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LA GUERRA SVELATA DI CASSANDRA

SPAZIO DIAMANTE 29 Novembre 2025

LA GUERRA SVELATA DI CASSANDRA
di 
Salvatore Ventura Con GAIA APREA

musiche Dario Arcidiacono | contributi video Andrea Montagnani

voce Enea TOMMASO GARRÈ | corpo di Enea GIOVANNI BONI
assistente alla regia Adriana Mangano
regia ALESSIO PIZZECH
produzione Nutrimenti Terrestri e Giardino Chiuso/Orizzonti Verticali
in collaborazione con Mithos Troina Festival
La Guerra svelata di Cassandra ovvero come descrivere la guerra e i suoi orrori, attraverso gli occhi di una donna e raccontarne così le motivazioni tutte maschili, nonché le menzogne e le falsità che intorno ad essa si costruiscono come giustificazioni, ieri come oggi. Il Mito di Cassandra continua a essere uno strumento di rilettura delle contraddizioni della storia che attraversiamo come uomini, ed ha rappresentato una lente d'ingrandimento per cercare un senso, una luce per i tempi bui. Dopo tanti omaggi letterari a questo straordinario personaggio, Salvatore Ventura si cimenta nella composizione di un pezzo di teatro estremamente denso di emozioni. Il giovane drammaturgo palermitano dà una lettura di Cassandra che mutua aspetti dalle tante versioni letterarie del personaggio classico, in primis Christa Wolf, ma ne costruisce una visione autonoma e tratteggia una figura di donna, perfettamente calata nelle contraddizioni di questo nostro tempo. La Cassandra, a cui darà voce e corpo Gaia Aprea, è creatura dell'oggi ed articola un monologo teatrale originale nella forma della scrittura e straordinariamente carico di rimandi alla cronaca quotidiana.Le parole di Ventura, contrappuntate dallo spazio sonoro di Dario Arcidiacono, costruiscono un flusso di coscienza che riscrive la vicenda conosciuta della profetessa di Apollo, figlia di Priamo. Cassandra si pone in dialogo con il pubblico del presente, lo vuole scuotere dal silenzio colpevole e affermare la necessità delle parole, del racconto, del disvelare una verità, del muovere una coscienza che possa opporsi al pensiero dominante. La Cassandra di Ventura torna sulla scena ormai spogliata violentemente della sua verginità, alla ricerca di un perdono di sé stessa per non essere stata capace di fermare quella guerra, per non essere riuscita a farsi ascoltare nella sua azione profetica. Cassandra del 2025, vuole farsi esempio per noi, monito per i nostri assordanti silenzi e mi piace così immaginarla tra le strade bombardate di Kiev o tra le macerie di Gaza o tra le fila di uomini e donne massacrati in qualche parte della terra. Questa Cassandra è alla ricerca di un senso del proprio stare nel mondo e si ricongiungerà a quella sé stessa bambina, persa nei rumori di un conflitto familiare, nel disperato tentativo di compiere un atto catartico che tagli definitivamente con il perpetuarsi del sangue e della morte come unico orizzonte possibile. Cassandra, tornata nel mondo dei vivi, alle prese con i ricordi, con oggetti testimoni della propria esistenza traumatica, è affamata di vita, sedotta dal ricordo di Enea che si è salvato dalla fine della Città di Troia. Ricordando il corpo ed il volto di Enea, Cassandra prova così ad ergersi al di sopra del racconto di morte e distruzione; il legame erotico, di profonda amicizia, che la unisce a Enea, rappresenta una forza indelebile, che nella sua memoria, resiste agli orrori di una terra distrutta, di un cimitero di familiari massacrati dal nemico, a un destino di violenza che lega vincitori e vinti. La Cassandra di Ventura invoca così il teatro, lo evoca come fonte di resistenza, di speranza, come atto finale di testimonianza che vuole disvelare a noi l'ipocrisia della famiglia umana, l'irresponsabilità di chi decreta l'inizio del conflitto e ne determina il perpetrarsi. Cassandra  quindi, diviene voce che si oppone all'indifferenza, usa la parola come arma, con quell'incedere poetico di chi porta con sé una verità per troppo tempo sopita e ci dice quanto mai sia importante oggi, il rito del teatro.
 
