CIVEDIAMOALDìPERDì - (28/05/13)


CANALE:


Forte Fanfulla 16 Maggio 2013 “CIVEDIAMOALDìPERDì” di Elisabetta Granara, Chiara Valdambrini, Roberta Testino, con Elisabetta Granara, Elisa Occhini, Sara Allevi, regia Elisabetta Granara, scenografia e costumi Elisabetta Granara, Chiara Valdambrini, luci e supervisione tecnica Carlo Cicero, consulenza tecnica musicale Fabio Bonelli. B, C e R, sono tre ragazze precarie e aiuto cuoco al ristorante Besame Mucho. Le spiamo in una serata di lavoro normale, che tanto normale non è, perché R quella sera, a causa della mancanza del burro, scopre la verità: il Dìperdì non esiste più. La notizia scaturisce scatti d’ira, malesseri, visioni ossessive, incubi, perché il Dìperdì è l’antidoto alla nevrosi, alla solitudine. Maneggiando stoviglie, B, C e R riproducono i suoni della memoria: il rumore della mamma che gratta il pane, lo sfrigolio del soffritto, i rumori del masticare, del deglutire, del digerire, il ronzio dell’esistenza che non ci abbandona mai. In scena si gratta, si mescola e di canta. In un angolo un microfono resta acceso ad amplificare i loro pensieri, le regole, i sogni e le incertezze.


Forte Fanfulla 16 Maggio 2013 “CIVEDIAMOALDìPERDì” di Elisabetta Granara, Chiara Valdambrini, Roberta Testino, con Elisabetta Granara, Elisa Occhini, Sara Allevi, regia Elisabetta Granara, scenografia e costumi Elisabetta Granara, Chiara Valdambrini, luci e supervisione tecnica Carlo Cicero, consulenza tecnica musicale Fabio Bonelli. B, C e R, sono tre ragazze precarie e aiuto cuoco al ristorante Besame Mucho. Le spiamo in una serata di lavoro normale, che tanto normale non è, perché R quella sera, a causa della mancanza del burro, scopre la verità: il Dìperdì non esiste più. La notizia scaturisce scatti d’ira, malesseri, visioni ossessive, incubi, perché il Dìperdì è l’antidoto alla nevrosi, alla solitudine. Maneggiando stoviglie, B, C e R riproducono i suoni della memoria: il rumore della mamma che gratta il pane, lo sfrigolio del soffritto, i rumori del masticare, del deglutire, del digerire, il ronzio dell’esistenza che non ci abbandona mai. In scena si gratta, si mescola e di canta. In un angolo un microfono resta acceso ad amplificare i loro pensieri, le regole, i sogni e le incertezze.
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