Aracne - (01/09/16)


CANALE:
Parco Leonardo Sinisgalli, 5 Agosto 2016 CONVERGENZE URBANE 2.0
ARACNE
azione performativa nata per il lavoro ‘Metamorfosi.(di forme mutate in corpi nuovi)’ di Roberto Latini, Fortebraccio Teatro.


da Ovidio libro VI
“… subito il crine toccato dal medicamento funesto
cadde e col crine caddero il naso e gli orecchi …
ventre è quel tanto che resta, da cui vien traendo gli stami …”


Aracne di Colofone, giovane e già abile tessitrice osa sfidare l’arte nel ricamo della dea Atena. Per la sua determinazione, per l’incanto e l’acume delle sue opere viene punita dalla divinità e tramutata per sempre in ragno. L’azione performativa affronta direttamente il nucleo dell’episodio: l’ebbrezza della trasformazione, l’incandescenza della sua natura che travolge, rovescia, ribalta, stravolge, sovverte l’essere. L’essere nel vivo del suo furore e delle sue forze ambigue, violente e sensuali. All’origine un oscuro desiderio che ci predispone alla vertigine. E’ il senso di sé, quel valore radicalmente umano, difeso fino allo spasmo definitivo, alla rivoluzione delle proprie forme, della propria carne.
Parco Leonardo Sinisgalli, 5 Agosto 2016 CONVERGENZE URBANE 2.0
ARACNE
azione performativa nata per il lavoro ‘Metamorfosi.(di forme mutate in corpi nuovi)’ di Roberto Latini, Fortebraccio Teatro.


da Ovidio libro VI
“… subito il crine toccato dal medicamento funesto
cadde e col crine caddero il naso e gli orecchi …
ventre è quel tanto che resta, da cui vien traendo gli stami …”


Aracne di Colofone, giovane e già abile tessitrice osa sfidare l’arte nel ricamo della dea Atena. Per la sua determinazione, per l’incanto e l’acume delle sue opere viene punita dalla divinità e tramutata per sempre in ragno. L’azione performativa affronta direttamente il nucleo dell’episodio: l’ebbrezza della trasformazione, l’incandescenza della sua natura che travolge, rovescia, ribalta, stravolge, sovverte l’essere. L’essere nel vivo del suo furore e delle sue forze ambigue, violente e sensuali. All’origine un oscuro desiderio che ci predispone alla vertigine. E’ il senso di sé, quel valore radicalmente umano, difeso fino allo spasmo definitivo, alla rivoluzione delle proprie forme, della propria carne.
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