No shadow - (31/07/13)


CANALE:


Arco di Malborghetto, Roma, 26 Luglio 2013 “No shadow” Work in Progress dal 2006
Con e di Nigar Hasib e Shamal Amin- Lalish Theaterlabor - Vienna
Lo spettacolo di successo internazionale ha ottenuto un grande riscontro di pubblico girando in 14 Festivals Internazionali, in Giappone, Grecia, Egitto, Giordania, Polonia, Ucraina, Bosnia Erzegovina, Kosovo, Bulgaria e Marocco, ricevendo premi per miglior voce e canto in ambito performativo.
La performance è descritta dai critici come un viaggio dalle origini al presente, attraverso un atto perfomativo: sensuale, rituale, visivo e con un utilizzo particolare di tecniche vocali e del linguaggio corporeo. Con il progetto sperimentale “No Shadow” e la seguente ricerca “Songs as the Source” (Il Canto come Sorgente), il Lalish Theater Labor si dedica alla ricerca performativa di tradizioni vocali, delle loro origini individuali e culturali e al loro forte impatto espressivo. Nigar Hasib e Shamal Amin cercano di scoprire un originale linguaggio artistico al di fuori del simbolismo linguistico convenzionale. Questo nuovo linguaggio, non linguistico, è formato da sillabe, suoni, toni e possibili altre espressioni vocali, che derivano da varie e diverse culture. La loro ricerca porta ad una nuova strada comunicativa nella performance. E ad uno speciale lavoro sulla costruzione di un proprio bagaglio di tecniche sperimentali sull’utilizzo della voce e del canto. Voci e canzoni diventano la risorsa del ritmo, della presenza fisica e anche la risorsa creativa dell’azione Shamal Amin ha chiamato, appositamente, questa fase del lavoro del Lalish Theater Labor “Il risveglio della Solennità Astratta”. “Noi creiamo uno spazio fluttuante, dove voci e canzoni si mescolano in modo organico. La voce assomiglia ad una canzone nella quale è possibile scoprire sempre qualcosa di nuovo”. Shamal Amin e Nigar Hasib cercano di creare sempre uno spazio vuoto, il quale viene riempito successivamente dalla voce e dal movimento. Uno spazio nel quale le condizioni trasformano un “Dovunque e un Nessun luogo” in uno spazio rituale, e il tempo stesso si trasforma da un “Sempre, Mai” in un tempo rituale.


Arco di Malborghetto, Roma, 26 Luglio 2013 “No shadow” Work in Progress dal 2006
Con e di Nigar Hasib e Shamal Amin- Lalish Theaterlabor - Vienna
Lo spettacolo di successo internazionale ha ottenuto un grande riscontro di pubblico girando in 14 Festivals Internazionali, in Giappone, Grecia, Egitto, Giordania, Polonia, Ucraina, Bosnia Erzegovina, Kosovo, Bulgaria e Marocco, ricevendo premi per miglior voce e canto in ambito performativo.
La performance è descritta dai critici come un viaggio dalle origini al presente, attraverso un atto perfomativo: sensuale, rituale, visivo e con un utilizzo particolare di tecniche vocali e del linguaggio corporeo. Con il progetto sperimentale “No Shadow” e la seguente ricerca “Songs as the Source” (Il Canto come Sorgente), il Lalish Theater Labor si dedica alla ricerca performativa di tradizioni vocali, delle loro origini individuali e culturali e al loro forte impatto espressivo. Nigar Hasib e Shamal Amin cercano di scoprire un originale linguaggio artistico al di fuori del simbolismo linguistico convenzionale. Questo nuovo linguaggio, non linguistico, è formato da sillabe, suoni, toni e possibili altre espressioni vocali, che derivano da varie e diverse culture. La loro ricerca porta ad una nuova strada comunicativa nella performance. E ad uno speciale lavoro sulla costruzione di un proprio bagaglio di tecniche sperimentali sull’utilizzo della voce e del canto. Voci e canzoni diventano la risorsa del ritmo, della presenza fisica e anche la risorsa creativa dell’azione Shamal Amin ha chiamato, appositamente, questa fase del lavoro del Lalish Theater Labor “Il risveglio della Solennità Astratta”. “Noi creiamo uno spazio fluttuante, dove voci e canzoni si mescolano in modo organico. La voce assomiglia ad una canzone nella quale è possibile scoprire sempre qualcosa di nuovo”. Shamal Amin e Nigar Hasib cercano di creare sempre uno spazio vuoto, il quale viene riempito successivamente dalla voce e dal movimento. Uno spazio nel quale le condizioni trasformano un “Dovunque e un Nessun luogo” in uno spazio rituale, e il tempo stesso si trasforma da un “Sempre, Mai” in un tempo rituale.
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