NOTE DELL'AUTORE
La scrittura è l'unico modo che ho per tradire la realtà che mi circonda. O almeno ne è il punto di partenza. Il teatro è il luogo dove metto questa pratica in atto. Faccio teatro per recuperare dalla memoria la natura umana, con i suoi gesti. Sia quelli possibili che quelli impossibili, ed il teatro, attraverso i suoi simboli, segna un linguaggio universale dove scopro, valicando quel confine, dei valori che l'umanità non ha ancora trovato. La potenza della parola, quando è detta, mi trasmette sempre quello stupore necessario ad apprendere qualcosa di nuovo, ribaltarlo verso un'altra prospettiva.
La guerra svelata di Cassandra è il racconto di uno svelamento, quello svelamento che tende il filo della verità al punto tale da trasfigurare la realtà che mi circonda. Per cui ho scelto di avvicinarmi a questo racconto attraverso gli occhi di un personaggio come quello di Cassandra per rievocare quel respiro del classico che svela il presente. Interrogandomi sui temi della guerra, delle diversità, del rapporto tra genitori e figli, del viaggio, della libertà e mettendo assieme questi ingredienti ho cercato di aggiungere alla voce del personaggio un tono di modernità epica seguendo lo stile della slam poetry, alternandolo a quello della narrazione classica.
 La scelta che mi ha spinto a rispettare questa strada mi è stata suggerita dalla stessa storia che avevo intenzione di raccontare: il personaggio vive in due tempi differenti, ben definiti, il momento esatto in cui sta per morire e quello in scena con noi, spingendomi ad utilizzare questa dualità di linguaggi, come due facce della stessa medaglia, due fazioni nemiche con ognuna le proprie ragioni, il noi e il loro. Riuscendo a riassumerne l'arco narrativo in un ritmo cadenzato ed in crescendo. La materia che propongo quindi non è la riscrittura di un mito come quello della guerra di Troia bensì un pretesto per interrogarci sulla contemporaneità, cercando di scoprire insieme se il futuro ha un cuore antico.

10.12.25
 

Cantastorie - Griot



FESTIVAL CANTASTORIE 2025
Sabato 22 novembre
alle ore 18.30 Griot con MADYA DIEBATE ALIEU SAKHO/KORA HERO DANIEL DAMASCELLI
KORAHERO nel primo video e nel secondo MADYA DIEBATE(video di Fabrizio Orsola)
I griot sono famiglie di cantastorie dell’Africa Occidentale, custodi del sapere dei mandinka, una cultura a trasmissione orale di cui sono i portavoce. Un tempo ambasciatori dell’Impero Mande, sono famiglie di artigiani che fabbricano i propri strumenti e attraverso la musica veicolano le loro conoscenze. Sono messaggeri di pace la cui voce è tuttora presa molto in considerazione, accompagnano la vita delle comunità dai matrimoni ai funerali tramandandosi le tecniche e le storie di generazione in generazione.
All'interno del festival CANTASTORIE 2025 curato da Tavolo cultura Spin Time e Circolo Gianni Bosio conosceremo alcuni di questi jeli (Maestri), virtuosi della kora e biblioteche viventi nella nostra città.
Griot significa “maestro della parola”, e noi staremo ad ascoltare cosa hanno da dirci.
Madya Diebate - griot della Casamance, Senegal
Alieu Sakho/Kora Hero - griot del Gambia
Daniel Damascelli - musicista e ricercatore, Roma
AUDITORIUM Jojo Spin Time Via di S. Croce in
Gerusalemme 55, Roma

10.12.25
 

Cantastorie - Modigliani



Domenica DOPPIO APPUNTAMENTO tra teatro, cantastorie e cultura popolare.
Dalle ore 17.00 LA BALLATA NARRATIVA.
Con Sara Modigliani e Omerita Ranalli tra canto e conversazione ci diranno della ballata narrativa, una soluzione di racconto più volte usata dai cantastorie. Prestigiosa la voce di Sara Modigliani, protagonista e animatrice della cultura popolare sia in chiave musicale che di contenuti sempre vivi e resistenti.

