Compagnia nasce a Roma dall’incontro tra due attrici, E. Gusmano e A. Rizzi Bogdan. Il Primo spettacolo prodotto dalla compagnia è Mis (s) fit di S. Sgambati che debutta al ROMA FRINGE FESTIVAL 2014. A partire dalla riflessione dei temi trattati in Mis(s)fit nasce il secondo spettacolo, La collezione, regia di D.Sacco, FINALISTA al concorso Nazionale I Corti Teatrali al Teatro dell'Angelo, Roma come MIGLIOR INTERPRETAZIONE. Nel 2015 la compagnia inizia ad occuparsi di formazione nelle scuole e per mezzo di corsi a privati. Presso la sede della Compagnia, al Pigneto, Roma. Nell'anno 2016 la Compagnia produce La durata dell'invenrno scritto e diretto da Giulia Lombezzi che debutterà ad aprile in Puglia, che ancora una volta si propone di addentrarsi nello studio delle dinamiche relazionali femminili, questa volta in chiave più verosimile e cinematografica.
29.5.16
 

Sono morta anch'io 

Teatro dell’Orologio 20 Maggio 2016
Atto Nomade Teatro di Roma
Sono morta anch'io
scritto, diretto e interpretato da Marzia Ercolani
aiuto regia Luigi Acunzo
assistenti alla regia Mirko Miri, Giorgia Paccione, Elena Tenga
training danza Alessandra Cristiani
training clown Fiora Blasi
scenografia Carola Rossini
luci e fonica Giorgio Carugno
grafica Nicoletta Colarusso, Flavia Mascoli
fotografi di scena Matteo Nardone, Carlotta Tucciarone
Il mio naso ti cerca, si allunga. Tanto più grande è la distanza da te, tanto più cresce per sniffarti il cuore
Sono nata strappando le viscere di mia madre oppure ancor prima? Come riconoscere il seme originario? Nei sogni forse. Dall’altra parte dello specchio. Nel tempo immobile delle fiabe, accolgo il sussurro di una voce interiore, di una Fetocchia. Bambola, bambina, donna. Un luogo onirico, una stanza dell'anima. Quel pezzo di legno che grida “ahi” mentre viene scolpito, mi ha coinvolta in un sogno collodiano.  Del famoso testo una sola frase, “Sono morta anche io”, prima battuta della bambina dai capelli turchini. La mia riflessione coinvolge l'educazione come forma di potere, la cultura di matrice cattolica, la realtà gerontocratica italiana, il paese dei balocchi, ossia il Teatro, il gioco, uccisi dalla società, Lucignolo, il cui vero nome è Romeo, fool shakespeariano, emblema dell’artista indipendente reietto.  Rifletto sui padri che non sanno nuotare, sulle madri giudicanti, sul mondo artistico non riconosciuto, sulla scuola che non appassiona, sulla coscienza interiore che ripete all'inconscio le volontà del sistema. Quel burattino deposto sulla sedia cosa direbbe se potesse risvegliarsi? La drammaturgia procede per finestre poetico oniriche, non segue una logica narrativa. Un viaggio verso l’origine di se stessi, verso quell’istinto sgambettante, credulone, giocoso che viene dimenticato.
Se tutti ne avessimo cura, saremmo adulti più veri.
Testo selezionato Quaderni di scena 2012 nuova drammaturgia contemporanea Teatro Argentina  Marzia Ercolani: attrice, autrice, regista. Diplomata in recitazione al Centro Internazionale La Cometa. Spe-cializzata con numerosi pedagoghi, conduce laboratori. Per anni membro della compagnia “Triangolo Scale-no Teatro”. Nell’organizzazione delle prime tre edizioni del Festival Teatri di Vetro. Fonda Atto Nomade Teatro. Come drammaturga, interprete e regista: “Sono morta anche io - testamento turchino di una fetocchia d’eccezione” (testo selezionato da Quaderni di scena 2012 nuova drammaturgia contemporanea, Teatro Ar-gentina), “Munne - ‘O munno differente”, “Altrove”. Scrive sceneggiature, pubblica racconti per La Fornace. Raccolte poetiche: Diversamente Abile (ed. Jocker), Ore illegali (Ed. Alterego). In scena con il musicista Stefano Scarfone ne “I colori maturano la notte - confessioni di una diversa Alda Merini”.
28.5.16
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Inossidabile miele

Teatro dell’Orologio 19 Maggio 2016
Teatro dei Naviganti di Messina 
Inossidabile miele 
scritto, diretto e interpretato da Domenico Cucinotta
collaborazione artistica Sumako Koseki
tecnico luci e audio Mariapia Rizzo
Di questo amore voglio parlare danzando
Ho voluto raccontare, attraverso il linguaggio del corpo e la lingua dei segni, ciò che le parole a volte non dicono, se non quando si compongono in poesia. Ho voluto dire di Michele Cucinotta Oteri, poeta, e del suo bisogno d'amore. Cercavo come raccontare la "muta” voce di un poeta. Sentivo che il linguaggio doveva essere fisico, corpo traspirante, come la materia della parola poetica, lanciata e donata al caso. Lo spettacolo contiene una ispirazione: la traduzione, attraverso il linguaggio dei segni, della canzone "The man i love" di Gershwin, eseguita nello spettacolo "Nelken" di Pina Bausch. La mia ricerca doveva consistere nel reinventare i segni, scomporli, come cercare di dire e non dire, per scelta o per impossibilità. Il tema di "The man i love" ricorre più volte. E’ un pensiero dolce e ossessivo. Cresce l'urgenza di comporre un discorso, sia pure di segni, che bisogna comprendere con amore. All'interno della struttura si sviluppa l'improvvisazione che ricerca continuamente la forma e la sua mancanza. 
Il Teatro dei Naviganti è un gruppo di ricerca e sperimentazione teatrale. Negli anni l’attenzione del gruppo si è rivolta sempre di più allo studio dell’azione come risultato della esatta corrispondenza e contemporaneità tra l’azione fisica/vocale ed i moti dell’interiorità, in uno sviluppo di improvvisazione strutturata che porti all’atto scenico contingente. Naturale un approfondimento delle tecniche della danza.
28.5.16
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Radio P - 8° Puntata - Sabato 28 maggio

Sabato 28 maggio ore 17.30
Open Poetry

RADIO P 
"La nave dei Folli"

tramontata è la luna

di e con

Giovanni Greco, Gianluca Riggi, Maria Cristina Zerbino

e la partecipazione straordinaria di


Flavio Ciancio 





Sono le 17.30 e va in onda l'ennesima puntata di RadioP - Tramontata è la Luna, storico programma condotto da Vainamonen, ZorbaG, e HonzaC. Da Venerdì 8 Aprile in via sperimentale on line connettendosi al seguente link : htpp://www.e-performance.tv/p/live.html o sul canale you tube di e-performancetv. Potete anche venirci a trovare dal vivo al Teatro Tordinona - Sala Strasberg (la prenotazione è obbligatoria) Il numero per intervenire in diretta è il 0039 328.2783807 (attivo solo il venerdì dalle 17.00 alle 19.00)

Torna dopo tre anni “RadioP”, la Radio della Poesia e della Pazzia, la Radio della Passione e della Paura. Sono trascorsi tre anni di silenzio, tre anni in cui il mondo, l’Europa, l’Italia, sono cambiati, si sono succeduti nuovi presidenti e nuovi ministri, nuovi arrivi e nuove partenze, ma tutto è rimasto tremendamente uguale, anzi quella realtà profeticamente annunciata dai tre conduttori radiofonici è ora sempre più attuale e vicina. Questa è l’ultima ora: allo scoccare della mezzanotte, insieme con la chiusura del programma, chiuderà per sempre anche la radio. Gli spettatori spiano i tre conduttori sempre più inquieti che, come tutte le notti da più di dieci anni, portano avanti il programma con le sue rubriche, i suoi approfondimenti, i suoi giochi e non sanno, o forse sì, di essere visti, loro che sono abituati ad essere sempre e soltanto ascoltati e ad ignorare gli inquietanti segnali che giungono dall’esterno.

