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Sara libera

Teatro Tordinona 23 novembre 2025

Sara Libera

il monologo musicale che dà voce alle donne ferite

 

Sara abbandona di corsa il pronto soccorso, lo sguardo carico di rabbia e vergogna. Non accetta che qualcuno possa insinuare che quelle ferite, quel volto segnato, siano il frutto di violenza: no, lei è solo caduta, dice.

Intorno a lei, un degente borbotta sottovoce, un gatto randagio, malandato e spaventato, si aggrappa alla speranza di essere curato.

Un infermiere le parla con pazienza, ma Sara si chiude a riccio: non vuole che nessuno tocchi quelle cicatrici, né sul viso né nell’anima.

Eppure, qualcosa la scuote: un lampo di paura. Se lei – o il suo compagno di sventure a quattro zampe – non potessero più vedere i colori dell’arcobaleno? Se quel dolore le avesse già rubato troppo?

“Sara Libera” è un potente monologo musicale che dà voce a tutte le donne che troppo spesso si sentono colpevoli delle violenze subite.

Sara è una donna comune, come tante. Ama chi la ferisce, si accusa di ogni schiaffo, di ogni umiliazione. Ma la domanda più crudele resta sospesa nell’aria: siamo davvero noi la causa di quello che ci accade?

Uno spettacolo intenso, che attraverso la forza della musica e delle parole esplora il confine sottile tra giustizia e ingiustizia, tra amore e dolore, tra libertà e prigionia emotiva.

Un viaggio emotivo che invita a riflettere su quale sia il vero limite da non oltrepassare.

25.11.25
 

Le interviste impossibili

Teatro Tordinona 13 Novembre 2025
Le interviste impossibili



17.11.25
 

Volevo la pizza

Volevo la pizza, di e con @laura_mara_fioti

Regia di @kaiya_sr
Musiche
@laellemusic
Arrangiamento musicale
@jonisbascir
Coreografia
@rodecastris
Il 13 e 16 novembre al
@teatrotordinona

Grazie a
@pierre_emmanuel_tamarelle per la locandina.

17.11.25
 

Nient'altro che te






“Nient’altro che te”, testo selezionato tra le opere vincitrici del Premio Italiano “Luci sul proscenio 2025”, in scena a Roma presso il Teatro Tordinona.
Racconta la storia di Giulia, giovane cantante, del suo amore per Giorgio durante la Seconda Guerra Mondiale e dell’amicizia con Fabio, il suo amico e manager.
Tra passione, separazioni e speranza, una storia intensa di amore e resilienza.
17.11.25
 

Postulati sul senso della vita





 Michele Mion insieme a Filippo Masocco e Alice Civallero sono gli interpreti della pièce Postulati sul senso della vita, di Forza Motrice Contraria, in scena al Teatro Tordinona di Roma, dal 9 all’11 ottobre alle ore 21.00.
Spettacolo Vincitore del Premio “Luce sul Proscenio” 2025 e Vincitore del Premio Under 30 “Andrea Conti” 2025
Arnold e Richard sono due giovani attori nella New York degli anni ‘70. Quando il primo decide di togliersi la vita, solo il suo compagno è in grado di aiutarlo a prendere coscienza di ciò che c’è di veramente importante al mondo.
Ma ciò che accade in scena non si limita alla storia dei personaggi: il confine tra finzione e realtà si incrina, portando lo spettatore a interrogarsi non solo sul tema della vita e della morte, ma anche su cosa significhi davvero recitare, rispettare il teatro e dargli dignità.
17.11.25
 

Una voce nel silenzio

Teatro Tordinona 2 Novembre 2025







3.11.25
 

IDILLIO

Teatro Tordinona 25 Ottobre 2025

IDILLIO, LEOPARDI E LA LUNA
da Giacomo Leopardi

 

La figura che può dirsi, senza alcun dubbio, componente essenziale dell’immaginario leopardiano è la luna. La luna e, naturalmente, il paesaggio che la circonda.

Italo Calvino nelle sue Lezioni americane ci ricorda che Giacomo Leopardi a quindici anni scrive una storia dell'astronomia di straordinaria erudizione. La contemplazione del cielo notturno che ispirerà a Leopardi i suoi versi più belli non era solo un motivo lirico; quando parlava della luna Leopardi sapeva esattamente di cosa parlava.