9.12.25
 

Cantastorie - Racco/Geraci





Dalle ore 19.00 IN PROGRESS - Presente e futuro del Cantastorie.
Xon Nino Racco e Mauro Geraci due specialisti dell'arte cantastoriale.
Nino Racco, a partire dal suo Salvatore Giuliano del 1989, ha realizzato una fusione tecnica e drammaturgica fra Cantastorie e Teatro, con spettacoli in Italia e all'Estero che hanno toccato migliaia di repliche.
Mauro Geraci nel solco della tradizione ha composto cantastoriate brevi e lunghe affrontando temi di attualità e di critica politica.
IN PROGRESS li vede insieme alternarsi in scena nell'ostinata ostinata ricerca di un linguaggio nuovo.
9.12.25
 

Cantastorie - Nando Brusco




Come promesso, ecco le nuove date per 𝗧𝗔𝗠𝗕𝗨𝗥𝗢 𝗘̀ 𝗩𝗢𝗖𝗘
...i Battiti del Cantastorie arrivano a Roma, intanto il 22 novembre presso lo storico Spin Time Labs e nell'ambito del bellissimo 𝗙𝗲𝘀𝘁𝗶𝘃𝗮𝗹 𝗖𝗮𝗻𝘁𝗮𝘀𝘁𝗼𝗿𝗶𝗲!
Tre giorni, dal 21 al 23 novembre per espandere il senso del nostro mestiere, un richiamo ad un'arte antichissima, una riflessione su cosa significhi raccontare, cantare, suonare oggi!
9.12.25
 

L'oro della commedia






Teatro Tordinona 5 Dicembre 2025

LEZIONE SPETTACOLO PER UN PUBBLICO CURIOSO, DALLA COMMEDIA DELL’ARTE AI CARTONI ANIMATI 


 Un percorso a ritroso nel tempo inseguendo la storia della Commedia italiana, iniziando dai cartoni animati e dal Varietà del Novecento fino alla Commedia dell’Arte del Seicento. Attraverso un viaggio del quale il pubblico è spesso direttamente protagonista, si scopre un mondo teatrale fatto di attori, autori, macchinisti, costumisti, impresari e suggeritori che hanno segnato una parte della storia della cultura italiana. Lo spettacolo costituisce una vera e propria lezione pratica di letteratura, costume, recitazione e cultura teatrale. Facendo salti a ritroso nel tempo, Flavio Albanese analizza per ogni secolo uno stile e un attore in particolare: il Novecento è dedicato al Varietà e a Petrolini; l’Ottocento è il secolo delle famiglie napoletane, a cominciare da Antonio Petito, famosissimo Pulcinella, fino a Eduardo; il Settecento è il secolo di Goldoni e della sua riforma; infine il Seicento, con la Commedia dell’Arte, permette di scoprire abitudini e tecniche di commedianti come Francesco Andreini (il famoso Capitan Spaventa) e di raccontare il mondo delle mascheree delle compagnie di comici.​scritto e interpretato da Flavio Albanese collaborazione artistica Marinella Anaclerio
8.12.25
 

La richiesta

Teatro Tordinona 30 novembre 2025

“La richiesta”

Un testo di forte attualità sui meccanismi della guerra civile, una notte al fronte di una guerra fratricida dove tanti giovani come “Bill Carson” sono carne da cannone.

In scena al Teatro Tordinona dal 27 al 30 novembre “La richiesta”, scritto e prodotto da Stefano Jacurti, con la regia di Marco Belocchi.