La messa in scena ripropone dal vivo uno studio radiofonico dove i tre conduttori giocano, vivono, si vedono morire lentamente, in una società che non li vuole, che non sa che farsene della Poesia e che riesce ad alimentare solo ed esclusivamente Paura. Un viaggio all’interno della poesia classica e contemporanea, un viaggio all’interno del mito, attraverso il gioco, e la leggerezza iniziale, i tre protagonisti conducono gli spettatori e/o radioascoltatori nella violenza non dichiarata e non vista del nostro presente.

Il mondo esterno sta per irrompere violentemente nello storico studio da un momento all’altro. Fino a qui tutto bene!
27.5.16
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La tana

Teatro dell’Orologio 19 Maggio 2016
Compagnia ZiBa di Prato 
La tana 
drammaturgia collettiva Laura Belli, Lorenzo Torracchi e Marco Cupellari
regia Marco Cupellari
con Laura Belli, Lorenzo Torracchi
tecnico luci Chiara Nardi
Morire è tremendo, ma l'idea di morire senza aver vissuto è insopportabile
Entrare nella Tana è immergersi in un mondo altro e familiare allo stesso tempo; due esseri si sono scavati il loro nido, comodo e chiuso, vi si sono accoccolati e rotolati e, un indefinito tempo dopo, lo spettatore li trova lì, cristallizzati, un po' ammuffiti. 
Attraverso lo strato di muffa e terra, riesce ancora a intravedere gli esseri umani che furono, quasi familiari appunto, ma ormai diventati altro: due grotteschi personaggi, che, come topi, vivono nella loro tana: ballano, mangiano, giocano, dormono, guardano peppa pig.
E fuori? Cosa succede? É un fuori visto, parlato, raccontato, ma non più vissuto. É sempre lì, presente nella sua assenza; dalla finestra ne arrivano gli echi: una festa di paese, piovono rane, si instaura una dittatura, qualcuno si sposa, il parlamento salta in aria. 
Il fuori bussa, domanda, ma loro non sanno o non vogliono rispondere. La domanda, però, resta, bussa, anche da dentro, e, per non sentirla, bisogna fare; qualcosa, qualunque cosa. Ignorarla, tamponarla anche a costo di... 
Fondata nel 2012, è una compagnia fieramente ibrida, felicemente instabile e fermamente mobile, che dialoga con il teatro di ricerca come con il teatro popolare e di strada, mescolando i linguaggi a suo piacimento e a piacimento, si spera, del pubblico. Nel 2014-15 arriva la prima produzione di ricerca e drammaturgia contemporanea: LA TANA, che raccoglie consensi in diverse realtà italiane e riceve i riconoscimenti nazionali: 
Selezione Premio Cassino OFF 2016 
Premio Incroci Teatrali 2015 
Menzione speciale Premio Museo Cervi 2015 
Premio Docenti Giovani Realtà del Teatro 2014 
Premio del Pubblico Anna Pancirolli 2014
26.5.16
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Le tre vecchie

Teatro dell’Orologio 20 Maggio 2016
Teatro C.A.S.T. di Ascoli 
Le tre vecchie 
di Alessandro Jodorowsky
regia Alessandro Marinelli
con Rossana Candellori, Elisa Maestri, Romana Romandini, Silvia Maria Speri
aiuro regia Valter Finocchi
scene, luci e effetti video Pietro Cardarelli
costumi Marilena Cincipirini
maschere Anna Sances
scnotecnica Tommaso Tosti
L'unica verità è la verità dell'illusione
Le vecchie contesse De Felice, nobili gemelle decadute, sono affette da un grave disturbo psichico: rimuovono sistematicamente il loro misterioso passato, lo distorcono, s’imbellettano come fanciulle in fiore nella speranza di attrarre spasimanti che le salvino dalla miseria e che le rendano madri, senza alcun pensiero alla sterilità anagrafica in cui sono ormai confinate. 
Paradossalmente, ora che la vecchiaia le ha ormai divorate, nei loro corpi appassiti rinverdiscono le tensioni sessuali della giovinezza, la loro carne risente la morsa d’un piacere malato, consumato anni addietro in modo aberrante, nel perimetro angusto delle mura domestiche. 
Osservandole, mi tornano alla memoria le parole con cui Pirandello descriveva il sentimento del contrario: “Vorremmo ridere, ma il riso non ci viene alle labbra schietto e facile; sentiamo che qualcosa ce lo turba e ce l’ostacola”. E infatti, mentre l’intreccio procede in costante bilico tra la pochade e il GrandGuignol, avvertiamo il peso d’un dolore insopportabile. Avvertiamo l’abisso.
Ed è appunto l’abisso ciò che più m’interessa indagare, l’orrore da cui origina una devianza, la genesi d’un comportamento non allineato. Perché oggi - come ieri - ciò che è diverso è spesso demonizzato. Invece, prima d’ogni altra cosa, ciò che è diverso dovrebbe essere compreso.
Il Teatro C.A.S.T. nasce ad Ascoli Piceno nel 2002. I suoi membriprovengono dalle arti performative e dalle arti visive. Obiettivo della compagnia è la ricerca di nuove forme espressive capaci di coniugare tradizione ed estetica contemporanea. Ha all’attivo diverse produzioni tra cui Favola d’ombra di Alessandro Marinelli, Metamorphosesda Ovidio, Malamore – monologhi del ‘900, Fremito da “L’innesto” di Luigi Pirandello, La Favola del Figlio Cambiato di Luigi Pirandello, Illusion di Alessandro Marinelli, Le Tre Vecchie da Alejandro Jodorowsky, Zio Vanja di Anton ?echov, La contessina Julie di August Strinberg.
26.5.16
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Anamnesi 

Teatro dell’Orologio 16 Maggio 2016
Teatro della Caduta di Torino 
Anamnesi 
di e con Marco Bianchini
cast tecnico Fabio Bonfanti
Quello che non ti uccide, ti fa fare un monologo
Un monologo che, partendo dalla narrazione di fatti autobiografici, affronta i molteplici aspetti della malattia, attraverso impressioni, ricordi e digressioni più o meno serie. Dalle corsie di un pronto soccorso di provincia al giardino dell’ Eden, passando per la Parigi di fine ‘800 e approdando infine in un reparto di rianimazione.
Il risultato è un monologo in bilico tra comicità e inquietudine, in cui l’esperienza della malattia è diventata il pretesto per un discorso più ampio che approda ad una riflessione sulla fragilità umana, sul rapporto dell’uomo con le malattie e sui cambiamenti che provocano nella vita delle persone.
Marco Bianchini Si è formato all’Ecole Philippe Gaulier di Parigi. Dal 2005 collabora con il Teatro della Caduta di Torino che ha prodotto quattro suoi monologhi. Ha curato la regia di “Madama Bovary” (finalista Premio Scenario 2011) e di “Leopardi Shock”, interpretati da Lorena Senestro.
26.5.16
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M:DEA 

