IL RE - (23/04/14)


CANALE:

Teatro India dal 4 al 12 ottobre 2011 "Il Re" di Giorgio Prosperi, regia di Giorgio Serafini Prosperi, con Mario Prosperi, Laura Riccioli, Emanuele Maria Basso, Massimiliano Vado, Gianluca D'Ercole, Carlo Di Maio, Sasa Vulicevic, Alessandro Marmorini, musiche dal vivo eseguite e composte da Luigi Salerno e Andrea di Pierro, scene e costumi Helga Williams, disegno luci Valerio Di Filippo, produzione Politecnico Teatro. "Il Re" è un dramma storico carico di valenze morali. Ne è protagonista assoluto Carlo Alberto di Carignano, colui che ebbe dai suoi stessi sudditi l'appellativo non proprio lusinghiero di 're tentenna' e che Giuseppe Mazzini stesso apostrofò come 'l'Amleto della monarchia'. L'autore inserisce nella pièce una citazione da Eschilo che suona come un epitaffio: 'Decidere costa dolore'. Il motore del dramma è giocato nel rapporto del re fra la coscienza e la storia. Carlo Alberto, di madre francese, educato in ambienti liberali e poi salito al trono quasi fortuitamente, aveva aderito in gioventù ai moti liberali del 1821 e lo aveva fatto ingenuamente e con una scarsa prospettiva politica, salvo poi, all'ultimo momento, ritirare il suo appoggio ai congiurati. Un voltafaccia plateale, un vero e proprio tradimento. Tanto che, per poi riconquistare la fiducia del re Carlo Felice, si era trasformato in un paladino della reazione. Il dramma interiore di Carlo Alberto è innanzi tutto il dramma di un uomo che non viene creduto, il dramma di un personaggio cui è sempre richiesto di confermare se stesso. Il Carlo Alberto che Prosperi ci consegna, nell'umiliazione della sconfitta annunciata di Novara, è un uomo di fronte a se stesso in un momento estremo. Lui che ha sempre inseguito il potere con ogni mezzo, lui che ha tradito i suoi ideali per ottenerlo si trova nel momento fatidico della sconfitta ad avere l'occasione di redimersi, di compiere finalmente quell'azione eroica che nel suo ambizioso egoismo aveva sempre vagheggiato. Lo farà silenziosamente, con una sottrazione, rinunciando alla ribalta e all'abito dell'eroe. Abdicherà assumendo su di sè, per una volta, tutte le responsabilità della sconfitta. Lo spettacolo vuole recuperare di questo dramma proprio l'aspetto più intimo e sacrale della vicenda umana di Carlo Alberto. Vorremmo riuscire a raccontare il rapporto di un uomo col potere, la sua decisione di abbandonarlo per non tradire per l'ennesima volta se stesso e gli altri. Proprio di questi tempi ci sembrano temi che valga la pena toccare, in assoluta controtendenza, proprio perchè il teatro che Giorgio Prosperi immaginava era un teatro 'religioso' in senso classico e laico, un teatro della coscienza, della coscienza collettiva, un luogo in cui l'individuo fosse chiamato a confrontarsi con se stesso e con i suoi simili sul piano assoluto della libertà, un vero e proprio 'parlamento della società'. Sono parole sue". TEATRO

Teatro India dal 4 al 12 ottobre 2011 "Il Re" di Giorgio Prosperi, regia di Giorgio Serafini Prosperi, con Mario Prosperi, Laura Riccioli, Emanuele Maria Basso, Massimiliano Vado, Gianluca D'Ercole, Carlo Di Maio, Sasa Vulicevic, Alessandro Marmorini, musiche dal vivo eseguite e composte da Luigi Salerno e Andrea di Pierro, scene e costumi Helga Williams, disegno luci Valerio Di Filippo, produzione Politecnico Teatro. "Il Re" è un dramma storico carico di valenze morali. Ne è protagonista assoluto Carlo Alberto di Carignano, colui che ebbe dai suoi stessi sudditi l'appellativo non proprio lusinghiero di 're tentenna' e che Giuseppe Mazzini stesso apostrofò come 'l'Amleto della monarchia'. L'autore inserisce nella pièce una citazione da Eschilo che suona come un epitaffio: 'Decidere costa dolore'. Il motore del dramma è giocato nel rapporto del re fra la coscienza e la storia. Carlo Alberto, di madre francese, educato in ambienti liberali e poi salito al trono quasi fortuitamente, aveva aderito in gioventù ai moti liberali del 1821 e lo aveva fatto ingenuamente e con una scarsa prospettiva politica, salvo poi, all'ultimo momento, ritirare il suo appoggio ai congiurati. Un voltafaccia plateale, un vero e proprio tradimento. Tanto che, per poi riconquistare la fiducia del re Carlo Felice, si era trasformato in un paladino della reazione. Il dramma interiore di Carlo Alberto è innanzi tutto il dramma di un uomo che non viene creduto, il dramma di un personaggio cui è sempre richiesto di confermare se stesso. Il Carlo Alberto che Prosperi ci consegna, nell'umiliazione della sconfitta annunciata di Novara, è un uomo di fronte a se stesso in un momento estremo. Lui che ha sempre inseguito il potere con ogni mezzo, lui che ha tradito i suoi ideali per ottenerlo si trova nel momento fatidico della sconfitta ad avere l'occasione di redimersi, di compiere finalmente quell'azione eroica che nel suo ambizioso egoismo aveva sempre vagheggiato. Lo farà silenziosamente, con una sottrazione, rinunciando alla ribalta e all'abito dell'eroe. Abdicherà assumendo su di sè, per una volta, tutte le responsabilità della sconfitta. Lo spettacolo vuole recuperare di questo dramma proprio l'aspetto più intimo e sacrale della vicenda umana di Carlo Alberto. Vorremmo riuscire a raccontare il rapporto di un uomo col potere, la sua decisione di abbandonarlo per non tradire per l'ennesima volta se stesso e gli altri. Proprio di questi tempi ci sembrano temi che valga la pena toccare, in assoluta controtendenza, proprio perchè il teatro che Giorgio Prosperi immaginava era un teatro 'religioso' in senso classico e laico, un teatro della coscienza, della coscienza collettiva, un luogo in cui l'individuo fosse chiamato a confrontarsi con se stesso e con i suoi simili sul piano assoluto della libertà, un vero e proprio 'parlamento della società'. Sono parole sue". TEATRO
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