Teatro Litta Milano 2009 "L'Amante" di Pinter, Traduzione Alessandra Serra. Progetto e regia Claudio Autelli. Primo Spettatore Antonio Syxty. Con Valentina Picello, Michele Schiano di Cola. Scene e costumi Paola Tintinelli. Disegno luci e suono Fulvio Melli. Aiuto regia Elisa Murgese. Assistente alla regia Angelica Prezioso. Direzione di Produzione Antonella Ferrari. L'intera commedia è ambientata in un'impeccabile villetta della campagna londinese. Protagonista è una coppia borghese, Sarah e Richard, che, stanca della routine matrimoniale, mette in scena spiazzanti diversivi erotici: Sarah racconta al marito di un amante che riceve in casa tutti i pomeriggi e Richard racconta alla moglie le sue scappatelle con una prostituta. Ma con un colpo di scena Pinter svela la vera identità  dei due amanti. Si assiste a una doppia vita: amanti incastrati in siparietti proibiti e coniugi avviluppati tra resoconti della giornata lavorativa dell'uno e i pomeriggi dedicati alla cure della malvarosa dell'altra. Questi meccanismi si ripetono sempre uguali in un continuo gioco di ruolo in cui i due protagonisti si alternano nell'interpretare i loro rispettivi amanti; si assiste a una feroce denuncia dell'impossibilità  più assoluta di comunicazione, se non filtrata dalla finzione del gioco amoroso. In scena non rimangono che un uomo e una donna chiusi in una stanza. Isolati dal mondo, come se la realtà  esterna, le sue relazioni, le abitudini sociali, il lavoro, tutto ciò che si potesse frapporre tra loro fosse stato messo da parte da loro stessi. Un uomo e una donna dimentichi del mondo nel disperato tentativo di ritrovarsi, di ritrovare un codice perduto, una lingua segreta che non conoscono più e senza la quale, soli, sono persi. Attorno a questa stanza c'è il nulla; del salotto borghese non rimangono che una poltrona e una pianta, feticci della loro quotidianità. La scena è scarna come i corpi dei personaggi che in essa si aggirano. Corpi fragili e soli nella loro nudità, scarnificati e spogliati di tutti gli orpelli borghesi indossano e smettono altre maschere per mettere in atto un grottesco gioco d’amore, consci che in fondo il loro non può essere altro che un gioco di ruolo, nient’altro che una recita. Un ultimo tentativo che nasconde il non deposto desiderio dell’altro e la perduta semplicità dell’incontro. Una storia sul perdersi e sul cercarsi. A qualsiasi costo.
Teatro Litta Milano 2009 "L'Amante" di Pinter, Traduzione Alessandra Serra. Progetto e regia Claudio Autelli. Primo Spettatore Antonio Syxty. Con Valentina Picello, Michele Schiano di Cola. Scene e costumi Paola Tintinelli. Disegno luci e suono Fulvio Melli. Aiuto regia Elisa Murgese. Assistente alla regia Angelica Prezioso. Direzione di Produzione Antonella Ferrari. L'intera commedia è ambientata in un'impeccabile villetta della campagna londinese. Protagonista è una coppia borghese, Sarah e Richard, che, stanca della routine matrimoniale, mette in scena spiazzanti diversivi erotici: Sarah racconta al marito di un amante che riceve in casa tutti i pomeriggi e Richard racconta alla moglie le sue scappatelle con una prostituta. Ma con un colpo di scena Pinter svela la vera identità  dei due amanti. Si assiste a una doppia vita: amanti incastrati in siparietti proibiti e coniugi avviluppati tra resoconti della giornata lavorativa dell'uno e i pomeriggi dedicati alla cure della malvarosa dell'altra. Questi meccanismi si ripetono sempre uguali in un continuo gioco di ruolo in cui i due protagonisti si alternano nell'interpretare i loro rispettivi amanti; si assiste a una feroce denuncia dell'impossibilità  più assoluta di comunicazione, se non filtrata dalla finzione del gioco amoroso. In scena non rimangono che un uomo e una donna chiusi in una stanza. Isolati dal mondo, come se la realtà  esterna, le sue relazioni, le abitudini sociali, il lavoro, tutto ciò che si potesse frapporre tra loro fosse stato messo da parte da loro stessi. Un uomo e una donna dimentichi del mondo nel disperato tentativo di ritrovarsi, di ritrovare un codice perduto, una lingua segreta che non conoscono più e senza la quale, soli, sono persi. Attorno a questa stanza c'è il nulla; del salotto borghese non rimangono che una poltrona e una pianta, feticci della loro quotidianità. La scena è scarna come i corpi dei personaggi che in essa si aggirano. Corpi fragili e soli nella loro nudità, scarnificati e spogliati di tutti gli orpelli borghesi indossano e smettono altre maschere per mettere in atto un grottesco gioco d’amore, consci che in fondo il loro non può essere altro che un gioco di ruolo, nient’altro che una recita. Un ultimo tentativo che nasconde il non deposto desiderio dell’altro e la perduta semplicità dell’incontro. Una storia sul perdersi e sul cercarsi. A qualsiasi costo.
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