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Prendi un piccolo fatto vero


Teatro Arvalia 22 Ottobre 2011 "Prendi un piccolo fatto vero" Montaggio drammaturgico da testi di Edoardo Sanguineti. A cura di Claudio Longhi, con Lino Guanciale. Una produzione Mimesis, allestimento multimediale Matteo Papadopoulos. 'Per preparare una poesia si prende un piccolo fatto vero, possibilmente fresco di giornata.' 'Prendi un piccolo fatto vero è uno spettacolo nato a partire da una duplice di necessità: fare i conti sia con la storia della nostra fragile democrazia, sia con l'attuale situazione di impasse linguistica vissuta dal Teatro, in un'ottica che consideri questi come due diversi aspetti di quel grande bisogno di rifondazione della comunicazione in presenza che ci pare segnare profondamente la nostra società. Il titolo dello spettacolo cita il primo verso di una poesia scritta in forma di ricetta da Edoardo Sanguineti, in cui il gesto creativo della scrittura viene sostanzialmente comparato al processo creativo culinario. Questo al fine di restituire alla poesia, utilizzando ironicamente un filtro formale di matrice artusiana, una prospettiva di materiale utilità sociale e di, è il caso di dirlo, brechtiana.
8.9.08
 

SHORT THEATRE 2011 - One day 1 - ACCADEMIA DEGLI ARTEFATTI // 5-09 II p.


"Macro Testaccio Accademia degli Artefatti 5 settembre Un inizio impossibile Uomini in gommone Scopri chi sei con questo test Special guest Caterina Inesi/Immobile Paziente One Day - finalmente vivere servirà  a qualcosa tre giorni di conferenza-spettacolo per raccontarne uno (di giorno e di spettacolo). testi Magdalena Barile/accademia degli artefatti regia Fabrizio Arcuri cast che si alternerà  nei tre giorni Miriam Abutori, Michele Andrei, Matteo Angius, Emiliano Duncan Barbieri, Gabriele Benedetti, Joshua Costa, Fabrizio Croci, Daria Deflorian, Pieraldo Girotto, Sandra Soncini, Damir Todorovic. produzione accademia degli artefatti 2008/Romaeuropa Festival 24 ore tra Bucarest e Tijuana, ascoltando i Kiss e leggendo Brecht, rincorrendo la storia del '900; persone, attori e personaggi abitano un tempo e uno spazio, in bilico tra pubblico e privato, personale e televisivo, al confine tra il frammento e l'epopea; grazie a Sophie Calle, Santiago Serra, Wang Quingsong; una storia come un'altra: un ragazzino rumeno rapito e portato in Messico per venderne gli organi. Questo era One Day, tre anni fà. Oggi è questo e la sua assenza e il suo racconto. Oggi One Day è di meno, ma solo per poter essere di più. ACCADEMIA DEGLI ARTEFATTI si forma intorno agli anni 90 con lo specifico progetto di promuovere, organizzare e diffondere la cultura teatrale. Il lavoro artistico si contraddistingue per l'indiscriminato approccio alla ricerca teatrale, sempre contaminando arte figurativa, performance e installazioni. La compagnia ha sempre lavorato per progetti, con l'intento di comprendere e disarticolare l'oggetto artistico, producendo video, performance, installazioni, studi, veri spettacoli, che declinassero i contenuti a cui la compagnia si è progressivamente interessata. Dopo il progetto L'ETA' OSCURA, sul tema del labirinto e del Minotauro, dai primi anni 2000 DRESS CODE REALITY, progetto sulla drammaturgia inglese contemporanea (Martin Crimp, Mark Ravenhill, Tim Crouch), indaga quel territorio al confine tra realtà  e finzione, verità  e veridicità. Dopo la ricchezza barocca, scenografica ed estetica, dei primi anni e dopo l'asciutta ricerca attoriale, al centro del lavoro sulla drammaturgia contemporanea anglosassone, con ONE DAY, spettacolo su drammaturgia originale, la riflessione del mondo diventa tuttuno con una riflessione sul teatro: un'indagine sui modi e i sensi dello stare in scena. La compagnia in tutti i suoi progetti si è sempre confrontata con la crisi del dramma, tradizionalmente inteso, e quindi con l'idea di post-drammatico e anche di post-regia. Nel 2011, la compagnia inizia il lavoro sulla drammaturgia tedesca, che porterà  alla realizzazione di tre spettacoli: gli ORAZI E CURIAZI e il FATZER di Bertolt Brecht (quest'ultimo prodotto da Stabile di Torino e Volksbune di Berlino), e SANGUE SUL COLLO DEL GATTO di R.W. Fassbinder, in coproduzione con il Teatro di Roma, e che debutterà  a Monaco all'interno di un festival dedicato all'autore tedesco. La compagnia è da sempre ospite delle più importanti manifestazioni teatrali e rassegne italiane, e vincitrice di due edizioni del premio Riccione TTv, della biennale giovani di Roma del 1999,del premio UBU 2005 per miglior spettacolo su testo straniero,e del Premio della critica 2010 per il lavoro sulla drammaturgia contemporanea. Organizza rassegne e festival teatrali, tra le quali: Extra-ordinario nel 96 a Roma, le tre edizioni di Crisalide-eventi di teatro a Forlì dal 97 al 99. Nel 2001 organizza all'interno del Mittelfest a Cividale del Friuli Le notti bianche, un festival notturno di performance, musica e teatro e nel 2003 a Parma organizza Panoramica teatro, tre mesi di manifestazioni teatrali in collaborazione con il Comune di Parma e l'E.T.I. Dal 2006 organizza SHORT THEATRE."
8.9.08
 