Guerra civile americana. È il 1864, il generale Grant assedia la città di Petersburg in Virginia. Gli assalti si susseguono in un bagno di sangue. Dal tramonto all’alba, presso il comando di Grant (Stefano Jacurti), un deciso leader dell’Unione chiamato da Lincoln a raddrizzare le sorti del conflitto che pur avendo profondi ricordi non esita ad andare fino in fondo, si concentrano vari personaggi: un colonnello che odia i chirurghi (Giuseppe Renzo), un indagatore corrispondente di guerra (Marco Belocchi), un sergente che combatte senza un domani (Alessio Fanelli) e una donna coraggiosa (Virginia Colella) che si presenta allo stesso Grant. Che cosa vuole da lui quest’ultima?

Nella pièce a più voci, si raccontano le ragioni e i torti delle due parti nel conflitto, i ricordi di un’America unita rimpianta, le parole al veleno in mondo di massacri dove c’è qualcuno, dall’altra parte della trincea, con cui prima del conflitto si condivideva la gioventù.

“La richiesta” è anche una riflessione sull’America attuale a forte rischio di guerra civile. Dichiara Stefano Jacurti: “ho scritto questo testo perché al mondo della frontiera e alla guerra di secessione ho dedicato diversi lavori a teatro. ‘La richiesta’ mi sembrava molto attuale viste le tensioni sociali di oggi che arrivano dagli Usa. Gli americani devo stare attenti a che non scoppi un’altra guerra civile in quanto una c’è già stata nel suo devastante percorso, ovvero quello che vivono in scena i personaggi di questa storia.”

Sul palcoscenico gli attori indosseranno precise riproduzioni delle divise della guerra di secessione, facenti parte della collezione privata dell’autore e protagonista del progetto Stefano Jacurti.

Jacurti ha dedicato la sua vita artistica al mondo della frontiera con il cinema indipendente e la pubblicazione di libri a tema ed è stato il primo artista a portare sia il West che la civil war a teatro con molte incursioni negli anni precedenti.

Uno spettacolo unico nel suo genere nel panorama nazionale, rarissimo, con nordisti e sudisti che riempiranno la scena con un profondo mood d’epoca.

“Il pubblico sarà avvolto dal mood dell’epoca. Sul palco i colori delle divise della civil war e dei costumi del periodo ottocentesco formerà, insieme alle emozioni che trasuderanno dai protagonisti, un connubio per uno spettacolo intenso con grandi emozioni e colpi di scena. Del resto la guerra civile americana è un’appendice del western, quindi tornare sul palcoscenico con qualcosa che non si vede mai, ha motivato moltissimo sia me che Marco Belocchi, regista di questo lavoro” – Stefano Jacurti.

3.12.25
 

IL BERRETTO A SONAGLI

Spazio Diamante 13 Ottobre 2025

IL BERRETTO A SONAGLI

di Luigi Pirandello

con IRMA CIARAMELLA, IVANO FALCO, GINO AURIUSO, ORNELLA GHEZZI, OTTAVIA ORTICELLO, GIOELE ROTINI

regia di GINO AURIUSO

scene Eleonora Scarponi | costumi Francesca Serpe | luci Roberto Di Lorenzo

“ ‘A birritta cu ‘i ciancianeddi” è il titolo originale dell’opera che Luigi Pirandello scrisse nel 1916 in dialetto catanese e che poi trasformò in italiano nel 1918 con il nome de “Il berretto a sonagli” e riprende le tematiche delle due novelle La verità (1912) e Certi obblighi (1912).

