L'amore nun'è amore - (03/10/16)


CANALE:

Teatro Vascello 23 settembre 2016 – Le Vie dei Festival

L’AMMORE NUN’E’ AMMORE

30 sonetti di Shakespeare
traditi e tradotti da Dario Jacobelli
con Lino Musella
e Marco Vidino (cordofoni e percussioni)
produzione Le vie dei Festival
in collaborazione con Festa di Teatro Eco Logico a Stromboli
durata 55’

www.festaditeatroecologico.com

Dario Jacobelli, poeta napoletano scomparso prematuramente nel 2013, si dedicò negli ultimi anni della sua vita alla traduzione in napoletano e al tradimento, come amava definirlo, di 30 Sonetti di Shakespeare. Non aveva scadenze, non doveva rispettare le indicazioni o correzioni di nessun editore. Per committenti aveva i suoi amici più cari ai quali dedicava ogni sua nuova traduzione. Un legame sottile, autentico e senza alcuna pretesa speculativa lo portava di volta in volta a reinterpretare un altro numero del Bardo. E così nascevano il 55, il 116, il 150… Lo faceva per sé, per riuscire ad ascoltare fino in fondo quello che Shakespeare aveva da dirgli. Come un esercizio spirituale, come un gioco puro. I sonetti sono battute senza personaggio e nella traduzione di Jacobelli il paradosso sta proprio nel restituire una teatralità ai versi del più grande drammaturgo al mondo. Il suo napoletano attinge da una parte a una lingua teatrale e letteraria dall’altra a contaminazioni contemporanee che vanno dallo slang al linguaggio di strada. I Sonetti in napoletano suonano bene. Battono di un proprio cuore. Indossano una maschera che li costringe a sollevarsi dal foglio per prendere il volo, tenendo i piedi per terra. Lino Musella

Teatro Vascello 23 settembre 2016 – Le Vie dei Festival

L’AMMORE NUN’E’ AMMORE

30 sonetti di Shakespeare
traditi e tradotti da Dario Jacobelli
con Lino Musella
e Marco Vidino (cordofoni e percussioni)
produzione Le vie dei Festival
in collaborazione con Festa di Teatro Eco Logico a Stromboli
durata 55’

www.festaditeatroecologico.com

Dario Jacobelli, poeta napoletano scomparso prematuramente nel 2013, si dedicò negli ultimi anni della sua vita alla traduzione in napoletano e al tradimento, come amava definirlo, di 30 Sonetti di Shakespeare. Non aveva scadenze, non doveva rispettare le indicazioni o correzioni di nessun editore. Per committenti aveva i suoi amici più cari ai quali dedicava ogni sua nuova traduzione. Un legame sottile, autentico e senza alcuna pretesa speculativa lo portava di volta in volta a reinterpretare un altro numero del Bardo. E così nascevano il 55, il 116, il 150… Lo faceva per sé, per riuscire ad ascoltare fino in fondo quello che Shakespeare aveva da dirgli. Come un esercizio spirituale, come un gioco puro. I sonetti sono battute senza personaggio e nella traduzione di Jacobelli il paradosso sta proprio nel restituire una teatralità ai versi del più grande drammaturgo al mondo. Il suo napoletano attinge da una parte a una lingua teatrale e letteraria dall’altra a contaminazioni contemporanee che vanno dallo slang al linguaggio di strada. I Sonetti in napoletano suonano bene. Battono di un proprio cuore. Indossano una maschera che li costringe a sollevarsi dal foglio per prendere il volo, tenendo i piedi per terra. Lino Musella
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