Epica pop


Associazione Culturale Dello Scompiglio (Vorno) / Compagnia CaRma (Roma): EPICA POP idea e regia di Marco Carulli, con Marco Conti, Marco di Campli San Vito, Maria Grazia Pompei. http://www.delloscompiglio.org lotto 20 - breve testimonianza dell'intervento originale proposto della durata di 20' per la versione completa http://www.muvideo.biz/play.php?vid=1478
8.9.08
 

La mia poetica - 4 Aprile 2011 - Roberto Latini


Teatro India lunedì 4 Aprile ore 15.15- 18:45 LA MIA POETICA sulla drammaturgia Italiana Contemporanea 'con il corpo, senza corpo' con: Franco Cordelli, Roberto Latini - Fortebraccio Teatro, critico testimone Attilio Scarpellini. Drammaturgia: lingue, corpi, narrazioni. Tre giorni dedicati alla drammaturgia per indagare le strade attraverso le quali la scrittura - da segno grafico - si fa scrittura scenica - suono e azione - secondo processi di volta in volta diversi, in cui il punto di partenza non è necessariamente la pagina ma  rovesciando la logica che individua l'origine dell'atto performativo nell'atto letterario - corpi, voci, spazi. Per cercare di orientarsi in questo giardino dai sentieri biforcati, il convegno è suddiviso in sezioni che sottolineano la molteplicità  delle pratiche e dei percorsi tracciati dai ventisette artisti invitati, quasi a ricostruire una mappa che nella sua parzialità  delinea distanze geografiche, anagrafiche e stilistiche ma anche linee tematiche comuni. C'è chi parte dal corpo e chi da lingue antiche. C'è chi è spinto dall'impulso a narrare una storia e chi dalla narrazione si allontana come da una via non più praticabile. C'è chi rivendica la solitudine della scrittura e chi nella scrittura individua il punto di arrivo di un processo condiviso con fidati compagni di viaggio. Da tutte queste voci emerge una scena ricca, scandita da punti di tangenza e derive inconciliabili, una scena che declina il presente nella sua varia, e spesso dolente, umanità. Franco Cordelli/Debora Pietrobono. Http://www.atcllazio.it
8.9.08
 