Questo testo, considerato uno dei capolavori del grande drammaturgo siciliano, tratta la vicenda di una donna, Beatrice Fiorica, la quale viene a sapere che il marito la tradisce con la moglie di Ciampa, scrivano del cavalier Fiorica, e decide di farsi aiutare dal delegato Spanò per sorprendere in flagrante i due amanti. Così Beatrice Fiorica offesa decide di allontanare Ciampa mandandolo a Palermo per sbrigare certe commissioni e poco dopo far scoppiare lo scandalo; ma la soddisfazione di Beatrice ha breve durata poiché dal verbale risultano solo elementi negativi e non vi è alcuna prova di adulterio. Nonostante tutto, Ciampa, che si ipotizza fosse a conoscenza della relazione tra i due, in città viene tacciato come “becco” e dunque non gli resta altro da fare che uccidere i due amanti; ma la soluzione che egli propone è un’altra: che la signora Fiorica si faccia credere pazza e venga internata, così cerca di convincerla, giacché solo in questo modo il suo onore e quello del marito potranno essere salvi.

29.11.25
 

Sara libera

Teatro Tordinona 23 novembre 2025

Sara Libera

il monologo musicale che dà voce alle donne ferite

 

Sara abbandona di corsa il pronto soccorso, lo sguardo carico di rabbia e vergogna. Non accetta che qualcuno possa insinuare che quelle ferite, quel volto segnato, siano il frutto di violenza: no, lei è solo caduta, dice.

Intorno a lei, un degente borbotta sottovoce, un gatto randagio, malandato e spaventato, si aggrappa alla speranza di essere curato.

Un infermiere le parla con pazienza, ma Sara si chiude a riccio: non vuole che nessuno tocchi quelle cicatrici, né sul viso né nell’anima.

Eppure, qualcosa la scuote: un lampo di paura. Se lei – o il suo compagno di sventure a quattro zampe – non potessero più vedere i colori dell’arcobaleno? Se quel dolore le avesse già rubato troppo?

“Sara Libera” è un potente monologo musicale che dà voce a tutte le donne che troppo spesso si sentono colpevoli delle violenze subite.

Sara è una donna comune, come tante. Ama chi la ferisce, si accusa di ogni schiaffo, di ogni umiliazione. Ma la domanda più crudele resta sospesa nell’aria: siamo davvero noi la causa di quello che ci accade?

Uno spettacolo intenso, che attraverso la forza della musica e delle parole esplora il confine sottile tra giustizia e ingiustizia, tra amore e dolore, tra libertà e prigionia emotiva.

Un viaggio emotivo che invita a riflettere su quale sia il vero limite da non oltrepassare.

25.11.25
 

Le interviste impossibili

Teatro Tordinona 13 Novembre 2025
Le interviste impossibili



17.11.25
 

Volevo la pizza

Volevo la pizza, di e con @laura_mara_fioti

Regia di @kaiya_sr
Musiche
@laellemusic
Arrangiamento musicale
@jonisbascir
Coreografia
@rodecastris
Il 13 e 16 novembre al
@teatrotordinona

Grazie a
@pierre_emmanuel_tamarelle per la locandina.

17.11.25
 

Nient'altro che te






“Nient’altro che te”, testo selezionato tra le opere vincitrici del Premio Italiano “Luci sul proscenio 2025”, in scena a Roma presso il Teatro Tordinona.
Racconta la storia di Giulia, giovane cantante, del suo amore per Giorgio durante la Seconda Guerra Mondiale e dell’amicizia con Fabio, il suo amico e manager.
Tra passione, separazioni e speranza, una storia intensa di amore e resilienza.
17.11.25
 

Postulati sul senso della vita





 Michele Mion insieme a Filippo Masocco e Alice Civallero sono gli interpreti della pièce Postulati sul senso della vita, di Forza Motrice Contraria, in scena al Teatro Tordinona di Roma, dal 9 all’11 ottobre alle ore 21.00.
Spettacolo Vincitore del Premio “Luce sul Proscenio” 2025 e Vincitore del Premio Under 30 “Andrea Conti” 2025
Arnold e Richard sono due giovani attori nella New York degli anni ‘70. Quando il primo decide di togliersi la vita, solo il suo compagno è in grado di aiutarlo a prendere coscienza di ciò che c’è di veramente importante al mondo.
Ma ciò che accade in scena non si limita alla storia dei personaggi: il confine tra finzione e realtà si incrina, portando lo spettatore a interrogarsi non solo sul tema della vita e della morte, ma anche su cosa significhi davvero recitare, rispettare il teatro e dargli dignità.
17.11.25
 

