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Abator

TEATROMANIA emersioni sceniche, Accademia di Romania,
Villa Borghese, Roma 28 giugno 2015
ABATOR
(Mattatoio) – prima italiana
di Marco Di Stefano, regia Mădălina Țurcanu, con Olimpia Mălai e Liliana Tofan, produzione Dot Spot Media, Bucarest – In romeno con sopratitoli in italiano Abator è un’investigazione dei tempi in cui viviamo, dei valori morali e dei limiti della dignità umana di questo nostro presente. Il tema proposto dalla pièce parte da una realtà inquietante. Spinti dalla povertà, sempre più europei offrono in vendita parti del proprio corpo, uno o anche più organi: un rene, un pezzo di fegato, la cornea, il midollo. Nella visione del drammaturgo Marco di Stefano, questo fatto è una forma di prostituzione estrema. Abator non è un manifesto anticapitalista bensì un’interrogazione sul corpo umano spogliato da qualsiasi sacralità, un’indagine sui bisogni, materiali o non, che portano a scelte estreme. Il ritmo svelto, quasi cinematografico dello spettacolo cattura l’attenzione del pubblico di ogni età: in fondo, è una fetta di vita della storia di due donne.
16.9.15
 

Ultimul Lepros

TEATROMANIA emersioni sceniche, Accademia di Romania,
Villa Borghese, Roma 28 giugno 2015
ULTIMUL LEPROS
(L’ultimo lebbroso) – prima italiana
da un’idea di Vlad Zografi, con Vlad Chico, drammaturgia e regia Radu Botar, scenografia Adrian Ganea, musiche Blue Sound, produzione Teatrul de Nord Satu MareIl futuro suona bene! O no?… Non è un manifesto politico o uno slogan pubblicitario per l’ultima offerta promozionale televisiva. Nel futuro non ci saranno più malattie, la speranza di vita raggiungerà 115 anni, e tutte le persone per strada saranno sorridenti … fintantoché ci saranno sufficienti quantità di Prozac per tutti. E noi, chi siamo e dove andiamo? Stiamo progredendo o ci dirigiamo verso l’auto sterminio? Se la seconda possibilità è quella corretta, possiamo fare ancora qualcosa per questo treno che sta correndo alla velocità massima? Cos’è la “società”? Una forma di organizzazione necessaria dell’umanità, o un organismo che respinge ogni individuo incapace di adattarsi ai suoi rigori. Sono solo alcune delle domande alle quali questo spettacolo-manifesto cerca di fornire una risposta.
16.9.15
 

Burrnesha

TEATROMANIA emersioni sceniche, Accademia di Romania,
Villa Borghese, Roma 27 giugno 2015
Burrnesha
con Maria Ștefanache, regia di Valbona Xibri, testo Sara Giacomelli, video Giuseppe Baresi, foto Paola Favoino, produzione Centro di Ricerca Drammaturgica di Milano. Spettacolo in lingua italiana.
“In Albania si dice che per diventare maschio bisogna attraversare l’arcobaleno.” Burrnesha è la storia di un gruppo di donne albanesi che, in pieno ‘900, decidono di abdicare dal loro sesso e, facendo voto di castità, accettano di vivere come uomini per poter godere di diritti che, in questa parte dell’Europa, competono ancora oggi al cosiddetto sesso forte. Loro portano abiti maschili, scelgono un nome da maschio, possono tenere un’arma, ereditare, fumare, bere alcolici, fare lavori da uomo, cantare, suonare e sedersi a conversare con gli uomini.
Il passaggio da donna a uomo è perfettamente tollerato dalla comunità ma il fatto sorprendente è che queste donne non hanno (quasi) rimpianti…
Ma la natura può sottomettersi alle ragioni degli uomini? Oppure segue il suo corso? Come si fa a reprimere la propria sessualità in un corpo che non senti più tuo? Cosa pensano queste donne nelle loro stanze verginali? Dopo anni a muoversi e parlare come uomini si sentono tali?
Al termine di un complesso itinerario di ricerche e documentazioni, si è cercato di dare una forma teatrale a questa massa molto viva di suggestioni e temi che sottendono una sorprendente capacità di adattamento di queste persone ad identità “altre da sé. Lei/lui comincia il suo percorso dopo aver giurato, irrevocabilmente, verginità eterna. Di giorno fa l’uomo con tutti i suoi diritti e doveri, mentre di notte si interroga …(di proposito x incuriosi
La performance vede sequenze del corpo intervallate da azioni, suoni e canti dal vivo, mentre illuminazione, video e immagini fanno parte attiva e costruiscono il racconto della performance.
9.8.15
 

