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FIATo sul collo

Sabato Teatro Valle occupato 9 novembre 2013 “FIATo sul collo”
di e con Ulderico Pesce
Incursioni sonore di Andrea Sattadei Tetes de Bois
Testo vincitore del Premio Marisa Fabbri sez. del Premio Riccione Teatro 2005
“FIATo sul collo” racconta la vita di Antonio e Angela. Lavorano nello stabilimento lucano della Fiat-Sata di Melfi. Vivono ad Acerenza (PZ) e quando nel 1994 la Fiat seleziona gli operai da assumere attraverso contratti di formazione lavoro, parte il loro “sogno americano”: entrare in Fiat ed avere lo stipendio fisso. La realizzazione del sogno, che festeggiano con torta e candeline, li porta al matrimonio, all’acquisto, attraverso mutui bancari, di una piccola casa e di una fiat Punto. E’ tale l’illusione della raggiunta tranquillità economica che subito mettono al mondo due bambine. La vita quotidiana in fabbrica però, a poco a poco, trasforma il loro sogno in incubo. Attraverso la loro vita scopriremo cosa significano formule come “doppia battuta”: la fatica di 12 notti consecutive di lavoro anche per le donne; ritmi impossibili da sostenere e salari striminziti che provocavano focolai di protesta e conseguenti licenziamenti e provvedimenti disciplinari.
Antonio e Angela usciranno dall’incubo partecipando con “nuova coscienza” alla lotta iniziata il 19 aprile del 2004 con la creazione di presidi davanti alla fabbrica, una lotta sostenuta dalla sola Fiom-Cgil, in cui le operaie e gli operai di Melfi di fronte ai soprusi della direzione aziendale rispondono “assediando la fabbrica”, una lotta che li vede costretti a resistere alle cariche della polizia con determinazione e orgoglio, una lotta storica, durata 21 giorni e che finisce con l’accettazione da parte della Fiat Sata delle richieste degli operai, tra le quali l’equiparazione del salario agli altri stabilimenti Fiat d’Italia e l’eliminazione della doppia battuta.
23.11.13
 

Jansi, la Janis sbagliata

Teatro Tordinona 10 Novembre 2013 “JANSI, LA JANIS SBAGLIATA” Regia Simone Fraschetti. In scena : Valentina Conti. Testo di Adriano Marenco con uno squarcio di Alessandra Caputo.
In scena l’inseparabile bottiglia di Southern Confort, piena di tutte le allucinazioni che hanno accompagnato la Joplin nella sua breve ed indimenticabile carriera. Un’allucinazione lunga circa cinquanta minuti tra atmosfere psichedeliche e ricordi, tra dubbi e crisi esistenziali, tutto espresso con vigore da i pezzi che hanno reso la Joplin un vero mito, e che, in questa occasione ci viene reso dalla fisicità di Valentina Conti.
Uno spettacolo che racconta delle grinta urlata da quella voce che sembra non avere nulla di umano, per quanto riesca graffiare l’anima. Una Joplin e la sua maledizione che l’ha resa grande e senza tempo, quella maledizione che è stato anche l’ingrediente fondamentale del suo essere sbagliata.
23.11.13
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