La nausea - (22/03/22)


CANALE:
Teatro Tordinona 20 MARZO 2022

La nausea
Melanchonia 1

liberamente tratto da "la nausea di Jean Paul Sartré"

di Rossella Or

con Rossella Or e Marco Solari

Scritto da Jean-Paul Sartre nel ’33 a Berlino durante il suo dottorato, aveva allora 28 anni, e pubblicato in Francia solo nel ’38.
L’opera in origine aveva il titolo Melancholia, dall’omonima incisione di Albrecht Dürer. Fu l’editore Gallimard a chiedere all’autore di cambiare il titolo in “La nausée”.

Scrive Fabia Zanasi: “In una intervista rilasciata nel 1964, Jean Paul Sartre affermò che un romanzo come La nausea non conta nulla, se nel mondo esistono bambini che muoiono di fame. Tale affermazione non possedeva alcunché di retorico ed è sicuramente più comprensibile a distanza di tempo, in particolare alla luce delle memorie di Simone De Beauvoir dedicate al filosofo e compagno di vita. Quasi nell'esordio dell'opera Cerimonia degli addii, Simone rende infatti nota l'intransigenza di Sartre che per tutta l'esistenza non smise mai di porsi in discussione e di "pensare contro se stesso".

L’incontro tra due giovani intellettuali che si ritrovano d’improvviso, dopo una separazione, in una camera d’albergo per poi ripartire ciascuno per il proprio destino.
La storia è ambientata nel 1933 in una capitale europea, in un’Europa attraversata da inquietudini, soprattutto dall’inquietante ascesa e presa del potere del partito nazionalsocialista di Adolf Hitler. Senza ancora sapere tutto quello che in seguito sarebbe accaduto, i due si confessano i dubbi, le domande sul senso stesso dell’esistere, sul senso della vita, della passione, dell’impegno.
Hanno solo una strana leggera sensazione, l’aria di voler dire qualcosa e di esserne continuamente impediti. Mentre allo stesso tempo, simultaneamente, la coscienza di questo non riesce a far passare sotto silenzio il corpo. A sfuggirgli, o a servirsi di esso. La coscienza è lì anch’essa, e questo “essere lì” non è più riscattato nel suo essere di quello degli oggetti. Essi “sono di troppo”, essa “è di troppo”.

Teatro Tordinona 20 MARZO 2022

La nausea
Melanchonia 1

liberamente tratto da "la nausea di Jean Paul Sartré"

di Rossella Or

con Rossella Or e Marco Solari

Scritto da Jean-Paul Sartre nel ’33 a Berlino durante il suo dottorato, aveva allora 28 anni, e pubblicato in Francia solo nel ’38.
L’opera in origine aveva il titolo Melancholia, dall’omonima incisione di Albrecht Dürer. Fu l’editore Gallimard a chiedere all’autore di cambiare il titolo in “La nausée”.

Scrive Fabia Zanasi: “In una intervista rilasciata nel 1964, Jean Paul Sartre affermò che un romanzo come La nausea non conta nulla, se nel mondo esistono bambini che muoiono di fame. Tale affermazione non possedeva alcunché di retorico ed è sicuramente più comprensibile a distanza di tempo, in particolare alla luce delle memorie di Simone De Beauvoir dedicate al filosofo e compagno di vita. Quasi nell'esordio dell'opera Cerimonia degli addii, Simone rende infatti nota l'intransigenza di Sartre che per tutta l'esistenza non smise mai di porsi in discussione e di "pensare contro se stesso".

L’incontro tra due giovani intellettuali che si ritrovano d’improvviso, dopo una separazione, in una camera d’albergo per poi ripartire ciascuno per il proprio destino.
La storia è ambientata nel 1933 in una capitale europea, in un’Europa attraversata da inquietudini, soprattutto dall’inquietante ascesa e presa del potere del partito nazionalsocialista di Adolf Hitler. Senza ancora sapere tutto quello che in seguito sarebbe accaduto, i due si confessano i dubbi, le domande sul senso stesso dell’esistere, sul senso della vita, della passione, dell’impegno.
Hanno solo una strana leggera sensazione, l’aria di voler dire qualcosa e di esserne continuamente impediti. Mentre allo stesso tempo, simultaneamente, la coscienza di questo non riesce a far passare sotto silenzio il corpo. A sfuggirgli, o a servirsi di esso. La coscienza è lì anch’essa, e questo “essere lì” non è più riscattato nel suo essere di quello degli oggetti. Essi “sono di troppo”, essa “è di troppo”.

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