Del sesso della donna come campo di battaglia

Recensione a cura di persinsala.it

 Accademia di Romania La rotonda 28 giugno 2014, teatROmania festival Del sesso della donna come campo di battaglia – prima nazionale di Matei Vișniec, con Irina Bodea Radu e Bianca Holobuț, regia Muriel Manea, produzione Teatrul “I.D. Sîrbu”, Petroșani Lo spettacolo presenta il destino di due donne durante e dopo la guerra in Bosnia. Kate è una psichiatra americana che arriva in Bosnia per aprire fosse comuni. Poiché non resiste, è trasferita in un centro per la cura delle donne violentate e rimaste incinte durante la guerra. Qui incontra Dorra, una delle vittime. Passo dopo passo, gradualmente, le due imparano a conciliarsi con la propria condizione. Per il loro spirito e la loro personalità, le donne sono due sopravvissute. Alla fine, il loro dialogo – inizialmente impossibile – si trasforma in comunione. I due personaggi cercano di attirare l’attenzione su quella non-soluzione che è la guerra, con le sue conseguenze disastrose. La pièce potrebbe avere come motto una delle battute di Dorra: “Il tempo non può guarire tutto”. - Avviene ancora, e non troppo di rado, che sotto l’involucro apparentemente verificato, formalmente garantito, della civiltà, si nasconda l’abisso. Un abisso ben illustrato dalla messa in scena di Petroșani. Una pièce attuale, di un’attualità spaventosa per il semplice fatto di parlare, in fondo, dell’incapacità dell’umanità di fermare, in qualsiasi momento della sua storia, la proliferazione delle fosse comuni. Fosse - intese nella loro duplice realtà, fisica e psicologica. In realtà, ci dice il testo di Vișniec e ce lo ricorda in modo marcato questo spettacolo raffinato, nella regia - non aggressiva ma ottimamente centrata sulla sostanza – di Muriel Manea e nell’ispirata scenografia di Eliza Labancz, è molto più semplice redigere fogli di osservazione clinica, offrire assistenza psichiatrica, fornire consigli e sapienza da manuale, anziché far sì che la sapienza armonizzi i ritmi della vita reale.
21.10.14
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Aspettando Alice

Accademia di Romania La rotonda 29 giugno 2014, teatROmania
 festival
Aspettando Alice ¬– prima nazionale
di e con Oana Mardare, regia Doru Taloș, Produzione Compagnia Atelier45, Cluj Una rappresentazione glaciale per impianto teorico e devastante per restituzione emotiva, nonché fisicamente in grado di provocare una paralizzante e paradossale partecipazione esistenziale, attraverso un crescendo di consapevolezza. In omaggio alla citazione del celebre romanzo di Lewis Carroll e alla famosa opera di Samuel Beckett, lo spettacolo è un diamante da non sgrezzare, mutevole secondo propria passione e poliedrico per i piani di interpretazione offerti a ogni singolo partecipante. La regia di Doru Taloș non è certamente esente da sbavature, così come Oana Mardare è apparsa tutt’altro che impeccabile. Ovvero, straordinariamente lontana dall’etimologia del termine (persona incapace di peccato, dunque aliena all’umanità), perché interprete di quanto di più umano possa esistere. Una vita struggente le cui ambiziose credenze sono fatalmente destinate (non usiamo a caso il termine) allo scacco e al fallimento.
Espressione forse non carnale, ma assolutamente credibile della vita, in Oana Mardare riconosciamo concretizzarsi suggestioni filosofiche di straordinaria potenza. Dalla inarrestabile e autodistruttiva volontà di vivere (individuata oltre l’illusorio Velo di Maya dal filosofo Schopenhauer) al conflitto tra Eros e Thanatos (collocato dallo psicanalista Freud Al di là del principio di piacere). Dalla celebre massima pindarica «diventa ciò che sei» (ribadita dall’inattuale Nietzsche) a quell’essere per la morte che, secondo Martin Heidegger, caratterizzerebbe l’esistenza autentica (ancora più incredibile visto il soggetto in scena). Riferimenti culturali che, anche se non espliciti alla cultura media, agiscono in maniera sotterranea e – proprio per questo – lontani da ogni pedanteria. Riuscendo, così, a fomentare tra gli astanti un senso di inadeguatezza e disagio di fronte all’angoscia e alla disperazione provata dalla povera protagonista in perenne attesa dell’arrivo di Alice.
Alcune affermazioni sono poi pietre scagliate dritte al cuore che mandano in frantumi l’anima di chi le ascolta e se le vede colpevolmente addossate. «Perché non giocate, non ridete con me? Ecco, adesso non potete più giocare perché vi ho ucciso!», dirà Oana, stremanta di fronte all’impassibilità di un pubblico adulto e maturo che non può essere realmente coinvolto nel suo mondo.
Un mondo decadente di scatole, tazze di tè rotte, nécessaire de beautè, ma anche di sentimenti e relazioni spezzate, dove la protagonista si aggira con fare quasi da folletto. Un mondo, quello di questa meravigliosa e geniale attrice e autrice, che ci auguriamo il pubblico italiano possa avere nuovamente occasione di incontrare.
20.10.14
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Ombre nel bosco