Sulle SPALLE degli ALTRI


Teatro Cometa Off 28-30 Gennaio 2011 "Sulle spalle degli altri" scritto e interpretato da Eva Milella regia Luca Angeletti musiche Giovanni Di Cosimo. Rassegna LET-Liberi Esperimenti Teatrali. Roma. Vigilia di Natale. Chiara, ragazza anaffettiva e taciturna, si ritrova a fare qualcosa che non avrebbe mai immaginato: distribuire coperte ai barboni. Scopre che alcune persone preferiscono passare le ore che precedono il cenone di famiglia facendo beneficenza piuttosto che in coda alla cassa di un centro commerciale. Catapultata in mezzo a un gruppo di improbabili benefattori (archistar, diafane rampolle, performer autoreferenziali, registi dalla denuncia facile) Chiara non ne fa una giusta mentre i suoi occhi assistono, basiti, a incontri improbabili tra mondi agli antipodi. Ci vuole così tanto ad affermarsi come persone e non come status? Siamo più persone o più status? Chi ci crediamo di essere? E soprattutto saremo ancora sicuri dopo questo Natale che "la vita è una cosa meravigliosa"? Un incubo, una favola di Natale, un viaggio nel mondo delle differenze e dei pregiudizi, per capire che in fondo siamo esseri umani orribili non per quello che facciamo, ma perchè ci nascondiamo dietro paralizzanti sovrastrutture ideologiche. Riprese video Ulisse Benedetti per l'archivio storico dell'Ass. Cult. Beat 72.
8.9.08
 

Parco d'Assedio


Beat 72 1984 "PARCO D'ASSEDIO" di e con Carlo Isola e Victor Beard, musiche originali Maquis: Ranieri Cerelli, Roberto Federighi, Stefano Contini. Riprese video Ulisse Benedetti per l'archivio storico dell'Ass. Cult. Beat 72.
8.9.08
 

TINY ALICE


Teatro Colosseo Maggio 2005 "Tiny Alice" scritto da Edward Albee del 1964 e messo in scena per la prima volta in Italia proprio dal registra cinematografico del "Cattivo Tenente" Abel Ferrara tanto per citare uno dei suoi film più famosi (e anche tra i più belli).con Antonino Iuorio (il cardinale), una seduttiva e giusta Chiara Caselli (Alice), un fascinoso Claudio Botosso (l'avvocato), l'enigmatico Antonio Piovanelli (il maggiordomo, molto simile allo Stroheim di Viale del Tramonto), il Giuda di "The Passion" Luca Lionello (Julian, l'unico personaggio, con Alice, ad avere un nome). Produttore Cherif, scenografie Frank De Curtis ("lontano parente di Totò" afferma Abel Ferrara), musiche dal vivo, notevoli, di Franco Cuipers. 'La piccola Alice' è un dramma che affronta una tematica cara al tormentato cineasta, che ha trattato con profondo senso religioso il discorso che tocca la fede ma anche il costume. La storia è ambientata in un castello inglese trapiantato negli Stati Uniti dove vive un terzetto enigmatico, gotico e un pò satanico: la misteriosa Alice, il maggiordomo (ex amante) e l'avvocato (quello attuale), che un bel giorno va a far visita al cardinale, suo ex compagno di studi e amante. L'avvocato, dunque, propone al cardinale un singolare accordo: in cambio di molto danaro gli chiede di ospitare nel castello un'anima pura, Julian, prete laico, che finirà  poi per essere sacrificato tragicamente sull'altare di Alice. 'Tiny Alice - racconta Ferrara - rappresenta modi di sentire universali, parla di religione e di denaro, dell'intrigo velato di misticismo che si fa politica. Modi di essere che appartengono, appunto, alla società  americana come a quella europea'. Nel primo atto si incontrano-scontrano due personaggi rappresentativi delle istituzioni di appartenenza, un cardinale e un avvocato. Il dialogo e inizialmente amichevole e si capisce che i due sono amici dall'infanzia, ma lentamente non si risparmiano le crudeltà  verbali più antipatiche e gli insulti più sottili e velenosi. Si respira alla fine un'aria intrisa di trascorsi omosessuali, di invidie per rivalità  tra le sponde religiosa e laica. Apprendiamo dai primi due personaggi che il loro incontro prelude a una donazione miliardaria alla Chiesa e che l'avvocato e il mediatore dell'opera di bene decisa da madame Alice. Secondo atto: assistiamo all'incontro di Alice con un maggiordomo sui generis, e all'entrata in scena di un ecclesiastico allievo del cardinale che dovrà  occuparsi dell'affare per conto della Chiesa. Alice lentamente scopre le sue carte in scena, prima rivelandosi l'amante del suo avvocato, poi riconoscendo un ambiguo ruolo al suo maggiordomo, e infine seducendo l'emissario religioso del cardinale convincendolo a lasciare l'abito talare e a sposarla. I personaggi maschili non fanno mistero delle loro latenze omosessuali ne temono la promiscuità  di Alice con ciascuno di loro. Si vedono nel terzo atto Alice, il maggiordomo e l'avvocato tramare ai danni del futuro marito della donna fino a paventare la sua eliminazione che regolarmente avvera alla fine del dramma. Raccontata così la trama non sembra particolarmente succulenta ne profonda. Ma si sa che l'autore teatrale deve mirare all'azione drammatica e pertanto conta poco o relativamente il testo se si è in grado di costruire una macchina scenica e interpretativa come si deve. Ferrara è stato capace di trasmettere la sensazione desiderata dall'autore di mostrare nude le maschere della religione, del potere, del sesso mescolandole come carte che diventano bisunte a forza di maneggiarle e rivelano tutta la loro sporcizia. Probabilmente dietro la piccola Alice si nasconde una idea del divino che lentamente perde potere man mano che diventiamo più svegli e più vecchi, lasciandoci scoprire tutte le piccinerie appunto della religione. Dietro la sua sagoma si nasconde un dio piccino e capace di giochi infantili... Dentro il potere rappresentato dall'avvocato si cela un gioco più grande di noi, che siamo dei principianti dell'esistenza.Piccola Alice e piccolo Avvocato. Dentro la sicumera del leguleio si annida la sua aggressività, cioè l'aggressività di tutti, che lo porterà all'omicidio del suo protetto nonché fresco sposo di Alice. Il sesso che lega o ha legato i quattro protagonisti non è a caso un collante viscido e pericoloso, una losca reificazione reciproca dove non si intravede neanche un pò d'amore, etero oppure omo che sia. E così spesso che lo psicoanalista e costretto a vedere i suoi simili, specchiandosi anche in essi. Questo e il motivo del nostro godimento del pezzo teatrale. Un po' abbiamo sofferto per capire quel che abbiamo scritto, ma ci consoliamo pensando che la visione del mal comune umano e teatrale induce a maggiori indulgenze verso il mondo e se stessi e a mezzo gaudio professionale. Riprese video Ulisse Benedetti per l'archivio storico dell'Ass. Cult. Beat 72
8.9.08
 