Una voce nel silenzio

Teatro Tordinona 2 Novembre 2025







3.11.25
 

IDILLIO

Teatro Tordinona 25 Ottobre 2025

IDILLIO, LEOPARDI E LA LUNA
da Giacomo Leopardi

 

La figura che può dirsi, senza alcun dubbio, componente essenziale dell’immaginario leopardiano è la luna. La luna e, naturalmente, il paesaggio che la circonda.

Italo Calvino nelle sue Lezioni americane ci ricorda che Giacomo Leopardi a quindici anni scrive una storia dell'astronomia di straordinaria erudizione. La contemplazione del cielo notturno che ispirerà a Leopardi i suoi versi più belli non era solo un motivo lirico; quando parlava della luna Leopardi sapeva esattamente di cosa parlava.

La contemplazione del cielo stellato, degli spazi cosmici, il colloquio con la luna, sua muta e solinga interlocutrice, rappresentano un motivo che attraversa la sua opera.

 

La luna, appena s'affaccia nei versi dei poeti, ha avuto sempre il potere di comunicare una sensazione di levità, di sospensione, di silenzioso e calmo incantesimo. Calvino in un primo momento avrebbe voluto dedicare la lezione sulla leggerezza tutta alla luna: seguire le apparizioni della luna nelle letterature d'ogni tempo e paese. Poi decide che la luna andava lasciata tutta a Leopardi. Perché il miracolo di Leopardi è stato di togliere al linguaggio ogni peso fino a farlo assomigliare alla luce lunare. Le numerose apparizioni della luna nelle sue poesie occupano pochi versi ma bastano a illuminare tutto il componimento di quella luce o a proiettarvi l'ombra della sua assenza.

Provate ad osservarla e ascoltarla non solo come parola, certo componente fondamentale della poesia, ma come un magico emblema, una figura mitica, un’interlocutrice simbolica. Come vetta più elevata della poesia che attraverso la sua potenza, si impone nella vita dell’uomo. Nostra e del Poeta. Un’immagine quella della luna, malinconica e dolce. E come dice Leopardi, la malinconia è dolce perché immerge l’anima in pensieri indefiniti, senza contorni. La luna è misteriosa, sconosciuta. L’anima si immagina quello che non vede e non conosce.

di e con Luigi Moretti
musiche in scena Mario Salvi
scena Guerrino Andreani
costumi Stefania Cempini
disegno luci Ettore Bianco
assistente alla regia Stella Addario
foto Paolo Monina

immagini lunari Cristian Fattinnanzi
gra­fica Enzo Berardi

foto di scena Officina Foto

grafica Rosa Cisternino


si ringrazia Fiammetta Carena per la collaborazione

  
26.10.25
 

Missione Rosevelt

Luogo segreto 4 Ottobre 2025

AVAMPOSTO BONELLI

programma prima settimana

4 ottobre ore 11 e ore 16,30 (2 spettacoli)

MISSIONE ROOSEVELT

Tony Clifton Circus (Italia/Francia)

appuntamento in UN LUOGO SEGRETO

ingresso gratuito - PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA

Un’esperienza urbana, una performance partecipata in cui il pubblico,accomodato su una sedia a rotelle, si trasforma in un piccolo plotone, una gioiosa macchina da guerra messa insieme da una delle compagnie più folli d’Europa

 




16.10.25
 

We shall not be moved

We shall  not be moved

Serata imperdibile il 7 ottobre alle ore 21 a Roma, dedicata alla grandissima musicista, ricercatrice e attivista politica nordamericana BARBARE DANE, la cui incredibile carriera ha esplorato i temi della resistenza e della lotta per i diritti civili, avvicinando anche le più note ballate narrative, il blues e la musica afroamericana.