La contemplazione del cielo stellato, degli spazi cosmici, il colloquio con la luna, sua muta e solinga interlocutrice, rappresentano un motivo che attraversa la sua opera.

 

La luna, appena s'affaccia nei versi dei poeti, ha avuto sempre il potere di comunicare una sensazione di levità, di sospensione, di silenzioso e calmo incantesimo. Calvino in un primo momento avrebbe voluto dedicare la lezione sulla leggerezza tutta alla luna: seguire le apparizioni della luna nelle letterature d'ogni tempo e paese. Poi decide che la luna andava lasciata tutta a Leopardi. Perché il miracolo di Leopardi è stato di togliere al linguaggio ogni peso fino a farlo assomigliare alla luce lunare. Le numerose apparizioni della luna nelle sue poesie occupano pochi versi ma bastano a illuminare tutto il componimento di quella luce o a proiettarvi l'ombra della sua assenza.

Provate ad osservarla e ascoltarla non solo come parola, certo componente fondamentale della poesia, ma come un magico emblema, una figura mitica, un’interlocutrice simbolica. Come vetta più elevata della poesia che attraverso la sua potenza, si impone nella vita dell’uomo. Nostra e del Poeta. Un’immagine quella della luna, malinconica e dolce. E come dice Leopardi, la malinconia è dolce perché immerge l’anima in pensieri indefiniti, senza contorni. La luna è misteriosa, sconosciuta. L’anima si immagina quello che non vede e non conosce.

di e con Luigi Moretti
musiche in scena Mario Salvi
scena Guerrino Andreani
costumi Stefania Cempini
disegno luci Ettore Bianco
assistente alla regia Stella Addario
foto Paolo Monina

immagini lunari Cristian Fattinnanzi
gra­fica Enzo Berardi

foto di scena Officina Foto

grafica Rosa Cisternino


si ringrazia Fiammetta Carena per la collaborazione

  
26.10.25
 

Missione Rosevelt

Luogo segreto 4 Ottobre 2025

AVAMPOSTO BONELLI

programma prima settimana

4 ottobre ore 11 e ore 16,30 (2 spettacoli)

MISSIONE ROOSEVELT

Tony Clifton Circus (Italia/Francia)

appuntamento in UN LUOGO SEGRETO

ingresso gratuito - PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA

Un’esperienza urbana, una performance partecipata in cui il pubblico,accomodato su una sedia a rotelle, si trasforma in un piccolo plotone, una gioiosa macchina da guerra messa insieme da una delle compagnie più folli d’Europa

 




16.10.25
 

We shall not be moved

We shall  not be moved

Serata imperdibile il 7 ottobre alle ore 21 a Roma, dedicata alla grandissima musicista, ricercatrice e attivista politica nordamericana BARBARE DANE, la cui incredibile carriera ha esplorato i temi della resistenza e della lotta per i diritti civili, avvicinando anche le più note ballate narrative, il blues e la musica afroamericana.

In occasione del passaggio a Roma del musicista cubano PABLO MENDEZ, figlio e allievo di Barbara Dane, ci ritroveremo con lui per una serata di musica proveniente dal repertorio di Barbara, dalle sue ricerche e dalla creatività di Pablo, anche fondatore e leader del gruppo di musica afrocubana Mezcla.

Parteciperanno musicisti romani che nel corso del tempo si sono ispirati all'attivismo e alla ricerca di Barbara, eseguendo brani dal suo repertorio e condividendo laboratori vocali e cori anch'essi presenti alla serata.

Appuntamento martedi 7 ottobre 2025 alle ore 21, AUDITORIUM SPIN TIME

14.10.25
 

Il mantello di Loden

Spintime  28 settembre 2025

Il mantello di Loden

di Thomas Bernhard

a cura del collettivo Tavolo Cultura di Spin Time

un progetto di Francesco Villano

con Marco Cavalcoli, Altea Narici, Francesco Villano

sonorizzazione live Altea Narici

consulenza alla drammaturgia Sergio Lo Gatto

illustrazione e grafica Mariagiulia Colace

L’incasso della serata verrà devoluto interamente al sostegno alla popolazione civile di Gaza, che riceverà una donazione tramite l’associazione Gazzella OdV.

