Garrincha - L'angelo dalle gambe storte - (07/09/13)


CANALE:


Jenne Estate 11 Agosto 2013 GARRINCHA - L'ANGELO DALLE GAMBE STORTE ideato da Giancarlo Fares e Valeriano Solfiti, che ne è anche l’interprete. L’attore, accompagnato dal percussionista Pietro Petrosini, alla chitarra Francesco Saguto e voce e chitarra di Leila Bahlouri, ripropone sul palco la storia del celebre calciatore Manoel Francisco dos Santos, conosciuto ai più con il nome di Garrincha. Dall’infanzia alla maturità, dal successo indiscusso al declino finale: la storia di Garrincha è una parabola commovente, che restituisce al pubblico le vicende dell’uomo più che del calciatore, offrendone un ritratto sensibile e complesso. Perché così era Garrincha: un uomo capace di grande poesia e allegria, che ha saputo regalare sorrisi e messaggi di speranza attraverso le sue performance sportive; un uomo – al tempo stesso – lacerato e abbandonato, vittima di passioni che lo hanno condotto, nel tempo, ad una fine autodistruttiva. Nell’arco di 90 minuti (durata regolamentare di una partita di calcio), lo spettacolo ridà vita a questo controverso personaggio, ai cui piedi si apre un tappeto (unica componente scenografica) che si fa campo, area di rigore, terreno di vite quotidiane scandite dal ritmo delle percussioni.


Jenne Estate 11 Agosto 2013 GARRINCHA - L'ANGELO DALLE GAMBE STORTE ideato da Giancarlo Fares e Valeriano Solfiti, che ne è anche l’interprete. L’attore, accompagnato dal percussionista Pietro Petrosini, alla chitarra Francesco Saguto e voce e chitarra di Leila Bahlouri, ripropone sul palco la storia del celebre calciatore Manoel Francisco dos Santos, conosciuto ai più con il nome di Garrincha. Dall’infanzia alla maturità, dal successo indiscusso al declino finale: la storia di Garrincha è una parabola commovente, che restituisce al pubblico le vicende dell’uomo più che del calciatore, offrendone un ritratto sensibile e complesso. Perché così era Garrincha: un uomo capace di grande poesia e allegria, che ha saputo regalare sorrisi e messaggi di speranza attraverso le sue performance sportive; un uomo – al tempo stesso – lacerato e abbandonato, vittima di passioni che lo hanno condotto, nel tempo, ad una fine autodistruttiva. Nell’arco di 90 minuti (durata regolamentare di una partita di calcio), lo spettacolo ridà vita a questo controverso personaggio, ai cui piedi si apre un tappeto (unica componente scenografica) che si fa campo, area di rigore, terreno di vite quotidiane scandite dal ritmo delle percussioni.
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