13419 - La necessità del ritorno


Teatro Colosseo 16/10-5/11/2006 "13419 - La necessità  del ritorno" scritto e diretto da ROBERTO ATTIAS da un'idea di Ettore Scola, con STEFANO ANTONUCCI, GAETANO MOSCA, GABRIELE GALLI, ROCCO PICIULO, ROBERTO ATTIAS. 'Roma Marzo 1968. Battaglia di Valle Giulia. Il commissario è un uomo di successo, è il tipico funzionario integerrimo, ambizioso, estremamente duro se occorre, pronto a qualsiasi cosa per la sua carriera. Nel suo ufficio sfilano per tutto il giorno moltissimi studenti arrestati. Solo a tarda sera arriva il turno di un uomo sulla cinquantina che sembra capitato lì per caso. Comincia così la strana storia di Cesare, il quale dopo una lunga attesa si trova finalmente di fronte al commissario per essere interrogato. Ma l'uomo non parla. Il commissario utilizza tutta la sua esperienza per capire la motivazione della sua presenza lì. Non è uno studente, non è un professore, chi è? Cosa ci faceva in mezzo agli scontri? L'uomo bisbiglia qualcosa. incomprensibili numeri. Non era certo quello che voleva sentire il commissario, che rimane altrettanto sorpreso, quando l'uomo inizia improvvisamente il lungo racconto della sua vita di giovane ebreo nella Roma degli anni 30. Il protagonista (Roberto Attias, anche autore e regista) dimesso e distinto, ci rimanda un appassionante racconto in romanesco pieno di aneddoti, date e riferimenti precisi, che colpiscono profondamente il commissario (Stefano Antonucci) facendolo estraniare completamente da tutto il mondo circostante, nel corso di una lunga notte. Cosa nasconde quest'uomo? Perchè è venuto proprio da lui a raccontare la sua storia? L'atmosfera è coinvolgente, il confronto tra Cesare e il Commissario prende le caratteristiche di un thriller, mentre canzoni struggenti romane accompagnano il pubblico, grazie ad una bella scelta effettuata da Gianni Borgna. Il pubblico viene portato dal racconto di Cesare in una delle pagine più terribili della nostra storia: La deportazione degli ebrei romani verso i campi di sterminio nazisti ma il clima è lieve, umanissimo, il linguaggio è semplice, diretto non mancano i racconti di amore e di passioni, di debolezze e di enigmi. Il finale svela una scoperta traumatica, tutta da lasciare a nuove chiavi di lettura per gli spettatori. '13419' non è solo l'incontro fortuito tra un uomo d'ordine e visitatore misterioso. Non è neppure solo un giallo psicologico, un'indagine di polizia, nè un semplice flusso di coscienza. '13419' è tutto questo insieme, ma è anche, soprattutto, l’occasione per ribadire l’esigenza che certe memorie non si perdano nel tempo.â€? Ettore Scola. Riprese video Ulisse Benedetti per l’archivio storico dell’Ass. Cult. Beat 72.
8.9.08
 