In un costante sostegno alle cause e alle urgenze di Spin Time, mel 2019 Francesco Villano invitava Lino Musella e il musicista Marco Vidono nella lettura scenica di Emigranti di Slawomir Mrozek; nel 2024 lo affiancavano Mariangela Granelli e Dario Felli in una versione a leggio musicata di Orgia di Pier Paolo Pasolini. Oggi Spin Time ospita una terza lettura-concerto attorno al racconto Il mantello di Loden di Thomas Bernhard, accanto a Marco Cavalcoli e al violoncello di Altea Narici.

Note di regia

Francesco Villano

Seduto a un tavolo, un avvocato della Saggengasse ascolta un altro uomo della Saggengasse parlare. Lo ascolta, ma ancor più lo guarda, lo indaga, lo scava, trascrivendo su carta tutti i suoi pensieri: tutto quello che serve per fare “un buon lavoro”. Per venti interi anni i due si sono incrociati per strada, scrutandosi a vicenda, immaginando le rispettive vite, notandosi senza mai riconoscersi. Questo è il primo e l’unico momento per guardarsi in faccia.

L’incontro, però, è un non incontro. L’odissea di uno passa con indifferenza accanto a quella dell’altro, in una desolante implosione di senso. Nessuna storia si crea da questo incontro, non interviene alcun colpo di scena. Nell’inseguire un climax che, come una apocalisse, programmaticamente viene sottratto, i due si rubano sistematicamente il tempo, la parola e l’identità. In questa anomala storia di fantasmi, il punto sembra proprio essere non arrivare mai al punto.

Rispettando l’andamento linguistico e sintattattico e la morfologia della lingua di Bernhard, abbiamo creato un diagramma dove far risuonare la messa in voce di queste parole: una struttura piatta, convenzionale, un respiro apparentemente appoggiato alla cronaca. «Si dice la verità, ma non la verità». In una foresta di segni e rimandi, nessuno capirà perché sia servita una così debordante narrazione. Se non perché noi siamo fatti di logos.

Offriamo una “lettura-fiume” dove il ritmo e il suono delle parole creano il senso del discorso e dove questa relazione di potere non può invertirsi. Sperimentiamo un gioco fonetico che – al suono di un’indefinita entità esterna dettata dal metronomo – si ripeterà solo due volte. Minime variazioni, storture improvvisate che – tra verbo e parola – porteranno chi assiste alla libertà di relazionarsi con una sorta di macchina parlante.

Nessun obbligo di fruizione integrale; immaginiamo piuttosto l’attraversamento di una pinacoteca decadente e poco illuminata, un museo che non rispetta una cronologia narrativa e che, anzi, propone di invertarne di nuove, assecondando il ritmo e le sonorità, lasciando emergere e scomparire immagini istantanee, entrando e uscendo liberamente dalla sala.

Doppio, affezione, perdizione

Sergio Lo Gatto

 

14.10.25
 

Meo Patacca



Al Teatro Tordinona è andato in scena Meo Patacca, una commedia molto gradevole, scritta e diretta da Renato Giordano, che ne è stato anche protagonista accanto a Gegia. In realtà, abbiamo assistito a qualcosa di più di una “semplice commedia”: lo spettacolo infatti era quasi un “acquerello”  (alla Roesler Franz!!!!). Infatti, non solo la storia ci ha riportato al 1683 (anno cui si riferiscono i fatti), ma l’Autore che – detto per inciso – ama i soggetti e i personaggi della storia, ha usato anche un linguaggio popolare, ricorrendo a termini certamente oggi in disuso o addirittura dimenticati, ma che, appunto, ci hanno aiutato a spiccare questo volo della fantasia.

Ma vediamo meglio come stanno le cose.

Meo Patacca è un classico della tradizione dialettale romana: si tratta di un poema in versi scritto da Giuseppe Berneri alla fine del 600: da allora questo personaggio è diventato un po’ la maschera della commedia dell’Arte romana, cui si sono ispirati gli artisti negli anni a seguire: Rugantino, Gaetanaccio, sono l’archetipo del bullo romano, un po’ spaccone e un po’ fifone, tanta chiacchiera e pure... tanta furbizia! Un classico di  quel genere di spettacolo.