Recensione a cura di persinsala.it 

Accademia di Romania Sala mostre 29 giugno 2014, teatROmania
 Ombre nel bosco – prima romana – spettacolo per famiglie
liberamente ispirato alle fiabe dell’Europa Orientale
di e con Tazio Torrini, burattini realizzati da Umberto Fabi e i bambini dell'Atelier della fiaba, immagini e regia Letteria Giuffrè, produzione Telluris Associati
C’era una volta come mai più dopo … e se così non fosse stato non saremmo qui a raccontarlo, una fiaba è una storia che nel tempo ha perso i riferimenti a luoghi, fatti e persone particolari e diventa un racconto senza tempo e senza luogo, dove quello che rimane è il “succo” degli eventi originari. Questo spettacolo è tratto da un universo fiabesco molto antico, racconta un percorso di iniziazione alla vita reso possibile dalla scoperta del potere arcaico dell’intuito. L’intuito, l’istinto, ciò che serve per strappare la verità alle cose, per essere custodi del fuoco creativo e avere una conoscenza intima dei cicli vita, morte, e rinascita della natura.
Nate in epoca preistorica, in contesti magici e rituali legati ai riti di passaggio dall’infanzia alla vita autonoma di un “adulto”, le fiabe continuano a conservare tutt’oggi questo ruolo iniziatico per i bambini, nonostante l’allontanamento progressivo della società moderna da quell’universo tradizionale che le aveva generate, custodite e trasmesse. È vero, le fiabe circolano da alcuni secoli in forma cartacea, come tanti altri libri stampati, e da alcuni anni in ambienti “virtuali” come internet; eppure, a differenza di altri testi che vengono letti per sé, in silenzio, le fiabe di oggi continuano ad essere narrate a voce, soprattutto ai bambini. Così, il carattere orale delle fiabe viene conservato anche in una società come quella contemporanea, culturalmente dominata dai mezzi di comunicazione di massa. Le fiabe rappresentano così uno dei filoni della tradizione popolare sopravvissuti alla massificazione e all’omologazione della modernità recente. Nella cultura dell’Europa orientale, in particolare, il folclore ha continuato ad avere un peso notevole fino ai nostri giorni. Inoltre, la vicinanza geografica dei popoli medio-orientali (arabi, persiani ecc.) ha fatto sì che il folclore dell’Europa orientale costituisse un ponte culturale, una mediazione tra l’Occidente e l’Asia. Così, le fiabe e le favole, i racconti mitici e le epopee storiche, i canti e i rituali hanno rappresentato per secoli non solo una consolazione e un rifugio davanti alle vicende storiche sfavorevoli, ma anche un patrimonio culturale e spirituale fondamentale per l’identità e per l’esistenza storica dei popoli europei.
Ombre nel Bosco spettacolo per un attore-capocomico (Tazio Torrini) e quattro burattini che si avvicenderanno nella narrazione di una fiaba esotica, intrisa di mistero, magia e buio, per imparare a vincere le paure dell'inconscio e dominare le forze misteriose. Uno spettacolo originale e poetico per la scarna semplicità dei mezzi e le inquietanti scenografie proiettate.
20.10.14
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Giovinezza senza vecchiezza e vita senza morte

