Monkey sì, monkey no - (26/06/13)


CANALE:


Angelo Mai Altrove 7 giugno 2013 “monkey sì, monkey no” (sulla variazione di Monkey see, Monkey do) di Muna Mussie, con Giorgia Del Don e Muriel Del Don, con la collaborazione di Gian Luca Mattei. Uno spazio differente, nuove circostanze possono modificare il senso di un lavoro e portarlo Altrove? Con Angelo Mai Italia Tropici, Monkey see, Monkey do, tenta di ripercorre la sua struttura interna e rideterminarla mediante il dialogo con il contesto ospitante. Di solito ci si guarda allo specchio in solitudine. Vorrei guardarmi allo specchio in moltitudine. Monkey see, Monkey do, dà forma ad una fusione fra pubblico e scena, riflettendo sull’immagine e il suo potenziale. Una diatriba tra parola e immagine, a partire dalla dimensione conturbante del ‘doppio’. Monkey see, Monkey do parla di persona-corpo – inteso come complesso organizzato da elementi concreti – e di persona-politica – intesa come complesso organizzato da elementi astratti. Si rivolge a uno spettatore che condivida con le artiste/artefici una volontà di significazione del gesto più minimo: ‘occhi diaframma che si allenano a contemplare, a contenere un di più, un di meno che sprigiona visioni attraverso tensioni psicofisiche tra corpi; corpo carne, corpo suono, corpo plastico.’ Protagoniste sono figure identiche che agiscono come ‘prototipo’, in funzione di una messa a fuoco di quella avventura fantastica e controversa che ognuno esperisce di fronte alla propria immagine.


Angelo Mai Altrove 7 giugno 2013 “monkey sì, monkey no” (sulla variazione di Monkey see, Monkey do) di Muna Mussie, con Giorgia Del Don e Muriel Del Don, con la collaborazione di Gian Luca Mattei. Uno spazio differente, nuove circostanze possono modificare il senso di un lavoro e portarlo Altrove? Con Angelo Mai Italia Tropici, Monkey see, Monkey do, tenta di ripercorre la sua struttura interna e rideterminarla mediante il dialogo con il contesto ospitante. Di solito ci si guarda allo specchio in solitudine. Vorrei guardarmi allo specchio in moltitudine. Monkey see, Monkey do, dà forma ad una fusione fra pubblico e scena, riflettendo sull’immagine e il suo potenziale. Una diatriba tra parola e immagine, a partire dalla dimensione conturbante del ‘doppio’. Monkey see, Monkey do parla di persona-corpo – inteso come complesso organizzato da elementi concreti – e di persona-politica – intesa come complesso organizzato da elementi astratti. Si rivolge a uno spettatore che condivida con le artiste/artefici una volontà di significazione del gesto più minimo: ‘occhi diaframma che si allenano a contemplare, a contenere un di più, un di meno che sprigiona visioni attraverso tensioni psicofisiche tra corpi; corpo carne, corpo suono, corpo plastico.’ Protagoniste sono figure identiche che agiscono come ‘prototipo’, in funzione di una messa a fuoco di quella avventura fantastica e controversa che ognuno esperisce di fronte alla propria immagine.
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