BINARIO 2: sotto la panca la capra crepa - (16/04/14)


CANALE:
Recensione dello spettacolo su gufetto.it

Teatro Tordinona 28 Marzo 2014 "BINARIO 2: sotto la panca la capra crepa”
 di Pasquale Passaretti e Luigi Morra
con Luigi Morra
Un insolito capostazione, appassionato di scioglilingua, sceglie la solitudine di una piccola stazione ferroviaria di provincia, un luogo lontano dal caos, dove i treni che passano sembrano essere l'unico esempio di "mondo che corre", e dove vive e racconta il suo quotidiano fatto di compagnie discontinue, ricordi, silenzi e situazioni che si ripetono in orari e giorni prestabiliti.
La messa in scena è essenziale e priva di artifici scenografici, e il gioco teatrale, dalle atmosfere clown e malinconiche, è affidato soltanto alla difficoltà di inseguire un racconto che vive sul filo dell'immaginazione.
Il testo si sofferma sui temi del ricordo, della velocità e sulla possibilità di afferrare e percepire quello che accade nelle suggestioni che spesso ci passano davanti troppo rapidamente, su quegli eventi, cioè, che pur non avendo una concretezza tangibile, condizionano l'individuo nelle sue azioni, negli affetti e nelle scelte.
Il racconto e la messa in scena si fondono, "costringendo" l'attore a subire lo spazio vuoto, i silenzi, gli occhi del pubblico, la storia e persino le stesse scelte registiche.
Una performance delicata, proprio come una piccola stazione, dove di tanto in tanto un treno si ferma, lascia qualcuno o qualcosa, e poi riparte. Intanto tre tigri lottano contro tre tigri, e l'arcivescovo di Costantinopoli si disarcivescoviscostantinopolizza inevitabilmente.
Recensione dello spettacolo su gufetto.it

Teatro Tordinona 28 Marzo 2014 "BINARIO 2: sotto la panca la capra crepa”
 di Pasquale Passaretti e Luigi Morra
con Luigi Morra
Un insolito capostazione, appassionato di scioglilingua, sceglie la solitudine di una piccola stazione ferroviaria di provincia, un luogo lontano dal caos, dove i treni che passano sembrano essere l'unico esempio di "mondo che corre", e dove vive e racconta il suo quotidiano fatto di compagnie discontinue, ricordi, silenzi e situazioni che si ripetono in orari e giorni prestabiliti.
La messa in scena è essenziale e priva di artifici scenografici, e il gioco teatrale, dalle atmosfere clown e malinconiche, è affidato soltanto alla difficoltà di inseguire un racconto che vive sul filo dell'immaginazione.
Il testo si sofferma sui temi del ricordo, della velocità e sulla possibilità di afferrare e percepire quello che accade nelle suggestioni che spesso ci passano davanti troppo rapidamente, su quegli eventi, cioè, che pur non avendo una concretezza tangibile, condizionano l'individuo nelle sue azioni, negli affetti e nelle scelte.
Il racconto e la messa in scena si fondono, "costringendo" l'attore a subire lo spazio vuoto, i silenzi, gli occhi del pubblico, la storia e persino le stesse scelte registiche.
Una performance delicata, proprio come una piccola stazione, dove di tanto in tanto un treno si ferma, lascia qualcuno o qualcosa, e poi riparte. Intanto tre tigri lottano contro tre tigri, e l'arcivescovo di Costantinopoli si disarcivescoviscostantinopolizza inevitabilmente.
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