Benji - (16/04/18)


CANALE:
Teatro Tordinona 7 Aprile 2018
BENJI
Regia di Giorgia Filanti
con Paolo Camilli
Costumi: Carlo De Marino
Light Designer: Marco Di Campli
Sound Designer: Andrea Giulianelli
Aiuto regia: Sara Imperatore
Foto locandina: Elisabetta Nottola

Benji è la storia surreale di una persona "un po' strana" che, per sopravvivere alla mancanza di amore, crea un'amica immaginaria, violenta, ribelle, provocatoria, vitale.
La vicenda che prenderà forma in carne ed ossa sul palcoscenico presenterà per l'appunto Benji, un personaggio particolare che si confronta con sé e con la società e la cui relazione, la fame di affetti e la sete d'amore, lo rendono "misero" nell'animo; e per sopperire a queste carenze fa ricorso all'immaginazione. Benji ha una sensibilità acuta, spiccata e questa non viene affatto sottovalutata, ma esaltata! E in scena si tenta di spiegare il disagio psichico che il protagonista vive, trasformandolo in un match di pugilato metaforico tra sé e il suo alter-ego. Perché Benji non vuole gettare la spugna, ma cerca di reagire. E per riequilibrare questa bilancia-sbilanciata e destabilizzante, nate dal desiderio di affettività che si scontra frontalmente con l'aridità umana di chi lo circonda, il personaggio in scena cammina sul filo dell'immaginazione, proiettando nella sua vita un'amica che però risulta violenta e ribelle. Ed è qui che è racchiusa la chiave dello spettacolo: una serratura inceppata, che si cerca di forzare attraverso diversi tentativi creativi per aprire la porta sul mondo.
Chi è Benji secondo la regista?
Benji rappresenta il tema del disagio psichico che sfocia nel suo alter-ego violento.
E la regista che non condanna questo malessere che attanaglia il protagonista , impossessandosi dello stesso, decide di mostrarlo per ciò che è, con una sua identità.
Spiegando inoltre che scavando nel pozzo delle personalità umane si può tirare fuori la creatività e l'immaginazione come opzione di salvezza per l'uomo, per schiaffeggiare e risvegliare la società zombie. E anche la rabbia che generalmente non è comunemente approvata, ha in questa storia una sua peculiarità, che i “lettori” più attenti, percepiranno come una richiesta d'amore.
Teatro Tordinona 7 Aprile 2018
BENJI
Regia di Giorgia Filanti
con Paolo Camilli
Costumi: Carlo De Marino
Light Designer: Marco Di Campli
Sound Designer: Andrea Giulianelli
Aiuto regia: Sara Imperatore
Foto locandina: Elisabetta Nottola

Benji è la storia surreale di una persona "un po' strana" che, per sopravvivere alla mancanza di amore, crea un'amica immaginaria, violenta, ribelle, provocatoria, vitale.
La vicenda che prenderà forma in carne ed ossa sul palcoscenico presenterà per l'appunto Benji, un personaggio particolare che si confronta con sé e con la società e la cui relazione, la fame di affetti e la sete d'amore, lo rendono "misero" nell'animo; e per sopperire a queste carenze fa ricorso all'immaginazione. Benji ha una sensibilità acuta, spiccata e questa non viene affatto sottovalutata, ma esaltata! E in scena si tenta di spiegare il disagio psichico che il protagonista vive, trasformandolo in un match di pugilato metaforico tra sé e il suo alter-ego. Perché Benji non vuole gettare la spugna, ma cerca di reagire. E per riequilibrare questa bilancia-sbilanciata e destabilizzante, nate dal desiderio di affettività che si scontra frontalmente con l'aridità umana di chi lo circonda, il personaggio in scena cammina sul filo dell'immaginazione, proiettando nella sua vita un'amica che però risulta violenta e ribelle. Ed è qui che è racchiusa la chiave dello spettacolo: una serratura inceppata, che si cerca di forzare attraverso diversi tentativi creativi per aprire la porta sul mondo.
Chi è Benji secondo la regista?
Benji rappresenta il tema del disagio psichico che sfocia nel suo alter-ego violento.
E la regista che non condanna questo malessere che attanaglia il protagonista , impossessandosi dello stesso, decide di mostrarlo per ciò che è, con una sua identità.
Spiegando inoltre che scavando nel pozzo delle personalità umane si può tirare fuori la creatività e l'immaginazione come opzione di salvezza per l'uomo, per schiaffeggiare e risvegliare la società zombie. E anche la rabbia che generalmente non è comunemente approvata, ha in questa storia una sua peculiarità, che i “lettori” più attenti, percepiranno come una richiesta d'amore.
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