Recensione a cura di persinsala.it

Accademia di Romania 27 giugno 2014, teatROmania festival
 Giovinezza senza vecchiezza e vita senza morte – prima assoluta
con Vlad Scolari e Alice Protto, musiche dal vivo di Federico Branca Bonelli, testo e regia di Vlad Scolari, produzione Wasabi, Milano
in collaborazione con festival teatROmania_emersioni sceniche
Un feto che non vuole nascere, che non vuole venire al mondo senza prima sapere il perché. Un bel principe alla ricerca dell’ immortalità, dell’ oblio esistenziale, del perenne e poi sconfitto dalla necessità indomabile del ricordo, dall’ insopportabilità del privilegio conquistato.
Una fiaba unica della cultura romena, presentata qui nella forma di un primo studio - un reading con musica e voci tale da consentirci di esplorare il racconto, di comprenderne il senso e di immergerci in un nuovo immaginario fantastico. Così Wasabi continua il suo viaggio in quello spazio di mediazione culturale tra Oriente e Occidente che è la cultura romena, con una produzione in collaborazione col Festival.
20.10.14
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La favola di un’altra giovinezza

Accademia di Romania 27 giugno 2014, teatROmania festival
La favola di un’altra giovinezza – prima romana
Liberamente ispirato a “Un’altra giovinezza” di Mircea Eliade
Spettacolo vincitore del Premio Kilowatt Festival Visionari 2013
di e con Eliana Cantone, drammaturgia Giordano Amato, musica dal vivo Elisa Fighera, produzione Il Mutamento Zona Castalia, in collaborazione con Salone Internazionale del Libro Off, Circoscrizione 7, Circuito Teatrale del Piemonte
La favola di un’altra giovinezza propone un intreccio tra letteratura, filosofia e teatro a partire dal romanzo di Mircea Eliade “Un’altra giovinezza”, il mito dell’eterno ritorno e l’occasione di una seconda possibilità.
La storia narra le esperienze della protagonista italo-rumena Maria Piarulli, figlia di immigrati italiani in Romania alla fine dell’800. All’età di 65 anni Maria viene colpita da un fulmine che, anziché ucciderla, le dona una nuova possibilità, una seconda giovinezza. Si tratta un viaggio onirico, sospeso e sottile, verso la ricerca e la possibile scoperta della propria essenza. Una fiaba dell’eterno ritorno alla rovescia, epica e metafisica, dalla struttura circolare; una riflessione sul tempo e sull'eternità.
Lo spettacolo è arricchito da giochi e virtuosismi polifonici e linguistici, dall’originale musica di archi resa dal vivo, elementi che lo rendono a tratti surreale, dove le tematiche più astratte, dalla metempsicosi all’esoterismo indiano, all’eterna giovinezza, incontrano i temi dell’immigrazione e dell’integrazione culturale.
20.10.14
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Da quando sono al mondo



Accademia di Romania, Roma 11 luglio 2013 “DA QUANDO SONO AL MONDO” performance-concerto su testi di Emil Cioran con Umberto Fabi e Paolo Schianchi. Scenari Armonici (Parma) e Emersioni Sceniche. Parigi, 28 marzo 1967: “Mio caro Relu, grazie per la cartolina di Păltiniş. Non ci sono mai andato d’inverno. È uno dei luoghi di laggiù che un giorno mi piacerebbe rivedere. Ancor di più Şanta! Bisognerebbe comprare la casa, fosse pure in rovina. Vi terminerei volentieri i miei giorni. Un rifugio ideale. Ti ricordi quando andavamo a cercare il formaggio negli alpeggi… Qualsiasi pastore è preferibile ad un intellettuale parigino. Vedi a quali conclusioni si giunge in Occidente.” La lettura dei testi nostalgici che rievocano i luoghi dell’infanzia di Cioran, il villaggio transilvanico Rășinari, s’intreccia con accordi musicali che evocano lo “spazio mioritico” perso per sempre. Scenari Armonici nasce come associazione culturale il 30 luglio 2010 a Parma, proponendosi come laboratorio di ricerca sulle arti espressive che scalpitano all’interno del vasto mondo di teatro e musica. È un insieme di Artisti-Artigiani provenienti da differenti luoghi d’esperienza che si uniscono per rendere in “concreta azione” le loro consonanze poetiche. Ciò che esprime, ed esprimerà, il nucleo poetico è, e sarà, “azione d’arte”. Un agire che non si pone limiti d’ambito: può essere musica, può essere teatro, può essere arte figurativa… L’essenziale è che sia, come ricorda un adagio filosofico in sapore d’arte marziale, un gesto etico ed estetico, quindi un gesto efficace. Da agosto a dicembre 2010, in soli quattro mesi, sono stati circa una trentina gli eventi culturali organizzati dall’associazione, spaziando dallo swing di Sergio Caputo al “Ragapiano” di Fabrizio Ottaviucci, passando per un monologo sull’Impresa fiumana di d’Annunzio rappresentato in tutta Italia (isole comprese). Il 7 gennaio 2011 vede il debutto al Teatro Magnani di Fidenza (PR) della nuova “Opera alRossoBiancoVerde incieloazzurro”, di e con Umberto Fabi e Fabrizio Ottaviucci, dedicata al 150° nazionale; nei mesi successivi prendono vita inoltre il progetto “Incubi”, di e con Federico Dilirio e Diana Tizzani (ispirato ai racconti di H. P. Lovecraft), e “Così siam tutte” (150 anni di donne italiane), monologo di e con Maria Giulia Campioli. Da fine luglio a fine agosto un intenso tour caratterizza l’estate 2011 dell’associazione, che fra le varie tappe è invitata a Caprera (OT) a presentare una ricerca su Menotti Garibaldi, primogenito dell’Eroe. Ad oggi i soci sono sei: una storica dell’arte, un organizzatore, un musicista e tre attori. Nel mese di giugno 2012 è uscito “Solo”, primo cd prodotto dall’associazione e realizzato dal pianista abruzzese Paolo Di Sabatino (ed. Irma Records).
18.7.13
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Verso un'altra fiamma