Teatro dell’Orologio 18 Maggio 2016
Testacciolab di Roma 
M:DEA 
di Matilde D'Accardi e Vittoria Faro
diretto e interpretato da Vittoria Faro
sound design Vittoria Faro
visual/light design e scenografia Antonia Pizzola
costumi Nuccia Quintini
E’ necessario che muoiano e se così deve essere io li ucciderò, io che li ho messi al mondo Medea non è la figura mostruosa di madre vendicativa e assassina alla quale la letteratura l’ha condannata, ma la vittima di un destino avverso che la costringe a uccidere i figli per sottrarli al suo persecutore e renderli immortali.
Come una madre profuga che abbandonasse i figli al mare per dare loro, pur nel rischio di perderli, la speranza di un destino diverso. 
Medea è la sacerdotessa contemporanea di un rituale senza tempo, una sorta di Via Dolorosa a cui è condannata per l’eternità: rivivere ogni tragico passaggio del sacrificio in un loop ciclico fino al sacrificio estremo, necessario, nella catarsi della poesis, per il suo stesso superamento. 
Nel costante dialogo fra la protagonista che alterna recitazione live, mimica e danza performativa e la Voice Off che ne rappresenta la più intima conflittualità, si racconta una Medea affranta, pietosa e dilaniata dal conflitto interiore ma anche ribelle, austera e determinata contro i suoi persecutori.  In cinque diversi quadri scenici Medea ripercorre la sua vicenda tragica per flashback slegati dalla consequenzialità temporale degli eventi, come riemergono dalla memoria di una donna disperata e, nel contempo, determinata alla ricerca di una risoluzione catartica alla sua tragedia. 
Vincitore Premio Ignazio Buttitta 2015 
Vittoria Faro, attrice e regista, è responsabile del settore teatro di TestaccioLab. Nel 2012 vince il Premio Siae e la borsa di studio Andrea Biondo di Palermo come migliore attrice siciliana, diplomandosi anche con il massimo dei voti all'Accademia Nazionale D'Arte Drammatica Silvio D'Amico.
26.5.16
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Riccardo e Lucia

Teatro dell’Orologio 16 Maggio 2016
Teatrificio 22 di Roma
Riccardo e Lucia
di Claudia Lerro (testo originale liberamente ispirato al diario privato di Riccardo Lerro)
regia Claudia Lerro
con Ivana Lotito, Pio Stellaccio
aiuto regia Simona Oppedisano
scenografia Vincenzo Mascoli
costumi Tiziana Basili
Ma voi, lo sapete cos'è l'amore?
Mentre il pubblico si accomoda sulle poltrone, una donna sola sul palco aspetta che finalmente si faccia silenzio. “Finalmente”, dopo una vita di dolore, di assenze, di promesse tradite ma anche di risate, di meraviglia, d’amore. Perché la vita è così. Un susseguirsi ininterrotto di buio e luce, di primavere ed inverni.
Quella donna lì, che attende immobile l’inizio dello spettacolo e la fine della vita, è Lucia: mia nonna. E questa è la storia sua e del suo eterno amore: Riccardo, mio nonno.
Ad intrecciarsi alla storia d’amore, la passione politica di Riccardo, le cui parole proiettano nell’oggi le tracce d’incoerenza politica già riconoscibili nel passato post-bellico.
La messa in scena è semplice, come la storia raccontata. A momenti quotidiani, si alternano i momenti onirici della scrittura e quelli musicali, quasi da film muto, del tempo che passa.
Una scelta ragionata, quella della semplicità, che vuole superare la “decostruzione provocatoria” della nostra contemporaneità per ripescare quello che mi sembra oggi la più grande delle provocazioni: IO CREDO. Nell’amore. Nella semplicità. Nella giustizia sociale. Riccardo e Lucia, ora, non sono più solo i miei nonni, ma gli interpreti di una storia universale e senza tempo in cui ciascuno può riconoscere tracce di se stesso.
VINCITORE “Salviamo i talenti”- Attilio Corsini 2013/2014 – Teatro Vittoria, Roma Teatrificio 22 ha all'attivo diverse produzioni teatrali tra cui: Riccardo e Lucia, Nei Cieli Bambini, La Guerra dei Grandi, Il Piccolo Principe e Il gioco degli angeli. Quest'ultimo ha ricevuto un premio da parte di Roma Capitale per l'alto livello della performance artistica nell'ambito del mese della cultura serba a Roma.
25.5.16
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Vania

Teatro dell’Orologio 12 Maggio 2016
Òyes di Milano
Vania
di drammaturgia collettiva
regia Stefano Cordella
con Francesca Gemma, Vanessa Korn, Umberto Terruso, Fabio Zulli
disegno luci Marcello Falco
costumi e realizzazione scene Stefania Corretti e Maria Barbara De Marco
organizzazione Giulia Telli
Fa più paura una vita immobile o il cambiamento?
Vania racconta le paure, le frustrazioni e il senso di vuoto dei nostri tempi attraverso una drammaturgia originale costruita a partire dai temi e dai personaggi principali di “Zio Vanja”, uno dei capolavori di Anton Cechov.
La vicenda si svolge in un paesino di provincia e ruota attorno alla figura del Professore, tenuto in vita da un respiratore artificiale. Non vedremo mai il Professore ma le tragicomiche conseguenze che la sua condizione produce sul resto della “famiglia”: la giovane moglie Elena, il fratello Ivan, la figlia Sonia, il Dottore. Come in “Zio Vanja” anche i nostri personaggi sentono di non vivere la vita che vorrebbero. Ma la spinta al cambiamento deve fare i conti con la paura di invecchiare, le rigidità, i sensi di colpa, il timore di non essere all'altezza.
Vincitore premio "Giovani realtà del teatro 2015" indetto dall'Accademia Nico Pepe di Udine  Òyes nasce dall’ incontro di nove ex-allievi dell’Accademia dei Filodrammatici di Milano. Grazie alla condivisione di un linguaggio, una formazione e una necessità comune, cerchiamo di fare un teatro per come lo vorremmo vedere, portando avanti una realtà in cui ci identifichiamo, che riconosciamo. Il desiderio che ci spinge è quello di fare teatro per il pubblico, per la gente, con strumenti chiari, concreti e semplici raccontando storie che diano spunti di riflessione a chi le ascolta. Òyes debutta con lo spettacolo Effetto Lucifero, che vince il premio Giovani Realtà del Teatro 2010 e il cui testo è finalista al Premio Riccione- Tondelli nell'edizione 2011. Lo spettacolo, con il sostegno del Teatro Filodrammatici di Milano, è inserito nella stagione 2011-2012 ed è tra i finalisti del festival playFestival (organizzato da Atir e Piccolo Teatro di Milano). Le altre produzioni della compagnia sono: Assenti per sempre (vincitore del premio Borsa di lavoro Alfonso Marietti, ed. 2009), Luminescienz - la setta (stagione 2012-2013 del Teatro Filodrammatici), Anton- scherzo in un atto (menzione speciale al premio Borsa di lavoro Alfonso Marietti, ed. 2013), Va tutto bene che debutta in anteprima nazionale nel Giugno 2014, chiudendo la collaborazione triennale con il Teatro Filodrammatici di Milano, Vania (vincitore del premio Giovani Realtà del Teatro 2015). Nel 2015 con il progetto T.R.E. Òyes vince il bando fUNDER 35-il fondo per l’impresa culturale giovanile.
25.5.16
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L’uomo dal fiore in bocca