L’antagonista di Meo Patacca era un certo Marco Pepe, che nell’800 diventò anche più conosciuto di Meo Patacca, grazie all’interpretazione che ne diede un attore dell’epoca, tale Tacconi.

Renato Giordano si è ispirato a questi due personaggi, ambientando la storia nel 1683, quanto Vienna era assediata dai turchi: essendo l’ultimo baluardo della cristianità, Papa Innocenzo XI decise di inviare truppe e volontari a combattere con i viennesi e contribuire alla difesa della città per bloccare l’avanzata dei musulmani.

Tra i volontari ecco Meo Patacca, che raduna un gruppo di ragazzotti suoi amici Spaccamonti, Cencio, Favaccia etc.), tutti pronti e decisi a partire.

Purtroppo ci sono di mezzo le donne e gli amori. Meo è fidanzato con Nuccia, che si oppone alla partenza temendo per la sua vita e il loro futuro. Chi ha perso la testa per Nuccia, invece, è Marco Pepe, fanfarone e fifone, che però farebbe carte false per impalmare la bella romanina.

In suo aiuto accorre Mamma Carfogna, la quale con una serie di menzogne convince Nuccia e lasciare Meo in favore di Marco Pepe. Ovviamente, la verità viene a galla e Meo sfida Marco a duello. Ovviamente la cosa finisce a tarallucci e vino, anche perché nel frattempo giunge la notizia che i turchi sono stati sconfitti sul campo!

Questa è la storia che ci racconta Giordano, impreziosendola con una serie di citazioni musicali (da Luciano Rossi ad Achille Lauro, che hanno ulteriormente arricchito il colorito quadretto teatrale.

Renato Giordano dà vita a un divertente Marco Pepe, mentre Gegia interpreta con verve la figura di Carfogna.

Meo Patacca è Alessandro Lotrionte, Nuccia è Letizia Frezza, mentre Cencio è Ettore De Luca. Sul palco anche Francesco De Silvestris, Emanuela Fantozzi, Francesca Foglia, Roberto Gagliardi, Pirjetta Iannone e Nunzia Plastino.

Lo spettacolo è stato realizzato in collaborazione con la F.U.I.S. che ha sostenuto un progetto sulla romanità.
13.10.25
 

TRACCE

Teatro Tordinona 3 Ottobre 2025

TRACCE

Regia di Davide Indagati 

di Davide Indagati 

con Giorgia Osimati e Riccardo Cecere 

 

Una tela bianca. Una ragazza. Un ricordo che cerca forma.
"TRACCE" è un viaggio teatrale intimo e visionario, dove la pittura, la parola e il gesto si intrecciano per dare voce a ciò che resta quando qualcuno se ne va.
Una giovane donna entra in scena per dipingere i propri ricordi, ma scopre che non è sola: un passante curioso la osserva, le parla, e finisce per diventare parte di quel disegno. Insieme, tra dialoghi brillanti, memorie scolorite e silenzi pieni di tutto, tentano di afferrare qualcosa di invisibile: la traccia di chi non c'è più, ma che ha lasciato un segno.
Lo spettacolo affronta, con delicatezza e ironia, il tema del suicidio e della perdita, trasformando il dolore in gesto creativo e presenza simbolica.
Non ci sono risposte facili, ma c'è spazio per la luce, anche nell’angolo più scuro della tela.
"Tracce" è un omaggio poetico a chi se n’è andato troppo presto, e un invito per chi resta: continuare a disegnare, anche quando le mani tremano.

5.10.25
 

Seduta

Teatro Tordinona

21 settembre 2025 ore 18.30

SEDUTA

 di Laura De Marchi
regia di Giorgia Filanti
con la collaborazione di Camillo Ventola  

