L'isola di Arturo - (02/02/13)


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CENTRO CULTURALE ELSA MORANTE 21 gennaio 2013 “L'ISOLA DI ARTURO” di Elsa Morante con Iaia Forte elaborazione drammaturgica di Iaia Forte e Carlotta Corradi Musiche di B.Adamson, D. O'Halloran, C.Evora, Beethoven, Antony and the Johnsons. Quando ho letto la prima volta l'isola di Arturo ero molto giovane. I personaggi erano così vivi che mi sembrava di averli accanto, di sentire il loro calore nella stanza in cui leggevo. Quando in età adulta, già innamorata della Morante, ho deciso di rileggerlo, ho compreso cose che da piccola non riuscivo a capire, ma ho sentito che la memoria" fantastica" della prima lettura era rimasta intatta, e che questo libro, per me, avrebbe incarnato per sempre l'adolescenza. L'isola e Arturo sono lo stesso corpo, selvatico e denso, sono l'infanzia e l'innocenza, e il romanzo racconta magnificamente "quel rito di passaggio" da un'età all'altra così traumatico per tutti noi. Iaia Forte delinea ambienti e personaggi, li mima e li imita. Una sfida per lei e per il pubblico, chiamato a immaginare scenari lontani di una natura persa, l'isola di Procida, con le sue case, le botteghe del porto, il penitenziario, e poi il mare, i ricci attaccati agli scogli, il suono delle onde che si mescola con le musiche scelte, le parole si fanno eco, le speranze drammatiche certezze.


CENTRO CULTURALE ELSA MORANTE 21 gennaio 2013 “L'ISOLA DI ARTURO” di Elsa Morante con Iaia Forte elaborazione drammaturgica di Iaia Forte e Carlotta Corradi Musiche di B.Adamson, D. O'Halloran, C.Evora, Beethoven, Antony and the Johnsons. Quando ho letto la prima volta l'isola di Arturo ero molto giovane. I personaggi erano così vivi che mi sembrava di averli accanto, di sentire il loro calore nella stanza in cui leggevo. Quando in età adulta, già innamorata della Morante, ho deciso di rileggerlo, ho compreso cose che da piccola non riuscivo a capire, ma ho sentito che la memoria" fantastica" della prima lettura era rimasta intatta, e che questo libro, per me, avrebbe incarnato per sempre l'adolescenza. L'isola e Arturo sono lo stesso corpo, selvatico e denso, sono l'infanzia e l'innocenza, e il romanzo racconta magnificamente "quel rito di passaggio" da un'età all'altra così traumatico per tutti noi. Iaia Forte delinea ambienti e personaggi, li mima e li imita. Una sfida per lei e per il pubblico, chiamato a immaginare scenari lontani di una natura persa, l'isola di Procida, con le sue case, le botteghe del porto, il penitenziario, e poi il mare, i ricci attaccati agli scogli, il suono delle onde che si mescola con le musiche scelte, le parole si fanno eco, le speranze drammatiche certezze.
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