RITA! RITA!


Teatro Colosseo 9-28/1/2007 "RITA! RITA" commedia di Willy Russell, traduzione adattamento e regia Massimiliano Zeuli, con: Mimmo La Rana, Filomena Bellusci. Willy Russell drammaturgo inglese nato nel 1947, è autore di due lavori molto fortunati sull'emancipazione delle donne nella working class provinciale. Emancipazione che passa attraverso l'istruzione come in Rita si educa (Educating Rita, 1980) o la fuga da un marito opprimente come in Shirley Valentine (1986). 'Educating Rita' dopo essere stato rappresentato con enorme successo dalla Royal Shakespeare Company nel 1980 tanto da aggiudicarsi il premio per la miglior commedia dell'anno dalla Society of West End Theatre, nel 1983 divenne un film con Michael Caine e Julie Walters intitolato Rita! Rita! Rita! Ottenendo ben tre nominations agli Oscar e vincendo due Golden Globe per i migliori attori protagonisti. Ora approda per la prima volta in Italia con il titolo Rita! Rita! Rita è una giovane parrucchiera, sposata ad un uomo ignorante e violento che per emanciparsi da una vita che si prospetta grigia e senza prospettive, decide di iscriversi a dei corsi universitari sotto l’ala protettrice del burbero, cinico ed ubriacone professor Frank Bryant. Come ne 'Il Pigmalioneâ€? di Shaw, a cui Russell si è ispirato traendo tematiche che poi elabora in chiave moderna, il rapporto professore â€" allieva parte calibrandosi su determinate dipendenze che con il passare del tempo vengono lentamente ribaltate, sino a quando la debolezza di un personaggio non diviene fierezza trasformando la fierezza del secondo in debolezza e commiserazione. Un gioco di potere, dove la cultura è solo una leva, la più evidente che nasconde sottigliezze psicologiche e caratteriali accennate nel testo in modo che lo spettatore possa di suo completarle, riempirle. La messa in scena è costruita su quadri intervallati da sonorità dell’epoca, siamo nel pieno degli Anni Ottanta. Riprese video Ulisse Benedetti per l’archivio dell’Ass. Cult. Beat 72
8.9.08
 

READING DI POESIA - Lidia Riviello -


reading di poesia di Lidia Riviello al Metateatro
8.9.08
 

Aspettando Nil


COLOSSEO NUOVO TEATRO lunedì 19 e martedì 20 marzo 2012 "Aspettando Nil" Compagnia Lafabbrica, vincitore del festival "Le voci dell'anima" 2007, vincitore di Ermo Colle 2008, vincitore di Undergroundzero Festival di New York 2010. drammaturgia scenica di gruppo con: Elisa Bongiovanni, Giada Parlanti, regia: Fabiana Iacozzilli, aiuto regia: Marco Canuto, Irene VerI, costumi: Valeria Bistoni, Grazia Accardo, disegno luci: Davood Kheradmand, foto di scena: Emanuela Bongiovanni. "Non c'è niente di più comico dell'infelicità"(Samuel Beckett) da "Finale di partita". Due vecchie donne decrepite attendono l'arrivo di un uomo. L'uomo arriverà solo nel momento in cui le due donne saranno pronte. Le due donne saranno pronte solo nel momento in cui finiranno di prepararsi. Ma le due donne finiranno di prepararsi? E l'uomo finalmente arriverà? Aspettando Nil è la storia di due "attrici" visibilmente coetanee che "giocano" a fare la mamma e la figlia. E' la storia di due personaggi che s'interrogano loro malgrado sull'assurdità dell'esistenza umana. E' la storia di due creature che attraverso un rapporto di potere (chi lo esercita e chi lo subisce?) ci raccontano una realtà tragicamente vera e simpaticamente inventata, di una madre che prepara la figlia all'incontro con il futuro marito, o ancora, di una figlia che prepara sua madre all'incontro con il futuro sposo.Una giornata come molte altre in cui si continua ad aspettare, in cui "non accade niente", e questo niente si fa rivelatore delle infinite contraddizioni che attanagliano l'esistenza di due personaggi archetipici.
8.9.08
 

