Rifka - (29/09/14)


CANALE:
Teatro di Villa Torlonia 19 Settembre 2014 Casa dei Teatri Prosa
RIFKA
PROGETTO MIGRANTI | SOLO LE MONTAGNE NON SI INCONTRANO MAI
da Rifka di Anita Luksenburg
regia Elena Zuasti
con Veronica Caissiols Torcello
Teatro Reon
con il patrocinio dell’Ambasciata dell’Uruguay
Rifka, nome Polacco che vuol dire Rebecca, è il racconto di una storia vera scritta e pubblicata in Uruguay alcuni anni fa. L’autrice, tuttora vivente, non è una scrittrice ma una donna semplice che ha voluto dare una ulteriore testimonianza del tragico destino degli ebrei nel secolo scorso raccontando la storia della madre. Quello che colpisce è la semplicità e l’umanità di questa donna che, parlando, assume il dolore e le speranze della madre in modo cristallino e innocente: la sofferenza per la perdita del padre, la voglia di ricostruire una vita, portando la memoria della sua eredità con un calore latino vitale e delicato.
E’ un punto di vista sull’Europa del secolo scorso e sulle sue tragedie, vissuto da una generazione a cui spesso sfugge il perché della propria identità ancora oggi piena di conflitti e di timori.
Nel 1935 Boruk un signore ebreo di Montevideo, nella Repubblica Orientale dell’Uruguay, mette un annuncio sui giornali tedeschi per cercare un’ebrea polacca e sposarla per salvarla dalle persecuzioni naziste e dalla guerra imminente. Rifka, che allora aveva appena compiuto 18 anni, legge l’annuncio sul giornale e riesce a mettersi in contatto con l’uomo per iniziare la sua nuova vita. Riesce a partire e a raggiungere Montevideo. L’Uruguay è accogliente, tollerante, vitale e non si parla di guerra. Rifka, correndo contro il tempo, si organizza con il marito e riesce a raccogliere i soldi per far venire tutta la sua famiglia a Montevideo. In pochi anni arrivano quasi tutti, tranne il padre che non rivedrà più. Ormai è il 1939 la Polonia è invasa da Hitler, durante la guerra le nasce una figlia, quella che legge il racconto della madre che lei stessa ha trovato e che tiene tra le mani,. La figlia testimonia gli incubi e le sue visioni della madre perché non si ripetano più simili tragedie. A lei che si è salvata spetta ora il compito di raccontare e testimoniare la storia della madre.
Teatro di Villa Torlonia 19 Settembre 2014 Casa dei Teatri Prosa
RIFKA
PROGETTO MIGRANTI | SOLO LE MONTAGNE NON SI INCONTRANO MAI
da Rifka di Anita Luksenburg
regia Elena Zuasti
con Veronica Caissiols Torcello
Teatro Reon
con il patrocinio dell’Ambasciata dell’Uruguay
Rifka, nome Polacco che vuol dire Rebecca, è il racconto di una storia vera scritta e pubblicata in Uruguay alcuni anni fa. L’autrice, tuttora vivente, non è una scrittrice ma una donna semplice che ha voluto dare una ulteriore testimonianza del tragico destino degli ebrei nel secolo scorso raccontando la storia della madre. Quello che colpisce è la semplicità e l’umanità di questa donna che, parlando, assume il dolore e le speranze della madre in modo cristallino e innocente: la sofferenza per la perdita del padre, la voglia di ricostruire una vita, portando la memoria della sua eredità con un calore latino vitale e delicato.
E’ un punto di vista sull’Europa del secolo scorso e sulle sue tragedie, vissuto da una generazione a cui spesso sfugge il perché della propria identità ancora oggi piena di conflitti e di timori.
Nel 1935 Boruk un signore ebreo di Montevideo, nella Repubblica Orientale dell’Uruguay, mette un annuncio sui giornali tedeschi per cercare un’ebrea polacca e sposarla per salvarla dalle persecuzioni naziste e dalla guerra imminente. Rifka, che allora aveva appena compiuto 18 anni, legge l’annuncio sul giornale e riesce a mettersi in contatto con l’uomo per iniziare la sua nuova vita. Riesce a partire e a raggiungere Montevideo. L’Uruguay è accogliente, tollerante, vitale e non si parla di guerra. Rifka, correndo contro il tempo, si organizza con il marito e riesce a raccogliere i soldi per far venire tutta la sua famiglia a Montevideo. In pochi anni arrivano quasi tutti, tranne il padre che non rivedrà più. Ormai è il 1939 la Polonia è invasa da Hitler, durante la guerra le nasce una figlia, quella che legge il racconto della madre che lei stessa ha trovato e che tiene tra le mani,. La figlia testimonia gli incubi e le sue visioni della madre perché non si ripetano più simili tragedie. A lei che si è salvata spetta ora il compito di raccontare e testimoniare la storia della madre.
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