In occasione del passaggio a Roma del musicista cubano PABLO MENDEZ, figlio e allievo di Barbara Dane, ci ritroveremo con lui per una serata di musica proveniente dal repertorio di Barbara, dalle sue ricerche e dalla creatività di Pablo, anche fondatore e leader del gruppo di musica afrocubana Mezcla.

Parteciperanno musicisti romani che nel corso del tempo si sono ispirati all'attivismo e alla ricerca di Barbara, eseguendo brani dal suo repertorio e condividendo laboratori vocali e cori anch'essi presenti alla serata.

Appuntamento martedi 7 ottobre 2025 alle ore 21, AUDITORIUM SPIN TIME

14.10.25
 

Il mantello di Loden

Spintime  28 settembre 2025

Il mantello di Loden

di Thomas Bernhard

a cura del collettivo Tavolo Cultura di Spin Time

un progetto di Francesco Villano

con Marco Cavalcoli, Altea Narici, Francesco Villano

sonorizzazione live Altea Narici

consulenza alla drammaturgia Sergio Lo Gatto

illustrazione e grafica Mariagiulia Colace

L’incasso della serata verrà devoluto interamente al sostegno alla popolazione civile di Gaza, che riceverà una donazione tramite l’associazione Gazzella OdV.

In un costante sostegno alle cause e alle urgenze di Spin Time, mel 2019 Francesco Villano invitava Lino Musella e il musicista Marco Vidono nella lettura scenica di Emigranti di Slawomir Mrozek; nel 2024 lo affiancavano Mariangela Granelli e Dario Felli in una versione a leggio musicata di Orgia di Pier Paolo Pasolini. Oggi Spin Time ospita una terza lettura-concerto attorno al racconto Il mantello di Loden di Thomas Bernhard, accanto a Marco Cavalcoli e al violoncello di Altea Narici.

Note di regia

Francesco Villano

Seduto a un tavolo, un avvocato della Saggengasse ascolta un altro uomo della Saggengasse parlare. Lo ascolta, ma ancor più lo guarda, lo indaga, lo scava, trascrivendo su carta tutti i suoi pensieri: tutto quello che serve per fare “un buon lavoro”. Per venti interi anni i due si sono incrociati per strada, scrutandosi a vicenda, immaginando le rispettive vite, notandosi senza mai riconoscersi. Questo è il primo e l’unico momento per guardarsi in faccia.

L’incontro, però, è un non incontro. L’odissea di uno passa con indifferenza accanto a quella dell’altro, in una desolante implosione di senso. Nessuna storia si crea da questo incontro, non interviene alcun colpo di scena. Nell’inseguire un climax che, come una apocalisse, programmaticamente viene sottratto, i due si rubano sistematicamente il tempo, la parola e l’identità. In questa anomala storia di fantasmi, il punto sembra proprio essere non arrivare mai al punto.

Rispettando l’andamento linguistico e sintattattico e la morfologia della lingua di Bernhard, abbiamo creato un diagramma dove far risuonare la messa in voce di queste parole: una struttura piatta, convenzionale, un respiro apparentemente appoggiato alla cronaca. «Si dice la verità, ma non la verità». In una foresta di segni e rimandi, nessuno capirà perché sia servita una così debordante narrazione. Se non perché noi siamo fatti di logos.

Offriamo una “lettura-fiume” dove il ritmo e il suono delle parole creano il senso del discorso e dove questa relazione di potere non può invertirsi. Sperimentiamo un gioco fonetico che – al suono di un’indefinita entità esterna dettata dal metronomo – si ripeterà solo due volte. Minime variazioni, storture improvvisate che – tra verbo e parola – porteranno chi assiste alla libertà di relazionarsi con una sorta di macchina parlante.

