MetalMe - (12/05/14)


CANALE:
Teatro Rialto 25 Aprile 2014 MetalMe di Anagrama
Anagrama è un collettivo coreografico composto da tre danzatrici e coreografe (Marta Capitani, Miranda Secondari e Simona Zaccagno), che, dopo aver condiviso l’esperienza in contesti performativi di interazione tra danza e tecnologia (lavorano infatti insieme in Altroteatro per diversi anni), intraprendono la strada del collettivo.Grande attenzione Anagrama pone alla creazione del materiale sonoro e alla sua rielaborazione in tempo reale, grazie alla collaborazione con il sound designer Adam Bourke. Coreograficamente Anagrama programma configurazioni sceniche che mutano ciclicamente, generando ambienti di percezione visiva e sonora. Il corpo (sia esso corpo del suono, corpo performativo, corpo luce-immagine) nel suo abitare una scena diviene uno spazio aperto alla multi- percezione, o percezione estesa. Ne è un esempio Optico(2009), in cui Anagrama sperimenta, in un lavoro ispirato a Kandinsky, la possibile modularità, dove il modulo è l’unicità di ogni ambiente performativo che prende vita dal precedente ma non è mai uguale a se stesso.
Teatro Rialto 25 Aprile 2014 MetalMe di Anagrama
Anagrama è un collettivo coreografico composto da tre danzatrici e coreografe (Marta Capitani, Miranda Secondari e Simona Zaccagno), che, dopo aver condiviso l’esperienza in contesti performativi di interazione tra danza e tecnologia (lavorano infatti insieme in Altroteatro per diversi anni), intraprendono la strada del collettivo.Grande attenzione Anagrama pone alla creazione del materiale sonoro e alla sua rielaborazione in tempo reale, grazie alla collaborazione con il sound designer Adam Bourke. Coreograficamente Anagrama programma configurazioni sceniche che mutano ciclicamente, generando ambienti di percezione visiva e sonora. Il corpo (sia esso corpo del suono, corpo performativo, corpo luce-immagine) nel suo abitare una scena diviene uno spazio aperto alla multi- percezione, o percezione estesa. Ne è un esempio Optico(2009), in cui Anagrama sperimenta, in un lavoro ispirato a Kandinsky, la possibile modularità, dove il modulo è l’unicità di ogni ambiente performativo che prende vita dal precedente ma non è mai uguale a se stesso.
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