24.5.16
 

Molotov

Teatro Tordinona 22 Maggio 2016
Molotov
Scritto da
Rosamaria Aquino
Con
Mariateresa Pascale
Regia
Francesca Romana Miceli Picardi
Aiuto Regia
Gaia De Grecis
Luci e audio
Lara Panizzi
Con la partecipazione di
Francesca Annunziato
Sinossi
Cosa hanno in comune l'inchiesta giornalistica su una piazza, un'indagine su una molotov abbandonata davanti alla Questura e le intromissioni della politica e dei poteri forti sulla libertà di stampa?
Tutto questo e molto altro è
"Molotov": storia liberamente ispirata a una e più vicende realmente accadute, come dimostrano i verbali giudiziari che intervallano il racconto.
E' l'estate del 2012 quando Margherita, una giornalista, viene indagata dalla Digos. Prima per un procurato allarme al Comune di cui scrive cronache quotidiane, poi per una molotov indirizzata alla stessa Questura. In pochi giorni, Margherita, da "indagatrice" della realtà circostante si ritrova indagata a sua volta, con tanto di prelievo di impronte, interrogatori e analisi del Dna.
Un vortice che cambia la sua vita e inevitabilmente anche la sua visione delle cose. 

Note di Regia
Di Francesca R. Miceli Picardi
Quando eravamo bambini, la maestra tracciava una linea.
Da un lato c'erano i buoni, dall'altro i cattivi.
Bisognava scegliere da che parte stare.
La protagonista di "Molotov" sceglie di stare dalla parte della verità e ne paga le conseguenze.
La verità e la pochezza solitamente non si incontrano, nemmeno su una lavagna divisa in due da una linea.
La pochezza veste di nero e ha la voce roca. Non compie gesti eclatanti. Trama sottobanco. La verità al contrario urla.
Anche se troppe volte è un urlo muto. Inascoltato.
Ho cercato invece di dare voce a Margherita, perché si continui a scegliere di sapere e non di tacere. Di lottare e non di bassare il capo.
Di conoscere la storia di una Donna che non è solo la protagonista di un testo Teatrale.
L'Italia è un cantiere che non verrà mai terminato.
Le vere molotov sono le verità che vengono celate.
24.5.16
 

Kiron Cafe

Teatro Parioli Peppino De Filippo, 13 maggio 2016
KIRON CAFE’ – la commedia del Centauro e altre storie
spettacolo per danza, musica, teatro interpretato da un affiatato ensemble di danzatori, attori e cantanti di pregiatissimo livello: Giuseppe Bersani, Carlotta Bruni, Marta Cirello, Eugenio Dura, Tiziana D’Angelo, Luna Marongiu, Rosa Merlino, Mario Brancaccio e Sebastiano Tringali accompagnati dalla musica dal vivo di Marcello Fiorini e Antonio Pellegrino.
Lo spettacolo  si ispira alle opere di Ovidio, Dante e Omero attraverso il mito e affronta il tema dei profughi non solo come migrazioni geografiche ma anche come rischio per le identità culturali del Mediterraneo. La vicenda si svolge in un caffè sperduto negli altopiani dell’Anatolia, tenuto da due improbabili gestori: Il Centauro Kirone e Prometeo, accomunati da una generosità “mitica”verso dei e semidei, il primo e uomini, il secondo.
Il caffè Kiron – dice Aurelio Gatti, regista e coreografo dello spettacolo – abbiamo immaginato sia un luogo/spazio che si trova in una striscia di confine tra Europa ,Asia e Mediterraneo, frontiera tra occidente e povertà, tra mondi senza transito ….  Turchia e Bulgaria (come racconta il mito) , ma anche  Grecia e Macedonia  … Luogo di passaggio di  una marcia ininterrotta,  di profughi-migranti (oramai la distinzione tra chi scappa per guerra o per fame, o per tutte e due è fuori luogo…) che arrivano da lontano. Accanto a “ignoti”ridotti a fuggiaschi della propria terra e della propria storia,   anche Aiace,  Achille, Aristeo, Asclepio,  Enea, Eracle, Fenice, Giasone, – tanti e più sono gli allievi del Centauro Kirone, anch’essi profughi ed eredi “dismessi” da una civiltà millenaria come quella del Mediterraneo.
Una riflessione “altra” sul tema della migrazione, questione  culturale  prim’ancora  che economica o sociale,  e che attraverso la scena restituisce umanità ad un ambito molte volte ridotto e concluso nella cronaca e al contesto. Una produzione realizzata da  T.T.R. in collaborazione con MDA Produzioni.
19.5.16
 

Nord-nordovest

Teatro dell’Orologio 8 Maggio 2016
NORD-NORDOVEST
Meridiano Zero
Regia: Marco Sanna
con: Felice Montervino, Marco Sanna, Marialuisa Usai, Francesca Ventriglia.
Scene e costumi: Sabrina Cuccu
Luci: Valerio Contini
Ambienti sonori: Luca Spanu
Foto di scena: Alec Cani
Produzione Sardegna Teatro
“...Se si possono insegnare tecniche della tradizione, al di là del contesto che le contiene e le determina, è perché la tradizione è morta e la possibilità di apprenderle non è che il certificato dell’avvenuta sepoltura.
La tradizione, morta nella quotidianità del contemporaneo ma di cui si conserva memoria, ci obbliga a una elaborazione del lutto conseguente la perdita che è oggi il solo spazio che la tradizione pu permettersi. Non è detto che sia male.”
G.L.Ferretti
Nord-NordOvest inizia da qui, da un concetto che ti gira nella testa da qualche tempo, dalla posizione che occupi nel mondo e di conseguenza dentro le cose dell'arte. Inizia dalle parole di chi ha influenzato il tuo modo di essere e di stare nel mondo e quindi nell'arte.
Nasce, questo lavoro, dalla volontà di raccontare uno stato di attesa, quello in cui si aspetta di essere dimenticati. Si parte da un dato di fatto: la morte della tradizione.
La tradizione è morta ma viene continuamente chiamata in causa, in una sorta di accanimento terapeutico, impedendogli di morire davvero. Ogni volta che ci si allontana dal conosciuto, si ha immediatamente bisogno di tornare indietro, raccogliere le forze, consolarsi, per poi di nuovo allontanarsi, e così siamo legati ad un eterno elastico, che regge l'impossibile, che non riesce a spezzarsi.