Laura De Marchi torna in scena in un nuovo capitolo intorno al tema che ha caratterizzato tutta la sua produzione artistica: la ricerca della felicità.
Non andando più di moda i personaggi, però, ora bisogna fare lo stand-up, ci si deve raccontare senza maschere, in prima persona, con un microfono in mano e rigorosamente in piedi.
“Però per me è difficile fare la stand up, perché non sono molto brava a tenere un microfono in mano… ho poca esperienza!
Malpensanti… È che ho sempre usato il microfono ad archetto.
Per me è difficile fare la stand up, perché non so fare i doppi sensi… neanche con il microfono…
E, soprattutto, per me è difficile fare la stand, perché non riesco a stare in piedi per più di un’ora. Dopo un po’ mi fanno male i piedi!
Allora ho deciso di fare una seduta, con il pubblico!!”. (Laura De Marchi)
La riflessione tragicomica di una donna normale, con le sue inibizioni, i suoi fallimenti, le sue storie, le sue follie, i suoi non-sense… Il tutto raccontato in… seduta!

24.9.25
 

La casa

Teatro Tordinona

21 settembre 2025 ore 17.30

LA CASA 

da Natalia Ginzburg
con Luca Di Capua
regia Enoch Marrella

La casa di Natalia Ginzburg è un racconto che nasconde sotto la sua superficie narrativa un’intera geografia emotiva: desideri, nostalgie, conflitti quotidiani e intimità familiari. Diretto da Enoch Marrella, il monologo prende vita attraverso l’intensità e la delicatezza dell’interpretazione di Luca di Capua, che si fa corpo e voce di una donna – la narratrice – trascinando lo spettatore dentro un flusso di ricordi, frustrazioni e sogni domestici. Una casa cercata, desiderata, respinta, forse mai davvero trovata. Una tana. O forse un’illusione. Luca di Capua plasma ogni personaggio con sensibilità trasformista: la protagonista e suo marito, il cognato sapientone, la suocera ossessionata dai pavimenti, l’irresistibile Commendator Piave, venditore entusiasta di bagni con colonne d’alabastro nero. Tutti passano nel suo corpo, nella sua voce, in un gioco di maschere leggero e struggente. La regia di Enoch Marrella si muove sul filo della memoria, con un impianto scenico essenziale e poetico: pochi oggetti, un quotidiano accartocciato, e una sedia che diventa giardino, terrazzo, salotto o cortile. Il suono della città – Roma – accompagna il viaggio, insieme a tracce sonore originali che restituiscono la nostalgia di una generazione in bilico tra guerra e liberazione. “La casa” non è solo la ricerca di un’abitazione: è il racconto di cosa significa appartenere a un luogo, a una storia, a un amore difficile. È una riflessione ironica e profonda sul tempo che passa, sulle scelte che si rincorrono e su quelle che non si fanno mai.

“Ci viviamo come in una tana. Ci viviamo come una calza vecchia.”

Luca Di Capua Diplomato alla scuola di “teatroazione”, inizia le sue prime esperienze d’attore nel collettivo  The Pills e poi prenderà parte come protagonista ad una sit-com su Rai Due dal titolo “Zio Gianni”; ha lavorato in teatro con Filippo Gili, Giancarlo Nicoletti, Luca Ariano, Marco Ceccotti ed altri registi. Da diversi anni alterna l’attività di attore con l’attività d’insegnamento teatrale presso le scuole Giuseppe Lombardo Radice e Giuseppe Mazzini di Roma. Paolo calabresi dice di lui: “imprevedibile, caotico e carismatico”.

24.9.25
 

Vertebre

Spazio Rossellini 14 Settembre 2025

VERTEBRE

di Alessandra Cristiani e Silvia Lanzalone
ideazione, coreografia e danza Alessandra Cristiani
ideazione, musica e live electronics Silvia Lanzalone
disegno luci Livia Caputo
progetto scenico Emanuela Mentuccia
musica: nuova produzione CRM per il Festival ArteScienza 2025
danza: nuova produzione PinDoc per il Festival ArteScienza 2025 con il contributo del MIC e della Regione Siciliana

Vertebre come fulcro invisibile e mobile, origine di molteplici ramificazioni di un corpo che trova percorsi nello spazio fisico e interiore. Il corpo nasce, si scopre e si rivela, esprimendo verità soggettive, esperienze immaginarie, estensioni dell’anima. La naturale attitudine all’esplorare è guidata da un “anelito”, una “tensione verso…”, necessari alla vita. Musica e movimento si ascoltano, si inseguono, si intrecciano e si trasformano, dissolvendo il confine tra corpo e spazio e lasciando affiorare forme plastiche e sonore, in continua mutazione. Un’installazione interattiva segna la scena, l’azione coreutica e la forma musicale, mettendo in evidenza il percorso delle trasformazioni e il gesto sonoro espressivo che le distingue. La collaborazione artistica, tutta al femminile, è indirizzata alla produzione di uno spettacolo in cui danza, musica, luce e spazio trovano piena integrazione e coerenza.

