VENTITRE - (26/04/14)


CANALE:

TEATRO COMETA OFF 18-20 gennaio 2011 "VENTITRE'" DAL I E II ATTO DEL "GIULIO CESARE" DI WILLIAM SHAKESPEARE di Vincenzo Manna e Andrea Baracco con Giandomenico Cupaiuolo, Marco Grossi, Alessandra Paoletti, Livia Castiglioni, Lucas Waldem Zanforlini, regia Andrea Baracco, aiuto regia Giulia Dietrich, produzione Benvenuti srl - itermini. Lo spettacolo fa parte della rassegna LET. "... A mali estremi estremi rimedi. Oppure niente" Re Claudio - Amleto - IV, III. Nel Giulio Cesare Shakespeare mette in scena una società in via di estinzione (quanta lungimiranza!), una società colta esattamente nell'attimo terminale del proprio crollo, una società vittima del suo fallimento intellettuale, spirituale e politico. Shakespeare scatta una "fotografia" di una Roma livida e ferocemente allucinata dove, sullo sfondo, al di là dei colli e dei monumenti, compaiono le nitide sagome di avvoltoi e di famelici cani rabbiosi pronti a scagliarsi con insaziabile violenza addosso a corpi mal conciati dal crollo fisico e nervoso. La Roma disegnata da Shakespeare è una città che vive sotto un cielo di piombo, sotto l'ombra di un'ingombrante corona di ferro, una città di silenzi che si fanno culla di improvvisi rumori, assordanti; è una Roma nascosta e privata che si raccoglie alla luce di una lampadina per produrre, poi, squarci e profonde ferite nei luoghi pubblici; è una Roma che suona di passi solitari e furtivi, di verità indicibili che esplodono in pensieri assordanti, in sogni maldestri, in visioni apocalittiche. Una Roma vittima di un cortocircuito: via le luci, è l'ora della notte, nera, senza luna. "ventitrè."si concentra sul I e II atto del testo shakespeariano, lì dove si presenta l'ideazione, l'organizzazione, la realizzazione della congiura e che si conclude con l'assassinio perpetrato ai danni di Giulio Cesare. Proprio nel tentativo di analizzare fino in fondo la "meccanica" della congiura, non comparirà mai, se non come un'ombra gigantesca che troneggia sullo sfondo, il personaggio che dà nome al testo, ingombrante presenza nella mente e nei pensieri dei personaggi tutti, ossessivamente citato e unico motore delle azioni di ognuno, la cui ombra diverrà ancora più ingombrante e"molesta"dopo le ventitrè pugnalate dei congiurati. Riprese video Ulisse Benedetti per l'archivio dell'Ass. Cult. Beat 72.

TEATRO COMETA OFF 18-20 gennaio 2011 "VENTITRE'" DAL I E II ATTO DEL "GIULIO CESARE" DI WILLIAM SHAKESPEARE di Vincenzo Manna e Andrea Baracco con Giandomenico Cupaiuolo, Marco Grossi, Alessandra Paoletti, Livia Castiglioni, Lucas Waldem Zanforlini, regia Andrea Baracco, aiuto regia Giulia Dietrich, produzione Benvenuti srl - itermini. Lo spettacolo fa parte della rassegna LET. "... A mali estremi estremi rimedi. Oppure niente" Re Claudio - Amleto - IV, III. Nel Giulio Cesare Shakespeare mette in scena una società in via di estinzione (quanta lungimiranza!), una società colta esattamente nell'attimo terminale del proprio crollo, una società vittima del suo fallimento intellettuale, spirituale e politico. Shakespeare scatta una "fotografia" di una Roma livida e ferocemente allucinata dove, sullo sfondo, al di là dei colli e dei monumenti, compaiono le nitide sagome di avvoltoi e di famelici cani rabbiosi pronti a scagliarsi con insaziabile violenza addosso a corpi mal conciati dal crollo fisico e nervoso. La Roma disegnata da Shakespeare è una città che vive sotto un cielo di piombo, sotto l'ombra di un'ingombrante corona di ferro, una città di silenzi che si fanno culla di improvvisi rumori, assordanti; è una Roma nascosta e privata che si raccoglie alla luce di una lampadina per produrre, poi, squarci e profonde ferite nei luoghi pubblici; è una Roma che suona di passi solitari e furtivi, di verità indicibili che esplodono in pensieri assordanti, in sogni maldestri, in visioni apocalittiche. Una Roma vittima di un cortocircuito: via le luci, è l'ora della notte, nera, senza luna. "ventitrè."si concentra sul I e II atto del testo shakespeariano, lì dove si presenta l'ideazione, l'organizzazione, la realizzazione della congiura e che si conclude con l'assassinio perpetrato ai danni di Giulio Cesare. Proprio nel tentativo di analizzare fino in fondo la "meccanica" della congiura, non comparirà mai, se non come un'ombra gigantesca che troneggia sullo sfondo, il personaggio che dà nome al testo, ingombrante presenza nella mente e nei pensieri dei personaggi tutti, ossessivamente citato e unico motore delle azioni di ognuno, la cui ombra diverrà ancora più ingombrante e"molesta"dopo le ventitrè pugnalate dei congiurati. Riprese video Ulisse Benedetti per l'archivio dell'Ass. Cult. Beat 72.
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