La voce che resta


Colosseo Nuovo Teatro Venerdì 2 luglio 2010 "LA VOCE CHE RESTA " Canzone per Neda e per le sue sorelle, di Magali Steindler, poesie di Forugh Farrokhzad, con Alessia Berardis, Raffaella Da Rin, Monica Grant, Gianluca Mastronardi, Simona Pettinari, Magali Steindler, Daniela Tamburrino. Coreografie Simona Pettinari. Musica dal vivo (daf) Shide Fazaee. Luci Davood Kheradmand. Suoni Payam Shahidsales. Scene Calaveras. Regia Magali Steindler. 'solo la voce che resta, scrive Forugh Farrokhzad in una delle sue indimenticabili poesie. Neda vuol dire voce. Neda amava cantare. Ma Neda non c'è più. E' morta, il 20 giugno del 2009. E' morta, uccisa da un cecchino in una delle strade di Tehran piene della voce dei cittadini che gridavano il loro diritto ad essere ascoltati, a decidere, a esistere. E' morta, e come lei sono morte tante ragazze, e ragazzi, uomini e donne, assassinati dalla crudele stupidità di chi crede di annientarli. Sono morti, ma non sono annientati. La voce resta. 'La voce che resta' porta in scena la voce delle donne iraniane. Quelle che sono morte e raccontano la loro vita, e vogliono che si sappia della loro morte. Quelle che sono vive e gridano il loro strazio per la perdita dei figli, degli amici, dei fratelli, della libertà. Quelle che vogliono farsi voce, per una sera, e raccontarsi, e cantarsi, perchè sempre di più siano le voci che possono cantare la loro storia. 'La voce che resta' è una canzone a più voci. Da un lato ascolteremo Neda e le altre raccontare la loro vita, i loro desideri, la loro normalità. Da un altro, la voce cruda della realtà  narrerà  i momenti tragici della loro morte. Al centro, il coro delle donne iraniane, madri, mogli, sorelle, cittadine, grideranno la loro rabbia, il loro dolore. A fare da legame tra questi momenti, la splendida voce di Forugh: le sue poesie, anche se scritte più di quarant'anni fa, sembrano illustrare, in modo a volte tragico, a volte lirico, a volte ironico la realtà che andiamo raccontando. Le poesie che forse, quasi certamente, Neda e le altre leggevano. Le poesie che hanno dato forza e corpo ai pensieri di tante donne iraniane, donando loro il coraggio di resistere. Una varietà  di musica, iraniana e non, accompagnerà  questo insieme di voci in una sorta di danza corale, un gioco di ombre e luci in cui poco a poco il nero della realtà  lascia posto ai colori della speranza. Perchè Neda e le sue sorelle possano cantare ancora. Perchè la loro voce resti. Per sempre.Riprese video Ulisse Benedetti per lìarchivio storico dell'Ass. Cult. Beat 72
8.9.08
 

LA FIABA DI BIANCANEVE


TEATRO LE FORCHE PRESENTA LA FIABA DI BIANCANEVE CON CILLA PALAZZO ERMELINDA NASUTO GIANCARLO LUCE SILVIO GIOIA SALVATORE LAGHEZZA REGIA DI CARLO FORMIGONI SCENE E COSTUMI MARIELLA PUTIGNANO MASCHERE IN CARTAPESTA DI LISA SERIO DANIELA GIUMMA MARIELLA PUTIGNANO MASCHERE E PUPAZZI IN GOMMMAPIUMA CINZIA DE NISCO MUSCIHE DI SCENA ANTONELLO TANNOIA SINOSSI Nell'intento di dare ai bambini qualcosa che li possa aiutare nel superamento di tanti complessi abbiamo scelto una delle fiabe pi√π amate: "Biancaneve". Il problema di fondo di questa fiaba risulta essere il narcisismo sia della bambina che della regina, ma siamo ben consapevoli che questa problematica deve rimanere riservata a noi interpreti e agli adulti che si occupano dell'infanzia, mentre si lascia che la storia parli con il suo linguaggio simbolico e consolatorio alla sensibile psiche del bambino.
8.9.08
 

