Bigodini (Oh, Mary) - (11/08/15)


CANALE:
Teatro dell’Orologio 22 maggio 2015
BIGODINI (OH, MARY)
Compagnia ARIELdeiMERLI
da Frankenstein di Mary Shelley
libero adattamento di Francesca Manieri e Federica Rosellini
con Cristina Gardumi e Federica Rosellini
designo luci e foto di scena Angeles Parrinello
costumi Marta Genovese
sound engineer Elisa Nancy Natali
assistenti alla regia Elvira Berarducci e Silvana Tamma
regia Federica Rosellini e Francesca Manieri
BIGODINI (OH, MARY), libero adattamento da Frankenstein, si muove tra biografia e testo. L’ossessione prende la forma del racconto, la incarna e la scarnifica allo stesso tempo. Il corpo femminile getta sull’Opera la sua ombra ineluttabilmente frankensteiniana. Mary Shelley diviene così il femmineo e malinconico scienziato Victor Frankenstein, tormentato da una colpa radicata nelle profondità del suo essere, e la Creatura, il tentativo disperato di mettere assieme i pezzi dei propri cadaveri, di strappare alla Morte il ricordo dei cari perduti, presi a morsi, dilaniati dall’oblio.
Mary Shelley imparò a leggere in un cimitero, il padre le insegnò a decodificare le lettere di una lapide, le prime parole che lesse furono Mary Wallstonecraft, sua madre morta di parto mentre la dava alla luce. Le parole erano da sempre compagne della Morte e in Frankestein la scrittura diventò arte demiurgica e negromantica insieme, esperimento sovrumano per riportare in vita proprio quella madre che lei stessa nascendo aveva ucciso. Un tentativo trascinato fino al fallimento, perpetrato per anni con ogni misura, prima attraverso il suo stesso corpo adolescente: per quattro volte aveva partorito e per quattro volte era stata bara dei suoi propri figli.
Poi con la scrittura, in un incubo gotico che è gioco di specchi dove il corpo della madre si popola dei corpi di altri morti, dei suoi bambini, di tutte le creature amate e perse. La Creatura è lo spettro fantasmatico, l’agglomerato di mille morti, il ganglio vivente di un dolore inestinguibile, così violento da condannare chi vive alla solitudine.
Bigodini è uno spettacolo sull’impossibilità della discendenza, se non come cannibalismo dei nostri propri fantasmi, perpetuo inseguimento, reciproca fantasmatica persecuzione come quella tra Victor e la sua creatura che si protrae fino ai ghiacci di un polo post-umano.
Teatro dell’Orologio 22 maggio 2015
BIGODINI (OH, MARY)
Compagnia ARIELdeiMERLI
da Frankenstein di Mary Shelley
libero adattamento di Francesca Manieri e Federica Rosellini
con Cristina Gardumi e Federica Rosellini
designo luci e foto di scena Angeles Parrinello
costumi Marta Genovese
sound engineer Elisa Nancy Natali
assistenti alla regia Elvira Berarducci e Silvana Tamma
regia Federica Rosellini e Francesca Manieri
BIGODINI (OH, MARY), libero adattamento da Frankenstein, si muove tra biografia e testo. L’ossessione prende la forma del racconto, la incarna e la scarnifica allo stesso tempo. Il corpo femminile getta sull’Opera la sua ombra ineluttabilmente frankensteiniana. Mary Shelley diviene così il femmineo e malinconico scienziato Victor Frankenstein, tormentato da una colpa radicata nelle profondità del suo essere, e la Creatura, il tentativo disperato di mettere assieme i pezzi dei propri cadaveri, di strappare alla Morte il ricordo dei cari perduti, presi a morsi, dilaniati dall’oblio.
Mary Shelley imparò a leggere in un cimitero, il padre le insegnò a decodificare le lettere di una lapide, le prime parole che lesse furono Mary Wallstonecraft, sua madre morta di parto mentre la dava alla luce. Le parole erano da sempre compagne della Morte e in Frankestein la scrittura diventò arte demiurgica e negromantica insieme, esperimento sovrumano per riportare in vita proprio quella madre che lei stessa nascendo aveva ucciso. Un tentativo trascinato fino al fallimento, perpetrato per anni con ogni misura, prima attraverso il suo stesso corpo adolescente: per quattro volte aveva partorito e per quattro volte era stata bara dei suoi propri figli.
Poi con la scrittura, in un incubo gotico che è gioco di specchi dove il corpo della madre si popola dei corpi di altri morti, dei suoi bambini, di tutte le creature amate e perse. La Creatura è lo spettro fantasmatico, l’agglomerato di mille morti, il ganglio vivente di un dolore inestinguibile, così violento da condannare chi vive alla solitudine.
Bigodini è uno spettacolo sull’impossibilità della discendenza, se non come cannibalismo dei nostri propri fantasmi, perpetuo inseguimento, reciproca fantasmatica persecuzione come quella tra Victor e la sua creatura che si protrae fino ai ghiacci di un polo post-umano.
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