LINGUA MATRIGNA - (02/05/22)


CANALE:
Teatro Tordinona 28 Aprile 2022

LINGUA MATRIGNA

Da L’analfabeta di Agota Kristof

con Patrizia Labianca

Progetto e regia Marinella Anaclerio

Organizzazione Tiziana Laurenza

Comunicazione Antonella Carone Daniele Pratolini


E’ notte, Agota è sola nella sua casa con un registratore e, come Krapp o come un medico legale

durante un’autopsia, passa a setaccio la sua vita…o meglio la misura…nelle sue perdite e nelle sue

conquiste. Assistiamo al suo tirar le somme sulla sua vita, la vita di una profuga che mai è riuscita a

smettere di pensare di essere fuori luogo, fuori dal suo luogo.

Agota Kristof, una tra le più importanti ed amate scrittrici di lingua francese è nata in Ungheria nel

1935. Il padre è un insegnante, l’unico insegnante del suo piccolo paese. A 14 anni entra in collegio.

Nel 1956 lascia clandestinamente l’Ungheria, costretta ad abbandonare la sua terra natale insieme

al marito e figlia neonata, quando l’Armata rossa interviene in Ungheria per sedare le rivolte

popolari. Nella fuga porta con sé solo due borse: una di pannolini e biberon e l’altra per i suoi

vocabolari. Con la perdita della Madre Patria, si diventa orfani della Madre Lingua. “ come

spiegargli, senza offenderlo, e con le poche parole che so di francese, che il suo bel paese non è altro

che un Deserto, per noi rifugiati, un deserto che dobbiamo attraversare per giungere a quella che

chiamiamo “ integrazione”, “assimilazione”?.

In questa autobiografia scarna ma precisa, com’è il suo stile, la Kristof analizza e racconta la natura

del suo disagio più grande nella condizione di profuga: la perdita di identità intellettuale. Incapace di

esprimersi e di capire cosa le succede attorno, non conoscendo la lingua francese, si definisce muta

e sorda. Ed è questo che la messa in scena vuole urlare in silenzio allo spettatore…. Qual è lo stato

d’animo di urgenza comunicativa non sorretta da mezzi espressivi adeguati, l’inquietudine che prova

chi approda da profugo in terra straniera, chi da anziano non è messo nelle condizioni di capire i

nuovi mezzi di comunicazione pur costretto ad usarli, o ancora più semplicemente l’incomunicabilità

tra generazioni differenti, come tra lei e sua madre….

Questa esperienza, dalla Kristof, raccontata con tanta semplicità e profondità, è stata vissuta anche

da scrittori come Samuel Beckett, Irene Nemirovskij, Joseph Conrad, autori che nel ‘900 hanno alla

fine conquistato un posto di rilievo nella letteratura della loro… lingua Matrigna.

La Nostra Analfabeta, oramai tradotta in 18 lingue, considerata una delle maggiori autrici

contemporanee di lingua francese, parla al pubblico per ricordarsi quanta strada ha percorso prima

di avere la gratificazione di vedere le proprie opere tradotte da altri in tutto il mondo. Lo fa per per

ricordare ed incoraggiare quanti come lei, orfani di Terra e di Lingua devono ricominciare in età

adulta con l’alfabeto della Lingua Matrigna. Ogni parola ha una radice e questa germoglia in noi sin

 

dalla vita intrauterina, ascoltando il mondo che ci circonda… strappati da quel mondo si cerca di

restare a galla in acque sconosciute. Come sopravvivere senza disintegrarsi ma integrandosi? Ed

proprio lo Scrivere che, in esilio, diventa il suo mezzo per navigare nelle acque sconosciute di una

nuova cultura, il suo modo per sopportare gli anni tanto odiati, quelli in una fabbrica di orologi dove

sente soltanto il ritmo delle macchine e a quel ritmo deve adeguarsi. E decide di farlo proprio nella

lingua francese, che così tanto prima aveva detestato: leggere e scrivere è, per lei, “una malattia”,

un bisogno impellente.

“[…] questa lingua, il francese, non l’ho scelta io. Mi è stata imposta dal caso, dalle circostanze. So

che non riuscirò mai a scrivere come scrivono gli scrittori francesi di nascita. Ma scriverò come

meglio potrò. È una sfida. La sfida di un Analfabeta.”