ALESSANDRA CRISTIANI
Premio della critica come miglior attrice per il corto Un appartamento vuoto, regia Sara Masi e Francesco M. Mortati, al Film Festival di Stoccolma, 2024; Nomination Premio Ubu 2018 come migliore attrice o performer per gli spettacoli Clorofilla e Euforia; Premio Excelsoir come migliore attrice per il corto La foto, regia di Sara Masi,1997. Dal 1996 indaga il pensiero e la pratica del Butō. Crea e dirige con la compagnia Lios la Rassegna Internazionale di Danza Butō Trasform’azioni (2001-2011). Il progetto La fisica dell’anima. Francesca Stern Woodman vince il sostegno Scenari Indipendenti 2008. Lavora come solista e nella compagnia Habillé d’eau, Premio Ubu 2018 per lo spettacolo di danza Euforia.

SILVIA LANZALONE
Compositrice (Salerno 1970). Opere acusmatiche, elettroacustiche e audiovisuali, web-opere, strumenti aumentati, sculture sonore, installazioni musicali interattive e adattive. Ricercatrice presso il Centro Ricerche Musicali CRM di Roma dal 1998. Opere eseguite in festival internazionali, edite da Ars Publica, Taukay e Suvini Zerboni. Pubblicazioni con Utet Università, Computer Music Journal, Organized Sound e altre edizioni specialistiche. Ha tenuto seminari, masterclass e convegni presso Conservatori e altre istituzioni in Italia e all’estero. Docente di Composizione Musicale Elettroacustica presso il Conservatorio “Santa Cecilia” di Roma. Sito web: www.silvialanzalone.it

EMANUELA MENTUCCIA
Colleferro, 1969. Architetto e designer, è laureata “Cum Laude” all’Università “La Sapienza” di Roma – relatori C. Terzi e M. Lupone – con una tesi innovativa sull’architettura materiale e virtuale in cui luce, suono e materia ne sono i protagonisti. È da sempre alla ricerca di un “segno totale” che possa coniugare arte, architettura, cultura e tecnologia. Si occupa di allestimenti d’arte e della luce in ambito museale, in sedi istituzionali e culturali, in siti archeologici e monumentali di interesse straordinario. Lavora come progettista nel campo dell’architettura, della rigenerazione urbana e della valorizzazione dell’architettura del Novecento. Da anni affianca il CRM-Centro Ricerche Musicali di Roma. Collabora con compositori e artisti visivi.

 

20.9.25
 

Fringe Festival Premiazione


Il Fringe Festival è il più grande e prestigioso evento di arti performative al mondo, nato a Edimburgo nel 1947. Oggi, il movimento Fringe conta oltre 250 festival annuali, che si svolgono in tutto il mondo, da Australia e Stati Uniti a Asia ed Europa, celebrando la creatività e la libertà artistica senza confini. Il Fringe è famoso per la sua natura inclusiva e aperta, che offre a tutti gli artisti, emergenti o affermati, la possibilità di esibirsi senza complicati processi di selezione. Questo approccio permette di dare spazio a idee innovative e alla diversità culturale, creando esperienze uniche sia per gli artisti che per il pubblico. Ogni anno, il Fringe Roma Festival si unisce a questa tradizione, portando il teatro indipendente a Roma e dando voce a performance audaci e originali. Con una varietà di spettacoli che spaziano tra generi e stili, il festival si conferma come un punto di riferimento fondamentale per la scena culturale internazionale. Unisciti a noi e vivi l'emozione del teatro che sfida le convenzioni!
 
ROMA FRINGE STAFF
Direttore Artistico Fabio Galadini
Direttore Tecnico Marco Zordan
Fotografo Piero Tauro e Simona Albani
Communicazione Alibi Creativo
Ufficio Stampa Maya Amenduni

29.8.25
 
 
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