Risorgi - (17/12/16)


CANALE:
Teatro Piccolo Eliseo 10 Dicembre 2016
RISORGI
scritto e diretto da Duccio Camerini
con Simone Bobini, Barnaba Bonafaccia, Duccio Camerini, Marika De Chiara, Ciro Carlo Fico, Dario Guidi, Igor Mattei, Marco Damiano
Minandri, Cristina Pedetta
musiche dal vivo Matteo Colasanti
scene e costumi Nika Campisi
combattimenti scenici a cura di Massimiliano Cutrera
una produzione La Contrada - Stabile di Trieste/ La Casa dei Racconti

Brecht incontra Shakespeare in una corte dei miracoli nella periferia marginale di Roma in cui ciascuno, a modo suo, cerca il riscatto, una resurrezione. Nove corpi o anime malati per raccontare una storia priva di morale - come la vita.
  
Ripresa dello spettacolo che ha debuttato l'anno scorso al Teatro Lo Spazio, "Risorgi" combina la visione brechtiana (più che pasoliniana) di quella che potrebbe essere un'odierna Corte dei Miracoli nella periferia romana a una storia che ha il tono epico e la struttura narrativa estremamente classica che potrebbe avere un'opera shakespeariana, con tanto di monologhi introduttivi o esplicatori praticamente per ciascun personaggio e finale tragico in cui tutti perdono qualcosa.
A capo di questa Corte dei Miracoli troviamo Marika, un travestito cinquantenne che sfrutta i "cionchi", storpi da lui addestrati a chiedere l'elemosina. Sulle sue tracce c'è un poliziotto, del quale ha visto una foto. Nel frattempo, la Corte è scossa da una rivolta, capeggiata da Latodestro (così chiamato perché di quello sinistro ha perso l'uso in seguito a un incidente) che, in combutta con altri gruppi di emarginati estremamente pericolosi (nigeriani e fascisti) riesce a privare Marika della sua forza lavoro, rapendo tutti i cionchi. Marika chiede aiuto a Sergetto, un giovane marchettaro che ha accolto e allevato sin da piccolo e dal quale pretende amore ma soprattutto obbedienza. Sergetto si vede costretto ad assecondare il suo padre-padrone-amante, ma giura a se stesso che sarà l'ultima volta. Questo il nucleo fondamentale della storia, che vede incrociare con i destini di questi personaggi anche quelli di Bacio, lacché di Marika; Traiano, figlio - non si sa bene se naturale o adottivo - di Marika che, a un certo punto, cerca di soppiantare; Semmi, un combattente che si dopa prima di partecipare agli incontri clandestini; Rosa, la sua ex, un tempo assistente sociale adesso anche lei tossicodipendente; Nadia, una madre che non si fa problemi a vendere il figlio e Mongo, un ragazzo con un ritardo mentale ma che tutto osserva.
Ciascuna di queste vite si trova sospesa di fronte a un passo che può decretarne la morte o la resurrezione cui fa riferimento il titolo - il riscatto, una virata improvvisa per il meglio. Latodestro, novello Spartaco, desidera liberarsi dal giogo sfruttatore di Marika; a lui si allea, alla fine, Traiano, nella speranza di soppiantare il padre, il quale da non si sa quanto rimanda l'operazione per il cambio di sesso, che lo aprirebbe a una nuova vita. Anche Sergetto cerca la propria autonomia e crede di trovarla in Semmi, di cui s'innamora. Semmi a poco a poco si accorge di ricambiare e questo è un duro colpo per Rosa, che non riesce a staccarsi dal suo ex. La musica dal vivo di Matteo Colasanti accompagna e commenta il frenetico svolgersi della vicenda di questa guerra tra emarginati in cui la pugnalata alle spalle assurge quasi a quotidiana moneta di scambio e le tenerezze sono soffocate da false promesse. C'è, quasi in ogni dialogo, quasi in ogni monologo, un tacito richiamo alla filosofia dell'homo homini lupus, mentre tutt'intorno il mondo imputridisce fisicamente e spiritualmente. Soltanto il tenero amore tra Sergetto e Semmi sembra portare il tema della speranza, ma anche quello, per motivi che qui non sveleremo, viene troncato recisamente. Un barlume di speranza - incupita dalla spada di Damocle della malattia e di una autonomia fortemente voluta ma che è un territorio ancora tutto da esplorare - rimane quando infine Sergetto riesce a staccarsi dal suo patrigno-pappone.
Forse l'allestimento soffre di una lunghezza leggermente eccessiva, ma dall'insistito e inconsueto sfruttamento degli spazi della sala del Piccolo Eliseo si intuisce come lo spettacolo sia nato (o sia più adatto) per altri spazi e per una fruizione non meramente frontale. Una discrasia in gran parte superata anche grazie alla buona prova degli interpreti tutti.  
Teatro Piccolo Eliseo 10 Dicembre 2016
RISORGI
scritto e diretto da Duccio Camerini
con Simone Bobini, Barnaba Bonafaccia, Duccio Camerini, Marika De Chiara, Ciro Carlo Fico, Dario Guidi, Igor Mattei, Marco Damiano
Minandri, Cristina Pedetta
musiche dal vivo Matteo Colasanti
scene e costumi Nika Campisi
combattimenti scenici a cura di Massimiliano Cutrera
una produzione La Contrada - Stabile di Trieste/ La Casa dei Racconti