 

Patrizia Labianca- Marinella Anaclerio
Teatro Tordinona 28 Aprile 2022

LINGUA MATRIGNA

Da L’analfabeta di Agota Kristof

con Patrizia Labianca

Progetto e regia Marinella Anaclerio

Organizzazione Tiziana Laurenza

Comunicazione Antonella Carone Daniele Pratolini


E’ notte, Agota è sola nella sua casa con un registratore e, come Krapp o come un medico legale

durante un’autopsia, passa a setaccio la sua vita…o meglio la misura…nelle sue perdite e nelle sue

conquiste. Assistiamo al suo tirar le somme sulla sua vita, la vita di una profuga che mai è riuscita a

smettere di pensare di essere fuori luogo, fuori dal suo luogo.

Agota Kristof, una tra le più importanti ed amate scrittrici di lingua francese è nata in Ungheria nel

1935. Il padre è un insegnante, l’unico insegnante del suo piccolo paese. A 14 anni entra in collegio.

Nel 1956 lascia clandestinamente l’Ungheria, costretta ad abbandonare la sua terra natale insieme

al marito e figlia neonata, quando l’Armata rossa interviene in Ungheria per sedare le rivolte

popolari. Nella fuga porta con sé solo due borse: una di pannolini e biberon e l’altra per i suoi

vocabolari. Con la perdita della Madre Patria, si diventa orfani della Madre Lingua. “ come

spiegargli, senza offenderlo, e con le poche parole che so di francese, che il suo bel paese non è altro

che un Deserto, per noi rifugiati, un deserto che dobbiamo attraversare per giungere a quella che

chiamiamo “ integrazione”, “assimilazione”?.

In questa autobiografia scarna ma precisa, com’è il suo stile, la Kristof analizza e racconta la natura

del suo disagio più grande nella condizione di profuga: la perdita di identità intellettuale. Incapace di

esprimersi e di capire cosa le succede attorno, non conoscendo la lingua francese, si definisce muta

e sorda. Ed è questo che la messa in scena vuole urlare in silenzio allo spettatore…. Qual è lo stato

d’animo di urgenza comunicativa non sorretta da mezzi espressivi adeguati, l’inquietudine che prova

chi approda da profugo in terra straniera, chi da anziano non è messo nelle condizioni di capire i

nuovi mezzi di comunicazione pur costretto ad usarli, o ancora più semplicemente l’incomunicabilità

tra generazioni differenti, come tra lei e sua madre….

Questa esperienza, dalla Kristof, raccontata con tanta semplicità e profondità, è stata vissuta anche

da scrittori come Samuel Beckett, Irene Nemirovskij, Joseph Conrad, autori che nel ‘900 hanno alla

fine conquistato un posto di rilievo nella letteratura della loro… lingua Matrigna.

La Nostra Analfabeta, oramai tradotta in 18 lingue, considerata una delle maggiori autrici

contemporanee di lingua francese, parla al pubblico per ricordarsi quanta strada ha percorso prima

di avere la gratificazione di vedere le proprie opere tradotte da altri in tutto il mondo. Lo fa per per

ricordare ed incoraggiare quanti come lei, orfani di Terra e di Lingua devono ricominciare in età

adulta con l’alfabeto della Lingua Matrigna. Ogni parola ha una radice e questa germoglia in noi sin

 

dalla vita intrauterina, ascoltando il mondo che ci circonda… strappati da quel mondo si cerca di

restare a galla in acque sconosciute. Come sopravvivere senza disintegrarsi ma integrandosi? Ed

proprio lo Scrivere che, in esilio, diventa il suo mezzo per navigare nelle acque sconosciute di una

nuova cultura, il suo modo per sopportare gli anni tanto odiati, quelli in una fabbrica di orologi dove

sente soltanto il ritmo delle macchine e a quel ritmo deve adeguarsi. E decide di farlo proprio nella

lingua francese, che così tanto prima aveva detestato: leggere e scrivere è, per lei, “una malattia”,

un bisogno impellente.

“[…] questa lingua, il francese, non l’ho scelta io. Mi è stata imposta dal caso, dalle circostanze. So

che non riuscirò mai a scrivere come scrivono gli scrittori francesi di nascita. Ma scriverò come

meglio potrò. È una sfida. La sfida di un Analfabeta.”

 

Patrizia Labianca- Marinella Anaclerio
Condividi video :

Posta un commento

 
Support : MarXoB
Copyright © 2011. e-performance.tv - All Rights Reserved
Template Created by MarXoB | Published by e-performance.tv
powered by Blogger