L'ingegner Gadda va alla guerra - (12/05/14)


CANALE:

Teatro Vascello 11 - 16 ottobre 2011 Teatro delle Briciole Solares Fondazione delle Arti "L'ingegner Gadda va alla guerra" (o della tragica istoria di Amleto Pirobutirro) un'idea di Fabrizio Gifuni (da Carlo Emilio Gadda e William Shakespeare) con Fabrizio Gifuni, regia Giuseppe Bertolucci, disegno luci Cesare Accetta, direttore tecnico Hossein Taheri. Lo spettacolo racconta i diari di guerra e di prigionia di Carlo Emilio Gadda. L'ingegner Gadda va alla guerra (o della tragica storia di Amleto Pirotiburro) prosegue il discorso che Gifuni e Bertolucci avevano cominciato nel 2004 con 'Na specie de cadavere lunghissimo, passando dalla prosa di Pasolini a quella dell'autore del Pasticiaccio brutto de Via Merulana, trasformato in un eroe tragico che attraverso la sua terribile esperienza del primo conflitto mondiale racconta l'Italia di ieri e, purtroppo, di oggi. Gifuni si getta in questo one man show, di cui è protagonista assoluto e corpo unico che riempie lo spazio scenico, con una dedizione maniacale e un'energia straordinaria, interpretando con eccezionale maestria la scrittura raffinata e complessa di Gadda, unendo a una fisicità  strabordante un'attenzione certosina della parola, fatta di continue modulazioni vocali abbinate alle molteplicità  dei dialetti che ripercorrono la penisola martoriata dalle atrocità  della guerra. Una narrazione straziante e corrosiva, in cui si inseriscono i fulminanti inserti dall'Amleto, tragico alter ego letterario esistenziale di quest'uomo che attraverso la folle esperienza della trincea e della cattività  spiega allo stolto italico che dopo tanto dolore ne sarebbe seguito molto altro. Fulminanti gli ultimi venti minuti dello spettacolo, in cui la demolizione sistematica della figura del Cuce, geniale distorsione lingustica di Gadda della figura di Mussolini, del suo scientifico metodo di moltiplicazione del consenso attraverso la figura della maschia virilità o dell'Io Minchia, e la sua bassezza morale e intellettuale innalzata solo dall'utilizzo di tripli tacchi, sommergono lo spettatore in un'attualità assurda e malefica come quella che quotidianamente subiamo. In tutto ciò, Gifuni offre una performance totale che molto sarebbe piaciuta a Carmelo Bene, capitalizzando l'invisibile ma efficacissima idea di teatro di Bertolucci, evoluzione semplice e per questo riuscita delle avanguardie degli anni Settanta. Novanta minuti senza respiro, da vivere sulla propria pelle, uscendo con la consapevolezza che dopo ottant'anni non è cambiato proprio niente. Soprattutto noi che abitiamo il Belpaese

Teatro Vascello 11 - 16 ottobre 2011 Teatro delle Briciole Solares Fondazione delle Arti "L'ingegner Gadda va alla guerra" (o della tragica istoria di Amleto Pirobutirro) un'idea di Fabrizio Gifuni (da Carlo Emilio Gadda e William Shakespeare) con Fabrizio Gifuni, regia Giuseppe Bertolucci, disegno luci Cesare Accetta, direttore tecnico Hossein Taheri. Lo spettacolo racconta i diari di guerra e di prigionia di Carlo Emilio Gadda. L'ingegner Gadda va alla guerra (o della tragica storia di Amleto Pirotiburro) prosegue il discorso che Gifuni e Bertolucci avevano cominciato nel 2004 con 'Na specie de cadavere lunghissimo, passando dalla prosa di Pasolini a quella dell'autore del Pasticiaccio brutto de Via Merulana, trasformato in un eroe tragico che attraverso la sua terribile esperienza del primo conflitto mondiale racconta l'Italia di ieri e, purtroppo, di oggi. Gifuni si getta in questo one man show, di cui è protagonista assoluto e corpo unico che riempie lo spazio scenico, con una dedizione maniacale e un'energia straordinaria, interpretando con eccezionale maestria la scrittura raffinata e complessa di Gadda, unendo a una fisicità  strabordante un'attenzione certosina della parola, fatta di continue modulazioni vocali abbinate alle molteplicità  dei dialetti che ripercorrono la penisola martoriata dalle atrocità  della guerra. Una narrazione straziante e corrosiva, in cui si inseriscono i fulminanti inserti dall'Amleto, tragico alter ego letterario esistenziale di quest'uomo che attraverso la folle esperienza della trincea e della cattività  spiega allo stolto italico che dopo tanto dolore ne sarebbe seguito molto altro. Fulminanti gli ultimi venti minuti dello spettacolo, in cui la demolizione sistematica della figura del Cuce, geniale distorsione lingustica di Gadda della figura di Mussolini, del suo scientifico metodo di moltiplicazione del consenso attraverso la figura della maschia virilità o dell'Io Minchia, e la sua bassezza morale e intellettuale innalzata solo dall'utilizzo di tripli tacchi, sommergono lo spettatore in un'attualità assurda e malefica come quella che quotidianamente subiamo. In tutto ciò, Gifuni offre una performance totale che molto sarebbe piaciuta a Carmelo Bene, capitalizzando l'invisibile ma efficacissima idea di teatro di Bertolucci, evoluzione semplice e per questo riuscita delle avanguardie degli anni Settanta. Novanta minuti senza respiro, da vivere sulla propria pelle, uscendo con la consapevolezza che dopo ottant'anni non è cambiato proprio niente. Soprattutto noi che abitiamo il Belpaese
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