Cleopatras - (06/05/14)


CANALE:
Incontro con Arianna Scommegna



Teatro Biblioteca Quarticciolo 22 marzo 2014 rassegna Anima Mia - La Trilogia Prosa “Cleopatràs”
Produzione compagnia ATIR
di Giovanni Testori, regia di Gigi Dall’Aglio, con Arianna Scommegna
violoncello Antony Montanari
scene Maria Spazzi, luci Pietro Paroletti
E’ un canto antico, primitivo in cui la poesia di Giovanni Testori scolpisce nel corpo della regina il suo regno lombardo, la sua terra, compiendone infine un sacrificio d’amore.
Oh Cleopatra Oh povera gaina Cleopatràs, anch’io voglio potermi addossare tutto il monte di una felicità negata e, con l’autore, voglio pure avere la forza visionaria di portare questo peso con un corpo che si dilata, si radica e si specchia nella dimensione di una coscienza grande come tutto il mio mondo conosciuto. Da Como a Lecco, preso nella cerchia delle acque del lago Segrino, si estende poi da un passato di ricordi, di suoni, di musiche, di cibo, di vino, di tramonti, di parole, di lingua a un futuro di vuoto, di assenza, di nichil, di niente vive in un presente che si consuma qui in questo teatro, davanti a questo pubblico mentre mi arrabatto con i turbamenti di una sessualità prepotente e frustrata ed il senso “delle cose della natura” che ci abbandonano nella morte, ci riempiono la bocca di parole nate col nostro corpo, con la nostra terra e che si disperdono nei nostri teatri.
Incontro con Arianna Scommegna



Teatro Biblioteca Quarticciolo 22 marzo 2014 rassegna Anima Mia - La Trilogia Prosa “Cleopatràs”
Produzione compagnia ATIR
di Giovanni Testori, regia di Gigi Dall’Aglio, con Arianna Scommegna
violoncello Antony Montanari
scene Maria Spazzi, luci Pietro Paroletti
E’ un canto antico, primitivo in cui la poesia di Giovanni Testori scolpisce nel corpo della regina il suo regno lombardo, la sua terra, compiendone infine un sacrificio d’amore.
Oh Cleopatra Oh povera gaina Cleopatràs, anch’io voglio potermi addossare tutto il monte di una felicità negata e, con l’autore, voglio pure avere la forza visionaria di portare questo peso con un corpo che si dilata, si radica e si specchia nella dimensione di una coscienza grande come tutto il mio mondo conosciuto. Da Como a Lecco, preso nella cerchia delle acque del lago Segrino, si estende poi da un passato di ricordi, di suoni, di musiche, di cibo, di vino, di tramonti, di parole, di lingua a un futuro di vuoto, di assenza, di nichil, di niente vive in un presente che si consuma qui in questo teatro, davanti a questo pubblico mentre mi arrabatto con i turbamenti di una sessualità prepotente e frustrata ed il senso “delle cose della natura” che ci abbandonano nella morte, ci riempiono la bocca di parole nate col nostro corpo, con la nostra terra e che si disperdono nei nostri teatri.
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