io non ci sto!
E pensi che questo cambierà le cose?
No le cose cambiano a prescindere.
Cosa vuol dire non riuscire a morire? Vuol dire attraversare molto più tempo di quel che ci è dato vivere, vuol dire non rispettare i tempi e le stagioni, togliersi fuori incautamente dalla legge di natura. Le cose diventano così qualcosa di estremamente lontano e diverso, rispetto a ci che erano quando quando sono nate, la stessa differenza che passa tra Cristo e chi oggi si fa detentore della sua parola.
Ci che dovrebbe essere fluire del sangue, continuità di gesto, di pensiero, di azione, diventa un astratto ricordo, un abito da mettere o cambiare a seconda dell'occasione, una citazione da fare quando si è a corto di argomenti.
Tradizione è un concetto metastorico e dinamico, una forza ordinatrice in funzione di principi trascendenti. Una forza che agisce lungo le generazioni, attraverso istituzioni, leggi e ordinamenti. Insomma qualcosa con cui ti trovi a fare i conti pur non sapendo più bene dove ne sia l'origine. Qualcosa che permane nonostante l'incedere del tempo e dei fatti. qualcosa che ti trovi addosso, in segni, modi di pensare e di agire, che si voglia o no, malgrado tutto.
Sulla scena quattro entità (personaggi?) che incarnano la tradizione e il suo divenire. Condividono lo stesso spazio. Vivono li da sempre e aspettano di non esserci più. Ogni loro parola trasuda di un passato in cui la loro esistenza e il loro ruolo nel mondo avevano ancora un senso. S'interrogano su cosa sia successo nel frattempo, sulle colpe che hanno avuto e hanno tutt'ora, ammazzano il tempo, in attesa. Ogni tentativo di rompere gli schemi risulta inutile, non fa altro che aggiungere parole e gesti su un modello obsoleto, senza cambiarne la sostanza.

senza questa maledetta memoria sarebbe finita qui
nessuno potrebbe più ricordarci
saremo finalmente liberi
Intorno a un grande tavolo i quattro consumano il loro pasto, un brodo insapore, una minestra riscaldata che li tiene in vita loro malgrado. I tempi si allungano, diventano estenuanti, il loro conversare si fa a tratti collerico, altre volte oscuro quasi ci sia un codice interno da rispettare, che lascia estraneo ogni possibile spettatore.
Tutto intorno è decadenza. Lo spazio che li contiene allo stesso tempo li respinge, asettico, in netto contrasto con gli arredi e gli abiti d'annata.
Questo è il luogo della muffa, la scatola da cui tutti fuggono e nessuno se ne va, che scricchiola e non crolla, che fa acqua da tutte le parti.
Una frase di troppo, una disquisizione sul cibo e la sua preparazione, fa si che il rituale del pasto si spezzi. E' così d'altronde che finiscono in tragedia molte cene di Natale.
Inizia un gioco al massacro, dove ognuno sarà costretto a recitare la propria parte davanti agli altri. Nel salotto trasformato in una piccola platea i quattro improvvisano un sadico teatrino, un gioco dei mimi, ma non ci sono da indovinare i titoli di film famosi, no, la posta in gioco è la propria identità.

Chi sono?
Un guerriero
uno zoppo.
Uno spettro.
Quattro scene, quattro personaggi, che recitano la loro parte, prendendo in prestito da un misterioso repertorio, cercando di stupire e commuovere, provando insomma a definirsi in qualche maniera, facendo indovinare alla platea chi sono, da dove vengono, cosa sono capaci di fare. Il risultato è un disperato affannarsi intorno a parole e gesti che non aggiungeranno nulla alla comprensione del loro presente, ma anzi getterà nuove ombre sul loro passato rendendo più incerto il loro futuro.

Tu quando dici amen che cosa intendi?
Non lo so, magari tutto ci che ti ho detto. O niente, quasi niente, il più delle volte, solo lasciarmi le cose alle spalle. Fosse possibile.

La loro è una ricerca disperata e impossibile - che si risolve in vuota retorica - della parola vera che si ponga fuori dalla persona in una cristallina purezza - e questa purezza è il difetto della vita, il desiderio continuo di non bastarsi. La fine li trova impreparati davanti alla loro immagine riflessa in un grande specchio, che ha guardato la scena fino a quel momento. Neanche la loro immagine gli risponde più, e il riflesso nello specchio prende vita propria anticipa i gesti o si prende gioco di loro.
Lo specchio diventa tubo catodico, da dove la raffigurazione distorta dei quattro irrompe coloratissima a portare il nuovo verbo, il vento nuovo, che soffia da Nord-NordOvest e al quale bisogna adeguarsi per non morire, per continuare a trascinarsi in un'idea di vita lontanissima dalle loro vere aspirazioni.
L'elaborazione del lutto non avviene fino a quando non c'è l'accettazione, solo allora si pu riprendere a camminare e scegliere strade nuove. Fino ad allora si continuerà a vivere nel passato, a rispettare vecchi modelli, incapaci di crearne di nuovi, per troppo rispetto, per mancanza d'iniziativa, per superstizione.
Ci hanno detto che non pu esserci futuro senza conoscere il passato, per questo continuiamo a ripeterci, nei secoli. Per questo è ormai la nostra situazione storica ad essere metafora del teatro e non il contrario.
18.5.16
 

Stendhal comedy

Nuovo Cinema Palazzo 11 maggio 2016
STENDHAL COMEDY
“Non sono un comico. Il comico è quello che schiaccia la buccia di banana, inciampa e la gente ride.
Io no. Io sono la banana.” – Stendhal Comedy
sproloquio teatrale sulla ricerca di se stessi di e con Davide Grillo
Ad accompagnarlo, incursioni di Giuseppe Brigante e Ivan Talarico
Stendhal Comedy è uno spettacolo sulla ricerca di se stessi.
Ogni persona che intraprende questa ricerca, nel tentativo di caratterizzarsi, segue vie diverse: dalle più superficiali alle più sofisticate. Tutte comiche.
La prima parte dello spettacolo, sul genere stand-up, le ripercorre tutte fino a scontrarsi inevitabilmente con il concetto di sé, sul quale infine vengono poste quattro domande. Così si passa dall’interrogativo su sé stessi a quello sugli altri, sul mondo e, in ultimo, su Dio.
Il tutto a partire da un’insignificante dato biografico della vita di Stendhal.
La seconda parte è una sorpresa..
Scrive Davide Grillo:
“Stendhal Comedy è il primo spettacolo che ho scritto ed è uno spettacolo di poche pretese. Tre in tutto.
La prima vorrebbe essere quella di intrattenere.
La seconda, quella di far ridere, almeno un po’.
La terza pretesa è quella di raccontare, attraverso le prime due, le varie vie che si prendono pur di somigliare ad un ipotetico, assolutamente arbitrario e pluripregiudicato Sé. 
Uno sproloquio sull’io, tanto per cambiare.
Un monologo sull’io e le sue vacanze.
Una ermeneutica del soggetto in versione cabaret.
Si ecco, scusate, è una pretesa troppo grande e non credo di esserci riuscito…
Vi dico invece cosa mi sarebbe piaciuto fare:
Mi interessava indagare a partire dai luoghi, le forme, le teorie, le fedi, comportamenti, mode, orientamenti, orietta berti etc, tutto il festoso itinerario possibile che questo nostro contorno ci offre, avvalendoci del quale promette – dopo una lunga sequenza della durata indefinita di un anno o di una vita – finalmente giungere all’obiettivo al tempo più vago e ambito nella storia della coscienza occidentale: arrivare a conoscere se stessi.
E, una volta arrivati, non trovare nessuno.
Nessuno a parte noi che, tuttavia, ci siamo.
Ci siamo quasi insomma.”
Davide Grillo
18.5.16
 

