BASH - (24/04/14)


CANALE:

Teatro Colosseo 2002 “BASH - Latterday playsâ€? di Neil Labute traduzione Niccolò Ammaniti con Alessia Giuliani, Paolo Sassanelli, Violante Placido, Fulvio Mos Maria Pepe, regia Marcello Cotugno. LaBute è stato più volte accostato a Mamet per le tematiche e l' arguzia della sua scrittura. «Bash» (nel doppio significato di festa e di pestaggio) viene considerata la sua commedia più cattiva, con riferimenti alle tragedie di Euripide. La commedia è divisa in tre atti unici. Nel primo, medea redux, ci troviamo in una stazione di polizia. una giovane donna è seduta dietro una scrivania. sul tavolo un registratore, la donna inizia quella che ci sembra una confessione…Il secondo quadro, ifigenia in orem, rappresenta l’interno di una camera di un albergo modesto, un uomo sui trentacinque anni sta parlando con qualcuno, un’intima conversazione con uno sconosciuto…I primi due quadri si ispirano alle due tragedie di euripide. Il terzo quadro a gaggie of saints â€"bash, si svolge in una zona neutra, potrebbe essere un bagno pubblico: un ragazzo ed una ragazza, molto eleganti, si trovano a destra e a sinistra del palco, dividendo la scena in due, due sedie aiutano i movimenti degli attori che parlano ad interlocutori immaginari…La regia è tesa a far emergere le storie di questi quattro protagonisti tragici, che attraverso un semplice gioco teatrale, scevro da ‘effetti’ ma pregno di senso, tentano di far fuoriuscire l’elemento tragico da sé. un lavoro quasi completamente incentrato sugli attori, sulla capacità di raccontare delle storie, uno ‘storytelling’, dove l’attore, dopo aver creato l’atmosfera col pubblico, possa dimenticarselo e pensare di essere da solo, con una o due persone, libero di aprire la sua mente.Un mondo nuovo, dove non c’è più posto per gli antichi valori umani, la famiglia, l’amore, ma dove rimane solo una vana corsa verso il nulla (la “road to nowhereâ€? narrata negli 80ies dai talking heads), dove l’eduardiano motto del ‘si salvi chi può’ sembra aver preso la meglio. O forse questo mondo non è altro che l’unico mondo possibile, quello narrato dalle tragedie greche, efferato e crudele, pieno di omicidi, di violenze gratuite e dove solo pochi riescono a vivere serenamente.

Teatro Colosseo 2002 “BASH - Latterday playsâ€? di Neil Labute traduzione Niccolò Ammaniti con Alessia Giuliani, Paolo Sassanelli, Violante Placido, Fulvio Mos Maria Pepe, regia Marcello Cotugno. LaBute è stato più volte accostato a Mamet per le tematiche e l' arguzia della sua scrittura. «Bash» (nel doppio significato di festa e di pestaggio) viene considerata la sua commedia più cattiva, con riferimenti alle tragedie di Euripide. La commedia è divisa in tre atti unici. Nel primo, medea redux, ci troviamo in una stazione di polizia. una giovane donna è seduta dietro una scrivania. sul tavolo un registratore, la donna inizia quella che ci sembra una confessione…Il secondo quadro, ifigenia in orem, rappresenta l’interno di una camera di un albergo modesto, un uomo sui trentacinque anni sta parlando con qualcuno, un’intima conversazione con uno sconosciuto…I primi due quadri si ispirano alle due tragedie di euripide. Il terzo quadro a gaggie of saints â€"bash, si svolge in una zona neutra, potrebbe essere un bagno pubblico: un ragazzo ed una ragazza, molto eleganti, si trovano a destra e a sinistra del palco, dividendo la scena in due, due sedie aiutano i movimenti degli attori che parlano ad interlocutori immaginari…La regia è tesa a far emergere le storie di questi quattro protagonisti tragici, che attraverso un semplice gioco teatrale, scevro da ‘effetti’ ma pregno di senso, tentano di far fuoriuscire l’elemento tragico da sé. un lavoro quasi completamente incentrato sugli attori, sulla capacità di raccontare delle storie, uno ‘storytelling’, dove l’attore, dopo aver creato l’atmosfera col pubblico, possa dimenticarselo e pensare di essere da solo, con una o due persone, libero di aprire la sua mente.Un mondo nuovo, dove non c’è più posto per gli antichi valori umani, la famiglia, l’amore, ma dove rimane solo una vana corsa verso il nulla (la “road to nowhereâ€? narrata negli 80ies dai talking heads), dove l’eduardiano motto del ‘si salvi chi può’ sembra aver preso la meglio. O forse questo mondo non è altro che l’unico mondo possibile, quello narrato dalle tragedie greche, efferato e crudele, pieno di omicidi, di violenze gratuite e dove solo pochi riescono a vivere serenamente.
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