Nessun obbligo di fruizione integrale; immaginiamo piuttosto l’attraversamento di una pinacoteca decadente e poco illuminata, un museo che non rispetta una cronologia narrativa e che, anzi, propone di invertarne di nuove, assecondando il ritmo e le sonorità, lasciando emergere e scomparire immagini istantanee, entrando e uscendo liberamente dalla sala.

Doppio, affezione, perdizione

Sergio Lo Gatto

 

14.10.25
 

Meo Patacca



Al Teatro Tordinona è andato in scena Meo Patacca, una commedia molto gradevole, scritta e diretta da Renato Giordano, che ne è stato anche protagonista accanto a Gegia. In realtà, abbiamo assistito a qualcosa di più di una “semplice commedia”: lo spettacolo infatti era quasi un “acquerello”  (alla Roesler Franz!!!!). Infatti, non solo la storia ci ha riportato al 1683 (anno cui si riferiscono i fatti), ma l’Autore che – detto per inciso – ama i soggetti e i personaggi della storia, ha usato anche un linguaggio popolare, ricorrendo a termini certamente oggi in disuso o addirittura dimenticati, ma che, appunto, ci hanno aiutato a spiccare questo volo della fantasia.

Ma vediamo meglio come stanno le cose.

Meo Patacca è un classico della tradizione dialettale romana: si tratta di un poema in versi scritto da Giuseppe Berneri alla fine del 600: da allora questo personaggio è diventato un po’ la maschera della commedia dell’Arte romana, cui si sono ispirati gli artisti negli anni a seguire: Rugantino, Gaetanaccio, sono l’archetipo del bullo romano, un po’ spaccone e un po’ fifone, tanta chiacchiera e pure... tanta furbizia! Un classico di  quel genere di spettacolo.

L’antagonista di Meo Patacca era un certo Marco Pepe, che nell’800 diventò anche più conosciuto di Meo Patacca, grazie all’interpretazione che ne diede un attore dell’epoca, tale Tacconi.

Renato Giordano si è ispirato a questi due personaggi, ambientando la storia nel 1683, quanto Vienna era assediata dai turchi: essendo l’ultimo baluardo della cristianità, Papa Innocenzo XI decise di inviare truppe e volontari a combattere con i viennesi e contribuire alla difesa della città per bloccare l’avanzata dei musulmani.

Tra i volontari ecco Meo Patacca, che raduna un gruppo di ragazzotti suoi amici Spaccamonti, Cencio, Favaccia etc.), tutti pronti e decisi a partire.

Purtroppo ci sono di mezzo le donne e gli amori. Meo è fidanzato con Nuccia, che si oppone alla partenza temendo per la sua vita e il loro futuro. Chi ha perso la testa per Nuccia, invece, è Marco Pepe, fanfarone e fifone, che però farebbe carte false per impalmare la bella romanina.

In suo aiuto accorre Mamma Carfogna, la quale con una serie di menzogne convince Nuccia e lasciare Meo in favore di Marco Pepe. Ovviamente, la verità viene a galla e Meo sfida Marco a duello. Ovviamente la cosa finisce a tarallucci e vino, anche perché nel frattempo giunge la notizia che i turchi sono stati sconfitti sul campo!

Questa è la storia che ci racconta Giordano, impreziosendola con una serie di citazioni musicali (da Luciano Rossi ad Achille Lauro, che hanno ulteriormente arricchito il colorito quadretto teatrale.

Renato Giordano dà vita a un divertente Marco Pepe, mentre Gegia interpreta con verve la figura di Carfogna.

Meo Patacca è Alessandro Lotrionte, Nuccia è Letizia Frezza, mentre Cencio è Ettore De Luca. Sul palco anche Francesco De Silvestris, Emanuela Fantozzi, Francesca Foglia, Roberto Gagliardi, Pirjetta Iannone e Nunzia Plastino.

Lo spettacolo è stato realizzato in collaborazione con la F.U.I.S. che ha sostenuto un progetto sulla romanità.
13.10.25
 
 
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