RADIO P - 7° Puntata Venerdì 20 maggio

Venerdì 20 maggio ore 17.30
Open Poetry

RADIO P 
"PULSANDO FRA DUE VITE"

tramontata è la luna

di e con

Giovanni Greco, Gianluca Riggi, Maria Cristina Zerbino

e la partecipazione straordinaria di


Flavio Ciancio 





Sono le 17.30 e va in onda l'ennesima puntata di RadioP - Tramontata è la Luna, storico programma condotto da Vainamonen, ZorbaG, e HonzaC. Da Venerdì 8 Aprile in via sperimentale on line connettendosi al seguente link : htpp://www.e-performance.tv/p/live.html o sul canale you tube di e-performancetv. Potete anche venirci a trovare dal vivo al Teatro Tordinona - Sala Strasberg (la prenotazione è obbligatoria) Il numero per intervenire in diretta è il 0039 328.2783807 (attivo solo il venerdì dalle 17.00 alle 19.00)

Torna dopo tre anni “RadioP”, la Radio della Poesia e della Pazzia, la Radio della Passione e della Paura. Sono trascorsi tre anni di silenzio, tre anni in cui il mondo, l’Europa, l’Italia, sono cambiati, si sono succeduti nuovi presidenti e nuovi ministri, nuovi arrivi e nuove partenze, ma tutto è rimasto tremendamente uguale, anzi quella realtà profeticamente annunciata dai tre conduttori radiofonici è ora sempre più attuale e vicina. Questa è l’ultima ora: allo scoccare della mezzanotte, insieme con la chiusura del programma, chiuderà per sempre anche la radio. Gli spettatori spiano i tre conduttori sempre più inquieti che, come tutte le notti da più di dieci anni, portano avanti il programma con le sue rubriche, i suoi approfondimenti, i suoi giochi e non sanno, o forse sì, di essere visti, loro che sono abituati ad essere sempre e soltanto ascoltati e ad ignorare gli inquietanti segnali che giungono dall’esterno.

La messa in scena ripropone dal vivo uno studio radiofonico dove i tre conduttori giocano, vivono, si vedono morire lentamente, in una società che non li vuole, che non sa che farsene della Poesia e che riesce ad alimentare solo ed esclusivamente Paura. Un viaggio all’interno della poesia classica e contemporanea, un viaggio all’interno del mito, attraverso il gioco, e la leggerezza iniziale, i tre protagonisti conducono gli spettatori e/o radioascoltatori nella violenza non dichiarata e non vista del nostro presente.

Il mondo esterno sta per irrompere violentemente nello storico studio da un momento all’altro. Fino a qui tutto bene!
18.5.16
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Tra le orecchie e lo stupore

Nuovo Cinema Palazzo7 maggio 2016
Tra le orecchie e lo stupore
Di e con Ivan Talarico, ad accompagnarlo, incursioni di Davide Grillo, Arianna Dell’Arti e Carlo De Ruggieri. Accompagnato dalla sua orchestra di 35 elementi immaginati, Ivan Talarico suona le canzoni che non lo hanno reso famoso. Sono canzoni leggere, come nuvole in un cielo di pioggia. Tra una canzone e l’altra poesie e brevi pensieri raccontano di mondi talmente strampalati che potrebbero essere il nostro. Si parla d’amore, come se non si potesse parlare d’altro.

“Vorrei tu fossi una pianta per poterti piantare,
vorrei fossi un’ascia per poterti lasciare,
vorrei fossi una molla per poterti mollare
ed infine una corda per poterti scordare.”
17.5.16
 

Pilade

Teatro Vascello 27 Aprile 2016
PILADE
di Pier Paolo Pasolini
regia e drammaturgia Daniele Salvo
musiche Marco Podda
actor coach Melania Giglio
costumi Nika Campisi, Claudia Montanari
assistente alla regia Alessandro Gorgoni
si ringrazia Fabiana di Marco per la cortese collaborazione
Produzione La Fabbrica dell'Attore Teatro Vascello
Personaggi e interpreti
PILADE: Elio D'Alessandro
ORESTE: Marco Imparato
ELETTRA: Selene Gandini
ATENA: Silvia Pietta
SERVA DI ELETTRA / CORIFEA: Elena Aimone
CONTADINO / VECCHIO: Simone Ciampi
RAGAZZO: Michele Costabile
MESSAGGERO: Francesca Mària
SOLDATO: Simone Bobini 
DONNA: Claudia Benassi
STRANIERO: Piero Grant
EUMENIDI: Elena Aimone, Sara Aprile, Claudia Benassi, Paola Giglio, Melania Fiore, Francesca Mària  CORO: Elena Aimone, Sara Aprile, Claudia Benassi, Simone Ciampi, Michele Costabile, Melania Fiore, Paola Giglio, Piero Grant, Francesca Mària, Sara Pallini
Pilade, l'obbediente, il silenzioso, il discreto, il timido Pilade, nato per essere amico, è la figura di un "diverso", dotato di una grazia cristallina. Ostinatamente e senza farsi distrarre dalle mille sirene del nuovo tempo, rincorre una luce come un santo. Oggi Piladeè irrimediabilmente solo e assediato da Atena, la dea che "non conosce il ventre materno né le perversioni che nascono dalla nostalgia" e trova unico rifugio possibile nella Poesia. Incontra la sorella di Oreste, Elettra, e conosce un desiderio indicibile, mai provato prima, disperato e incontenibile, come una macchia di petrolio su un cuore puro. Oreste, l'amico fidato, parla ora il linguaggio della nuova società, un linguaggio incomprensibile, vuoto, che ottunde la mente. La piazza di Argo si prepara a divenire città del futuro, illuminata dalla luce di Atena, la dea della ragione. Nel paese natale altri giovani cantano altre canzoni, incomprensibili per chi non è al passo con i tempi. Nel pensiero di Oreste il movimento della nuova vita è verso il progresso, il potere, la luce di un futuro accecante e promettente, mentre nella prospettiva di Pilade "la più grande attrazione di ognuno di noi è verso il passato, perché è l'unica cosa che noi conosciamo ed amiamo veramente: è il ventre di nostra madre la nostra meta". Oreste difenderà quindi a oltranza la ragione, il progresso e il dominio della città da parte della sola classe borghese, mentre Pilade tenterà di ricondurre Oreste ai valori legati al passato. Ma il sogno utopico di una conciliazione tra il vecchio mondo e quello nuovo, regolato da altre regole e altri valori, la speranza di trovare un punto d'incontro tra ragione e pulsioni irrazionali, tra noi e i nostri avi, fallisce miseramente: la democrazia dell'Aeropago emargina il diverso mentre Oreste diviene lentamente ed inesorabilmente un uomo di potere. Pilade si ostina, con la forza della dolcezza, dell'amore e della caparbietà, a restare fedele al vecchio mondo, a non tradire gli antichi ideali. E' una storia di devozione, dedizione, ingenuità perduta, disperata dolcezza, fedeltà assoluta, ricerca ostinata della verità, assoluta lealtà, amore maschile. E per questo Pilade rimarrà per sempre solo.
Siamo fermamente convinti che la profonda crisi del nostro mondo culturale sia determinata soprattutto da un'assenza di idee, di necessità, di onestà e rigore intellettuale, di vera competenza in aggiunta a reali problemi di ordine economico. In questi tempi di profonda crisi spirituale e culturale, di consensi predeterminati, di lobby di potere spietate, un gruppo di giovani artisti vuole percorrere una nuova via fondata su Necessità, Rispetto, Dedizione, Umiltà, Analisi e Ricerca serrata. Per il gruppo de "I sognatori", ho pensato ad un lavoro laboratoriale sul Pilade di Pier Paolo Pasolini, nel quarantennale della sua morte. E' profondamente necessario per un interprete che affronti oggi un testo di Pasolini lavorare al raggiungimento di temperature emotive altissime, compromettere la voce e il corpo per raggiungere livelli emotivi davvero perturbanti. Attraverso questo lavoro sulla recitazione, il pensiero e il corpo di Pasolini possono giungere con forza sino ai nostri giorni ma attenzione, l'attualizzazione non è esteriorizzata nei costumi o nelle scene, ma celata nell'interpretazione e nel lavoro sulla recitazione: una recitazione colma di segreti, obliqua e antiretorica. Lo spettacolo che vedrete questa sera è dunque il risultato di questo lavoro laboratoriale, un tentativo di avvicinarsi umilmente al meraviglioso testo di Pier Paolo Pasolini. Daniele Salvo
16.5.16
 

