#2 Dino - "Studio" su un sogno - (22/04/14)


CANALE:

FORTE FANFULLA 16 e 17 Febbraio 2012 #2 Dino - "Studio" su un sogno con: Bernardo Casertano. Regia: Ersilia Lombardo. Drammaturgia: Livia Castiglioni ed Ersilia Lombardo. Assistente alla Regia: Livia Castiglioni. Lo spettacolo: Una stanza chiusa. Un uomo dorme profondamente. Inizia ad agitarsi lievemente, a mormorare sommessamente nel sonno delle parole quasi impercettibili, accennando un lieve sorriso,finchè si sveglia di soprassalto, confuso e arruffato, quasi sprofondato in una enorme e fredda poltrona di pelle nera che lo accoglie come un improbabile e poco confortevole grembo materno. Ma se non ci è dato di sapere con precisione la natura del sogno che porta il nostro spaurito protagonista a questo brusco risveglio, tanto meno a lui sarà  possibile venire facilmente a capo dell'enigma che gli si para davanti agli occhi e che gli invade la mente come un virus dall'istante stesso in cui si desta. 'Dove sono?Chi sono?' Dove finisce il sogno e comincia l'incubo? Un indagine fuori e dentro di sè, in cui un uomo come tanti, senza un motivo apparente, si ritrova involontariamente catapultato in una appiccicosa ragnatela di quesiti e misteri, palleggiato tra mille indizi che gli sbattono sempre in faccia con veemenza le stesse domande senza risposta, in una faticosa rincorsa di calcoli enigmatici senza tregua alla disperata ricerca di una verità, una risposta per la perdita irreparabile da cui è pervaso, perdita che lo porterà  forse a scoprire se stesso. Che cosa ho? Una sequenza di numeri interpretabile in infiniti modi e maniere. Un nome. Ma non sempre le risposte sono chiare, salvifiche e risolutrici. O forse le domande sono state mal poste, gli indizi male analizzati e le conclusioni tratte in maniera troppo affrettata. O forse la verità  e molteplice e infingarda, appannata come un riflesso su un vetro rotto che preferisce nascondere e non svelare. Un enigma che nasce e si consuma in una stanza chiusa, in una sorta di antro-prigione senza finestre e dalle pareti scure e incombenti, un non-spazio senza via di fuga. Una stanza di un labirinto da cui non è possibile fuggire, ma non si può far altro che stare, attendere, sperare di intravedere una risoluzione. Che potrebbe essere illuminante o terribile.

FORTE FANFULLA 16 e 17 Febbraio 2012 #2 Dino - "Studio" su un sogno con: Bernardo Casertano. Regia: Ersilia Lombardo. Drammaturgia: Livia Castiglioni ed Ersilia Lombardo. Assistente alla Regia: Livia Castiglioni. Lo spettacolo: Una stanza chiusa. Un uomo dorme profondamente. Inizia ad agitarsi lievemente, a mormorare sommessamente nel sonno delle parole quasi impercettibili, accennando un lieve sorriso,finchè si sveglia di soprassalto, confuso e arruffato, quasi sprofondato in una enorme e fredda poltrona di pelle nera che lo accoglie come un improbabile e poco confortevole grembo materno. Ma se non ci è dato di sapere con precisione la natura del sogno che porta il nostro spaurito protagonista a questo brusco risveglio, tanto meno a lui sarà  possibile venire facilmente a capo dell'enigma che gli si para davanti agli occhi e che gli invade la mente come un virus dall'istante stesso in cui si desta. 'Dove sono?Chi sono?' Dove finisce il sogno e comincia l'incubo? Un indagine fuori e dentro di sè, in cui un uomo come tanti, senza un motivo apparente, si ritrova involontariamente catapultato in una appiccicosa ragnatela di quesiti e misteri, palleggiato tra mille indizi che gli sbattono sempre in faccia con veemenza le stesse domande senza risposta, in una faticosa rincorsa di calcoli enigmatici senza tregua alla disperata ricerca di una verità, una risposta per la perdita irreparabile da cui è pervaso, perdita che lo porterà  forse a scoprire se stesso. Che cosa ho? Una sequenza di numeri interpretabile in infiniti modi e maniere. Un nome. Ma non sempre le risposte sono chiare, salvifiche e risolutrici. O forse le domande sono state mal poste, gli indizi male analizzati e le conclusioni tratte in maniera troppo affrettata. O forse la verità  e molteplice e infingarda, appannata come un riflesso su un vetro rotto che preferisce nascondere e non svelare. Un enigma che nasce e si consuma in una stanza chiusa, in una sorta di antro-prigione senza finestre e dalle pareti scure e incombenti, un non-spazio senza via di fuga. Una stanza di un labirinto da cui non è possibile fuggire, ma non si può far altro che stare, attendere, sperare di intravedere una risoluzione. Che potrebbe essere illuminante o terribile.
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