Brecht incontra Shakespeare in una corte dei miracoli nella periferia marginale di Roma in cui ciascuno, a modo suo, cerca il riscatto, una resurrezione. Nove corpi o anime malati per raccontare una storia priva di morale - come la vita.
  
Ripresa dello spettacolo che ha debuttato l'anno scorso al Teatro Lo Spazio, "Risorgi" combina la visione brechtiana (più che pasoliniana) di quella che potrebbe essere un'odierna Corte dei Miracoli nella periferia romana a una storia che ha il tono epico e la struttura narrativa estremamente classica che potrebbe avere un'opera shakespeariana, con tanto di monologhi introduttivi o esplicatori praticamente per ciascun personaggio e finale tragico in cui tutti perdono qualcosa.
A capo di questa Corte dei Miracoli troviamo Marika, un travestito cinquantenne che sfrutta i "cionchi", storpi da lui addestrati a chiedere l'elemosina. Sulle sue tracce c'è un poliziotto, del quale ha visto una foto. Nel frattempo, la Corte è scossa da una rivolta, capeggiata da Latodestro (così chiamato perché di quello sinistro ha perso l'uso in seguito a un incidente) che, in combutta con altri gruppi di emarginati estremamente pericolosi (nigeriani e fascisti) riesce a privare Marika della sua forza lavoro, rapendo tutti i cionchi. Marika chiede aiuto a Sergetto, un giovane marchettaro che ha accolto e allevato sin da piccolo e dal quale pretende amore ma soprattutto obbedienza. Sergetto si vede costretto ad assecondare il suo padre-padrone-amante, ma giura a se stesso che sarà l'ultima volta. Questo il nucleo fondamentale della storia, che vede incrociare con i destini di questi personaggi anche quelli di Bacio, lacché di Marika; Traiano, figlio - non si sa bene se naturale o adottivo - di Marika che, a un certo punto, cerca di soppiantare; Semmi, un combattente che si dopa prima di partecipare agli incontri clandestini; Rosa, la sua ex, un tempo assistente sociale adesso anche lei tossicodipendente; Nadia, una madre che non si fa problemi a vendere il figlio e Mongo, un ragazzo con un ritardo mentale ma che tutto osserva.
Ciascuna di queste vite si trova sospesa di fronte a un passo che può decretarne la morte o la resurrezione cui fa riferimento il titolo - il riscatto, una virata improvvisa per il meglio. Latodestro, novello Spartaco, desidera liberarsi dal giogo sfruttatore di Marika; a lui si allea, alla fine, Traiano, nella speranza di soppiantare il padre, il quale da non si sa quanto rimanda l'operazione per il cambio di sesso, che lo aprirebbe a una nuova vita. Anche Sergetto cerca la propria autonomia e crede di trovarla in Semmi, di cui s'innamora. Semmi a poco a poco si accorge di ricambiare e questo è un duro colpo per Rosa, che non riesce a staccarsi dal suo ex. La musica dal vivo di Matteo Colasanti accompagna e commenta il frenetico svolgersi della vicenda di questa guerra tra emarginati in cui la pugnalata alle spalle assurge quasi a quotidiana moneta di scambio e le tenerezze sono soffocate da false promesse. C'è, quasi in ogni dialogo, quasi in ogni monologo, un tacito richiamo alla filosofia dell'homo homini lupus, mentre tutt'intorno il mondo imputridisce fisicamente e spiritualmente. Soltanto il tenero amore tra Sergetto e Semmi sembra portare il tema della speranza, ma anche quello, per motivi che qui non sveleremo, viene troncato recisamente. Un barlume di speranza - incupita dalla spada di Damocle della malattia e di una autonomia fortemente voluta ma che è un territorio ancora tutto da esplorare - rimane quando infine Sergetto riesce a staccarsi dal suo patrigno-pappone.
Forse l'allestimento soffre di una lunghezza leggermente eccessiva, ma dall'insistito e inconsueto sfruttamento degli spazi della sala del Piccolo Eliseo si intuisce come lo spettacolo sia nato (o sia più adatto) per altri spazi e per una fruizione non meramente frontale. Una discrasia in gran parte superata anche grazie alla buona prova degli interpreti tutti.  
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