Ruotalibera Teatro 1 Dicembre 2011 "ASILO" regia Tiziana Lucattini, con Marcella Grande e Fabio Traversa, visual Momchil Alexiev, la bambina nel video Fatima Cardilli, aiuto regia Marco Casu, disegno luci Martin Beeretz, oggetti di scena Francesco Persico, costumi Paola Romoli Venturi. L'asilo è un'usanza antichissima di origine sacra. Guarda caso anche una stanza piena di bambini, luogo di una normalità sicura. Scuola di Beslan, settembre 2004. Attacchi terroristici, morti molti bambini e adulti. Era il primo giorno di scuola. A scuola non si dovrebbe morire. Cerchiamo nel dolore e nello stupore di chi vuole sapere perchè si muore in un asilo. Non troviamo ragioni, ma molto dolore, vendicatori di violenze subite, linee di sangue, silenzi killer come esplosivi; consolazione. Teatrodanza e linguaggio video. In videoproiezione una bambina. Scene di guerra, Grozny bombardata, il dopo Beslan, i soccorsi, le facce spaventate, i racconti dei sopravvissuti. In scena un uomo e una donna. Immagini, parole, silenzi e azioni avvengono in luoghi diversi,ma sono accomunate da una perdita. Quel bambino diventa tutti i bambini, il figlio di uno o dell'altra, a seconda delle rispettive storie. Della vittima, e della vittima carnefice. Difficile distinguere. La relazione emotiva e scenica a due coinvolge necessariamente il terzo: mentre meticolosamente la donna prepara la sua vestizione di cavi elettrici per una grande scena a teatro (nel luogo dove si muore per finta lei sconvolgerà  le regole), l'uomo si domanda 'Perchè sono qui, oggi? Perchè qui ed oggi mio figlio viene ucciso…?' La domanda spinge ad un impossibile viaggio a ritroso nel tempo.
Ruotalibera Teatro 1 Dicembre 2011 "ASILO" regia Tiziana Lucattini, con Marcella Grande e Fabio Traversa, visual Momchil Alexiev, la bambina nel video Fatima Cardilli, aiuto regia Marco Casu, disegno luci Martin Beeretz, oggetti di scena Francesco Persico, costumi Paola Romoli Venturi. L'asilo è un'usanza antichissima di origine sacra. Guarda caso anche una stanza piena di bambini, luogo di una normalità sicura. Scuola di Beslan, settembre 2004. Attacchi terroristici, morti molti bambini e adulti. Era il primo giorno di scuola. A scuola non si dovrebbe morire. Cerchiamo nel dolore e nello stupore di chi vuole sapere perchè si muore in un asilo. Non troviamo ragioni, ma molto dolore, vendicatori di violenze subite, linee di sangue, silenzi killer come esplosivi; consolazione. Teatrodanza e linguaggio video. In videoproiezione una bambina. Scene di guerra, Grozny bombardata, il dopo Beslan, i soccorsi, le facce spaventate, i racconti dei sopravvissuti. In scena un uomo e una donna. Immagini, parole, silenzi e azioni avvengono in luoghi diversi,ma sono accomunate da una perdita. Quel bambino diventa tutti i bambini, il figlio di uno o dell'altra, a seconda delle rispettive storie. Della vittima, e della vittima carnefice. Difficile distinguere. La relazione emotiva e scenica a due coinvolge necessariamente il terzo: mentre meticolosamente la donna prepara la sua vestizione di cavi elettrici per una grande scena a teatro (nel luogo dove si muore per finta lei sconvolgerà  le regole), l'uomo si domanda 'Perchè sono qui, oggi? Perchè qui ed oggi mio figlio viene ucciso…?' La domanda spinge ad un impossibile viaggio a ritroso nel tempo.
Posta un commento