Accademia di Romania 12 luglio 2013 “VERSO UN’ALTRA FIAMMA dall’opera di Panaìt Istrati con Vlad Scolari, Alice Protto e Federico Branca Bonelli, adattamento e regia di Vlad Scolari Wasabi Produzioni, Milano. E’ il racconto di un viaggio tra diari, cronache e disillusioni nell’Unione Sovietica del 1927. Panait Istrati, scrittore, giornalista e socialista romeno emigrato in Francia, affronta un viaggio lungo tutta l’Unione che lo condurrà ad un progressivo “crollo della fede”, all’abbandono di ogni ideologia politica e anche all’emarginazione da parte di tutti i compagni e gli amici. Istrati è un oppositore, un uomo mosso da un congenito sentimento di giustizia che oltrepassa il valore dell’ideale; egli difende i poveri, gli operai, gli “sconfitti” dalle fauci dei tiranni, lotta per la libertà d’espressione in un’epoca in cui viene duramente soffocata. “Non possiamo più dire il nostro pensiero nei nostri tempi? No, non possiamo più”. Passionale e irascibile, profondo e sincero, il “Gor’kij dei Balcani” ci trascina in un racconto téte à téte mostrandoci il tremendo destino di chi si oppone all’ingiustizia e alla tirannide. I testi di Istrati da cui è stato tratto lo spettacolo (Spovedanie pentru invinsi, Catre o alta flacara, Povestirile lui Adrian Zografi, Cum am devenit Scriitor) sono inediti in Italia e sono stati prima tradotti dalla lingua romena e francese per essere, infine, solo un punto di partenza per la creazione del testo teatrale scritto a stretto contatto con la composizione di una drammaturgia sonora da eseguirsi dal vivo che ci immerge in uno studio radiofonico, dove si sta registrando un radiodramma sull’odissea dell’autore. Wasabi Produzioni nasce a Milano nel 2012 con il fine di raccogliere sotto un unico tetto le proprie esperienze artistiche, musicali e teatrali. Wasabi ha realizzato: “Verso un’altra fiamma” che ha debuttato a Genova al Teatro della Tosse nel Novembre 2011; “Iona” di Marin Sorescu, che ha debuttato al Teatro Elfo Puccini di Milano nel Febbraio 2012 con l’attore Marco Bonadei (Premio UBU under30 2011). Questi lavori fanno parte di un progetto teatrale di approfondimento sulla cultura romena ed europea da parte dell’attore e regista Vlad Scolari e del musicista e compositore Federico Branca che assieme ricercano una dimensione che sia al contempo visuale, fonica e testuale. Ultimamente il gruppo, assieme alla drammaturga Laura Tassi si sta orientando all’approfondimento del rapporto tra musica parola e azione, ricercando atmosfere musicali elettroniche ed indagando su quello che è per noi un tema urgente e fondamentale: la fame, il cibo, il nutrimento.
18.7.13
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