Uomini di cartapesta

Teatro India 30 aprile 2016
Uomini di cartapesta
Incontro con la Compagnia
Interviene la prof. Bruna Bianchi
coordina Attilio Scarpellini
Bruna Bianchi, professoressa di Storia Contemporanea presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, ha dedicato molti anni alla ricerca sull’esperienza bellica di soldati e ufficiali durante la prima guerra mondiale, confluiti nel testo La follia e la fuga. Nevrosi di guerra, diserzione e disobbedienza nell’esercito italiano 1915-1918.
Il testo è divenuto uno dei principali riferimenti storici e bibliografici dello spettacolo Friendly Feuer (una polifonia europea) del collettivo Isola Teatro
“In tutto il volume, al contrario, la protesta morale dei combattenti è in primo piano.” Bruna Bianchi “La mia vita e gravemente perseguitata di martiri e croci perpetue e di supplizi Il mio povero cuore purga sempre di continuo (..)” Cartella clinica di un soldato internato in manicomio. “E’ interesse evidente di noi specialisti quello di non compromettere la nostra serietà contribuendo a formare uomini di cartapesta; è compito imprescindibile quello di preparare una generazione forte, senza nervi.” Sante De Sanctis, L’isterismo di guerra. Tutti testi tratti da Bruna Bianchi, La follia e la fuga. Nevrosi di guerra, diserzione e disobbedienza nell’esercito italiano 1915-1918. Bruna Bianchi, professoressa di Storia Contemporanea presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, ha dedicato molti anni alla ricerca sull’esperienza bellica di soldati e ufficiali durante la prima guerra mondiale, confluiti nel testo La follia e la fuga. Nevrosi di guerra, diserzione e disobbedienza nell’esercito italiano 1915-1918. Per la ricchezza delle fonti citate, per lo sguardo concreto a cause e conseguenze di diserzione e nevrosi di guerra, per la prospettiva europea in cui viene collocata la vicenda italiana pur nella sua feroce specificità, per l’accostamento fra fuga e follia in uno stesso rifiuto profondo e radicale della guerra - ancorché solitario, disperato, violentemente represso e taciuto, - per tutti questi motivi e per la passione che dal testo traspare a ridare voce e senso a queste vite di carta che le istituzioni hanno rinchiuso nelle buste d’archivio, il testo della Bianchi è divenuto uno dei principali riferimenti storici e bibliografici dello spettacolo Friendly Feuer (una polifonia europea) del collettivo Isola Teatro, che presentiamo il 28-39-30 aprile al Teatro India, all’interno del progetto Guerre/Conflitti/Terrorisimi del Teatro di Roma. Come noi, altri artisti, tra cui il collettivo di scrittori Wu Ming nel loro reading concerto Schegge di Shrapnel, hanno preso ispirazione da questo testo per un lavoro artistico che rifiuta di festeggiare il centenario della prima guerra moderna. L’esperienza umana e professionale della prof. Bianchi, nell’aprire lettere mai giunte a destinazione, nel ricomporre nomi e storie con rispettoso rigore, ha nutrito il nostro tentativo di relazionarci con una storia che pur dopo cento anni resta spinosa e scomoda. Ne parliamo con Bruna Bianchi per condividere con il pubblico romano la bellezza e la necessità del suo percorso. Coordina Attilio Scarpellini, intellettuale, saggista e critico, che con la sua raccolta di scritti sul dopo undici settembre, L’angelo rovesciato, ha condiviso domande e riflessioni sul rapporto fra l’arte e la storia.
14.5.16
 

Friendly Feuer

Teatro India, 30 aprile 2016
FRIENDLY FEUER
una polifonia europea
regia e drammaturgia Marta Gilmore
sulla base di una scrittura  collettiva
con Eva Allenbach, Tony Allotta, Armando Iovino, Marta Gilmore, Vincenzo Nappi
grafiche Dora Ciccone, Mauro MIlone
video promozionale Marco Bonfante
trailer Andrea Gallo
Produzione Isola Teatro
con il sostegno di Centro Didattico Musicale, Roma; Crowdarts
Sotto l'Alto Patrocinio di Istituto Svizzero, Roma
Nell’anno di un centenario che mediaticamente celebra un eccidio quasi dimenticato, facciamo capolino sui campi della Grande Guerra. “Non passa lo straniero” si cantava quando il nemico risiedeva entro i confini di Schengen. Oggi sono altri i cimiteri dei morti senza nome e per loro non suona la fanfara. Disertare, impazzire, sottrarsi, come il fragile atto di chi si arrende. Oggi come allora il fuoco amico ti toglie il lustro di una fine gloriosa. Resta il silenzio, frammenti di discorsi, di lingue, e di esseri umani. Resta un corpo ritto, le mani alzate, che tenta di percorrere lo spazio che lo divide dalla parte avversa. Sparate al disertore. Friendly Feuer è uno spettacolo/performance sulla relazione fra l’Europa di oggi e quella di cento anni fa, quando esplose il primo conflitto mondiale. Le vicende individuali di diserzione, nevrosi di guerra e suicidio vengono giustapposte, per contrasto, assonanza o dissonanza, ad un presente precario e feroce. Mentre concetti quali nemico, straniero, codardia, coraggio e patria, vengono coniugati al passato, come al presente, senza fornire risposte esaustive, ma lambendo argomenti complessi per immagini, frammenti, evocazioni.
14.5.16
 

Serata Kurt Weill


Teatro Tordinona 30 Aprile 2016

SERATA KURT WEILL da Berlino a Broadway

Da un’idea di Carlo Reali con Valentina Martino Ghiglia, Nadia Perciabosco, Carlo Reali e l’accompagnamento musicale di Emiliano Begni e Antilena Nicolizas, coordinamento Bruno Alessandro
12.5.16
 

Tentativi

Teatro Tordinona 7 maggio 2016 
 TENTATIVI 
e qualche conquista 
 di Maria Antonietta Bertoli 
Regia Di Carlo Lizzani 
 Se sapessi esprimermi liberamente con qualsiasi tecnica oggi farei una scultura a mezzo busto di me che lecco un cono gelato da tre gusti. Di soja. Valla a esprimere la soja col bronzo. Forse col marmo. Di Carrara. Una cosa neoclassica, ufficiale. E la intitolerei “Tentativi”. E questa è la penna di Maria Antonietta Bertoli che scrive un monologo su misura per Carlo Lizzani, conosciuto ai più come l’interprete del regista in RUMORI FUORI SCENA, lo storico spettacolo cult del Teatro Vittoria. Ma lui non dice mai niente di sé, da anni. Trattasi di attore che vuole rimanere anonimo come uno sponsor che non vuole essere visto. Maria Antonietta Bertoli
12.5.16
 

