Tutti i padri vogliono far morire i loro figli - (11/04/15)


CANALE:
Teatro dell’Orologio 3 aprile 2015
Tutti i padri vogliono far morire i loro figli
di Fabio Morgan e Leonardo Ferrari Carissimi
con Mauro Santopietro, Luca Mannocci, Irma Ciaramella, Chiara Mancuso, Anna Favella
Regia Leonardo Ferrari Carissimi
scene e costumi Alessandra Muschella
disegno luci Antonio Scappatura
tecnico luci Martin Emanuel Palma
Produzione Progetto goldstein, Teatro dell'Orologio
Uno dei temi più misteriosi del teatro tragico greco è la predestinazione dei figli a pagare le colpe dei padri. Non importa se i figli sono buoni, innocenti, pii: se i loro padri hanno peccato, essi devono essere puniti.
Lo spettacolo, liberamente tratto da Affabulazione di Pier Paolo Pasolini, narra la storia di un padre, fiero protagonista del ’68, che torna a casa dopo una lunga assenza. Ad accoglierlo un figlio che conosce appena, cinico e rancoroso interprete di una generazione cresciuta nell’abbandono. Per lui il padre è un bambino mai cresciuto che nella vita ha goduto di condizioni estremamente privilegiate. Nella dialettica tra questi due personaggi e nelle istanze che essi rappresentano sta il nucleo di questa tragedia contemporanea che ci appare come un infinito affabulare sul doloroso ed irrisolto mistero dell'essere figli nell'epoca dell'assenza dei padri.
Teatro dell’Orologio 3 aprile 2015
Tutti i padri vogliono far morire i loro figli
di Fabio Morgan e Leonardo Ferrari Carissimi
con Mauro Santopietro, Luca Mannocci, Irma Ciaramella, Chiara Mancuso, Anna Favella
Regia Leonardo Ferrari Carissimi
scene e costumi Alessandra Muschella
disegno luci Antonio Scappatura
tecnico luci Martin Emanuel Palma
Produzione Progetto goldstein, Teatro dell'Orologio
Uno dei temi più misteriosi del teatro tragico greco è la predestinazione dei figli a pagare le colpe dei padri. Non importa se i figli sono buoni, innocenti, pii: se i loro padri hanno peccato, essi devono essere puniti.
Lo spettacolo, liberamente tratto da Affabulazione di Pier Paolo Pasolini, narra la storia di un padre, fiero protagonista del ’68, che torna a casa dopo una lunga assenza. Ad accoglierlo un figlio che conosce appena, cinico e rancoroso interprete di una generazione cresciuta nell’abbandono. Per lui il padre è un bambino mai cresciuto che nella vita ha goduto di condizioni estremamente privilegiate. Nella dialettica tra questi due personaggi e nelle istanze che essi rappresentano sta il nucleo di questa tragedia contemporanea che ci appare come un infinito affabulare sul doloroso ed irrisolto mistero dell'essere figli nell'epoca dell'assenza dei padri.
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