JUKE BOX - NOTTE TRICOLORE


IMMOBILE PAZIENTE
8.9.08
 

La mia poetica


Teatro India lunedì 4 Aprile ore 15.15- 18:45 LA MIA POETICA sulla drammaturgia Italiana Contemporanea 'con il corpo, senza corpo' con: Franco Cordelli, Giovanni Guerrieri - Sacchi di Sabbia, critico testimone Attilio Scarpellini. Drammaturgia: lingue, corpi, narrazioni. Tre giorni dedicati alla drammaturgia per indagare le strade attraverso le quali la scrittura - da segno grafico - si fa scrittura scenica - suono e azione - secondo processi di volta in volta diversi, in cui il punto di partenza non è necessariamente la pagina ma - rovesciando la logica che individua l'origine dell'atto performativo nell'atto letterario - corpi, voci, spazi. Per cercare di orientarsi in questo giardino dai sentieri biforcati, il convegno è suddiviso in sezioni che sottolineano la molteplicità  delle pratiche e dei percorsi tracciati dai ventisette artisti invitati, quasi a ricostruire una mappa che nella sua parzialità  delinea distanze geografiche, anagrafiche e stilistiche ma anche linee tematiche comuni. C'è chi parte dal corpo e chi da lingue antiche. C'è chi è spinto dall'impulso a narrare una storia e chi dalla narrazione si allontana come da una via non più praticabile. C chi rivendica la solitudine della scrittura e chi nella scrittura individua il punto di arrivo di un processo condiviso con fidati compagni di viaggio. Da tutte queste voci emerge una scena ricca, scandita da punti di tangenza e derive inconciliabili, una scena che declina il presente nella sua varia, e spesso dolente, umanità. Franco Cordelli/Debora Pietrobono
8.9.08
 

Facevo il morto...


FACEVO IL MORTO... Drammaturgia e regia: Roberta Spaventa Con: Angelo Argentina, Santo Marino Installazioni multimediali: Alberto Boni Contaminazioni musicalI: Alessia Natillo Produzione: Peso Specifico Lo spettacolo riflette sulla questione centrale e atemporale del Potere che crea ruoli e blocca gli uomini in strutture sociali prestabilite, sulle 'banali' modalità  che usa per confermare sè stesso creando dubbi e sensi di colpa, astenendosi dal fornire quegli strumenti necessari all'emancipazione e alla capacità  di azione consapevole. Una denuncia contro l'acquiescenza, l'abbandono e l'impossibilità  di creare un futuro migliore in una società  più vivibile. Ho voluto parlare di quella parte della popolazione che non ha strumenti culturali per crescere e riflettere e che quindi resta a guardare. Anche questa è un'azione: di non coinvolgimento! Una denuncia sociale ed esistenziale dunque: in un mondo che sembra negare qualunque possibile trasformazione i due personaggi, Duca e Fido, vittime nella loro giurisdizione di origine, cercano di oltrepassarne il confine nella speranza di cambiare la propria condizione. E dunque necessario che si presentino puntuali al cospetto del Cavaliere Giallo in occasione delle nuove investiture.... Il loro peregrinare diventerà lo spunto per un percorso sia fisico che interiore, verso quell’inconscio che anela al cambiamento e alla trasformazione dell’ordine delle cose. Due viaggi infatti si intersecano nell’agire scenico: quello dei personaggi in carne ed ossa che giocano il proprio ruolo e quello della video-installazione, in cui i loro alter-ego vivranno una realtà parallela, apparente, illusoria dove tutto, persino le bombe, sono scie luminose lasciate dal battito d’ali di argentee farfalle. Ho scritto questo spettacolo per non soccombere a un quotidiano assopito e troppo spesso non consapevole, ma che potrebbe superare i “confini prestabilitiâ€? solo se non si rimane fermi, semplicemente a guardare! Agire, dunque, per non rimanere ad osservare immobili, per non fare il morto! Roberta Spaventa
8.9.08
 
 
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