RADIO P - 6° Puntata Venerdì 13 maggio

Venerdì 13 maggio ore 17.30
Open Poetry

RADIO P 
"Questo è l'occhio bello, questo è suo fratello"

tramontata è la luna

di e con

Giovanni Greco, Gianluca Riggi, Maria Cristina Zerbino

e la partecipazione straordinaria di


Flavio Ciancio 





Sono le 17.30 e va in onda l'ennesima puntata di RadioP - Tramontata è la Luna, storico programma condotto da Vainamonen, ZorbaG, e HonzaC. Da Venerdì 8 Aprile in via sperimentale on line connettendosi al seguente link : htpp://www.e-performance.tv/p/live.html o sul canale you tube di e-performancetv. Potete anche venirci a trovare dal vivo al Teatro Tordinona - Sala Strasberg (la prenotazione è obbligatoria) Il numero per intervenire in diretta è il 0039 328.2783807 (attivo solo il venerdì dalle 17.00 alle 19.00)

Torna dopo tre anni “RadioP”, la Radio della Poesia e della Pazzia, la Radio della Passione e della Paura. Sono trascorsi tre anni di silenzio, tre anni in cui il mondo, l’Europa, l’Italia, sono cambiati, si sono succeduti nuovi presidenti e nuovi ministri, nuovi arrivi e nuove partenze, ma tutto è rimasto tremendamente uguale, anzi quella realtà profeticamente annunciata dai tre conduttori radiofonici è ora sempre più attuale e vicina. Questa è l’ultima ora: allo scoccare della mezzanotte, insieme con la chiusura del programma, chiuderà per sempre anche la radio. Gli spettatori spiano i tre conduttori sempre più inquieti che, come tutte le notti da più di dieci anni, portano avanti il programma con le sue rubriche, i suoi approfondimenti, i suoi giochi e non sanno, o forse sì, di essere visti, loro che sono abituati ad essere sempre e soltanto ascoltati e ad ignorare gli inquietanti segnali che giungono dall’esterno.

La messa in scena ripropone dal vivo uno studio radiofonico dove i tre conduttori giocano, vivono, si vedono morire lentamente, in una società che non li vuole, che non sa che farsene della Poesia e che riesce ad alimentare solo ed esclusivamente Paura. Un viaggio all’interno della poesia classica e contemporanea, un viaggio all’interno del mito, attraverso il gioco, e la leggerezza iniziale, i tre protagonisti conducono gli spettatori e/o radioascoltatori nella violenza non dichiarata e non vista del nostro presente.

Il mondo esterno sta per irrompere violentemente nello storico studio da un momento all’altro. Fino a qui tutto bene!
11.5.16
  ,

RICHARD III


TEATRO ARGOT STUDIO 28 Aprile 2016
Shakespeare Re-Loaded
RICHARD III
(a one-woman show)
Adattamento di Kolbrun Bjort Sigfusdottir and Emily Carding
Regia di Kolbrun Bjort Sigfusdottir
Con Emily Carding
Brite Theater and Infallible London Production
In lingua originale.
Richard III.
Un pubblico.
Tutto il mondo è un palcoscenico.
Che ruolo interpreterai?
Progetto elaborato in residenza presso il Tjarnarbio Theatre, Reykjavik, November 2014
Prima assoluta Praga Fringe Festival 2015
Creative Award, Inspiration Award Performance Award Winner Prague Fringe 2015
Bobby Award Edinburg Fringe 2015
Allargando i confini dell’interpretazione shakespeariana, il Brite Theater ha re-immaginato Riccardo III come un one-woman show. In questa intima, eccitante e commovente produzione la quarta parete è stata totalmente eliminata e al pubblico è stato assegnato il ruolo di tutti gli altri personaggi presenti alla festa di Riccardo III. Lasciate che Riccardo vi intrattenga… Ma sopravviverete?
Richard III (A One Woman Show) è stato creato dal regista Kolbrun Bjort Sigfusdottir e dalla performer Emily Carding durante una residenza teatrale a Reykjavik, in Islanda, nel November 2014 e ha debuttato al Prague Fringe Festival nel maggio 2015, vincendo ogni possibile premio – un successo senza precedenti nella storia del Prague Fringe. Lo spettacolo è poi stato messo in scena al Fringe di Edimburgo, dove ha ottenuto critiche entusiasmanti da parte della critica e del pubblico, conquistando l’ambito ‘Bobby Award'.

http://onewomanrichard.weebly.com/
http://onewomanrichard.weebly.com/pictures--video.html
11.5.16
 

SHYLOCK

TEATRO ARGOT STUDIO 25 Aprile 2016
Shakespeare Re-Loaded
SHYLOCK
di Gareth Armstrong
traduzione e adattamento: Francesca Montanino
con: Mauro Parrinello
voce off: Federico Giani
scene e costumi: Chiara Piccardo
segretaria di produzione: Patrizia Farina
regia: Mauro Parrinello
I stand for judgement. Answer: shall I have it?
Il coltello affilato, gli occhi iniettati di sangue, il naso adunco e una parrucca rossiccia che gli da un aspetto diabolico. Oppure, una semplice tunica nera e un portamento nobile ed elegante. Nel primo caso, il villain rivendica la sua libbra di carne suscitando le risa e lo scherno del pubblico, nel secondo la sua pietà. Comunque sia, si tratta sempre di uno dei personaggi immortali partoriti dal genio di Shakespeare: Shylock. Ma chi era veramente l'ebreo del Mercante di Venezia?
Un uomo solo, senza amici, un padre abbandonato e pieno di rabbia. Un personaggio controverso, capace di dividere la storia, che in alcuni casi ne ha fatto un baluardo dell'antisemitismo, mentre in altri l'esempio prediletto per vivaci discussioni sulla questione ebraica. Come è possibile, dopo tanto parlare, rappresentare, riscrivere e riadattare questa icona del teatro, confrontarsi ancora con Shylock? Nel suo monologo del 1998 - straordinario successo di pubblico a Edimburgo, e poi un decennio di repliche in tutto il mondo - Gareth Armstrong opera una scelta semplice e allo stesso tempo esilarante: fare uscire Shylock di scena. A parlare di lui, e non solo di lui, è qualcuno che in pochi ricorderanno: Tubal, quell'ebreo "della stessa tribù" di Shylock a cui Shakespeare dedica nel Mercante non più di otto battute. A lui il compito di ripercorrere la fitta trama del Mercante di Venezia, nel tentativo di riabilitare la figura di Shylock, di rivelare, con incredibile ironia, l'uomo dietro il
personaggio, vacillante sotto il peso di un mito troppo grande per lui, E al tempo stesso, con questo 'a tu per tu'con il pubblico, in questo 'one-man show su Shylock', Tubal si prende il suo momento di gloria. la sua occasione fin troppo cercata, un'opportunità per riscrivere la tanto nota storia dal suo punto di vista.
Shylock è uno spettacolo che offre allo spettatore l'opportunità di una visione insolita del Mercante di Venezia: un punto di vista originale, obliquo, che colloca il racconto 'fuori', 'dietro', 'di lato' a ciò che avviene in scena, moltiplicandone le possibilità di interpretazione. Tra situazioni esilaranti, travestimenti, incursioni e rimandi, Shylock è un Mercante di Venezia come non l'avete mai visto. 
11.5.16
 
 
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